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Autore: Shirangel    01/12/2012    12 recensioni
Di giorno, siamo i ragazzi che nessuno vede.
Di notte, siamo i ragazzi che tutti vogliono.
Ci prendiamo i tuoi soldi in cambio della nostra dignità.
Usaci pure quanto vuoi, ma ricordati che dopo devi pagare.
[My Guardian Angel: Sasuke x Naruto]
[Requiem for a Dream: Zabuza x Suigetsu ; Kakashi x Suigetsu]
[1° classificata al contest "Naruto... All star!" indetto da Shark Attack sul forum di EFP]
[1° classificata al contest "La speranza vive in una creativa realtà" indetto da HopeGiugy sul forum di EFP]
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Di giorno, siamo i ragazzi che nessuno vede.

Di notte, siamo i ragazzi che tutti vogliono.

Ci prendiamo i tuoi soldi in cambio della nostra dignità.

Usaci pure quanto vuoi, ma ricordati che dopo devi pagare.

Tolto tutto il male, muori

Quando vivi all’inferno ma non sei un dannato ti fai molte domande.

Chi è stato ad aiutarti? Dio? Il destino? O una qualsiasi forza superiore?

Il mio caso è molto diverso.

Non ho mai avuto fiducia negli angeli custodi, ma mi sono dovuto ricredere,

anche se Sasuke non ha le ali e assomiglia molto di più a un demonio.

- I will never let you fall -

Chi torna senza soldi riceve un sacco di botte.

Chi non consegna tutti i soldi riceve un sacco di botte.

Chi guadagna più soldi mangia di più.

Le regole sono poche e facili da comprendere: si basano sui soldi e sulle botte, non ci si può sbagliare. Nonostante ciò c’è sempre qualcuno che sgarra e che poi se ne pente: di solito a provarci sono gli ultimi arrivati, che non sanno ancora come funziona questo posto, ma perfino quelli che sono qui da anni non possono soffocare l’istinto della vita. È l’istinto di un uomo che sta per affogare e cerca disperatamente ossigeno. Anche se è solo una molecola, non importa: basta sopravvivere un secondo in più.

Fino a poche settimane fa c’era un tipo, Kiba, che voleva a tutti i costi scappare da questo tugurio e tornare a casa. Per farlo gli servivano molti soldi e lo sapeva.

Lo vedevo sempre, mentre scendeva dall’auto di un cliente, guardarsi intorno con occhi ansiosi e infilarsi qualcosa in tasca, nelle mutande, dentro un calzino. Forse qualche volta ce l’ha fatta, ma dopo essere stato sorpreso a rubare un paio di volte le guardie hanno iniziato a perquisirlo tutti i giorni.

Sapeva di non potercela fare, ma aveva bisogno di provarci per convincere se stesso di non aver perso la speranza. Ogni tentativo era più fiacco del precedente, ogni colpo ricevuto era più debole del successivo, i suoi passi andavano verso un fine che era anche la fine. Quando è successo non ero nella sua stessa zona, ma Hinata mi ha rassicurato: non c’era stato nient’altro che un calcio che aveva sbagliato traiettoria. È morto in pochi minuti e il suo cadavere probabilmente sta ancora marcendo in fondo a un cassonetto, ricoperto da rifiuti e spazzatura.

Gli occhi bianchi di Hinata ora sono più vuoti di prima.

La sua cecità, secondo le assurde regole del posto in cui viviamo, di norma è un bene: non vede gli uomini che la spogliano e può guardare tutto quello che vuole, anche quello che non esiste. Tuttavia credo che non dimenticherà mai il rumore che ha fatto la testa di Kiba mentre si schiantava contro la punta di ferro di uno stivale, nemmeno se non è stata costretta ad assistervi con gli occhi. Partecipare con il cuore fa sempre più male.

Lei e le altre ragazze sono quelle maggiormente danneggiate da questa situazione: spesso i clienti non usano preservativi e chi rimane incinta viene picchiata finché non perde il bambino. A volte perdono anche la vita.

Ino è morta così e Sakura ha pianto immersa nel sangue della sua migliore amica per ore, poi l’hanno presa a calci perché non si era ancora preparata per andare a battere e allora si è alzata. Quando è tornata il cadavere non c’era più, ma la macchia rossa per terra sì e ha dovuto raschiarla via con le unghie, perché si allargava proprio nel punto in cui ogni notte si riposa dagli incubi del giorno.

Dorme sul pavimento perché i letti sono solo dieci e spettano a chi guadagna di più. Sakura non è brava a fare la puttana ed è stata costretta a procurarsi una vecchia coperta, ma qualche tempo fa qualcuno gliel’ha rubata e ora deve stendersi sulle mattonelle. Sono sporche e fredde e i suoi vestiti sono talmente usurati da non bloccare nemmeno il più lieve soffio di gelo. I corpi coricati accanto a lei, ammassati perché lo spazio non basta, non riescono a scaldarla.

Ha preso la polmonite, ma non lo sa e Sasuke mi ha spiegato che non devo dirglielo se non voglio farle ancora più male. Ora ha lo sguardo sempre fisso nel vuoto e sorride in continuazione, e quando morirà probabilmente non se ne accorgerà nemmeno. Secondo me è da qualche parte nella sua testa con Ino e non tornerà più, nemmeno per dirmi addio, ma almeno non soffre.

Sasuke mi rimprovera quando piango per lei, perché potrei essere nella sua stessa situazione e perché qui dentro non bisogna contare su nessuno. Dice che tutti pensano per sé e che quindi non devo fare affidamento nemmeno su di lui, dato che potrebbe voltarmi le spalle in qualsiasi momento.

Io so che non è vero: Sasuke mi salva ogni notte.

È arrivato qui molto prima di me e sa bene come funzionano le cose: più clienti ti fai, più vita perdi. Vediamo insieme ragazzi e ragazze che giorno dopo giorno non diventano altro che fantasmi di loro stessi, ma vanno avanti perché perfino un’esistenza miserabile come la nostra ci appare una prospettiva migliore della morte.

L’unico che sembra non risentire di tutto questo è Sasuke: secondo lui ci riesce perché è una persona forte, secondo me perché ha qualcuno per cui sopravvivere.

Io.

Se glielo faccio notare si arrabbia e allora sto zitto. Non posso neanche ringraziarlo, perché lui dice di non farlo per me, ma per se stesso. Ci troviamo in una dimensione parallela così lontana dalla realtà che pensare all’amore è impossibile, quindi non l’ho nemmeno preso in considerazione; in fondo credo che nemmeno lui sappia perché mi protegge.

Ogni sera corrompe le guardie con un pompino per convincerle a mandarci nella stessa zona e funziona sempre: questi uomini sono così stanchi di guardare il sesso da essere pronti a chiudere un occhio per averne un po’ anche loro. Mi fanno schifo ma ci servono, quindi nei rari momenti in cui riesco a farlo scaglio contro di loro un sorriso falso quanto l’amore che vendiamo.

Quando ci scaricano in un vicolo, a gruppi di tre o quattro persone, si appostano lì vicino e controllano che i clienti non ci portino via: solo sveltine in macchina, non si arrischiano a farci allontanare. Moriamo come mosche per le malattie veneree, per il freddo, per le condizioni igieniche disastrose, quelli che non ce la fanno più riescono a crepare perfino per disperazione. I nostri guardiani non possono permettersi di perdere altri ragazzi, non quando ne trovano ogni mese almeno un paio appesi al soffitto del bagno.

Io rimorchio un sacco di uomini, ma Sasuke ne attira molti di più. I pantaloni di pelle nera e le maglie stracciate che ci costringono a indossare lo fanno sembrare un modello, anche se non è nient’altro che una puttana, proprio come tutti noi.

Quando un potenziale cliente si ferma davanti a me, il cuore si arresta a entrambi.

«Quanto vuoi?»

La domanda è sempre quella, ma non rispondo mai. Sasuke mi spinge via prima ancora che io possa aprire bocca e guarda l’uomo dritto negli occhi. In quei momenti smette di essere una persona e diventa un niente.

«Prendi me» dice solo. Di norma si tratta di un rifiuto sociale di mezza età, che ci fissa entrambi per qualche secondo ma che poi fa spallucce e se ne frega. Fa salire Sasuke, lo scopa, lo paga, si dimentica di noi e torna dalla moglie.

Se siamo sfortunati, il cliente non si fa convincere tanto facilmente.

«Voglio quello» si intestardisce. Io guardo i nostri aguzzini e spero che non notino nulla di strano, altrimenti sono botte per tutti e due.

Sasuke digrigna i denti. «Io lo faccio senza preservativo» sputa. Se l’uomo non sembra persuaso, aggiunge: «Allo stesso prezzo».

A questo punto accettano tutti. Di solito una scopata senza profilattico costa il doppio della tariffa normale e un affare così non se lo perde nessuno, soprattutto perché Sasuke spesso esige cifre assurde. Molte volte perfino io sono rimasto sbalordito dai soldi che quella gente è disposta a sborsare per averlo appena una ventina di minuti.

Quando un cliente, invece, si ferma davanti a lui, Sasuke mi lancia un’occhiata e io capisco subito. Mentre sale sull’auto mi sento il più grande figlio di puttana del mondo, ma obbedisco al suo sguardo e mi nascondo, cercando di rendermi invisibile finché lui non finisce il lavoro e prende i soldi. Poi torna da me e mi fa segno di avvicinarmi, perché se i guardiani mi vedono in disparte per troppo tempo mi prendono a calci.

Verso le cinque del mattino ci caricano sul furgone e appena arriviamo a casa dobbiamo consegnare i soldi ricevuti. Ovviamente non guadagno mai niente, ma Sasuke mi dà il minimo indispensabile per evitare che io venga picchiato; il resto lo tiene per sé, perché vuole essere tra i dieci che ogni notte hanno diritto a uno dei letti. Mi fa dormire con lui, dalla parte del materasso adiacente al muro, così se qualcuno si avvicina a noi non può comunque raggiungere me.

I dormitori hanno una sola uscita e le finestre sono così in alto che non riusciamo nemmeno a guardare fuori: l’unica porta è controllata solamente dall’esterno e anche se gridiamo non accorre nessuno. Le ragazze vengono stuprate ogni notte, così come molti dei ragazzi più piccoli, e anche i pochi averi che ognuno di noi possiede vengono rubati di continuo. Siamo bestie a immagine e somiglianza di quelle che ci tengono qui, ma nessuno potrebbe biasimarci.

Sasuke ha spezzato il polso a uno stronzo che aveva cercato di violentarmi e gli ha buttato giù metà dei denti. I pompini poteva farli lo stesso, ma la mano era quella con cui tirava le seghe: un guardiano si è incazzato con Sasuke e gli ha incrinato tre costole con un calcio in pieno petto. Da quel momento però nessuno ha più tentato di avvicinarsi a me.

Non capivo cosa lo spingesse a salvarmi, dal momento che lui mi ripeteva sempre che per la sopravvivenza si lotta da soli; la prima teoria che formulai era così stramba che gliela dissi.

«Non vuoi che gli altri mi scopino perché vuoi scoparmi tu?»

In realtà non mi aveva mai toccato, anche se condividevamo il letto ogni notte.

Lui mi aveva risposto con uno sguardo stanco e un sorriso amaro.

«Faccio così tanto sesso che non vorrei farlo più per il resto della mia vita.»

Io continuavo a non capire ma desideravo almeno provarci, come se tentare di comprenderlo potesse essere una sorta di ringraziamento per tutte le volte in cui mi aveva strappato alla morte dell’anima.

«E allora perché ti prendi tutti i miei clienti?»

Lui aveva alzato le spalle. «Se guadagno tanto mi danno più cibo.»

Non ci ho mai creduto. Le porzioni che ci consegnavano erano misere, ma l’altrettanto misero extra che gli spettava per i soldi ricevuti lo divideva con me e ancora non ci bastava. Se fosse stato appena un po’ più magro le sue costole sporgenti avrebbero pugnalato a morte gli uomini che lo fottevano. Fantasticavo spesso su quest’idea.

«E poi lo faccio per le sigarette.»

Quello era decisamente plausibile; ogni tanto il capo del nostro giro di prostituzione incentivava la sua merce più redditizia con una piccola cifra, appena qualche yen, e Sasuke con quei soldi si faceva procurare delle sigarette da un guardiano.

Era il suo unico vizio: avrebbe potuto acquistare qualcosa da mangiare per me o per se stesso e invece si faceva comprare un pacchetto di Marlboro. Lo vedevo fumarne una dopo l’altra, meticolosamente e con una foga disperata, finché non ne rimaneva nemmeno una.

Gli piaceva così tanto che non riuscivo a capire come mai non se le facesse durare un po’ di più. Quando rispose a questa domanda desiderai non averglielo mai chiesto.

«Perché potrei morire domani e allora rimpiangerei di non averle finite quando avrei potuto.»

Il mio sguardo doveva essere decisamente turbato, perché aggiunse una frase che secondo lui sarebbe dovuta assomigliare a quelle che, fuori dalla nostra prigione di specchi, avremmo chiamato battute.

«E poi tu non fumi. Se schiattassi andrebbero sprecate e io avrei venduto il culo per nulla.»

Mi piacque pensare che, per lui, tutto ciò che si trovava al di fuori di noi due non era niente. Ma probabilmente lo aveva detto perché mi riteneva l’unico contatto umano che aveva lì dentro: considerava tutti gli altri, compreso se stesso, inutili negazioni di vita.

Forse lo erano, ma probabilmente io non facevo eccezione. A forza di stare con i morti stavo morendo anche io, e me ne accorgevo mano a mano che vedevo gli occhi di Sasuke spegnersi ogni giorno di più.

Morivo con lui, e mi piaceva.

Note burocratiche:

Questa fan fiction si è classificata prima al concorso Naruto… all star! indetto da Shark Attack e sta partecipando al contest La speranza vive in una creativa realtà indetto da HopeGiugy sul forum di EFP.

Note dell’autrice:

Innanzitutto sono ancora sconvolta dal bellissimo giudizio della giudice *_* Poi sono in crisi perché a questa storia ci sono affezionata ma mi ha fatto impazzire per scriverla. Dura solo tre capitoli e io ho già in mente uno spin-off, e questo è molto male perché è improponibile scrivere ancora su ‘sta fan fiction. È un parto mentale e quasi fisico.

Bon, drammi personali a parte spero vi sia piaciuta e imploro un commentino, giusto per dirmi di darmi al paracadutismo senza paracadute, ci tengo molto a sapere cosa la gente pensa di ‘sta roba >.<

Grazie della lettura e buona serata! :) Ci vediamo la settimana prossima per il secondo capitolo.

shirangel

   
 
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