Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: SweetHell    02/12/2012    2 recensioni
Dopo l'ultimo giro di ronda per la scuola, Hibari torna nel suo ufficio, certo di essere solo... e invece scopre che qualcuno è entrato di nascosto nella scuola e, come se non bastasse, sta dormendo sulla sua scrivania. L'intruso altri non è che il nostro Dino! Come reagirà Hibari? Questa fic è un continuo di "Solo per questa volta", e come l'altra è ambientata dopo la saga dei Varia ma prima di quella del futuro. Ovviamente è comprensibilissima anche per chi non avesse letto la precedente! Buona lettura!
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

QUESTA FIC è IL CONTINUO DI “SOLO PER QUESTA VOLTA”, NON è STRETTAMENTE NECESSARIO AVERLA LETTA PERCHè I FATTI RACCONTATI QUI SONO COMPRENSIBILISSIMI LO STESSO. COME L’ALTRA, ANCHE QUESTA è AMBIENTATA DOPO LA SAGA DEI VARIA MA PRIMA DI QUELLA DEL FUTURO. BUONA LETTURA!!

L' INTRUSO

 
Quando Hibari Kyoya si chiuse alle spalle la porta del suo ufficio, di ritorno dall’ultimo giro di ronda, era ormai notte. Per questo evidente motivo, l’ultima cosa che il Presidente del Comitato Disciplinare della Scuola Media Nanimori si sarebbe aspettato di trovare, era quella stanza occupata. Cosa che, tra l’altro, accadeva raramente anche durante le ore diurne. 

Aggrottò la fronte, già pronto a mordere a morte chiunque avesse azzardato varcare i confini del suo spazio. Estrasse i suoi fidati tonfa e si diresse verso la scrivania sulla quale era accasciata una figura, immobile se non per il fatto che respirava.

Ancora per poco, aggiunse mentalmente il moro, ghignando.
Alzò uno dei tonfa, pronto a dare un brusco risveglio all’erbivoro idiota che aveva osato infrangere il regolamento.
<< Kyoya… >>, sussurrò lo sconosciuto, facendolo fermare a pochi centimetri dalla sua testa. Che si fosse svegliato? Se sì, come faceva a sapere il suo nome?
Si avvicinò per osservare meglio il violatore di domicilio, anche se credeva di aver già capito chi fosse. Dopotutto non erano molte le persone che osavano chiamarlo per nome.
I suoi peggiori sospetti furono confermati quando notò lo scintillio dorato dei capelli dell’erbivoro.
Dino Cavallone, alias Cavallo Pazzo, stava dormendo tranquillamente, riverso sulla sua scrivania, nel suo ufficio, nella sua scuola.
Assolutamente imperdonabile.
Strinse di nuovo la presa sui tonfa e fece per colpire l’italiano, ma… di nuovo, il tonfa si fermò a mezz’aria.
Il volto del biondo era completamente rilassato dal sonno. Per un solo istante gli fece venire in mente Hibird: piccolo e carino. Con un sospiro frustrato, Hibari abbassò lentamente, quasi controvoglia, l’arma. Si era imposto di non ripensare al bacio di qualche giorno prima, ma ora i ricordi tornavano prepotenti a farsi largo tra i suoi pensieri.
Ovviamente non stava risparmiando la vita al Bronco per qualche ragione da erbivori. Solo che non sarebbe stato divertente combattere con il biondo mentre era ancora mezzo rincretinito dal sonno, senza contare che i suoi subordinati non erano nei paraggi e si sarebbe potuti finire come la scorsa volta.
 
Maledicendo tra sé e sé l’italiano, Kyoya si trascinò sbadigliando verso il divano.
Si sarebbe rifatto l’indomani, mordendolo a morte come si deve.
Si tolse la giacca nera e la appoggiò allo schienale del divano, pronto a stendersi, ma si bloccò, improvvisamente titubante. Guardava ora la giacca ora Cavallo Pazzo, come in preda a qualche grave dilemma.
Fino a che, ad un certo punto non si buttò sul divano  borbottando qualcosa che suonava come: << Spero che crepi di freddo >>
 
                                                                                                              ***

 
Dino venne svegliato dai primi raggi del sole che entravano dalla finestra alla sua destra. Si tirò su, flettendo i muscoli contratti per la scomoda posizione assunta nel sonno.
Si guardò attorno, inizialmente stupito di risvegliarsi nella sala del Comitato Disciplinare della Nanimori, ma i ricordi tornarono in fretta: voleva assolutamente parlare con il suo allievo di quello che era successo e aveva finito per addormentarsi mentre lo aspettava in attesa che finisse il solito giro di routine.
Si appoggiò allo schienale della grande sedia imbottita. Da quella posizione poteva vedere che il suo adorato allievo stava ancora dormendo tranquillamente sul divano. La sua espressione era quasi dolce, mentre dormiva. Dino cercò di memorizzarla, essendo una cosa più unica che rara, per il moretto.
Eppure… C’era qualcosa di veramente strano in quella situazione, qualcosa che continuava a sfuggirgli… si lambiccò il cervello per diversi minuti prima di capire cosa c’era che non andava.
Era ancora vivo.
Era ancora vivo nonostante si fosse introdotto senza autorizzazione nell’edificio scolastico, avesse violato il sacro ufficio del Capo disciplinare e dormito sulla sua scrivania.
Aveva deciso di risparmiargli la vita perché impietosito? Altamente improbabile.
Forse non l’aveva notato? Ancora più impossibile. Hibari si accorgeva subito che qualcuno o qualcosa non era dove sarebbe dovuto essere.
Stava ancora riflettendo quando rumore improvviso lo fece cadere dalla sedia: il moro si era svegliato e aveva sbattuto sulla scrivania uno dei suoi tonfa per annunciare la sua presenza. A quanto pareva, anche se si era appena svegliato era già perfettamente lucido.
<< Ouch… Kyoya, non mi spaventare così! >>, si lamentò il biondo, mettendosi in piedi a fatica. Il moro lo scrutò freddamente,
<< Ti morderò a morte, erbivoro, per aver violato il mio territorio senza permesso >>, disse, con un sorrisetto sardonico. A quanto pareva aveva intenzione di rimediare alle esitazioni della sera prima
 
Si mise in posizione di guardia, mentre Dino si vedeva costretto a estrarre la frusta, sperando in un qualunque aiuto dalla fortuna, visto che Romario non era presente.
Hibari si lanciò all’attacco e Dino rispose… o almeno cercò di rispondere, visto che riuscì col colpirsi con la sua stessa frusta e a inciampare in avanti nello stesso tempo.
Il povero Presidente non fece in tempo a scostarsi e si ritrovò ancora una volta sotto il corpo del suo “Tutor”.
 
                                                                                                                 ***
 
Quando il biondo gli crollò addosso, Hibari si maledisse, ricordandosi troppo tardi che quell’erbivoro diventava particolarmente inutile in assenza dei suoi subordinati.
Assolutamente patetico.
Eppure non potè fare a meno di inspirare profondamente il suo odore e di arrossire lievemente. Maledizione, perché ultimamente dovevano capitare solo a lui cose del genere?! Perché diavolo quel Bronco non se ne tornava in Italia e ci restava?!
In un moto di stizza riuscì a scollarselo di dosso e si trovò a cavalcioni sopra di lui, sollevandogli la testa dal pavimento per il colletto.
L’altro era ancora intontito dal colpo e non reagì. Kyoya stava per colpirlo, ma il rivoletto di sangue che scorreva giù dalla tempia dell’erbivoro lo fermò. Solo allora notò che i suoi occhi erano appannati e che non accennava a riprendersi.
Sentì una forte fitta al petto, ma non lasciò che nulla trapelasse dalla sua espressione. Peccato che non riuscì a fare lo stesso con gli occhi che, suo malgrado, esprimevano il suo stato d’animo, solo leggermente preoccupato. Lasciò cadere i tonfa per concentrarsi sull’erbivoro.
Passò quasi un minuto, ma non successe niente. Esasperato, Kyoya cominciò a strattonate, meno bruscamente del solito, il suo “tutor”.
<< Erbivoro, se proprio vuoi morire abbi almeno la decenza di farlo fuori dalla scuola! Se ti azzardi ti morderò sicuramente a morte! >>, ringhiò Hibari. Poggiò il biondo a terra, quasi con delicatezza, e si assicurò che respirasse, avvicinando il suo volto a quello dell’italiano: fortunatamente era tutto a posto, sentiva il suo fiato caldo sulla pelle. Si allontanò di qualche centimetro, rimpiangendo per una volta che il suo Vice non fosse lì con lui, visto che aveva più esperienza nel trattare i feriti.
Dopotutto Kyoya non aiutava le persone, si limitava a morderle a morte.
Dopo altri interminabili attimi di angoscia, sentì che l’erbivoro biondo iniziava a riprendersi: sbatteva piano le palpebre e probabilmente avrebbe anche iniziato a muoversi se il moro non fosse stato praticamente a cavalcioni su di lui.
 
                                                                                                                  ***
 
<< K-Kyoya… >>, mormorò Cavallone, ancora instupidito dalla botta.
Hibari, dopo il primo momento di sollievo, aveva iniziato a incazzarsi. Come diavolo si permetteva quello stupido erbivoro di creargli tanti problemi?!
Lo sollevò di nuovo da terra per la maglia, portando il suo volto a pochi centimetri da quello del Bronco.
<< Sei l’erbivoro più inutile e irritante che abbia mai incontrato. La prossima volta vai a morire da un’altra parte! >>, minacciò, ancora più incazzato perché gli sarebbe toccato aspettare l’arrivo di Romario per morderlo a morte. Se il biondo finiva per sconfiggersi da solo non c’era alcun gusto…
Dino si limitò a sorridere. Durante il lunghi combattimenti contro il moro aveva imparato a decifrare i pensieri e gli stati d’animo dell’allievo meglio di chiunque altro. Forse anche meglio di Kyoya stesso. E poteva chiaramente sentire il sollievo dietro quelle parole aspre.
<< Eheheh, scusa Kyoya! >>, disse, prima di annullare la poca distanza tra loro, improvvisamente impaziente di assaggiare di nuovo il sapore delle sue labbra.
Hibari non si scostò fino a quando il biondo non cercò di approfondire il bacio. Tornato in sé, morse con forza le labbra dell’italiano e mollò la presa sulla maglia, facendolo cadere all’indietro.
Aveva il respiro lievemente affannato e gli occhi meno freddi del solito, ma si sforzava di mantenere la sua solita espressione neutra.
Non disse una parola e uscì sbattendo la porta.
Dino, ancora steso sul pavimento a massaggiarsi la testa dolorante, con in bocca il sapore del sangue,  sorrise tristemente: il suo alunno era proprio un ragazzo problematico.
 
                                                                                                                            ***
 
Hibari Kyoya, dopo la sua fuga uscita precipitosa, era corso a rifugiarsi nel suo posticino preferito: il tetto della scuola.
Hibird prese a svolazzargli attorno, facendogli le feste, ma quando si accorse che il suo padrone era turbato ( cosa assolutamente più unica che rara ), si poggiò sulla sua spalla, pigolando in modo più sommesso del solito.
Kyoya accarezzò il pulcino, troppo confuso da quello che era successo nel suo studio per prestargli attenzione. Per chi l’aveva preso il Bronco?! Era già la seconda volta che lo baciava! Gliel’avrebbe fatto pagare cara.
 Una parte di lui voleva tornare lì dentro e mordere a morte quell’idiota di un erbivoro. Avrebbe dovuto farlo già la notte prima, dopotutto, e se quel babbeo non avesse avuto una straordinaria attitudine a mettersi fuori gioco da solo avrebbe avuto modo di rimediare anche adesso.
Quando gli parve di riacquistare un po’ della sua pacatezza abituale, si accorse di aver lasciato uno dei suoi preziosissimi tonfa nel suo studio. Imprecando tra sé e sé e maledicendo l’italiano, causa di tutto, si volse per tornare dentro.
<< Hibari! Hibari! >>
Il tono urgente del pulcino lo mise subito all’erta. Guardò giù e vide il sopracitato idiota biondo alle prese con un gruppo di erbivori dall’aria aggressiva. La Yakuza, probabilmente.
Sorrise, divertito. Cosa avrebbe fatto adesso l’italiano? Era già altre i cancelli della Nanimori, per cui non si sentiva obbligato ad intervenire. Avrebbe usato la frusta? Dai toni che si sentivano sembrava che non si sarebbe risolto niente a parole.
Infatti il biondo aveva già una mano sotto la giacca, pronto a tirare fuori la sua arma e a lottare da solo…
Stop. Fermi tutti.
Da solo? Senza i suoi subordinati?
Kyoya aggrottò la fronte. Doveva ancora entrare totalmente nell’ottica che il ragazzo con cui aveva girato il Giappone senza quasi mai smettere di combattere; l’unico ad aver sostenuto un così grande numero di duelli con lui senza morire o ferirsi mortalmente o essere battuto in maniera umiliante; l’unico che nonostante tutto continuava a stargli tra i piedi, diventava un’inutile, patetico e debole erbivoro se non aveva vicino a sé la sua Famiglia.
Stette immobile a lungo, combattuto.
Hibird continuava a volargli attorno alla testa in cerchi concentrici, cantando l’inno della Nanimori.
Con un sospiro che era per metà di fastidio e rassegnazione, e per l’altra timore: non per sé stesso, ovviamente. Dopotutto lui era il Presidente del Comitato Disciplinare della Nanimori e tutti i giorni gli toccava avere a che fare con gente ben più pericolosa ( come i maniaci della boxe, tanto per fare un esempio ) di quei quattro erbivori tutto fumo e niente arrosto. Senza perdere la facciata calma e controllata, Hibari iniziò a scendere dal tetto, ignorando bellamente le scale a portata di mano.
 
                                                                                                                          ***

<< Ma lo sai con chi hai a che fare, brutto idiota?! >>, urlò il tizio più grande e grosso, spruzzandolo di saliva puzzolente.
Dino Cavallone sapeva di trovarsi in una situazione davvero pessima. Non aveva quasi fatto in tempo ad uscire dal recinto scolastico che era andato a sbattere contro uno di quei tizi. Ovviamente, questo aveva innescato una reazione a catena grazie alla quale si erano trovati tutti per terra, mezzi calpestati e schiacciati. E i tizi, che non sembravano in vena di accettare scuse: l'avevano presa sul personale.
<< Ehi, ragazzi, non voglio problemi…. >>, iniziò Dino, cercando di apparire il più conciliante e pentito possibile. Stava ancora una volta rimpiangendo amaramente di aver insistito tanto per mandare Romario insieme al resto della Famiglia, alle terme.
Quello che sembrava il capo strinse i pugni e tirò fuori un coltello, ringhiandogli contro. La sua banda fece lo stesso.
Allora Cavallo Pazzo si vide costretto a mettere una mano sotto la giacca, tirando fuori la sua fidata ( negli ultimi giorni mica tanto ) frusta e srotolandola.
<< Tu prova solamente a usare di nuovo quella frusta e io ti morderò a morte, erbivoro. >>, lo fermò una voce familiare, fremente per la sete di sangue.
Dino si girò e vide il suo allievo venire verso di loro, tonfa alla mano e sorrisetto sadico.
<< Kyoya! >>, esclamò, sollevato, riponendo la frusta.
<< Cos’è, hai chiamato i rinforzi, moccioso? E questo chi sarebbe? Il tuo fidanzatino? >>, iniziò a sfottere il capobanda.
Cavallo Pazzo si irrigidì e fece molti passi indietro, avvertendo l’improvviso aumento di aura omicida nel moro, che si fece avanti con un sorriso malvagio sulle labbra pallide.
<< Per aver disturbato la quiete di Nanimori ed esservi messi contro il Comitato Disciplinare, vi morderò tutti a morte, erbivori! >>, mormorò il ragazzo, lanciandosi all’attacco.
In meno di un minuto, ai suoi piedi giacevano i corpi scomposti dei quattro tizi, che non accennavano a volersi più alzare.
Dino fece un sorrisetto forzato.
<< Kyoya, io… >>
Non fece in tempo a finire la frase, che moro lo afferrò per i capelli e se lo trascinò dietro fino all’ufficio, ignorando i suoi lamenti.
 
                                                                                                                     ***

Non si poteva più andare avanti così. Quell’erbivoro era una vera e propria calamita per le seccature. Perciò, dopo averlo sbattuto senza tanti complimenti nel suo ufficio, la prima cosa che fece Kyoya fu di legarlo alla poltrona sulla quale il biondo aveva dormito.
L’italiano non smise un attimo di lamentarsi e piagnucolare e ormai mancava pochissimo all’apertura della scuola. Se non la piantava avrebbe disturbato le lezioni, senza considerare che il Presidente del Comitato Disciplinare non lo sopportava più.
Così si avvicinò pericolosamente all’erbivoro, fulminandolo con lo sguardo.
Niente da fare, il biondastro continuava a parlare.
Esasperato, Kyoya si chinò sul biondo fino ad annullare la poco distanza tra loro, per tappargli la bocca con un lievissimo bacio. Questo zittì immediatamente il retralcitante prigioniero.
<< Adesso ti conviene stare qui, zitto e buono, finchè non trovo qualcuno a cui scaricarti, o ti morderò a morte. >>, sibilò il moro, con gli occhi che luccicavano.
Non sapeva che avrebbe anche potuto risparmiarsi la minaccia, visto che il biondino, a quel punto, non sarebbe stato capace di emettere un suono neanche volendo.
 
 
 
Autrice:
Konnichiwa, minna-san!!! Spero che la fic non mi sia venuta troppo male e che non abbia deluso le aspettative di chi mi ha chiesto un seguito per “Solo per questa volta”. Fatemi sapere!!
Ciaossu!
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: SweetHell