NOTTE
PRIMA DEGLI ESAMI
Semplicemente dedicato
a tutti coloro che, come me, domani saranno sui banchi di scuola…
In bocca al lupo!!
*
Io mi ricordo
quattro ragazzi con la chitarra
e un pianoforte sulla
spalla
-
Oh!
-
Eeh…?
- Matt, c’hai mica la maturità
domani? Parte mica la prima prova?
- Sì, perché? – chiese,
continuando tranquillo ad accordare la chitarra.
- Ma sei scemo? E sei qui a
provare?? Và a casa a studiare!!
- Credi davvero che quello che
non ho fatto in un anno, anzi cinque, possa farlo in un
giorno solo?? E poi è il tema… Dài, basta sapere l’italiano!!
- Allora vai tranquillo –
continuò, con un palese tono ironico.
- Santo cielo, Jack, io
compongo canzoni!! Le so usare le parole!! Anzi, se vogliono
curo anche le sillabe, le assonanze, le consonanze…
- Dài, Jè, lo senti come parla…
Se non è secchione lui… - lo prese in giro il bassista.
- Il Nicky c’ha ragione…
Secchia!! – Ale gli lanciò addosso lo strofinaccio con cui stava pulendo i
tasti della pianola.
- Crepate tutti!! – rispose
Matt, rilanciando al proprietario lo straccio.
- Se penso che potevo esser
fuori anch’io adesso… - si lagnò Jack, strimpellando note a caso su una chitarra
vissuta.
- Pirla che ti sei fatto
bocciare… - sentenziò Matt.
- Ma credi che me la sia
cercata?? E’ che… -
- Jack, ripigliati le bacchette
e molla giù la tua vecchia chitarra che iniziamo a provare – gli accordi del
basso di Nick si stavano già diffondendo lenti e ovattati.
- Continuo a non capire perché
proprio io ho dovuto sacrificare la chitarra per la batteria…
- Eri l’unico che la sapeva
suonare… Così impari a farti il conservatorio quando andavo solo alle
elementari!! – lo canzonò Matt, mentre si alzava e si piazzava davanti al
microfono.
Era tardo pomeriggio, e i grandi
lampadari al neon della sala prove non erano ancora stati accesi. Fuori dai
finestroni pareva una serata qualunque…
- Questa è dedicata solo a te,
Matt… - lo prese in giro Ale, mentre dai tasti della sua pianola partivano
delle note fin troppo conosciute in quegli ultimi mesi…
Come pini di Roma
la vita non li spezza
questa notte è ancora nostra
Nadia si buttò all’indietro sul
suo letto.
- Sono morta… - biascicò.
- Sei tu che sei voluta andare
in piscina il giorno prima degli esami… - sentenziò Jean sedendosi al contrario
sulla sedia mobile della scrivania.
- Tutti
raccomandano di fare cose divertenti il giorno prima di un esame…
- Veramente
tutti raccomandano di non studiare il giorno prima che è
inutile…
Silenzio.
- Nadia? Ti sei addormentata?
- Ma và! Te l’ho detto… Sono
stanchissima… E se domani non mi sveglio? – chiese all’improvviso scattando
seduta.
- Tu? All’alba sarai in piedi,
stai tranquilla…
Tornò a buttarsi sul letto.
Sospirò, e poi iniziò a ridacchiare. Si girò su un fianco per poter vedere
Jean.
- Ti rendi conto che tocca anche
a noi? Che quando al tg parlano di chissà quanti alunni, parlano anche di noi?
Di me e di te? E’ il nostro momento!! Che strano… Tocca a noi – ripeté.
- Bhè… E’ poi un esame…
Nadia sollevò di nuovo, restando
lo stesso mezza su un fianco, per poter parlare più comodamente. E Jean non
poté non notare le cosce lasciate scoperte dal vestitino bianco.
- Sì, ma è il nostro
trampolino!! Cioè, mi spiego… Non so… Siamo nella leggenda! E’ come se
finalmente anche a noi toccasse qualcosa che hanno passato tutti, che
condividono tutti… Non so… E’ come essere i protagonisti assoluti della scena…
Capisci?
- Forse… - sorrise Jean. A lei e
ai suoi ragionamenti assurdi di quando è serena e rilassata. Di quando è con
lui.
- Domani inizieremo la maturità…
- disse quasi a se stessa – Domani… Ma per adesso siamo ancora dei pivellini,
giusto? Dei mocciosi, dei ragazzini…
- Per una notte ancora.
- Per una notte.
Iniziarono a ridacchiare. Nessun
doppio senso, nessuna malizia. Solo la strana sensazione di chi sta per fare un
salto, di chi sta per chiudere una piccola porta per spalancare un portone.
Ma ha ancora un po’ di tempo per
giocare, per godersi la sicurezza del mondo custodito da quella piccola porta.
E qualcosa dentro non riesce a
stare buono.
Come delle farfalle nello
stomaco.
O forse quella era solo la fame?
- Pizza? - chiese Nadia, una
volta calmatosi.
- Pizza! – confermò Jean,
alzandosi dalla sedia per andare a ordinare.
Nadia tornò a sdraiarsi sul
letto ridendo. Urlò, per farsi sentire anche nell’altra stanza.
- Sono stanca… Ho la
stupidera!!!
Ma come fanno le segretarie con
gli occhiali
a farsi sposare dagli avvocati?
- E queste sono le ultime pratiche…
Ha bisogno di altro?
- No, può andare… - la
segretaria fece per guadagnare la porta del grande ufficio in legno e vetro –
Ah, signorina Silvani (XD!!), la maturità è già iniziata?
- No, la telegiornale hanno
detto domani…
- Ah, sì? Grazie…
- Come mai, signor avvocato…?
- Così… Ho un bel ricordo dei
giorni della maturità… Ma quanti anni sono passati… Buona serata signorina, a
domani!
- Buona serata signor avvocato!
E mentre lascia quel
bell’ufficio sui suoi tacchetti sottili, non può far a meno di pensare a che
bell’uomo è il suo superiore… Chissà quante chances aveva… Si guardò nel
riflesso di una vaso di vetro. Bhè, diverse…
E intanto migliaia di ragazzi
stavano assaporando gli ultimi attimi di un qualcosa…
Per il resto del mondo, in
fondo, è una giornata qualsiasi…
Le bombe delle sei non fanno
male
è solo il giorno che muore
è solo il giorno che muore
Sana si stiracchiò sul divano.
La pendola dell’ingresso batté le sei, facendola sobbalzare.
- Meno quattordici ore… -
bisbigliò.
- Ciao! Non stai studiando??
Sana fece un salto sul divano,
urlando come un ossesso per quell’improvvisata.
- Funny, mi ci vuoi far arrivare
allo scritto o no?
- Bhè, sai, credevo che ti avrei
fatto un favore freddandoti senza farti soffrire… - la prese in giro.
- Ti ammazzo… - fu la risposta
tra i denti – Non ti ho sentita entrare…
- Mi sa che mi ha coperto la
pendola…
- Dannato affare… – di nuovo tra
i denti…
Funny si accomodò sul divano
accanto all’amica.
- Sei pronta?
- Bho… Oggi però non ho
studiato… Tanto, per qualche valeva… Sta mattina ho dato un occhio a matematica
per la prova di dopodomani… Ma mi è venuto mal di testa e ho mollato!!! –
rispose candida.
- Ma perché hai fatto lo
scientifico??
- Scusa, mi ci vedi a parlare
lingue, tradurre greco, o disegnare??
- C’era il
socio-psico-pedagogico… Chi non sa cosa fare in genere va lì… (non è vero è.é!!
ndV) In fondo è completo… (ah, ok…
^.^ ndV)
Sana fece spallucce.
- Non è che mi ci veda un
granché coi bambini…
- Mica fai per forza la maestra…
E poi tanto il lavoro ce l’hai no? Tua madre tiha fatto fare il diploma per non
lasciarti ignorante come una capra, no?
- Bèèè… - belò – Grazie Funny, è
bellissimo parlare con te… Comunque, ormai, mi pare tardi
per tornare indietro…
- Già…
Silenzio. Forse a pensare ai cinque
anni appena trascorsi, forse a pensare che sarebbe stato meglio fare un altro
indirizzo. O forse a pensare che è il caso di rifarsi lo smalto…
- Herick ha l’allenamento,
giusto??
- Sì…
- Lo andiamo a prendere e poi
gelato??
- Eh?
Funny scattò in piedi,
prendendole la mano.
- Dài!! Oggi non sei uscita,
no?? Ti ho vista connessa tutto il tempo su msn… Dài, è una serata così bella.
Sana buttò un’occhiata fuori
dalle grandi finestre. Naturalmente il sole non era ancora tramontato, ma c’era
comunque la sensazione di sera.
- Massì! – esclamò alzandosi –
Andiamo a prendere Herick!!
Gli esami sono vicini
e tu sei troppo lontana dalla
mia stanza
tuo padre
sembra Dante e tuo fratello Ariosto
stasera al solito posto, la luna sembra strana
sarà che non ti vedo da una settimana.
Tai sospirò
chiudendo di botto il libro di italiano. Non credeva davvero di studiare, ma
per scaramanzia aveva voluto sfogliarlo. Passandosi le mani sulla faccia a tra
i capelli per svegliarsi un po’, si mise a guardare le foto appese alla parete.
Non vedeva
Sora dalla fine della scuola. Dieci giorni. Bhè, alla pizzata di classe si
erano visti, certo. Ma era qualcosa di ben diverso dai loro appuntamenti. Lei
si era messa a studiare fin dal primo lunedì, una secchiata dopo l’altra, ogni
giorno una materia o un argomento trasversale a più discipline. Il Positivismo,
il Realismo, la crisi dell’uomo nel Novecento…
A Tai
invece, uscivano tutti quanti dagli occhi, a furia di leggerne e rileggerne.
Avevano provato a studiare insieme, i primi giorni. Ma quando il ragazzo aveva
capito che le intenzione della sua ragazza prevedevano di condensare in un
giorno quello che lui avrebbe diluito in una settimana, credette fosse il caso
di prendere una strada diversa nello studio.
Perfettamente
nel suo stile, lento e indolente aveva ripassato il programma. E perfettamente
nel suo stile non aveva fatto in tempo a finirlo. Al diavolo, che andasse come
doveva andare! Tanto era già bollato al sessanta, poteva solo sperare di
racimolare qualche punto in più nell’orale…
Ormai era
sera inoltrata, la luna si intravedeva già dalla finestra, benché il cielo
fosse più chiaro. Non ci aveva mai fatto caso, in quei gironi passati alla
scrivania… Eppure doveva essere sempre stata lì. Non è che la luna prende e fa
giri strani solo perché a lui, povero scemo, manca la ragazza! Una luna quasi
evanescente nell’azzurrognolo della sera. Strana, perché uno è abituato a
vederla al buio, mica all’ora di cena!!
O forse
perché, dopo tanti mesi insieme, la stava guardando da solo.
Dio, quanto
le mancava…
Al diavolo
tutto!!
Scattò in
piedi, non ne poteva più: sarebbe andato a trovarla!!
E se stava
studiando, fatti suoi, avrebbe smesso!! Tanto, non è quello che fai il giorno
prima che cambia il tuo esame… Lo sapeva perfino lui!!
Maturità, ti
avessi preso prima
le mie mani sul tuo seno
è fitto il
tuo mistero
il tuo peccato è originale come i tuoi calzoni americani
non fermare ti prego le mie mani
sulle tue cosce tese chiuse come le chiese
quando ti vuoi confessare
Sora stava
per esplodere! Che finisse in fretta quel periodo perché non ne poteva più!!!
Voleva stendersi al sole, andare in piscina – dannazione a Nadia! - , leggere,
guardare la tele, uscire in piazza la sera…! E invece era ossessionata dagli
esami, dall’arrivare davanti alla commissione con la testa vuota… Di positivo
c’era solo l’esser riuscita a comprimere in pochi ed essenziali concetti gli
argomenti di inizio anno e l’essersi accorta di ricordarsi alla perfezione gli
ultimi. Però l’ansia di non riguardare ogni singolo dettaglio contro ogni
possibile domanda era troppo grande!
Nel bel
mezzo dei suoi scleri, suonarono alla porta.
Aprì con
gesti bruschi, dettati dalla sua frustrazione.
Era Tai. Con
un pacchetto del fast-food lì vicino in mano.
- Non dirmi
che stavi studiando!! – esclamò subito, e poi, senza aspettar risposta – Hai
fame?
- No, non
stavi studiando… E ho fame!! - esclamò – Ma ti prego, portami via di qui!!!
Usciamo, usciamo, usciamo!! – era già sul pianerottolo, a chiudersi la porta
alle spalle, senza preoccuparsi di tira su la borsa, le chiavi o il cellulare.
- Non dirmi
che stavi studiando!! – ripeté, questa volta curioso della risposta, data la
reazione non propriamente normale!
- No… Sta
mattina sono stata a fare un giro al centro commerciale con mia mamma… Mi ha
preso un porta fortuna – e gli mostrò il ciondolino a forma di margherita che
portava al collo – Poi ho pranzato fuori con Mimi… E adesso stavo disegnando
qualche bozzetto…
- Ah, meno
male… - rispose, sinceramente sollevato. L’unico idiota che aveva toccato un
libro, comunque, pareva restare solo lui.
Ormai erano
fuori dalla palazzina, e si stavano dirigendo al parco del quartiere.
- Come
vorrei che fosse già tutto finito! – esclamò ad un certo punto Tai.
- Dillo a
me… Era quello a cui stavo pensando quando sei arrivato!
- E’ un
segno del destino: io ti salverò dagli esami!!
Sora scoppiò
a ridere.
- Scemo…
Dai, mettiamoci qua…
Seduti sulla
spalliera di una panchina, iniziarono a scartare gli hamburger, guardando
placidi la gente che passava, chiacchierando di sciocchezze.
Era tanto
che non passavano un po’ di tempo insieme, così, senza fare nulla, ma facendo
tutto… Erano stati amici, prima che amanti: un vago senso cameratesco
continuava a sopravvivere tra di loro.
Gli
hamburger e le patatine finirono troppo presto, in quella strana e surreale
serata.
- Che
facciamo? – chiese Sora a un Tai di ritorno dalla spazzatura. Lui sorrise
malizioso.
- Te le devo
anche spiegare, certe cose? – la prese in giro,mentre si metteva in ginocchio
sulla panchina, fra le gambe di lei ancora seduta sulla spalliera.
- Mi hai
adescato con del cibo, solo per quello, allora!! – continuò la farsa.
- Certo, i
ragazzi pensano solo a quello… - si
avvicinò a lei per baciarla.
- Scemo… -
bisbigliò a un soffio dalle sue labbra.
- Andiamo da
te? – chiese lui, interrompendo giusto per un poco il loro bacio. Le mani
ancora intorno alle sue gambe, credeva di sentire il calore della sua pelle
sotto il tessuto ruvido dei jeans.
- Mi
distrai… - si lagnò Sora.
- Andiamo da
te? – ripeté lui, sorridendo alle sue lamentele.
- No, c’è
mia mamma… Ma da te non c’è ancora nessuno, no?
- Ingenui…
Mi hanno lasciato la casa per farmi stare tranquillo prima dell’esame… -
confermò – Ma solo per la sera: tornano fra qualche ora.
- Nessun
problema, volevo andare a letto presto…
- Non
preoccuparti… Ti riporto a casa presto…
- Ma che
bravo bambino… - lo canzonò con una voce sciocca.
- Allora
andiamo? – chiese alzandosi e prendendole la mano.
- Andiamo! –
confermò saltando giù dalla panchina.
- Però
potevi restare a dormire da me!!
- Ma credi
che dormiremmo se resto da te??
- Bhè, non è
che si possa andare avanti una notte intera…
- Scemo!!!
Intendo parlare, chiacchierare, giocare con la play…
- Sì-sì…
- Davvero!!
- Urca!!
- E non ci
credere allora!!!
E fingendosi
offesa, lo seguì docile fino a casa sua, continuando per gioco quel finto
litigio.
E se anche
era della convinzione che lasciarsi andare fra di loro prima di un esame fosse
un’idea assolutamente cretina, non pensò proprio di fermarlo: gli era mancata,
lo poteva sentire nel tocco delle sue mani.
Sperava che
anche lui lo capisse come aveva capito lei le sue sensazioni.
Capisse che
anche lui era mancato a lei.
Notte prima
degli esami, notte di polizia
certo qualcuno te lo sei portato via
Notte di mamma e di papà col biberon in mano
notte di nonne alla finestra
ma questa
notte è ancora nostra
Goku aveva
piantato i gomiti sul davanzale della finestra della sua camera, e scrutava la
notte fresca di fine primavera. Praticamente era già estate.
Era appena
passata una automobile della polizia, da qualche parte, in una delle strade lì
sotto la sirena si era fatta sentire. Chissà che si poteva ammattire per la
maturità. Bhè, se era possibile, lui sarebbe stato il prossimo.
Aveva la
bruttissima sensazione di essere alla fine di tutto, che dopo l’esame
nulla sarebbe stato come prima. E non gli piaceva.
Cambiavano
troppe cose, troppe situazioni, gli toccava prendersi delle responsabilità e
diventare autonomo. E non gli piaceva.
Non era in grado
di essere autosufficiente. Altrimenti non si sarebbe attaccato, con i denti e
con le unghie a Sanzo.
Del resto,
se avesse fallito gli esami che lo aspettavano, avrebbe deluso Sanzo, e nemmeno
questo gli piaceva.
Già era
“fuori corso”, come diceva educatamente Hakkai, qualche anno, ci mancava solo
dover ripetere tutto. E poi Gojyo lo avrebbe sfottuto fino alla morte. Proprio
lui, poi, che aveva solo la terza media!!
Però non
voleva chiudere con quel mondo a lui tanto famigliare, caro e sicuro. L’idea che
se avesse frequentato fin dall’età giusta il liceo, sarebbe già stato fuori,
non lo rincuorava affatto. Anzi, gli faceva nascere l’idea di poter essere
liceale a vita…
Chissà
quanta gente là fuori sapeva quale dramma si stava consumando in quella piccola
stanza. Chissà se fra qualche anno, lui, si sarebbe ricordato di quella notte e
delle sue paure.
Strizzò
forte gli occhi e scosse violentemente la testa. Volente o nolente l’indomani
sarebbe entrato a scuola per fare un tema. Poteva farcela, anche se non voleva.
Non poteva non farcela, anche se avrebbe preferito.
Sospirò.
Un pianto di
un bambino prese a echeggiare nella notte, molto più sottile della sirena delle
polizia di poco prima. Quanti anni mancavano a quel bambino, prima di dover
crescere, di dover maturare! Nella palazzina di fronte c’era
la solita vecchina che spiava per la strada deserta. E per contrasto, quanti
anni erano passati dal suo esame, dal momento – scolastico o no – in cui aveva
capito di dover diventare grande.
Sentì il
campanello, la porta aprirsi, delle voci e Sanzo che urlava:
- Scimmia,
sta arrivando un tuo simile!!
Non fece in
tempo a voltarsi che Lirin era già in camera sua, a urlare:
- Pizza??
- Eh? –
chiese Goku spaesato.
- La
sorellina Yaone ne ha fatta un sacco, per festeggiare che domani ho l’esame, e
mi ha detto di portarvene un po’!! E’ tutto in cucina… - vedendo che Goku non
reagiva, disse, sconsolata – Hai già mangiato…?
- Sì… Ma fa
niente, perla pizza c’è sempre posto!! – esclamò entusiasta.
- Scimmie,
venite qui a mangiare che si fredda: il nostro forno non è abbastanza grande
per scaldarla tutta. Lirin, come diavolo hai fatto a portala a mano??
- Pizza,
pizza pizza!!! – urlando come un bambino, Goku arrivò in cucina, seguito a
ruota da Lirin.
Si
lanciarono su quello spuntino di mezzanotte anticipato, e anche Sanzo sembrò
più sereno rispetto alla cena – Goku non immaginava certo che si stesse
preoccupando per la sua apatia…
Yaone non si
era smentita: sembrava quasi che avesse cucinato Hakkai…
In breve, il
baccano o il profumo della pizza richiamò dall’appartamento di fianco anche
Gojyo e Hakkai; fu invitato a salire anche Kougaiji che aveva accompagnato la
sorellina e aspettava di sotto. Alla fine, per un motivo o l’altro chiamarono
anche Yaone e Dokugakuji. La pizza sembrava non finire mai, forse perché chi
era al bis – a parte Lirin – preferì non abbondare, forse perché era solo un
pretesto per fare casino.
In fondo,
queste cose non sarebbero mai cambiate: la pizza, le notti d’estate, il
mangiare tutti insieme ad orari assurdi…
Sarebbero
cambiate altre cose, ma per ora gli restava ancora una lunga notte tutta
dedicata a loro che no erano ancora cresciuti…
Notte di
giovani attori, di pizze fredde e di calzoni
notte di sogni, di coppe e di campioni
- Pronto
Sam?
- Mi pigli
per il culo? – le chiese spaparanzato sul divano, senza mezzi termini. La tele
andava su programmi a casaccio.
Chibiusa di
sedette mollemente sulla poltrona.
- Non lo
sei?
- Ci ho
messo giù, il pensiero: ho dato un occhio a un paio di cose, ma non mi sta in
testa nulla… (bene, Tai non è l’unico pirla) Però ho sistemato i fogli con gli
appunti… Adesso c’è un po’ meno casino sulla scrivania…
- Uhh…
Immagino…
- Ehi, sono
maturando, ho il diritto di prendermi i miei spazi!!
- E l’anno
prossimo tocca a me!!
- Stai
tranquilla, un anno è lungo… Tipo, prendi un anno fa: Eravamo qui a festeggiare
i campioni del mondo!!! – a quel punto si fece prendere dalla nostalgia mista
all’entusiasmo – Quattro… Ti rendi conto, quattro… - bisbigliò, quasi fosse qualcosa
di troppo importante da sbattere ai quattro venti… - Ecco,
la maturità mi sarebbe piaciuto farla l’anno scorso, e dire ai miei nipoti: “Ho
fatto la maturità l’estate in cui l’Italia ha vinto i mondiali”… Ah, che
soddisfazione… Campioni del mondo, ti rendi conto??
- Certo che
me ne rendo conto: ero di fianco a te quando abbiamo girato le strade in piedi
sui motorini a sventolare il tricolore… Dico, si poteva are una cosa più
cretina e pericolosa??
-
Sinceramente, penso di sì.. Vuoi una lista?
- No, e
comunque sei diventato maggiorenne quell’anno, no?
- Sì, è
vero, mi posso accontentare…
Suonarono al
campanello. Si sentì la voce della signora Tzukino che faceva accomodare
qualcuno. La voce chiassosa di Sana riempì in breve il salotto.
- Mi sento come
prima di una recita!
- Ma
qualcuno ti ha chiesto qualcosa? Ciao
Herick, ciao Funny…
- Carino
come sempre… E noi che volevamo invitarvi fuori a mangiare qualcosa…
- Alle nove
e mezza??
- Vengo
anch’io!! – esclamò Chibiusa.
- Passiamo
in un fast-food, facciamo una passeggiata e siamo indietro per le dieci e mezza
o undici… - spiegò Funny.
- Dài, si
può fare… - scodinzolò Chibiusa.
- Ma
cecc’entri tu?? Ok, si può fare… Vale come rito scaramantico per domani??
Funny fece
spallucce:
- Ultimo
atto di libertà prima della nostra morte sociale?
- Ok, ci
sto!
- Passiamo a
chiamare anche Ottavia? E’ sulla vostra stessa barca… - insisté Chibiusa.
- Perché ho
l’idea che tu verrai comunque anche se ti legassi in bagno? – chiese,
retoricamente, Sam.
- Non
saprei… - disse innocentemente Chibiusa, mentre già prendevano la porta – Zia,
usciamo un pochino!!! – avvertì la ragazza.
- Non fate
tardi! – la raccomandazione giunse dalla cucina – Che domani Sam deve essere
riposato!
- Sì, mamma!
-
Arrivederci signora! – urlò Sana.
- In culo
alla balena ragazzi!! – urlò Bunny dalla sua stanza al piano di sopra.
- Speriamo
che non caghi!! – risposero a una voce sole mentre uscivano nella notte.
L’aria sul
terrazzo non era fredda, e le stelle sembravano più luminose del solito.
- Se
sopravvivo agli esami voglio fare giornalismo.
- Non avevi
già deciso?
- Sì, ma non
l’avevo mai visto come qualcosa di realmente realizzabile come ora…
- A me basta
uscire dignitosamente dall’esame… Poi vedrò…
- Bhè, hai
poi qualche mese… Mi passi il cartone con la pizza?
- Tieni… Sì,
ma sanno essere molto lunghi i mesi…
- Che aria
saggia…
Silenzio.
- Jean?
- Mhm?
- Anche se
io finirò a giornalismo e tu chissà dove… Saremo ancora insieme, no?
Lui si voltò
a guardarla nella notte. Nadia stava fissando il cielo, con una sguardo perso
oltre quel mare di stelle. Tornò a guardarlo anche lui.
- Insieme –
confermò – come fin ora!
La sentì
sorridere, benché non avesse prodotto nessun rumore.
- Però non
voglio essere “chissà dove”!!
- Allora… A
scienze meccaniche!! – propose, nemmeno sicura che un corse del genere
esistesse all’università.
- Forse… -
sorrise – Ma è certo che basterà entrare in casa per trovarmi.
Sentì la
mano di lei cercare la sua. Continuò a guardare le stelle, così come era sicuro
stava facendo anche lei.
Le stelle e
i loro sogni.
Notte di
lacrime e preghiere
la matematica non sarà mai il mio mestiere
Era
scoppiata a piangere. Non ce l’aveva fatta. Era tesa, e non era riuscita a
sopportare la tensione. E ora era lì, in cucina, in lacrime, con le ragazze a
provare a consolarla come una bambina piccola.
Sylvia le
accarezzava il braccio, seduta accanto a lei, provando in tutti i modi di
calmarla. Milena stava dall’altro lato del tavolo, sostenendo tutto quello che
diceva Sylvia e aggiungendo gli intercalari dolci con cui era solita chiamarla.
Heles stava in piedi in un angolo, troppo imbarazzata per dirle qualcosa di
carino, ma anche impaziente di trovare le parole giuste.
Lei,
raggomitolata sulla sedia, ad abbracciarsi le gambe e a nascondere la testa
controre ginocchia.
- Dài,
Ottavia… Lo sai benissimo quanto vali, e sai benissimo come funzionerà l’esame
domani. Ne hai fatte di simulazioni… E poi hai lavorato per ben cinque anni!!
Addirittura, quando davi una mano a qualcuno, quella persona riusciva a
cavarsela! Guarda come hai tirato Goku!! Meglio di così: se sai insegnare
qualcosa allora davvero la padroneggi!!
- Non lo so
cos’è… Non lo so cos’ho… - piagnucolò tra i singhiozzi.
- Andiamo,
Ottavia, non è mai morto nessuno!!
- Non dirmi
che l’hai fatta, perché so benissimo che non è vero!!
-
Effettivamente ero impegnata a vagare qua e là nel tempo, ma Heles e Milena,
sì, e sono ancora qui, l’hanno superata con successo e anche loro ti dicono che
non crolla mica il mondo!
- Dài,
amore! Stai tranquilla… E’ il momento in cui raccogli quello che hai seminato…
Devi solo, con pazienza, cogliere certi i frutti da piantine ben precise… -
incoraggiò Milena.
- E poi,
vuoi sentirtela dire tutta? Non ci interessa con che punteggio esci, abbiamo
visto come hai lavorato e siamo tutte orgogliose di te, per la tua serietà e la
tua dedizione… - riprese Sylvia.
- Non è
quello…
- Allora a
maggior ragione devi esser serena! Tesoro, se sei davvero così matura da non
pensare al voto, allora la maturità e già tua!!
Nemmeno la
logica di Milena sembrarono calmarla.
Heles si
sedette al tavolo, accanto a Milena.
- Ti va di
fare un giro? Prendere un po’ d’aria, così magari ti schiarisci le idee…
Ottavia
annuì, ma senza smettere di piangere e continuando ad affondare la testa contro
le gambe.
- Quanto mai
ho aperto i libri… - piagnucolò.
- Ma amore,
nessuno ha la lucidità per studiare il girono prima! Perché secondo te io
prendo il sole o vado in piscina prima di un esame?? E dire che ormai ne ho
fatti un sacco…!
Sollevò il
visetto con gli occhi lucidi e rossi.
- Ho solo
dato un occhio a due cose di arte per curiosità e subito mi è venuto il panico
perché non mi tornavano due particolari…
- A maggior
ragione, per due particolari… Sono quelle cose che ti vengono solo al momento
della domanda, con la prontezza che ti dà l’urgenza di dover rispondere!! –
Sylvia aveva calcato di più le carezze quando le aveva visto gli occhi.
- Dài,
preparati che ti porto a fare un giro con l’auto!!
- Mi porti
al belvedere?
- Anche al
mare, se vuoi!!
Ottavia
sorrise.
- Ok!
Grazie!!
- Corri!! –
rispose Heles. Nulla la imbarazzava di più delle dimostrazioni di affetto.
Un po’
intrizzita dalla posizione, Ottavia si diresse in camera sua.
Pochi minuti
dopo, mentre stavano ancora commentando la crisi di Ottavia, suonò il citofono.
Rispose Sylvia: era Chibiusa, con Sam e alcuni compagni di classe.
- Ottavia,
c’è una sorpresa!! – urlò Sylvia appena aprì la porta dell’appartamento.
- Meglio del
belvedere! – rincarò Heles.
Ottavia
sbucò dalla sua stanza, con gli occhi ancora arrossati, e appena vide Chibiusa
le corse incontro per abbracciarla.
- Che bello
vedervi!!
- Vieni con
noi al fast-food?? Per le undici sei indietro!!
Ottavia si
voltò verso le ragazze.
- Poss… -
non finì nemmeno la parola.
- Corri! –
le risposero in coro. E come una fionda tornò in camera a finire di sistemarsi.
- Tiratela
su di morale, è un po’ in crisi… - spiegò Sylvia ai ragazzi; Sam era appena
entrato, mentre gli altri ancora indugiavano sulla porta.
- Io ho
creduto di avere una reazione simile per matematica, l’altro giorno… - raccontò
Sam.
- Non lo
dire a me… - sbottò Sana dalla porta.
- Non ci
resta che pregare… - riprese Sam.
- Pronta! –
esclamò Ottavia, quasi sbucando dal nulla.
Saltando
chiassosamente, uscirono ridendo dalla porta.
- Pregare
per non perdersi fra amici dopo il liceo… - precisò Sylvia, mentre rientrava in
cucina con Milena ed Heles.
E gli aerei
volano in alto tra New York e Mosca
ma questa notte è ancora nostra
Claudia non
tremare
non ti posso far male
se l'amore è
amore
- Look mum!! There are many lights over there!!
- Sit down, Cindy, please... Don’t make a noise...
E fra una di
quelle lucine che si potevano vedere di notte da un aereo straniero, ce n’era
una, particolarmente dolce e soffusa, che usciva attenta da una stanza.
- Hai
freddo?
- No… - si
strinse di più a lui.
- Tremavi…
- Non so, è
qualcosa che mi è venuto da dentro… Un po’ come la prima volta.
- La prima
volta di che.
- Fra noi,
scemo!!
Silenzio.
- Vuoi un
disegnino?
- Mannò, ho
capito! Perché?
- Perché ho il
dubbio che tu non abbia capito?
- No, perché
è come la prima volta.
- Non so…
Credo sia connesso alle “grandi cose”…
Tai prese a
ridere, tentando di trattenersi e non riuscendoci.
- Se un
coglione! Se hai preso il doppio senso sei un grandissimo coglione!!
- Ok, sto
serio, dimmi!
- No, con te
non si può parlare!
- Dài… Però
si può fare altro!
- Cretino!
- Visto che
pensi tu male? Io intendevo parlare, chiacchierare, giocare con la play… - le
fece il verso.
- Crepa!! –
ma già si sentiva nella voce che rideva.
Silenzio,
rotto solo dalle risatine di entrambi.
- E’ come se
stessimo per dichiarare che siamo diventati grandi. E la cosa mi fa effetto…
Sta notte, finisce un capitolo della nostra vita.
- Ma ne
inizia un altro.
- Già…
- E
comunque, l’alba non è ancora arrivata… Questa notte ancora nostra…
Si accoccolò
di nuovo contro di lui, sotto le lenzuola bianche del suo letto.
Ancora
silenzio.
- Però ci
sei anche tu. Sono più tranquilla… se siamo insieme…
- Meno male
– le rispose. Meno male che ti posso essere utile.
Meno male che posso fare qualcosa di bello per te, come tu
per me. Meno male che ci sei.
- Ti amo
Tai…
- Anch’io ti
amo, Sora… Tantissimo…
*
Si accendono
le luci qui sul palco
ma quanti amici intorno
che mi viene
voglia di cantare
- Oh!
- Eeh…?
- Matt, c’hai mica il ritrovo
domani? Tipo “tutti insieme appassionatamente dieci anni dopo”?
- Sì, ci troviamo con gli
ex-compagni del liceo, perché?
- Così… Mi è venuto in mente che
ce l’avevi detto… Ma non mi ricordavo quando era… Mi piacciono queste cose
sentimentali!
- Massentilo, il nostro Jé!! –
lo prese in giro Nick, mentre accordava il suo fedele basso.
- Scoppia!! – gli augurò – Certo
che ti fai un bel pieno di emozioni tra sta sera e domani sera… Almeno, per me
sarebbe così…
- Diciamo che non mi lamento… -
commentò Matt.
Ale entrò di corsa nella stanza.
- Preparatevi, anche
psicologicamente… Tra cinque minuti tocca a noi!!!
- Tutta la serata toccherà a
noi, finalmente!!! – considerò Nick.
- Scusate l’abitudine.
Matt si tirò in piedi:
- Oddio… Ma ti pare che a
ventinove anni mi devono tremare le gambe prima di salire su un palco!!
- Ehi, è la nostra serata di
gloria!!! – esclamò Nick.
Col cuore ovunque tranne che in
mezzo ai polmoni – posto dove doveva stare, come dieci anni prima Matt aveva
studiato – salirono sul palco.
Si sarebbero dovuti trovare
quella sera, tutte le quinte del suo vecchio liceo, dieci anni dopo, cresciuto,
cambiati. Forse qualcuno addirittura con dei figli, molti già laureati da un
pezzo, alcuni ancora laureandi, altri con carriere alternative… Come la sua,
anche se la laurea aveva preferito prenderla lo sesso.
Ma il suo
grandioso debutto, e della sua band, come professionisti aveva ritardato di un
giorno l’incontro, alla sera dell’anniversario della loro prima prova.
Eppure,
qualcuno non aveva rinunciato a passare di nuovo quella notte tutti insieme.
Questa volta anche fisicamente, oltre che idealmente, tutti loro di
quell’antica compagnia.
L’avevano
avvisato della loro presenza, ma vederli davvero lì, tra le prime file, come se
dieci anni non fossero mai passati, per Matt – come per loro – fu davvero
l’emozione più forte.
Le luci, la
musica, l’autentica voglia di cantare, oltre il fatto di essere lì apposta per
quello.
Uguali e
diversi a tanto tempo prima.
Come se
dieci anni non fossero mai passati.
Forse
cambiati, certo un po' diversi
ma con la voglia ancora di cambiare
Un’altra
notte prima degli esami.
Se l'amore è
amore…
Se è anche
amicizia…
@@@@
BHA! BUBBOLE!!!
Ed ecco a voi la prima fic che pubblico sia su manga.it che su efp!!!
Che emozione!!! Bhè, veramente su manga.it ho pubblicato due ore e mezza fa… E’
che volevo mantenere lo stesso ordine di pubblicazione che su manga.it, ma
tanto qui ho saltato proprio la fic “Holiday” (a suo modo collegata a questa…) perché
l’avevo slavata in un’altra cartella… (non l’avevo più spostata… ) Ooops!!
Quindi, salta comuque tutto ^^”…
Già che ci sono ringrazio infinitamente la fedelissima Hinata,
che ha commentato poco fa su manga.it ^_^!!!
E, in via del tutto eccezionale, vi ripropino pari pari (o quasi) lo
sclero!!! (Meno male… meno spreco di neuroni!!!)
E ho finitooo!!! Ci ho messo tutto un pomeriggio!! Olè!! Credevo
di metterci meno, di dedicarmi anche a qualcos’altro in questo mio
pomeriggio prima degli esami… E invece no. Pazienza: in
fondo in questa fanfic ci ho messo tutti i miei sentimenti, tutto quello che provo…
alcuni esagerati, altri approfonditi… altri solo immaginati!!! In fondo non mi
posso lamentare: una diario lungo un pomeriggio… Cosa c’è di meglio per una
sentimentale come me??
Fa specie che questi momenti non torneranno
più… Ammenoché non mi faccia bocciare… Eee direi proprio di no… =P
Come singfic sono contenta di come sia venuta… Ispirata a una
canzone, ma non troppo aderente al testo… Posso dirla la migliore che ho fatto
fin ora?? (Venditti mi sta sulle balle, ma per noi ormai questa canzone è una
colonna sonora…) Mi sono voluta ispirare, per i personaggi, alla struttura
originale di “Holiday”, una ff che scrissi alla fine della terza per “celebrare
la fine della scuola” (cioè un degenero…=P)!! Ovvero: semplificazione al
massimo: scuola, orari, materie, licei, vita quotidiana come la nostra, in
Italia, ma con dei personaggi che amo!! (E che non mi sono sbattuta a
inventare… =P)
Ah, sì… (che poi non si sa mai, meglio scrivere i disclaimers…)
Discalimers:
La canzone Notte prima degli esami è
interpretata da Antonello Venditti.
I Manga e Anime citati sono: Digimon, Il mistero della pietra
azzurra, Sailor Moon (^_^), Saiyuki, Rossana (Il giocattolo dei bambini) e
appartengono ai rispettivi autori.
Credo di non aver dimenticato nessuno… Ah, ecco:
La signorina Silvani è presa in prestito come
nome dalla saga di Fantozzi… Per fortuna (come ho precisato nella ff) non ha
nulla a che spartire con lei: qui è un essere umano normale ^_^ =P!!!
Che bello, ho fatto dei Disclaimers!! E sono pure stata lineare
nelle mie BUBBOLE!!! Strano…
Per sta sera (ma andava bene anche oggi pome nei miei piani…)
volevo fare qualcosa di unico e glorioso… Ma pare che, per un motivo o per
l’altro, il destino mi sia avverso!!!
Poco male… Resta comunque la mia notte prima
degli esami!!
Ritiro tutto c’è il FESTIVALBAR!!! Fa troppo estate!!! E poi è una
pietra miliare della mia vita!!!
In Bocca Al
Lupo!!!
…
…
E…
In Culo Alla
Balena!!!!