"A Tale of Rohan" è il mio ennesimo racconto basato sul "Il Signore degli Anelli", stavolta la storia sarà vista dalla prospettiva dei Rohirrim; è un racconto basato soprattutto sui sentimenti, perciò è stato abbastanza impegnativo scriverla. E' anche la prima storia di LOTR che comincio a pubblicare non avendola finita; questo mi mette una certa insicurezza, credo di essere a buon punto e spero di riuscire a finirla presto (magari quando sarò in vacanza). Quando ho cominciato a scrivere "A Tale of Rohan" era un periodo non super tranquillo, ma relativamente calmo per me; molte cose sono cambiate da allora, e chi mi conosce sa che non sono tempi allegri, perciò spero che i vostri commenti mi aiutino a sentirmi più serena e magari che m'ispirino per il finale di questa ff. Vi ringrazio di cuore fin da ora.
La storia è pubblicata in anteprima su EFP, e
ringrazio questo sito per le opportunità che mi da. Naturalmente i personaggi
di "Il Signore degli Anelli" sono opera di quella grande mente del
Maestro J.R.R. Tolkien, che spero mi perdonerà dell'uso improprio che ne
faccio, ma giuro è solo per amore. Elfrid, invece, è tutta mia, e spero
l'amerete come la amo io. Le canzoni citate appartengono ai loro legittimi
autori. Buona lettura, a presto.
Sara
1. Cuore di fratelli
Will you be there to guide me
All the way through, I wonder will you
Walk by my side...
(Tomorrow
- Europe)
La colonna di cavalieri si
fermò prima di scendere la collina, arrestata da un gesto del comandante;
l'uomo si sfilò l'elmo, scuotendo i capelli, il cavaliere al suo fianco fece
altrettanto.
Eomer guardò il compagno,
il suo profilo chiaro, gli zigomi nobili, gli occhi di un profondo azzurro,
così simili a quelli del padre; l'altro si passò una mano tra i capelli biondi,
lunghi fino alla base del collo, sospirando.
"Ci fermiamo in quel
bosco, sulla riva del fiume, per far abbeverare i cavalli." Disse,
indicando la macchia d'alberi vicino all'ansa del fiume. "Prima del
mezzogiorno ripartiamo." Non sentendo giungere risposta, si girò verso
Eomer, osservandolo per un momento. "Ti vedo stanco fratello."
"Non sei la persona
giusta, per dirmi certe cose, Theodred." Ribatté l'altro cavaliere; il
cugino fece ripartire la colonna con un gesto, dopo aver spronato il proprio
cavallo. "Hai sempre la faccia scura..."
"E' mio padre, l'uomo
che lascio nelle mani di quella viscida serpe, ricordatelo." Affermò il
maresciallo, guardando davanti a se.
"Lo sai, è come se
fosse anche il mio." Replicò con rabbia Eomer. "E poi..."
"Credi che non pensi
ad Eowyn?!" Esclamò Theodred, voltandosi verso il cugino. "Non sai la
pena che ho nel cuore ogni volta che parto." Aggiunse, tornando a guardare
avanti. "Vedo la mia terra morire, vedo la mia piccola stella spegnersi
ogni giorno, e non posso fare nulla, e la rabbia cresce dentro di me..."
Eomer si trovava a condividere pienamente quelle parole. "...l'unica cosa
che posso fare è combattere contro gli orchetti, proteggere il mio popolo,
servire il mio re nel modo migliore, e sperare che un giorno riusciremo a liberare
mio padre dal fiele che lo avvelena..." Girò di nuovo il capo verso il
cugino. "Per questo ho bisogno di te, fratello mio." Gli disse,
allungando un braccio e stringendogli una spalla; Eomer gli sorrise
stentatamente.
"E io sarò con te,
fino alla fine." Gli garantì poi, stringendo con la propria la mano
dell'altro cavaliere.
Raggiunsero la macchia
d’alberi in breve tempo; gli uomini scesero da cavallo, lasciando che gli
animali si abbeverassero, mentre loro mangiavano e si dissetavano.
Quando Theodred impartì
l'ordine di prepararsi a riprendere il cammino, Eomer stava espletando un
bisogno fisico nascosto dietro ad un albero; si riallacciò velocemente i
pantaloni e si apprestò a tornare dagl'altri. Il cavaliere, mentre riprendeva
il sentiero, vide uno dei suoi uomini trafficare tra alcuni cespugli.
"Sbrigati soldato,
stiamo per riprendere la strada!" Gli gridò; quello sollevò appena la
testa, ma Eomer già si allontanava.
"Hey, dov'eri
finito?" Gli domandò Theodred, andandogli incontro.
"Io stavo pisciando,
ma non sono l'unico ritardatario." Rispose il cugino, indicando col
pollice il cavaliere che usciva dai cespugli; il maresciallo guardò in quella
direzione, alzando le sopracciglia. "Insomma soldato, ti avevo detto di
sbrigarti!" Esclamò Eomer.
Il cavaliere si avvicinò ai
due, togliendosi l'elmo e mostrando una lunga chioma di capelli che tendevano
all'arancio del sole al tramonto; si fermò davanti a loro, sorridendogli con
una faccia da ragazzino pestifero, macchiata da efelidi. I suoi occhi nocciola
scintillavano al sole. Era decisamente una donna.
"Mi spiace, Sire, ma
per noi donne è un po' più difficoltoso, non basta scuotere il gingillo e
chiudere la patta." Affermò con sarcasmo; vedendo l'espressione comica sul
viso di Eomer, Theodred non poté fare a meno di ridere.
Il cugino si voltò verso di
lui, con espressione serissima, ed una piccola nota di rimprovero negl'occhi.
"Abbiamo una donna nei
nostri ranghi?" Gli domandò; Theodred stava per rispondere, ma fu
anticipato da lei.
"Non una qualsiasi
donna, Sire, il mio nome è Elfrid, figlia di Ranulf, e sono il capitano della
seconda compagnia dell'Ovestfalda." Dichiarò la ragazza con orgoglio; lui
la guardava corrucciando le sopracciglia, Theodred rideva di nuovo. "E
sono qui per servire il mio re..." Sguardo poco convinto ai due cavalieri.
"...ed i Marescialli del Mark." Aggiunse, con un sorrisino divertito,
poi girò i tacchi e se n’andò.
"Tu lo sapevi!"
Sbottò Eomer, quando si fu allontanata, voltandosi verso il cugino con le mani
sui fianchi; Theodred rideva senza ritegno.
"Certo che sì!"
Rispose poi, ricomponendosi, ma senza lasciare il sorriso. "Conosco tutti
i miei uomini... Fantastica, eh?"
"Hmm, non so se
ucciderla o innamorarmi di lei!" Esclamò Eomer, incamminandosi verso il
suo cavallo.
"Ehhh, le rosse dell'Ovestfalda..."
Commentò divertito Theodred, e poi scoppiò di nuovo a ridere seguendo il
cugino.
Quella sera si fermarono
nei pressi di una fattoria ormai abbandonata; i rohirrim si accamparono intorno
ad alcuni grandi falò.
Theodred si gettò a sedere sul
ceppo tagliato di un albero, lanciando un'occhiata ad Eomer seduto a terra a
qualche passo da lui; il cugino fissava il fuoco, con aria assorta.
C'erano volte in cui
stentava a riconoscere, in quell'alto uomo biondo dal fisico possente, il
bambino scontroso e solitario che aveva accolto ad Edoras tanti anni prima,
preoccupato solo di stringere convulsamente la mano della sorellina.
"Malinconia?" Gli
domandò distrattamente.
"Solo... pensavo ad
Eowyn..." Rispose Eomer senza guardarlo.
"Passano gli anni, ma
le tue priorità non cambiano." Affermò Theodred annuendo; il cugino lo
guardò.
"E' tutta la mia
famiglia." Ribatté poi.
"Hey, non dimenticare
che ci sono anch'io!" Esclamò l'altro sorridendo.
"Certo che no, ma tu
sei qui, lei invece..." Mormorò tornando a guardare il fuoco; non doveva
dire altro, Theodred condivideva ogni suo pensiero, non doveva spiegare nulla,
dividevano la stessa ansia. Amava Eowyn come se fosse la sua vera sorella, e
lasciarla era ogni volta un'angoscia.
"Non temere, al
massimo dopodomani potrai riabbracciarla." Disse Theodred, con l'intento
di rassicurarlo; Eomer non poté rispondere, poiché qualcuno piombò a sedere tra
loro.
"Allora, che
accampamento di Rohirrim è, senza un po' di alcool?" Domandò una voce
femminile; era Elfrid, con tra le mani una grossa borraccia di pelle.
"Che cos'è?"
Domandò Theodred, con espressione interessata.
"Vero sidro
dell'Ovestfalda." Rispose con orgoglio la donna; il secondo maresciallo
lanciò al terzo un'occhiata di pura gioia.
"Dammi qua."
Ordinò poi, prendendo la borraccia dalle mani di Elfrid.
Theodred bevve un lungo
sorso di liquore, terminando con un sospiro soddisfatto; gli altri due lo
osservavano divertiti, alla luce del fuoco.
"Per tutti i Valar, è
un nettare!" Commentò poi, pulendosi le labbra col dorso della mano.
"Ne dubitavi?"
Intervenne la ragazza, strappandogli la borraccia dalle mani e bevendo a sua
volta. "Viene dalle cantine di mio padre!" Aggiunse, passando il
contenitore ad Eomer, che lo prese dopo un attimo di titubanza.
L'uomo guardò il bordo
della borraccia, poi la ragazza che scherzava con suo cugino, le sue labbra
sottili, i suoi capelli legati un po' a caso, le sue lentiggini... Infine
bevve, assaporando il sapore forte e dolce del liquore.
Quando riaprì le palpebre,
si ritrovò con i begl'occhi nocciola di Elfrid fissi nei suoi, anche se la
ragazza stava appoggiata a suo cugino e scherzava con lui.
"Perché non ti sei
ancora sposato, Theodred?" Domandò lei, ad un certo punto.
"Sto aspettando che tu
decida di fare il grande passo, Elfrid." Rispose scherzando l'uomo;
entrambi scoppiarono a ridere.
"Non ci sperare!"
Sbottò divertita la ragazza, sorseggiando dell'altro liquore.
Bevvero e parlarono a
lungo, ma Eomer rimase taciturno, al contrario degli altri due, che si misero
perfino a cantare. La luna era già alta in cielo, e la notte invecchiava
rapidamente, quando Theodred, sbuffando, si alzò barcollante.
"Ho bevuto
troppo." Sentenziò.
"Penso proprio di
sì." Commentò Eomer, mettendosi a sua volta in piedi. "Ti porto nella
tenda..." Aggiunse, prendendolo per le spalle.
"Elfrid, vieni ad
aiutarmi a togliere i pantaloni?" Domandò alla ragazza, mentre il cugino
lo trascinava via.
"Ehehehe, perché
no!" Rise lei a braccia conserte. "Tanto sei innocuo." Dicendo
così li seguì.
Appena Eomer lo ebbe
depositato sul letto, e dopo un'ultima battuta, Theodred si addormentò
pesantemente, confermando appieno la teoria di Elfrid; lo spogliarono di
casacca, cotta di maglia e pantaloni. Eomer sospirò, quando finirono; la
ragazza lo guardò.
"Sei preoccupato per
lui?" Gli domandò all'improvviso; l'uomo si girò verso di lei con sguardo
triste.
"A volte mi sembra
così fragile..." Ammise tristemente; lei tornò a guardare il corpo disteso
dell'erede al trono di Rohan, trovandosi a condividere le impressioni di Eomer,
ma non lo avrebbe ammesso. Le venne in mente qualcosa per stemperare i toni...
"Sarebbe proprio un
peccato, se dovesse morire..." Disse seria.
"Non dirlo nemmeno per
scherzo!" Sbottò lui. "Non perderemmo solo il nostro principe, ma
anche un condottiero valoroso e..."
"Io dicevo che sarebbe
un peccato per noi signore." Lo interruppe Elfrid, osservando maliziosa
quel che la camicia di Theodred, il solo indumento che indossasse, mostrava.
"E' davvero tanta roba, per andare sprecata..."
"Sei mostruosa!"
Esclamò l'uomo con rabbia, dandole le spalle e uscendo sbrigativamente dalla
tenda; Elfrid sbuffò.
"Eomer..." Lo
chiamò seguendolo. "Eomer dai..." Continuò raggiungendolo fuori; lui
stava immobile vicino al fuoco, con le braccia conserte. "Dimmi un
po'..." Gli sussurrò, posando il mento sulla sua spalla. "...voi
della stirpe di Eorl siete tutti messi così bene?" Domandò con un
sorrisetto divertito.
"Smettila."
Borbottò Eomer offeso e imbarazzato. "La sua vita è una cosa seria."
Aggiunse, tornando a guardarla.
"Stavo solo cercando
di sdrammatizzare." Affermò Elfrid allargando le mani. "Credi che non
ci tenga a lui? Tu non hai idea da quanto tempo lo conosco..."
"Sei stata con
lui?" La domanda la interruppe, e la colse di sorpresa; la ragazza chinò
il capo negando.
"No." Rispose
poi. "Mi ha sempre respinta, è un vero principe..." Spiegò
sorridendo.
"Perfetto." Annuì
Eomer. "Non ti vedevo un granché bene, come regina di Rohan."
Dichiarò poi, lasciandola per tornare nella tenda che divideva col cugino.
Lei lo guardò andare via,
seguendo il suo passo elegante ed i capelli biondi che ondeggiavano sulla
schiena robusta; Elfrid fece un sorriso soddisfatto.
"Mi piaci davvero
molto, Terzo Maresciallo del Mark..." Mormorò a bassa voce.
Edoras li accolse la sera
del giorno successivo; i due marescialli ed i capitani delle varie compagnie
furono introdotti nella sala del trono di Meduseld, alla presenza del re.
Elfrid si accorse subito
delle espressioni tirate di Eomer e Theodred, come se si preparassero a
qualcosa che preferivano di gran lunga evitare.
Entrarono nel salone; sul
trono, oltre il grande focolare, era seduto un uomo canuto e curvo, con occhi
spenti, cui sembrava pesare perfino la corona che gli cingeva la fronte. Non
poteva essere il re del Mark, quello; l'ultima volta che la ragazza lo aveva
visto era un uomo di una certa età, sì, ma ancora pieno di vigore, alto e
fiero... Cosa era successo? Mentre si poneva quelle domande, Elfrid vide un
omuncolo, pallido e viscido, con occhietti attenti e maligni; era accasciato
alla destra del trono, teneva la mano del re e gli sussurrava qualcosa. E la
scena non piacque per niente alla ragazza, le dette subito una sensazione
estremamente negativa.
Spostando gli occhi si
accorse della fanciulla in piedi alla sinistra del re; era diritta e sottile
come una lama, bianca come un giglio, con i capelli d'oro. Elfrid rimase
colpita dalla sua somiglianza con Eomer: sembravano il maschile ed il femminile
di una stessa persona, con l'identica bellezza candida e severa. Era molto bella,
la Bianca Dama, ma sembrava triste, cupa, come un giorno di pioggia.
"I Marescialli del
Mark sono tornati." Affermò l'omuncolo alzandosi e scendendo un paio di
gradini; Theodred ed Eomer, nel frattempo, si erano fermati davanti alla pedana
del trono.
"Lasciaci riferire
direttamente al Re, Grima." Disse Theodred, fissandolo negl'occhi.
"Temo di non poterlo
fare, egli è piuttosto stanco oggi..." Occhiata al sovrano, che emise un
debole lamento. "Dovrete accontentarvi di me..." Aggiunse, tornando a
guardare l'altissimo principe da sotto in su, con un sorrisino malevolo.
Theodred strinse i denti,
prendendo un profondo e rabbioso respiro; Eomer, nello stesso momento,
scambiava un'eloquente occhiata con la sorella.
"Padre." Il
principe, senza ascoltare il consigliere, si rivolse al sovrano. "Ci siamo
scontrati con gruppi di orchi, devastavano i villaggi lungo il corso dell'Isen,
e portavano insegne con la mano bianca di Saruman!"
"Se non
sbaglio..." Intervenne Grima, mettendosi tra Theodred e suo padre.
"...ti ho riferito che il nostro sovrano è stanco." Il cavaliere
serrò i pugni, tanto forte da penetrare la pelle con le unghie.
"Vermilinguo..."
Sibilò a denti stretti. "...togliti di mezzo..." Un colpo di tosse
del re, distrasse tutti.
Sguardi allarmati si rivolsero
al trono; Eowyn gli fu subito vicino per sostenerlo. Theoden, affannato per
l'improvvisa mancanza di respiro, rimaneva piegato su se stesso; alzò appena il
suo sguardo appannato sul figlio, che stentava a riconoscere.
"Lascia che sia il
buon Grima, ad occuparsi di tutto..." Mormorò con voce roca e piatta;
Vermilinguo sorrise compiaciuto a quelle parole. "Io devo riposare... sono
stanco... molto vecchio e stanco..." Aggiunse poi, porgendo il braccio ad
Eowyn, che lo aiutò a lasciare il suo trono; mentre si allontanava con lo zio,
la ragazza lanciò un'occhiata disperata al fratello.
Theodred seguì come
ipnotizzato l'uscita lenta e strascicata del padre, cercando di sovrapporre a
quell'immagine la figura nobile e vigorosa dell'uomo che ricordava, di rivedere
la severità del maestro e l'affettuosità del genitore; sentì lacrime disperate
salirgli agl'occhi, vedendo la larva consumata che un tempo era un uomo
coraggioso e gentile che lui idolatrava. Si voltò verso Grima, con gli occhi
lucidi.
"Che cosa gli stai
facendo?" Domandò il principe, senza riuscire a nascondere una certa
rassegnazione.
"Io?! Ma questa è
un'accusa ingiusta!" Proclamò melodrammaticamente Vermilinguo. "Voi,
piuttosto..." Indico i due marescialli. "Siete voi che non fate altro
che portargli preoccupazioni e brutte notizie!" Continuò rammaricato.
"Io, invece, mi prendo cura di lui, l’assito nella sua malattia..."
"Ma taci!" Lo
interruppe Eomer con rabbia, alzando i pugni; Elfrid era sconvolta da tutta
quella tensione.
"Non osare
intervenire, tu!" Sbottò il consigliere guardando il terzo maresciallo.
"Tu che sei una serpe covata nel seno del Re!" Eomer stava per
avventarsi contro di lui, quando fra di loro si pose Theodred.
Il principe si avvicinò
all'omuncolo, sovrastandolo col suo corpo imponente; lo prese per il bavero,
impedendogli di allontanarsi, e lo guardò con occhi gelidi.
"Ascoltami bene,
Vermilinguo, perché non mi ripeterò..." Gli ringhiò sul viso. "Ora
forse non è nel mio potere, liberarmi di te, ma sappi che verrà il giorno in
cui riuscirò a strappare quel pungiglione velenoso che hai infilato nel cuore
di mio padre, e allora... tu sarai finito, ricordatelo." Aggiunse, con
estrema freddezza.
Lo lasciò spingendolo a
sedere ai piedi del trono, poi lasciò la sala, seguito dal cugino e dagl'altri
soldati; Grima si asciugò bruscamente il sudore con la manica, stringendo i
denti, doveva ancora riprendersi dalla paura.
"Devo liberarmi di
lui..." Mormorò tra se. "Devo assolutamente liberarmi di
lui..."
CONTINUA…