Bonus Track
«È
questa la casa?»
«Sì,
è questa… Sicuro che non vuoi che ti
accompagni?»
«Sì.
Ti ringrazio Stefano, sei stato gentilissimo, ma questa è
una cosa che voglio
fare da solo.»
«Ok,
buona fortuna allora, spero che ti ascoltino.»
«Lo
spero anch’io… grazie di tutto.»
«Di
nulla figurati, per Testarossa questo ed altro.»
Non
era stato facile parlare con Stefano, ma dopo aver rotto il ghiaccio,
mi sembrava
di essermi tolto un gran peso dallo stomaco.
Avevo
preso il suo numero di telefono dal cellulare di Pasi, evitando che lei
mi
vedesse e in tutta segretezza l’avevo contattato, per
chiedergli se potevamo
vederci. Avevo rimandato quell’incontro per troppo tempo e
prima di partire per
il tour avrei dovuto affrontare quella grossa spina nel fianco.
Fortunatamente, Stefano
accolse la mia
telefonata senza dare segni di fastidio o di risentimento e
acconsentì di buon
grado ad incontrarmi. Non era facile per me accettare quel legame tra
lui e
Pasi e ancor più, ammettere di essere stato davvero incivile
e fin troppo
aggressivo nei suoi confronti, ma quel suo modo di fare sempre
così tranquillo
e socievole, mi aveva aiutato molto ad esternare dei sentimenti che
difficilmente
avrei mostrato a qualcun altro che conoscessi così poco.
Senza troppi giri di
parole, gli dissi chiaramente che per me lui sarebbe stato sempre una
spina nel
fianco e nonostante il tono duro con cui gli avevo parlato, Stefano non
aveva
battuto ciglio e mi aveva risposto in tutta tranquillità che
ne era
consapevole, ma che avrei dovuto conviverci per il resto della
vita… O almeno
finché Pasi avesse voluto la sua amicizia, perché
lui non ci avrebbe mai
rinunciato.
Mi
aveva davvero sorpreso la sua determinazione: quel ragazzo sembrava una
persona
che prendeva tutto alla leggera, ma quando si trattava di qualcosa a
cui
teneva, sapeva essere deciso e caparbio. Mi ricordava, a tratti, mio
padre:
avevano lo stesso modo di fare gioviale che nascondeva un carattere
deciso nei
momenti importanti e alla luce di quella considerazione, dovetti
ammettere a me
stesso che tutto sommato, quel ragazzo non era male, anzi, iniziava
persino a
starmi più simpatico!
Del
resto se tra lui e Pasi c’era un affetto così
profondo, se la mia streghetta
era così legata a lui, doveva essere perché
Stefano era davvero una brava
persona. Eppure, se solo pensavo al rapporto profondo che li univa, non
riuscivo a darmi pace.
Non
riuscivo ad ignorare la gelosia che mi prendeva quando pensavo alla mia
ragazza
in compagnia del suo migliore amico. Forse dipendeva dal fatto che in
vita mia
non avevo mai stretto un legame così forte con qualcuno e
quindi non potevo
davvero capire come facessero quei due ad essere così
uniti… o forse era solo
quella dannata insicurezza!
Non
ero mai stato un insicuro, avevo sempre avuto fiducia in me e nelle mie
capacità e mi fidavo di Pasi, eppure pensare al fatto che
provasse un affetto
così forte verso un altro ragazzo, mi bruciava dentro come
se fossi stato su una
pira. Non riuscivo a rassegnarmi che al mondo ci fosse una persona che
la
conosceva meglio di
me, che avesse
diviso con lei attimi che io non avrei mai potuto vivere, che conosceva
aspetti
della mia strega che io non avrei mai visto… Se solo mi
fermavo a rifletterci
su, mi sembrava d’impazzire!
Non
mi piaceva sentirmi travolgere da quella gelosia e men che meno mi
piaceva
sentirmi così insicuro, ecco perché sentii il
bisogno di parlare chiaro a
Stefano: sapevo che in futuro avrei trovato un modo per trattenermi, ma
sapevo
anche che sarebbero capitate occasioni in cui non l’avrei
fatto e non volevo
far soffrire Pasi, non volevo metterla in imbarazzo. Per questo motivo
decisi
di chiarire a Stefano che non era mia intenzione mettermi in mezzo, ma
che non avrei
nemmeno potuto trattenere sempre ciò che provavo.
Dopo
avergli parlato, mi sentii meno in colpa per averlo aggredito
verbalmente a
casa di Pasi: ero stato davvero incivile, soprattutto considerando che
avevo
assicurato alla mia ragazza che quella sera non avrei creato scompigli
e invece
avevo messo in imbarazzo sia lei che tutti i suoi amici…
Almeno
dopo averne parlato, sia io che Stefano eravamo consapevoli di cosa
pensavamo
l’uno dell’altro e sarebbe stato più
facile per entrambi accettare i nostri
comportamenti e sopportare la vicinanza reciproca. Anche se avevo
l’impressione, che quel ragazzo non avesse alcun problema ad
avermi nei
paraggi… Come
al solito, ero io quello
complicato!
Avevo
sempre saputo di avere un carattere difficile e avevo sempre pensato
che nella
vita non mi sarei mai concesso il lusso di avere una relazione seria:
stare
insieme a qualcuno richiede compromessi e attenzioni, senza contare la
deleteria tendenza ad annullare se stessi in funzione
dell’altro…
Non
avevo mai permesso a me stesso di farmi prendere da una ragazza fino a
quel
punto: non avrei mai commesso lo stesso errore dei miei genitori. Al
centro
della mia vita doveva esserci solo ed esclusivamente la musica, lei
doveva
essere la ragione della mia esistenza.
Questo
era il mio credo, la mia filosofia di vita…
Finché non è arrivata Pasi.
Da
quando l’avevo incontrata, il mio mondo si era ribaltato:
aveva messo a
soqquadro le mie priorità e mi aveva messo involontariamente
davanti ad una
scelta che mai avrei voluto fare, ma mi aveva anche aiutato a risalire
dal
fondo, mi aveva sorretto innumerevoli volte,
nonostante io l’avessi sempre messa in un
angolo, nonostante avessi
continuato a darle poco spazio.
Ero
una persona difficile da amare, eppure lei lo stava facendo ed era
grazie al
suo amore se ero riuscito ad andare avanti, durante uno dei periodi
più bui
della mia vita.
Ecco
perché decisi di ripagarla in qualche modo, prima di partire
per il tour. Motivo
che mi aveva spinto a parlare con Stefano, perché dopo
avergli detto ciò che
avevo dentro di me, mi sentii più libero di chiedergli il
favore che mi aveva
portato dov’ero in quel momento.
Prima
di partire per la tournée, dovevo assolutamente fare quello
che ero in procinto
di compiere… Sperando che potesse essere un incontro civile
e non uno scontro
di lotta libera.
Avevo
chiesto a Stefano di condurmi in quel luogo, perché non
conoscevo l’indirizzo
esatto e l’unica persona che poteva dirmelo, era
l’unica a cui non volevo far
sapere che fossi intenzionato ad andarci.
Una
volta andato via il mio accompagnatore, rimasi ad osservare
quell’abitazione:
solo qualche mese prima Pasi viveva lì e nel momento in cui
avrei varcato la
soglia, sarei entrato nel suo passato, avrei conosciuto una parte della
sua
vita che apparteneva a ciò che ancora non conoscevo di lei.
Probabilmente il
mio desiderio di conoscere tutto ciò che la riguardava,
aveva avuto un ruolo
importante nel farmi prendere quella decisione e assaporai quel
momento,
bloccato tra il desiderio di andare avanti e la contemplazione di
quell’attimo
in cui stava per mutare qualcosa nel nostro rapporto.
Quando
mi decisi a compiere quel passo verso casa sua, riportai alla mente il
discorso
che avevo preparato e bussai alla porta concentrato: in un modo o in un
altro,
avrei detto ciò che mi premeva far sapere.
Venne
ad aprirmi suo padre. Non avevo ancora avuto modo
d’incontrarlo, ma la
parentela con la mia strega
era palese
sul suo volto: avevano gli stessi tratti somatici e gli stessi occhi
verdi, che
però nel caso del suo genitore, erano molto più
spenti e non avevano quel
guizzo vitale che adoravo osservare sul volto di Pasi.
Mi
guardò con evidente sorpresa e curiosità sul
viso, perciò mi affrettai a
presentarmi.
«Buonasera,
lei è il signor Vittorio Isoardi?»
«Sì,
sono io… Chi mi cerca?»
«Sono
Emile Castoldi… Sono il ragazzo di sua figlia
Pasi.»
Vidi
il suo sguardo indurirsi e prima che potesse cacciarmi in qualche modo,
mi
affrettai a continuare la mia presentazione: «Pasi non sa che
sono qui e non
voglio nemmeno farglielo sapere. Sono venuto
perché credo che stiate
commettendo un grave errore nel tenerla lontano dalle vostre vite, come
se
fosse un’estranea, senza sapere alcunché al suo
riguardo… ad iniziare dalla mia
esistenza.»
La
diplomazia non era mai stata il mio forte, davvero non riuscivo ad
essere
gentile nemmeno all’interno di una sola frase…
Sperai di non aver iniziato col
piede sbagliato, ma ero consapevole che serviva uno scossone per
svegliare i
genitori di Pasi dal loro coma indotto e dall’orgogliosa
indifferenza che
rivolgevano alla loro ormai unica figlia.
«La
vedo soffrire ogni giorno per un rapporto che non riesce ad avere con
voi, che
siete le persone più importanti della sua vita e non riesco
a capire il motivo
per cui voi che l’avete cresciuta, non vediate tutte le
qualità che la
contraddistinguono e che ne fanno la splendida persona che
è.»
Come
volevasi dimostrare, suo padre mi guardò con
un’espressione sempre più
diffidente e minacciosa e mi rispose con poca grazia: «Ma lei
come si permette
di venire a bussare a casa mia, per sputare sentenze gratuite dal
perfetto
estraneo quale è? Per quello che mi riguarda potrebbe essere
un qualsiasi
truffatore, spacciatosi per una persona che non conosco! Non abbiamo
niente da
dirci, il rapporto con mia figlia non è affare che le
compete.»
Vittorio
stava per chiudere la porta di casa: dovevo insistere in qualche modo,
a costo
di sembrare un perfetto maleducato, così poggiai una mano
sulla porta per
contrastarne la chiusura.
«Sua
figlia è venuta qui il mese scorso e avete avuto una
discussione, perché lei
l’ha accusata di aver abbandonato la famiglia e qualche tempo
dopo ha
incontrato sua moglie per strada, con cui ha avuto un’altra
discussione. Come
potrei sapere una cosa simile, se non
avessi parlato con Pasi?»
La
porta si arrestò e il padre della mia streghetta, mi
guardò dal poco spazio
ancora rimanente tra l’anta e l’uscio:
«Cosa vuole lei, da noi? Il rapporto con
nostra figlia non è affar suo.»
«Lo
è dal momento in cui ho scelto di starle accanto,
perché voglio vederla felice
ed ora non lo è. Le mancate e vi sente ogni giorno
più lontani.»
La
mia mano era ancora ferma sulla porta e continuai a fronteggiare deciso
il
volto dell’uomo che avevo davanti. Stavo rischiando di
ferirmi: se Vittorio
avesse deciso di chiudere la porta violentemente, questo avrebbe potuto
pregiudicare la mia capacità di suonare, ma ero intenzionato
a non farmi
sconfiggere per nessuna ragione al mondo.
Per
fortuna le mie parole dovettero risultare convincenti, in qualche modo,
perché
il padre di Pasi finalmente aprì la porta e seppur
riluttante, mi fece entrare:
«Smettiamola di dare spettacolo e parliamo come si deve, in
casa.»
Pasi
aveva ragione: quell’uomo avrebbe fatto di tutto pur di non
far parlare i
vicini!
Appena
varcai la soglia di casa, vidi arrivare in lontananza quella che doveva
essere
la madre della mia ragazza. Aveva un aspetto patito: i segni della
sofferenza
erano ben visibili nelle occhiaie profonde, nel volto emaciato e nei
capelli
sciupati. Quella donna non si curava più di se stessa da
tempo. Mi ricordò
terribilmente mia madre e sentii una fitta al cuore nel ripensare a
lei: quel
vuoto mi avrebbe segnato per il resto della vita e al solo pensiero che
anche
Adele potesse finire nello stesso stato di mia madre, sentii ancora
più forte
il desiderio di fare qualcosa per avvicinarla a sua figlia, che di
sicuro
sarebbe stata in grado di farla risalire dal pozzo di sofferenza in cui
era
caduta, di ridarle la gioia di vivere e la speranza, come aveva fatto
con me.
Rimasi
sull’uscio senza perdermi in inutili convenevoli e iniziai a
parlare appena la
madre di Pasi fu abbastanza vicina da sentirmi.
«Non
voglio imporvi la mia presenza più di quanto sia necessario,
quindi andrò
direttamente al sodo: vostra figlia è una persona
eccezionale. È stata in grado
di ridarmi fiducia negli esseri umani nel modo più eroico
che io conosca: con
la pazienza, la dedizione e l’amore incondizionato. Senza il
suo appoggio,
probabilmente ora sarei solo un mucchio di rabbia tenuta insieme a
stento,
invece grazie a lei sono riuscito a riprendere i fili della mia vita.
Vostra
figlia è in grado di donare un amore infinito alle persone
di cui si circonda,
quello che fa con tutti ha qualcosa di miracoloso; so che voi non date
peso al
suo impegno comunitario e mi permetto di dirvi che state sottovalutando
uno dei
pregi più grandi di cui è dotata.»
«Ho
capito, lei è un altro di quei perditempo della
comunità, allora.»
Vittorio
mi guardò con superiorità, come si guarda un
insetto fastidioso e iniziai ad
avvampare di rabbia: sicuramente i miei piercings e le parole che avevo
detto,
mi avevano bollato ai suoi occhi come un “drogato”, qualcuno che è
considerato solo feccia perché
nella vita ha preso la strada sbagliata. Odiavo le persone che si
fermavano a
giudicare dall’apparenza e quelle piene di pregiudizi vecchi
e assurdi: se
fosse stato un perfetto estraneo, avrei sicuramente risposto per le
rime a
quell’uomo che viveva con i paraocchi. Ma mi ero ripromesso
di dire tutto ciò
che avevo intenzione di far sapere loro, prima di uscire da
quell’abitazione e
se mi fossi fatto prendere dall’ira, nessuno avrebbe
più dialogato
civilmente.
«No,
io non appartengo alla comunità, la mia esperienza
è del tutto personale:
Pasi è stata accanto ad una donna malata,
ogni santo pomeriggio per mesi, sacrificando tante ore della sua vita
senza
nemmeno essere pagata, ma solo per poterle dare conforto e per aiutare
me e mio
padre. Ha riportato il sorriso in casa nostra salvando tutti i suoi
abitanti, è
una gran donna e dovreste iniziare a conoscerla davvero per quella che
è, non
per quello che fa ai vostri occhi.»
«Non
tollero quest’atteggiamento: non solo entra in casa mia con
la forza, ma si
permette anche di sentenziare…»
«Mi
sono permesso esclusivamente perché ho visto troppo spesso
sul viso di Pasi, il
dolore per non essere apprezzata e accettata da voi. I genitori sono
dei
pilastri per ogni essere umano e lei finora ne ha sempre fatto a meno.
Pasi è
forte, ha affrontato due lutti nell’arco di pochi mesi quasi
del tutto da sola,
riuscendo persino a dare appoggio a chi soffriva come lei. Ma anche le
persone
più forti hanno bisogno di avere il sostegno e
l’affetto di coloro che amano e
Pasi ha bisogno di voi, ha bisogno dei propri genitori e di un affetto
incondizionato. Quello stesso affetto che lei dona a tutti, senza
chiedere altro
in cambio.»
«Quando
l’ho vista non mi sembrava che stesse male.»
Sua
madre prese parola per la prima volta dopo il mio monologo, la sua
frase aveva
una nota di disappunto, eppure sentivo anche una reale preoccupazione
dietro di
essa.
«Apparentemente
non mostra alcun dolore, ma ogni volta che la vedo osservare mio padre,
ogni
volta che noto quanto lui sia ciò che di più
vicino ad un genitore lei abbia,
sento la sua tristezza. Il suo sguardo si vela ogni volta che accenna a
voi…
perché deve soffrire per la vostra mancanza, quando siete
entrambi vivi?»
Il
mio pensiero corse nuovamente a mia madre, ma non dovevo permettere che
il mio
dolore offuscasse la mia mente e mi distraesse dal mio scopo.
Volsi
lo sguardo in direzione di entrambi, sperando di essere stato il
più
convincente possibile: avevo solo le parole da parte mia, non avrei
potuto
aprire le loro teste e modificare i loro pensieri. Dovevo solo sperare di essere stato abbastanza
convincente da far
breccia nella loro orgogliosa ostinazione… quella stessa
ostinazione che ogni
volta mi faceva cedere alla volontà della mia strega.
«Meno
di un anno fa, avevate due figlie ed ora vivete come se fossero morte
entrambe.
Perché avete deciso di mettere alla porta, l’unica
figlia che vi è rimasta?
Cosa ha fatto di così sbagliato, per non meritare il vostro
affetto?»
Forse
mi ero spinto troppo oltre, ma dovevo giocarmi tutte le carte, dovevo
rischiare
di essere insolente, per farli riflettere. Vidi Adele stringersi il
petto, come
se stesse cercando di trattenere un grande dolore, mentre Vittorio
divenne il
ritratto della rabbia.
«È
lei che ha scelto di andarsene da casa! Non l’abbiamo mai
messa alla porta! Non
accetto che lei venga in casa mia ad offendermi!»
«Può
anche non averle chiuso la porta in faccia direttamente, ma con la sua
freddezza e chiusura, le ha precluso ugualmente la
possibilità di dialogare e
avere un rapporto sincero con voi!» iniziai ad alterarmi
anch’io, l’ostinazione
di quell’uomo era davvero irritante!
«Se
ne vada immediatamente, fuori da casa mia!»
«Mia
madre è morta e non potrò più
abbracciarla finché vivrò. So quanto si sta male
quando si perde una persona cara e so che questo dolore, dovrebbe
servire per
capire che dobbiamo viverci le persone care finché sono in
vita: non uccidete
Pasi prima del tempo!»
Adele
iniziò a piangere e scappò via, mentre Vittorio
cercava un modo per farmi
uscire da quella casa. Ma io ero piantato davanti alla porta e se non
mi fossi
spostato, nessun uscio sarebbe stato aperto.
«Chiamo
la polizia, la farò arrestare per violazione della
privacy!»
«Quanto
vi terrà in piedi l’orgoglio? Quanto vi
aiuterà a superare il dolore per la
perdita di vostra figlia? Trovate logico piangerne una morta e
allontanare
l’altra ancora viva? Mi auguro che possiate rifletterci
su.»
Vittorio
aveva la cornetta del telefono in mano, ma non aveva ancora composto
alcun
numero.
«Le
chiedo scusa per questa invasione, ma le chiedo di riflettere su
ciò che le ho
detto: Pasi è ancora viva e ha bisogno dei suoi genitori, ha
bisogno di
piangere Simona con voi, ha bisogno di andare avanti e di sentirsi
appoggiata
da chi le ha dato la vita. Non uccidetela, non eliminatela dalle vostre
esistenze.»
Rimasi
per qualche secondo ancora fermo in quell’ingresso: di Adele
non c’era più
traccia, ma sentivo i suoi singhiozzi in lontananza, mentre Vittorio
era ancora
fermo con la cornetta in mano e lo sguardo basso, fisso su un punto non
ben
definito.
Sentii
di aver detto tutto ciò che era in mio potere e mi decisi a
concludere quella
visita forzata.
«Non
si scomodi a chiamare la polizia, levo subito il disturbo…
Arrivederci.»
Senza attendere una replica, aprii la porta e andai via da quella casa, mettendomi alle spalle tutto il dolore e le parole scomode che vi avevo lasciato dentro, con la speranza di essere riuscito a seminare in quelle due persone devastate da dolore, la volontà di riabbracciare davvero, la loro unica figlia.
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NDA - the last one
Eccomi qui, è
questa è davvero l'ultima volta. La storia ora è
davvero conclusa. *me tira su col naso*
Spero che abbiate apprezzato questo capitoletto extra,
perché mi è piaciuto per una volta, entrare nei
pensieri di Emile e dargli anche la possibilità di ripagare
Pasi per tutto ciò che la ragazza ha fatto per lui. Non so
se il suo gesto avrà delle conseguenze, ma mi piaceva
mostrarvi che nel Pel di Carota c'è un piccolo Darcy, che
silenziosamente cerca di risolvere i problemi della sua amata, senza
farsene un vanto.
Aspetterò di sapere i vostri pareri, per chi
vorrà darmeli. ^ ^
Grazie a tutte per essere arrivate fin qui.