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Autore: Deilantha    02/12/2012    7 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
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«È questa la casa?»

«Sì, è questa… Sicuro che non vuoi che ti accompagni?»

«Sì. Ti ringrazio Stefano, sei stato gentilissimo, ma questa è una cosa che voglio fare da solo.»

«Ok, buona fortuna allora, spero che ti ascoltino.»

«Lo spero anch’io… grazie di tutto.»

«Di nulla figurati, per Testarossa questo ed altro.»

 

Non era stato facile parlare con Stefano, ma dopo aver rotto il ghiaccio, mi sembrava di essermi tolto un gran peso dallo stomaco.

Avevo preso il suo numero di telefono dal cellulare di Pasi, evitando che lei mi vedesse e in tutta segretezza l’avevo contattato, per chiedergli se potevamo vederci. Avevo rimandato quell’incontro per troppo tempo e prima di partire per il tour avrei dovuto affrontare quella grossa spina nel fianco. Fortunatamente,  Stefano accolse la mia telefonata senza dare segni di fastidio o di risentimento e acconsentì di buon grado ad incontrarmi. Non era facile per me accettare quel legame tra lui e Pasi e ancor più, ammettere di essere stato davvero incivile e fin troppo aggressivo nei suoi confronti, ma quel suo modo di fare sempre così tranquillo e socievole, mi aveva aiutato molto ad esternare dei sentimenti che difficilmente avrei mostrato a qualcun altro che conoscessi così poco. Senza troppi giri di parole, gli dissi chiaramente che per me lui sarebbe stato sempre una spina nel fianco e nonostante il tono duro con cui gli avevo parlato, Stefano non aveva battuto ciglio e mi aveva risposto in tutta tranquillità che ne era consapevole, ma che avrei dovuto conviverci per il resto della vita… O almeno finché Pasi avesse voluto la sua amicizia, perché lui non ci avrebbe mai rinunciato.

Mi aveva davvero sorpreso la sua determinazione: quel ragazzo sembrava una persona che prendeva tutto alla leggera, ma quando si trattava di qualcosa a cui teneva, sapeva essere deciso e caparbio. Mi ricordava, a tratti, mio padre: avevano lo stesso modo di fare gioviale che nascondeva un carattere deciso nei momenti importanti e alla luce di quella considerazione, dovetti ammettere a me stesso che tutto sommato, quel ragazzo non era male, anzi, iniziava persino a starmi più simpatico!

Del resto se tra lui e Pasi c’era un affetto così profondo, se la mia streghetta era così legata a lui, doveva essere perché Stefano era davvero una brava persona. Eppure, se solo pensavo al rapporto profondo che li univa, non riuscivo a darmi pace.

Non riuscivo ad ignorare la gelosia che mi prendeva quando pensavo alla mia ragazza in compagnia del suo migliore amico. Forse dipendeva dal fatto che in vita mia non avevo mai stretto un legame così forte con qualcuno e quindi non potevo davvero capire come facessero quei due ad essere così uniti… o forse era solo quella dannata insicurezza!

Non ero mai stato un insicuro, avevo sempre avuto fiducia in me e nelle mie capacità e mi fidavo di Pasi, eppure pensare al fatto che provasse un affetto così forte verso un altro ragazzo, mi bruciava dentro come se fossi stato su una pira. Non riuscivo a rassegnarmi che al mondo ci fosse una persona che la conosceva  meglio di me, che avesse diviso con lei attimi che io non avrei mai potuto vivere, che conosceva aspetti della mia strega che io non avrei mai visto… Se solo mi fermavo a rifletterci su, mi sembrava d’impazzire!

Non mi piaceva sentirmi travolgere da quella gelosia e men che meno mi piaceva sentirmi così insicuro, ecco perché sentii il bisogno di parlare chiaro a Stefano: sapevo che in futuro avrei trovato un modo per trattenermi, ma sapevo anche che sarebbero capitate occasioni in cui non l’avrei fatto e non volevo far soffrire Pasi, non volevo metterla in imbarazzo. Per questo motivo decisi di chiarire a Stefano che non era mia intenzione mettermi in mezzo, ma che non avrei nemmeno potuto trattenere sempre ciò che provavo.

Dopo avergli parlato, mi sentii meno in colpa per averlo aggredito verbalmente a casa di Pasi: ero stato davvero incivile, soprattutto considerando che avevo assicurato alla mia ragazza che quella sera non avrei creato scompigli e invece avevo messo in imbarazzo sia lei che tutti i suoi amici…

Almeno dopo averne parlato, sia io che Stefano eravamo consapevoli di cosa pensavamo l’uno dell’altro e sarebbe stato più facile per entrambi accettare i nostri comportamenti e sopportare la vicinanza reciproca. Anche se avevo l’impressione, che quel ragazzo non avesse alcun problema ad avermi nei paraggi…  Come al solito, ero io quello complicato!

Avevo sempre saputo di avere un carattere difficile e avevo sempre pensato che nella vita non mi sarei mai concesso il lusso di avere una relazione seria: stare insieme a qualcuno richiede compromessi e attenzioni, senza contare la deleteria tendenza ad annullare se stessi in funzione dell’altro…

Non avevo mai permesso a me stesso di farmi prendere da una ragazza fino a quel punto: non avrei mai commesso lo stesso errore dei miei genitori. Al centro della mia vita doveva esserci solo ed esclusivamente la musica, lei doveva essere la ragione della mia esistenza.

Questo era il mio credo, la mia filosofia di vita… Finché non è arrivata Pasi.

Da quando l’avevo incontrata, il mio mondo si era ribaltato: aveva messo a soqquadro le mie priorità e mi aveva messo involontariamente davanti ad una scelta che mai avrei voluto fare, ma mi aveva anche aiutato a risalire dal fondo, mi aveva sorretto innumerevoli volte,  nonostante io l’avessi sempre messa in un angolo, nonostante avessi continuato a darle poco spazio.

Ero una persona difficile da amare, eppure lei lo stava facendo ed era grazie al suo amore se ero riuscito ad andare avanti, durante uno dei periodi più bui della mia vita.

Ecco perché decisi di ripagarla in qualche modo, prima di partire per il tour. Motivo che mi aveva spinto a parlare con Stefano, perché dopo avergli detto ciò che avevo dentro di me, mi sentii più libero di chiedergli il favore che mi aveva portato dov’ero in quel momento.

Prima di partire per la tournée, dovevo assolutamente fare quello che ero in procinto di compiere… Sperando che potesse essere un incontro civile e non uno scontro di lotta libera.

Avevo chiesto a Stefano di condurmi in quel luogo, perché non conoscevo l’indirizzo esatto e l’unica persona che poteva dirmelo, era l’unica a cui non volevo far sapere che fossi intenzionato ad andarci.

Una volta andato via il mio accompagnatore, rimasi ad osservare quell’abitazione: solo qualche mese prima Pasi viveva lì e nel momento in cui avrei varcato la soglia, sarei entrato nel suo passato, avrei conosciuto una parte della sua vita che apparteneva a ciò che ancora non conoscevo di lei. Probabilmente il mio desiderio di conoscere tutto ciò che la riguardava, aveva avuto un ruolo importante nel farmi prendere quella decisione e assaporai quel momento, bloccato tra il desiderio di andare avanti e la contemplazione di quell’attimo in cui stava per mutare qualcosa nel nostro rapporto.

Quando mi decisi a compiere quel passo verso casa sua, riportai alla mente il discorso che avevo preparato e bussai alla porta concentrato: in un modo o in un altro, avrei detto ciò che mi premeva far sapere.

Venne ad aprirmi suo padre. Non avevo ancora avuto modo d’incontrarlo, ma la parentela con la mia  strega era palese sul suo volto: avevano gli stessi tratti somatici e gli stessi occhi verdi, che però nel caso del suo genitore, erano molto più spenti e non avevano quel guizzo vitale che adoravo osservare sul volto di Pasi.

Mi guardò con evidente sorpresa e curiosità sul viso, perciò mi affrettai a presentarmi.

«Buonasera, lei è il signor Vittorio Isoardi?»

«Sì, sono io… Chi mi cerca?»

«Sono Emile Castoldi… Sono il ragazzo di sua figlia Pasi.»

Vidi il suo sguardo indurirsi e prima che potesse cacciarmi in qualche modo, mi affrettai a continuare la mia presentazione: «Pasi non sa che sono qui e non voglio nemmeno farglielo sapere. Sono venuto perché credo che stiate commettendo un grave errore nel tenerla lontano dalle vostre vite, come se fosse un’estranea, senza sapere alcunché al suo riguardo… ad iniziare dalla mia esistenza.»

La diplomazia non era mai stata il mio forte, davvero non riuscivo ad essere gentile nemmeno all’interno di una sola frase… Sperai di non aver iniziato col piede sbagliato, ma ero consapevole che serviva uno scossone per svegliare i genitori di Pasi dal loro coma indotto e dall’orgogliosa indifferenza che rivolgevano alla loro ormai unica figlia.

«La vedo soffrire ogni giorno per un rapporto che non riesce ad avere con voi, che siete le persone più importanti della sua vita e non riesco a capire il motivo per cui voi che l’avete cresciuta, non vediate tutte le qualità che la contraddistinguono e che ne fanno la splendida persona che è.»

Come volevasi dimostrare, suo padre mi guardò con un’espressione sempre più diffidente e minacciosa e mi rispose con poca grazia: «Ma lei come si permette di venire a bussare a casa mia, per sputare sentenze gratuite dal perfetto estraneo quale è? Per quello che mi riguarda potrebbe essere un qualsiasi truffatore, spacciatosi per una persona che non conosco! Non abbiamo niente da dirci, il rapporto con mia figlia non è affare che le compete.»

Vittorio stava per chiudere la porta di casa: dovevo insistere in qualche modo, a costo di sembrare un perfetto maleducato, così poggiai una mano sulla porta per contrastarne la chiusura.

«Sua figlia è venuta qui il mese scorso e avete avuto una discussione, perché lei l’ha accusata di aver abbandonato la famiglia e qualche tempo dopo ha incontrato sua moglie per strada, con cui ha avuto un’altra discussione.  Come potrei sapere una cosa simile, se non avessi parlato con Pasi?»

La porta si arrestò e il padre della mia streghetta, mi guardò dal poco spazio ancora rimanente tra l’anta e l’uscio: «Cosa vuole lei, da noi? Il rapporto con nostra figlia non è affar suo.»

«Lo è dal momento in cui ho scelto di starle accanto, perché voglio vederla felice ed ora non lo è. Le mancate e vi sente ogni giorno più lontani.»

La mia mano era ancora ferma sulla porta e continuai a fronteggiare deciso il volto dell’uomo che avevo davanti. Stavo rischiando di ferirmi: se Vittorio avesse deciso di chiudere la porta violentemente, questo avrebbe potuto pregiudicare la mia capacità di suonare, ma ero intenzionato a non farmi sconfiggere per nessuna ragione al mondo.

Per fortuna le mie parole dovettero risultare convincenti, in qualche modo, perché il padre di Pasi finalmente aprì la porta e seppur riluttante, mi fece entrare: «Smettiamola di dare spettacolo e parliamo come si deve, in casa.»

Pasi aveva ragione: quell’uomo avrebbe fatto di tutto pur di non far parlare i vicini!

Appena varcai la soglia di casa, vidi arrivare in lontananza quella che doveva essere la madre della mia ragazza. Aveva un aspetto patito: i segni della sofferenza erano ben visibili nelle occhiaie profonde, nel volto emaciato e nei capelli sciupati. Quella donna non si curava più di se stessa da tempo. Mi ricordò terribilmente mia madre e sentii una fitta al cuore nel ripensare a lei: quel vuoto mi avrebbe segnato per il resto della vita e al solo pensiero che anche Adele potesse finire nello stesso stato di mia madre, sentii ancora più forte il desiderio di fare qualcosa per avvicinarla a sua figlia, che di sicuro sarebbe stata in grado di farla risalire dal pozzo di sofferenza in cui era caduta, di ridarle la gioia di vivere e la speranza, come aveva fatto con me.

Rimasi sull’uscio senza perdermi in inutili convenevoli e iniziai a parlare appena la madre di Pasi fu abbastanza vicina da sentirmi.

«Non voglio imporvi la mia presenza più di quanto sia necessario, quindi andrò direttamente al sodo: vostra figlia è una persona eccezionale. È stata in grado di ridarmi fiducia negli esseri umani nel modo più eroico che io conosca: con la pazienza, la dedizione e l’amore incondizionato. Senza il suo appoggio, probabilmente ora sarei solo un mucchio di rabbia tenuta insieme a stento, invece grazie a lei sono riuscito a riprendere i fili della mia vita. Vostra figlia è in grado di donare un amore infinito alle persone di cui si circonda, quello che fa con tutti ha qualcosa di miracoloso; so che voi non date peso al suo impegno comunitario e mi permetto di dirvi che state sottovalutando uno dei pregi più grandi di cui è dotata.»

«Ho capito, lei è un altro di quei perditempo della comunità, allora.»

Vittorio mi guardò con superiorità, come si guarda un insetto fastidioso e iniziai ad avvampare di rabbia: sicuramente i miei piercings e le parole che avevo detto, mi avevano bollato ai suoi occhi come un “drogato”,  qualcuno che è considerato solo feccia perché nella vita ha preso la strada sbagliata. Odiavo le persone che si fermavano a giudicare dall’apparenza e quelle piene di pregiudizi vecchi e assurdi: se fosse stato un perfetto estraneo, avrei sicuramente risposto per le rime a quell’uomo che viveva con i paraocchi. Ma mi ero ripromesso di dire tutto ciò che avevo intenzione di far sapere loro, prima di uscire da quell’abitazione e se mi fossi fatto prendere dall’ira, nessuno avrebbe più dialogato civilmente. 

«No, io non appartengo alla comunità, la mia esperienza è del tutto personale:  Pasi è stata accanto ad una donna malata, ogni santo pomeriggio per mesi, sacrificando tante ore della sua vita senza nemmeno essere pagata, ma solo per poterle dare conforto e per aiutare me e mio padre. Ha riportato il sorriso in casa nostra salvando tutti i suoi abitanti, è una gran donna e dovreste iniziare a conoscerla davvero per quella che è,  non per quello che fa ai vostri occhi.»

«Non tollero quest’atteggiamento: non solo entra in casa mia con la forza, ma si permette anche di sentenziare…»

«Mi sono permesso esclusivamente perché ho visto troppo spesso sul viso di Pasi, il dolore per non essere apprezzata e accettata da voi. I genitori sono dei pilastri per ogni essere umano e lei finora ne ha sempre fatto a meno. Pasi è forte, ha affrontato due lutti nell’arco di pochi mesi quasi del tutto da sola, riuscendo persino a dare appoggio a chi soffriva come lei. Ma anche le persone più forti hanno bisogno di avere il sostegno e l’affetto di coloro che amano e Pasi ha bisogno di voi, ha bisogno dei propri genitori e di un affetto incondizionato. Quello stesso affetto che lei dona a tutti, senza chiedere altro in cambio.» 

«Quando l’ho vista non mi sembrava che stesse male.»

Sua madre prese parola per la prima volta dopo il mio monologo, la sua frase aveva una nota di disappunto, eppure sentivo anche una reale preoccupazione dietro di essa.

«Apparentemente non mostra alcun dolore, ma ogni volta che la vedo osservare mio padre, ogni volta che noto quanto lui sia ciò che di più vicino ad un genitore lei abbia, sento la sua tristezza. Il suo sguardo si vela ogni volta che accenna a voi… perché deve soffrire per la vostra mancanza, quando siete entrambi vivi?»

Il mio pensiero corse nuovamente a mia madre, ma non dovevo permettere che il mio dolore offuscasse la mia mente e mi distraesse dal mio scopo.

Volsi lo sguardo in direzione di entrambi, sperando di essere stato il più convincente possibile: avevo solo le parole da parte mia, non avrei potuto aprire le loro teste e modificare i loro pensieri. Dovevo solo sperare  di essere stato abbastanza convincente da far breccia nella loro orgogliosa ostinazione… quella stessa ostinazione che ogni volta mi faceva cedere alla volontà della mia strega.

«Meno di un anno fa, avevate due figlie ed ora vivete come se fossero morte entrambe. Perché avete deciso di mettere alla porta, l’unica figlia che vi è rimasta? Cosa ha fatto di così sbagliato, per non meritare il vostro affetto?»

Forse mi ero spinto troppo oltre, ma dovevo giocarmi tutte le carte, dovevo rischiare di essere insolente, per farli riflettere. Vidi Adele stringersi il petto, come se stesse cercando di trattenere un grande dolore, mentre Vittorio divenne il ritratto della rabbia.

«È lei che ha scelto di andarsene da casa! Non l’abbiamo mai messa alla porta! Non accetto che lei venga in casa mia ad offendermi!»

«Può anche non averle chiuso la porta in faccia direttamente, ma con la sua freddezza e chiusura, le ha precluso ugualmente la possibilità di dialogare e avere un rapporto sincero con voi!» iniziai ad alterarmi anch’io, l’ostinazione di quell’uomo era davvero irritante!

«Se ne vada immediatamente, fuori da casa mia!»

«Mia madre è morta e non potrò più abbracciarla finché vivrò. So quanto si sta male quando si perde una persona cara e so che questo dolore, dovrebbe servire per capire che dobbiamo viverci le persone care finché sono in vita: non uccidete Pasi prima del tempo!»

Adele iniziò a piangere e scappò via, mentre Vittorio cercava un modo per farmi uscire da quella casa. Ma io ero piantato davanti alla porta e se non mi fossi spostato, nessun uscio sarebbe stato aperto.

«Chiamo la polizia, la farò arrestare per violazione della privacy!»

«Quanto vi terrà in piedi l’orgoglio? Quanto vi aiuterà a superare il dolore per la perdita di vostra figlia? Trovate logico piangerne una morta e allontanare l’altra ancora viva? Mi auguro che possiate rifletterci su.»

Vittorio aveva la cornetta del telefono in mano, ma non aveva ancora composto alcun numero.

«Le chiedo scusa per questa invasione, ma le chiedo di riflettere su ciò che le ho detto: Pasi è ancora viva e ha bisogno dei suoi genitori, ha bisogno di piangere Simona con voi, ha bisogno di andare avanti e di sentirsi appoggiata da chi le ha dato la vita. Non uccidetela, non eliminatela dalle vostre esistenze.»

Rimasi per qualche secondo ancora fermo in quell’ingresso: di Adele non c’era più traccia, ma sentivo i suoi singhiozzi in lontananza, mentre Vittorio era ancora fermo con la cornetta in mano e lo sguardo basso, fisso su un punto non ben definito. 

Sentii di aver detto tutto ciò che era in mio potere e mi decisi a concludere quella visita forzata.

«Non si scomodi a chiamare la polizia, levo subito il disturbo… Arrivederci.»

Senza attendere una replica, aprii la porta e andai via da quella casa, mettendomi alle spalle tutto il dolore e le parole scomode che vi avevo lasciato dentro, con la speranza di essere riuscito a seminare in quelle due persone devastate da dolore, la volontà di riabbracciare davvero, la loro unica figlia.

























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NDA - the last one

Eccomi qui, è questa è davvero l'ultima volta. La storia ora è davvero conclusa. *me tira su col naso*
Spero che abbiate apprezzato questo capitoletto extra, perché mi è piaciuto per una volta, entrare nei pensieri di Emile e dargli anche la possibilità di ripagare Pasi per tutto ciò che la ragazza ha fatto per lui. Non so se il suo gesto avrà delle conseguenze, ma mi piaceva mostrarvi che nel Pel di Carota c'è un piccolo Darcy, che silenziosamente cerca di risolvere i problemi della sua amata, senza farsene un vanto. 
Aspetterò di sapere i vostri pareri, per chi vorrà darmeli. ^ ^

Grazie a tutte per essere arrivate fin qui.

















 

   
 
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