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Autore: F13    02/12/2012    0 recensioni
l’informatica era stata l’ennesimo magnifico regalo che l’umanità gli aveva fornito, dopo il motore a scoppio e la raffinazione dei liquori ad alta gradazione alcolica.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: scritta per la terza sfida della Staffetta in piscina organizzata da Piscinadiprompt sul Prompt: Crowley, Il demonio sta nella tecnologia
Marginalmente collegata a Le grandi fatiche di un modesto libraio di Soho

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Per incasinare davvero tutto ci vuole un computer


Per Crowley i primi approcci con la “bestia senza controllo ideata spontaneamente dagli umani” altrimenti detta internet1 non erano stati idilliaci. Non gli piaceva ricordarsene, ma anche lui sotto, sotto era una mente forgiata nella notte dei tempi, magari non si era adagiato sul tredicesimo secolo come altri –troppi altri- della sua fazione, ma parole come tariffazione al secondo, firewall, trojan tendevano a creare una sorta di nebulosa confusione nella sua psiche di rettile millenario.
Però già negli anni precedenti, durante gli albori di quel sistema di comunicazione, aveva avvertito chiaramente l’immensa e infinita potenzialità inespressa della rete internet e aveva intravisto il profilo dei tempi che sarebbero seguiti; milioni di persone protette dal quasi completo anonimato in grado di ammaccarsi reciprocamente la coscienza in pochi semplici gesti, miliardi di nervi spezzati generati da incomprensibili ammanchi di dati o improbabili errori di sistema – ah le schermate blu che pensata geniale che erano state, quasi un’idea buttata li quasi per caso, influenzando il programmatore di turno prima di tutta l’insensata questione “armageddon”, ma un idea che si era rivelata fruttuosa, avrebbe voluto un encomio per le schermate blu ma laggiù il 14 secolo teneva ancora duro -
Certo all’epoca dei primi momenti di diffusione della rete lui era vagamente occupato a fare da babysitter a un piccolo anticristo in crescita, okei all’anticristo sbagliato, ma la cosa lo aveva tenuto comunque abbastanza occupato e soprattutto sarebbe stato stupido iniziare a interessarsi allora al grande mare della tecnologia informatica quando tutto; chip, rete internet, il consigliere a forma di graffetta di microsoft word e l’intero creato sarebbero potuti sparire in un pigro sbuffo di vapore per mano di un pargoletto biondo.
Poi, ad apocalisse scampata e smaltiti i postumi di quella che era stata la peggiore sbronza da festeggiamento angelico demoniaco degli ultimi due millenni, era stato il momento di mettere in gioco nuovi progetti, di ricominciare ad essere creativi nell’ideare l’umana miseria.
Crowley si era detto che ampliare il proprio campo d’azione a questo immenso mare inesplorato e tutto –letteralmente- da navigare era un’idea diabolicamente geniale.

Purtroppo doveva ammettere (rigorosamente solo a se stesso) che i primi tempi c’erano stati momenti di cocente imbarazzo e non avrebbe rivelato a terzi nemmeno sotto tortura, che, fra le altre cose, ci aveva messo un po’ a capire per quale ragione il suo pc pretendesse di “vedere” la stampante.
Ma Crowley era solito perseguire caparbiamente i suoi obbiettivi nonostante gli imprevisti ( tanto più che nessun’etica lo aveva fermato dal ricorrere al mero soprannaturale quando il caso lo aveva richiesto) e nemmeno i più seccanti passaggi di installazione di questa o quella scheda audio, video, di rete o modem erano riuscite a scoraggiarlo.

Nei vari momenti in cui qualche testardo mucchio di pixel resisteva all’idea di conformarsi ai suoi desideri Crowley aveva avuto la conferma che quella che stava percorrendo era la strada giusta per il futuro della dannazione umana; se il genere umano non si era fatto scoraggiare dai suoni di sofferenza e dolore che emettevano i modem per connettersi nulla li avrebbe disillusi dal perseverare a infastidirsi reciprocamente e autonomamente con mail di spam e giffine ballonzolanti.


L’umanità era qualcosa di sorprendente alle volte, potendo scegliere di complicarsi la vita tutti i singoli che la componevano, tipicamente in blocco, sceglievano di percorrere le vie più tortuose, fastidiose e reciprocamente irritanti. Fieri della scelta ovviamente .
E questa loro caratteristica si poteva leggere nero su bianco ( o in colore a scelta bastava una pressione del mouse) nelle loro caselle di posta informatica.
Queste infatti si riempivano di assurde missive, che parlavano di rinviare il messaggio almeno ad altri 10,10,1000 utenti per “far succedere qualcosa di bello. A me è successo davvero!”, Il demone aveva inizialmente tenuto d’occhio questo fenomeno, per poi iniziare a nutrirlo e coccolarlo come si fa con un bravo bambino che dà tante soddisfazioni al genitore.
Oppure di mail dal testo di una riga con allegati sovrappeso, contenenti un numero infinito di foto delle vacanze, la geniale evoluzione della sfilata di diapositive post ferie.
Crowley era abbastanza fiero di come gli umani avevano imparato a fare il lavoro al posto suo, anche se, ogni tanto, iniziava a doversi seriamente impegnare per superare le loro idee. Cioè; il suono della connessione del modem? Quale mente malata nel progettare quell’oggetto sveva trovato accettabile la cosa? Se non fosse che aveva personalmente indagato, Crowley avrebbe dato per scontato che dietro a quell’inconveniente ci fosse uno dei suoi , ma invece era tutto genuino frutto dell’ingegno umano.
Esattamente come l’aiutante di office; una manciata di pixel irritanti a forma di graffetta che aveva il potenziale di una granata nell’arsenale della distruzione dei nervi, ma la cui paternità, nonostante le apparenze, era da ricercare ancora una volta fra i mortali.

Nonostante i trascurabili inconvenienti passati chi avesse guardato Crowley oggi avrebbe potuto riconoscere nel demone moderno e attrezzato frequentatore della rete nonché l’orgoglioso proprietario di un assortimento ibrido di varia tecnologia avanzata fra cui I-Phone, palmare, E-reader e anche una strana calcolatrice che, fra le varie funzioni, permetteva anche di leggere gli I-ching2. Tutti oggetti sicuramente più costosi che utili; ma, nelle rare occasioni in cui il caso li aveva consegnati inavvertitamente nelle mani di Azirphale, il demone aveva sempre sentito un lungo brivido freddo risalirgli la schiena al pensiero di cosa l’angelo avrebbe, per sbadataggine ovviamente, potuto far succedere al suo arsenale tecnologico. Usare il palmare come sottobicchiere, era migliore delle ipotesi che Crowley fosse riuscito a formulare.

Sì, il fatto che l’angelo, contrariamente a lui, fosse completamente e totalmente inetto nei suoi rapporti con la tecnologia era probabilmente l’ennesimo punto a favore del mondo dei chip. Azirphale non riusciva mai a dissimulare del tutto gli occhi sgranati l’espressione completamente persa che gli si dipingeva in viso ogni qual volta il demone gli parlava di “Apps” “I-tunes” o delle funzionalità dell’ultimo modello di blackberry, ovviamente usando i termini più tecnici e internettiani possibile per indurre l’angelo in ulteriori domande confuse ma desiderose di spiegazione.
Azirphale in quei momenti gli sembrava un cucciolo con confusi occhi azzurri , un cucciolo che se si fosse reso conto del sadismo che il demone metteva nel confonderlo l’avrebbe arrostito senza troppi rimorsi di coscienza, ma inequivocabilmente un cucciolo.
Ufficialmente Crowley giustificava a se stesso questo atteggiamento come un piano sul lungo periodo per tenere lontane le forze angeliche dal dominio informatico, ufficiosamente il fatto era che non sapeva resistere alla tentazione di guardare l’angelo pendere dalle sue labbra, nell’attesa di ottenere la spiegazione del perché il macinino che aveva per computer continuasse chiedergli il permesso di fare gli aggiornamenti di Adobe Reader.

Oltretutto, anche a voler accantonare le innumerevoli possibilità creative e l’infinità utilità e semplicità sul fronte della dannazione umana, trascurando anche il piacere dei pomeriggi passati a spiegare come utilizzare Skype a Azirphale – si forse quest’ultimo punto era davvero bene censurarlo- anche tralasciando tutto il resto, Crowley aveva trovato nella rete un magnifico modo di ampliare e approfondire uno dei passatempi a cui era, ormai da decenni, parecchio affezionato.

Oh, sì, da quando le amministrazioni parrocchiali avevano iniziato a creare i loro piccoli e sgangherati siti internet , in cui i bravi credenti praticanti oltre a poter scaricare il sermone della settimana in formato PDF potevano anche prendere visione di orari delle riunioni di preghiera e improbabili vendite di torte per la raccolta fondi, Crowley non si era perso nemmeno un occasione per riarrangiare, modificare o complicare nelle maniere più improbabili ogni tipo di pagina web dal chiaro stampo ecclesiastico 3.

Per quanto, almeno con se stesso, fosse costretto ad ammettere che la cosa non poteva essere annoverata come “azione demoniaca” - fatto che Azirphale non aveva mai mancato di ricordargli - la cosa gli dava incredibili soddisfazioni.

Quando esasperati sacerdoti e parrocchiani lottavano impotenti contro il pop up pubblicitario di un sito osé, che si apriva noncurante sulla homepage della loro chiesa; oppure quando, inspiegabilmente, il file delle date degli incontri di lettura del vangelo per gli adolescenti veniva sostituito da quelle della tournee di un gruppo Heavy metal. Bhe.. erano momenti in cui nessuno poteva togliergli il divertimento di osservare spaesati umani affannarsi per fare la cosa giusta e riportare il giusto ordine morale sui suoi binari. Nemmeno la vocina di Azirphale che sottolineava come risultassero puerili certi comportamenti aveva questo potere.

Un notevole cambiamento da quando, semplicemente armato di pennarello e qualche piccola correzione di stampa sovrannaturale, si limitava a cambiare i nomi degli incontri serali, i testi dei volantini distribuiti all’ uscita dalla messa o i canti per i ragazzini del coro.

Sì, l’informatica era stata l’ennesimo magnifico regalo che l’umanità gli aveva fornito, dopo il motore a scoppio e la raffinazione dei liquori ad alta gradazione alcolica.

1 Ma lui continuava a sostenere di preferire il primo nome, magari ridotto in sigla per confondere un po’ le idee

2 non è farina del mio sacco ma la trovate in "La lunga oscura pausa caffè dell'anima" di Douglas adams

3 Dettaglio emerso nei buoni propositi di Crowley per il 2006 punto 2

   
 
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