Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Sinead1370Kimaira    02/12/2012    2 recensioni
Nessuno ha mai cercato l'Amore. E' arrivato così, dal nulla. Tra un battito di ali e una caduta nel vuoto.
Un Angelo e un Demone che non sapevano di avere un cuore si troveranno a lottare contro tutto e tutti.
Anche contro chi li ha creati.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Allora...questa è la mia prima storia su angeli e demoni. Non so che dire....vi avviso solo che non ci sarà nessun classico amore e prima vista nè tanto romanticismo....
Bene...vi lascio alla storia!






Da qualche parte, in quella che potrebbe essere definita la culla della purezza, candide ali si spiegavano tra le soffici nuvole.
Erano morbide piume che con delicatezza sfioravano l’aria senza ferirla, ondeggianti ali bianche come la prima neve invernale, accompagnavano su per i cieli corpi scolpiti di giovani angeli.
Chiunque li avrebbe riconosciuti grazie ai loro biondissimi capelli, che vantavano sfumature dal biondo grano al biondo cenere, ai loro occhi azzurri come il mare col vento di bonaccia, verdi come i prati erbosi nei pressi dei gorgoglianti ruscelli o marroni come il resistente cuoio.
Non avrebbero avuto dubbi sulla loro natura di figli del cielo di fronte alla loro pelle abbronzata come la sabbia sotto il sole estivo.
I loro corpi, che sembravano scolpiti nel marmo, si muovevano con grazia nel cielo primaverile.
Stavano attenti a non oltrepassare i limiti che a loro erano stati imposti: Non troppo vicini al sole, nè alla terra ma nemmeno troppo lontani dalle rassicuranti e candide mura che circondavano quel regno sterile.
Infondo la vita di un angelo è esattamente così, tutto nella giusta misura senza eccessi né difetti.
Eppure erano tante le cose che gli Angeli non potevano provare.
Pur essendo creature nate per amore, non potevano donare il loro cuore a nessuno se non al loro creatore.
Ma in una dimensione dove tutti ti salutano sorridenti e amorevoli, non avevi bisogno di legarti materialmente a nessuno.
Gli Angeli non si ponevano mai domande.
A loro veniva Insegnato cosa è Bene e cosa è Male, e tutto ciò che non rientra tra le loro conoscenze viene allontanato.
I piccoli nati devono ancora imparare cos’è giusto oppure no.
E sono proprio loro, i cuccioli della luce, a svolazzare contenti sotto lo sguardo vigile ma al contempo dolce di Mikaeles.
Intanto, seduto su una panchina all’ombra di un salice, un ragazzino osservava la scena con un sorrisetto scettico a increspargli le labbra.
Patetici.
Fu l’unico commento che gli passò per la mente.
A prima vista nessuno lo avrebbe scambiato per un Angelo.
Colpa dei capelli ribelli e ricci, neri come i carboni consumati dal fuoco, gli occhi insoliti che mettevano in contrasto il rosso del sangue, vicino alla pupilla, e il celeste intenso del cielo verso i confini dell’iride, creando irreali venuzze violacee verso il centro.
La pelle diafana risplendeva come scaglie di diamante mentre delicati sospiri sfuggivano dalle labbra rosse come rubini.
Era nato sotto l’ultima Luna Blu, quando tutte le forze reclamano la propria libertà e nonostante avesse visto cinque lunazioni non aveva ancora le ali.
Era quello l’elemento fondamentale che faceva impercettibilmente storcere il naso a tutti gli altri angeli.
Le leggende delle creature senza ali erano conosciute e temute da tutti.
Nessuna delle loro storie era mai finita bene, erano tutti precipitati nel peccato per ritrovarsi ad adorare Lucifer.
Eppure Mikaeles aveva creduto che un giorno anche quell’angelo tanto diverso avrebbe avuto delle candide ali con cui volare.
Atterrando con delicatezza ed eleganza, il loro custode chiamò con dolcezza gli altri tre angeli affinché atterrassero.
Come tirati da una corda di obbedienza tutti si presentarono all’appello e rinfoderarono le ali nelle resistenti e abbronzate schiene.
I loro nomi erano stati scelti con meticolosa cura in modo che potessero suonare il più dolce possibile.
E così erano nati Eliam, Yemil e Dorel.
Allegramente continuarono a conversare con il loro mentore fin quando Mikaeles non fece segno di proseguire senza di lui.
I tre annuirono e andarono via.
L’adulto si avvicinò al salice piangente e porse una mano al ragazzo che era ancora seduto sotto i suoi rami ricurvi.
Con un sorriso rassicurante gli disse: “Luryel, vuoi venire?”
L’altro sollevò lo sguardo e rifiutando la mano si alzò, sorpassando il più anziano.
Senza scomporsi Mikaeles lo seguì, sperando di poter vedere almeno una volta il sorriso sulle labbra del giovane angelo.
 
 
 
 
 
 
In un luogo diametralmente opposto, dove tutti i peccati scorrono in fiumi rossi e le urla dei condannati spezzano l’aria, un demone volava indisturbato con le sue grandi ali nere e squamose.
Sotto di lui, creature incatenate spostavano enormi massi o martellavano il suolo con pesantissimi e logori attrezzi.
Altri esseri vestiti di pelle nera e rossa brandivano delle fruste con tanti piccoli chiodi che laceravano la carne dei malcapitati non appena cercavano di fermarsi.
In quel regno dominato dal dolore non c’era tempo per chiedersi cosa fosse il bene e cosa il male, ma l’unica cosa certa era che tutti quelli che erano costretti a vivere lì avevano scelto il peccato.
Il demone si fermò su uno spuntone di roccia e volse lo sguardo ai suoi simili che sorvegliavano i gironi.
Tutti uguali i demoni.
Pelle bianca come le ossa che giacevano incustodite al suolo, occhi rossi che le fiamme del peccato e come il sangue dei peccatori o neri come gli abissi della perdizione e capelli ribelli come il loro indomabile animo.
Quelli erano i sudditi di Lucifer e di suo figlio.
Proprio così, il demone che si era fermato su quella roccia era l’erede di tutta quella sofferenza.
Shenyur lo sapeva.
Un giorno lui avrebbe governato tutto.
Il vento bollente gli sferzava il viso pallido mentre la chioma nera si espandeva con ordinato caos in tutte le direzioni.
I suoi occhi erano di un rosso intenso frastagliato in alcuni punti di nero e il fisico atletico, fasciato da un completo di pelle nera, mostrava i risultati dei lunghi allenamenti.
Shenyur era sempre cresciuto nell’Averno e solo tre lunazioni fa aveva avuto il permesso dal padre di uscire dal regno.
Aveva sempre vissuto una vita senza regole e ricca di piaceri. Amava circondarsi di numerosi “compagni” con i quali trascorreva le notti.
Si lasciava trascinare dalla passione e dalle sensazioni forti che potessero dargli una scarica di adrenalina.
Per questo,fin dal primo momento in cui aveva visto una di quelle creature bionde che tutti chiamano Angeli, le aveva odiate con tutta l’anima.
Quella loro finta felicità, il solito sorriso che avevano sempre incollato sulle labbra e quell’aria di compassione che provavano verso tutte le anime dannate lo faceva infuriare.
Con un gesto repentino del capo rimosse quelle fastidiose immagini e riprese il suo volo, sperando di tornare nelle sue stanze al più presto. 




Ok...lo so devo solamente sparire dopo aver scritto quest'indecenza....vabbè a voi il giudizio!!
Ciaoooooo!!!!



  
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