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Autore: Lenn chan    05/07/2004    12 recensioni
Fingere nella vita reale, tacere e mentire...stringere i denti e continuare a lottare, ma a quale prezzo? Un'ombra oscura avvolge il passato di Hilary indirettamente legato a quello di Kai, e che condiziona anche il suo presente...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrò nel grande magazzino abbandonato, si guardò intorno; casse di legno ridotte in pessime condizioni e strati di densa polv

Credo che la breve sintesi sia abbastanza esauriente (ma che linguaggio aulico! nd.tutti) per quanto riguarda la trama a grandi linee, (mooooooolto grandi nd.me) il resto lo scoprirete leggendo.
Prima di cominciare però vorrei fare una premessa: 1) molte cose sono inventate da me; 2) se i primi capitoli sono un po' noiosi non preoccupatevi perché servono per spiegare la situazione, poi arriverà il bello (spero nd.me). Comunque credo valga la pena leggerli...
Bene dopo questo interminabile sermone, se non vi siete addormentati (ronf ronf nd.tutti) (appunto ^________^ nd.me) , posso incominciare (era ora! nd.tutti)...

 

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacere sì forte,

che,come vedi, ancor non m’abbandona.  (Dante Alighieri)

 

Entrò nel grande magazzino abbandonato, si guardò intorno; casse di legno ridotte in pessime condizioni, sfondate, gettate malamente negli angoli una sopra all’altra, e strati di densa polvere grigia colmavano la desolazione che si poteva respirare nell'aria. Hilary si sentiva soffocare in quel posto, come se qualcuno le stesse risucchiando l’ossigeno facendole scoppiare i polmoni, ma doveva sopportare, quell'uomo aveva voluto incontrarla lì, in quel dannatissimo deposito, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Si fermò al centro del locale ricordando a se stessa il motivo per cui fosse venuta, e pensando che lo faceva per una giusta causa. Sapeva già che i giorni a seguire sarebbero stati i più difficili della sua vita, nonché quelli in cui avrebbe sofferto molto, per lei, ma soprattutto per i suoi amici. Lei non voleva tradirli, alla fine si era davvero affezionata a loro e quel pensiero la faceva star male, erano giorni che non dormiva la notte, la trascorreva distesa supina sul suo letto con lo sguardo perso nel nulla fissante il soffitto, mentre la sua mente ipotizzava ciò che le sarebbe potuto accadere, e nella maggior parte dei casi, se non in tutti, quello che la sua testolina castana elaborava non era affatto piacevole e anzi mirava al peggio.

Aveva assistito a molti combattimenti tra i Bladebreakers e chi voleva rubargli i bit-power, aveva visto l'impegno che ognuno metteva per non farseli portare via, aveva visto che erano disposti a rischiare la vita pur di non farsi strappare quelle creature leggendarie a cui loro mai avrebbero rinunciato...e ora spettava a lei il compito di catturarli. Pensò di girare i tacchi e andarsene ma c'era qualcosa che non gli permetteva di farlo. Era consapevole dal giorno in cui aveva conosciuto Takao del fatto che prima o poi avrebbe dovuto affrontare lui e gli altri membri della squadra, aveva mentito a tutti fin dall'inizio, aveva finto di non saper nulla riguardo al beyblade quando invece lei stessa era una tra i bladers più abili e capaci in circolazione. Stando a così stretto contatto con i campioni del mondo aveva avuto la possibilità di imparare il loro modo di combattere, conosceva tutte le loro strategie, i loro attacchi, i loro punti deboli; non le sarebbe stato difficile sconfiggerli. E di questo aveva paura, terribilmente paura...si fidavano di lei, le volevano bene, perfino Takao con il quale litigava sempre...come poteva tradirli così? Il solo pensiero la faceva star male, si sarebbe dovuta allontanare da loro e pugnalarli alle spalle. Si, perché era proprio questo che stava per fare. Non voleva, ma non aveva altra scelta. Da ora in avanti avrebbe dovuto considerarli avversari o almeno fingere di considerarli tali, con loro e con lui, Vorkov.
-Piccola Hilary! Da quanto non ci vediamo!- una voce, quasi non umana ma purtroppo familiare, risuonò per tutto il magazzino privo di vita, usato per i loschi piani della Borg, proprio come lei. Alzò gli occhi verso l'odiosa figura paratalesi davanti. L'uomo era per la maggior parte nell'ombra ma la poca luce che filtrava dalla finestra permetteva di rendere nota la sua faccia. Anche se "nota" non è il termine più appropriato in questo caso. La ragazza lo riconobbe per via di quella mascherina nera che non toglieva mai e che a lei aveva finito per dare la nausea.
-Salve Vorkov- disse con la massima freddezza. Un ghigno si fece spazio sul suo volto -Diventi sempre più bella, proprio come tua madre…- sua madre, suo padre…era solo loro la colpa di ciò che stava succedendo a lei e a suo fratello, con quell’incidente spettava a Hilary il compito di pagare i debiti; i suoi genitori erano morti lasciandola da sola a combattere contro se stessa e il suo desiderio di fuggire. -Alla Borg dovrò tenere lontani tutti quei ragazzi che ti si avvicineranno troppo...sai com'è, non devi distrarti-
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter ribattere a quell'affermazione di così cattivo gusto ma dovette trattenersi. Stava dalla sua parte e non poteva permettersi di sbagliare o le conseguenze sarebbero state terribili.
Vorkov mosse qualche passo verso la ragazza facendo riecheggiare il rumore dei suoi pesanti scarponi -Come sai dopo la sconfitta inflittale in Russia la Borg ha cambiato sede e si è trasferita qui in Giappone, sfuggendo alla autorità- incrociò le braccia al petto. Quella ragazzina era l'unica che riusciva a sostenere il suo sguardo tanto a lungo. Riprese a parlare -Il tuo compito è quello di catturare i bit-power dei quattro campioni del mondo e portarceli. Affronterai i Bladebreakers uno per uno-
Uno per uno. Ciò significava che avrebbe dovuto battersi di persona anche con lui. Si chiese se raccogliendo tutto il coraggio esistente sarebbe mai riuscita ad affrontare Kai e il suo Dranzer, rubargli l'Aquila Rossa, ingaggiare una lotta all'ultimo sangue con il ragazzo che amava. All'inizio quel suo insolito carattere l'aveva insospettita, ma poi aveva cominciato a piacerle, così bello, capace, sicuro di sé, misterioso, e standogli vicino aveva finito per innamorarsene. Il pensiero che Kai la potesse odiare per quello che stava per compiere la faceva rabbrividire e piangere di nascosto, rinchiusa nella sua stanza. Dopo l'ultimo campionato mondiale era sparito senza lasciare traccia, ma un anno più tardi si era ripresentato a casa Kinomiya, così come Max e Rei. Più grande, con i capelli un po' più lunghi, più bello, più maturo. E poi i suoi sorrisi...non che li facesse molto spesso ma quando accadeva sentiva sciogliersi dentro, come un cubetto di ghiaccio posto vicino ad una forte fonte di calore. Quando parlava con lui si incantava ad ascoltare la sua voce così calma e dolce allo stesso tempo, così terribilmente sensuale. Sorrise pensando a quei bei momenti che purtroppo non sarebbero più tornati.
-Perché quel sorriso?- chiese l'energumeno vestito di nero.
-Il pensiero di confrontarmi finalmente con loro mi fa sorridere- mentì, non poteva fare altrimenti.
-Sono contento di sentirtelo dire. Comunque non farai tutto da sola, ti aiuteranno dei bladers che ho appositamente selezionato. Sono i migliori della Borg, dopo di te naturalmente-
-Li conosco già?-
-No, per ora. Sono i Black Killer (l'ho inventato nd.me) Takeshi, Jeremy e Carlos, avrai modo di conoscerli e entrare nella squadra-
-Se catturerò i bit-power manterrà la promessa?-
-Certo...sono un uomo di parola. I quattro bit-power in cambio della libertà di tuo fratello-
-E io?-
-Potrai lasciare la Borg, se lo desideri-. Quella era la scelta migliore, la più sofferta ma la migliore. Tentava in tutti i modi di convincersene.
-Ti aspetto domani, così potrai cominciare gli allenamenti-
-Così presto?- non poté fare a meno di manifestare i suoi sentimenti. Non era riuscita a sopportare in silenzio.
-Ci sono problemi?- chiese con il massimo disprezzo e freddezza. Hilary strinse i pugni per farsi forza -No-
Vorkov le gettò un'ultima occhiata prima di andarsene, poi infilò una mano nella tasca della giacca e ne estrasse un portatile. Compose un numero e si portò il telefonino all’orecchio, continuando per la sua strada. Dopo che fu uscito dal grande magazzino, la ragazza, appena quindicenne, rimase immobile al centro del locale in silenzio. Poi cadde sulle ginocchia e scoppiò a piangere.

Draciel e Dragoon si scontravano nel giardino della casa del capitano dei Bladebreakers sfrecciando sul terreno e alzando un gran polverone. Nessuno dei due beyblade sembrava avere il sopravvento sull'altro. Per il prossimo campionato mondiale c'era ancora tempo per prepararsi seriamente e i ragazzi si stavano affrontando a cuor leggero, solo per occupare il tempo divertendosi, anche se mettevano impegno in ciò che facevano. Il professore registrava l'incontro sul suo inseparabile computer, non poteva stargli lontano, quell'aggeggio elettronico era diventato quasi una parte di lui. Rei e Kai invece si limitavano a fare da spettatori, il primo seduto sul portico in legno della palestra, il secondo appoggiato con la schiena al muro che circondava la villa, con la sua solita espressione seria e i suoi bellissimi occhi grigi. La situazione poteva sembrare, all'apparenza, la solita, quella che si ripeteva quasi ogni giorno, eppure mancava qualcosa o meglio qualcuno che animava le giornate, che si metteva a urlare contro Takao, che era causa delle varianti della vita che i ragazzi conducevano da un po' di tempo a quella parte...
Entrambi i beyblade in campo tornarono nelle mani dei rispettivi proprietari. Max si guardò intorno, ripose Draciel in tasca e chiese a quello che fino a qualche momento prima era stato il suo avversario -Takao per caso hai litigato di nuovo con Hilary?-
-No...che io sappia. Perché?-
-Ultimamente mi è sembrata un po' strana, e poi sono giorni che non si fa vedere-
Il capitano non prese molto seriamente quello che gli aveva detto l'amico -Ah, non preoccuparti Max! Prima o poi si rifarà viva!- si sistemò la visiera del cappello all'indietro, come d'abitudine, e si sgranchì le braccia sbadigliando sonoramente -Che ne dite di andare a fare quattro passi?- si diresse verso la porta del giardino senza nemmeno aspettare la risposta sapendo già che gli altri si sarebbero trovati d'accordo con lui e che lo avrebbero seguito. Perfino Kai, che di solito andava da solo sarebbe andato con loro; da quando era tornato dall'amico partecipava più spesso ai discorsi e agli incontri dei suoi compagni, pur mantenendo il suo carattere impassibile e disinteressato, nonostante bisognava ammettere che qualche volta si lasciava andare, e qualche volta si riusciva anche a strappargli una risata sincera.
Andarono a respirare aria pulita nei pressi del fiume, lontano dall'opprimente traffico cittadino. Lo scorrere calmo dell’acqua, il tepore che emanava il sole mattutino che dolcemente batteva sulla terra umida d’autunno disperdevano negli animi una serenità quasi irreale. Quello era il luogo ideale per rilassarsi e lasciare dietro l’angolo i problemi di tutti i giorni, ma a quanto pareva loro non erano stati gli unici a cui era venuta quell'idea...
Li vide in lontananza, avrebbe voluto unirsi a loro ma non poteva più, dal giorno seguente sarebbe stato tutto diverso. Si voltò con l'intenzione di cambiare strada e non incrociarli, ma si sentì chiamare -Hilary!-
Ignorò la chiamata di Takao e continuò a camminare sperando che pensando che lei non li avesse sentiti l'avrebbero lasciata in pace, ma non fu così -Hilary!- ormai l'aveva raggiunta. La ragazza si fermò continuando a dargli le spalle. Cosa gli avrebbe detto?
-Non hai sentito che ti chiamavamo?- le chiese il capitano.
-Si, ho sentito-
-E perché non ti sei fermata? Ci stai forse evitando?-
-Si, vi sto evitando- dalla sua voce era facilmente intuibile che c'era qualcosa di diverso, qualcosa che non andava. La risposta così schietta e fredda colse di sorpresa i cinque ragazzi; non era da lei comportarsi in quel modo, Hilary era una ragazza abituata a parlare alle persone guardandoli negli occhi e non dandogli le spalle.
-Ah...e perché?- esitò nel proporle quella domanda.
-Perché vi sto facendo un favore...tra pochi giorni sarete voi ad evitare me, io vi sto solo risparmiando la fatica di farlo- in fondo non gli stava mentendo. Quando avrebbero scoperto che voleva rubargli i bit-power di certo non l'avrebbero accolta ancora tra loro a braccia aperte.
-E perché ti dovremmo evitare?- quella conversazione stava prendendo una piega assurda e inspiegabile.
-Lo saprete presto- ancora non era pronta a raccontargli la verità su ciò che lei era veramente e su ciò che avrebbe dovuto fare. Sapeva che se lo avesse fatto sarebbe scoppiata a piangere e non voleva che questo accadesse. E non poteva nemmeno rivelargli le cause per cui era costretta ad agire così o Vorkov non glielo avrebbe perdonato e le conseguenze non le avrebbe pagate solo lei...riprese a camminare lasciando i suoi amici, perché per Hilary nonostante dovesse fingere il contrario lo erano ancora, incapaci di capire il suo strano comportamento. Si sentì afferrare per un braccio -Si può sapere che ti prende?-
-Lasciami Takao!- urlò liberandosi dalla sua stretta. Finalmente si voltò verso i Bladebreakers. Passò in rassegna con lo sguardo tutti i componenti della squadra finchè non incontrò quello di Kai. Si fermò su di lui qualche secondo più degli altri poi chiuse gli occhi. Sperava di non provarla ancora. Di non provare ancora l'emozione che gli dava solamente guardarlo, quel brivido che le percorreva tutto il corpo fino a morirle nel cuore che in risposta aumentava il ritmo dei propri battiti. La sua fu una speranza vana...tornò a dargli le spalle -Se posso darvi un consiglio fareste meglio a preoccuparvi per voi e non per me- poi aggiunse -E fatemi un favore: non cercatemi più- prese a correre via per allontanarsi da loro mentre le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi rigandole il viso; per sua fortuna era riuscita a modulare la voce in modo da non sembrare che stesse piangendo.
-Ma cosa le succede? E che significa che faremo meglio a preoccuparci per noi?-
-Io...non lo so Max...davvero non lo so- disse con un'insolita serietà.
-Forse ha un problema-
-E allora perché non ce ne parla, Rei? Dopotutto noi siamo i suoi migliori amici-
-Evidentemente non vuole...-
-O non può- si voltarono tutti verso Kai. -Che intendi con non può?- gli domandò il capitano. Ma il russo non gli rispose, continuava a fissare Hilary mentre si allontanava correndo e si faceva sempre più piccola.
Quella stessa sera nel suo letto ripensava a ciò che era accaduto nel pomeriggio. Era stata brava a non piangere in loro presenza, in fondo aveva dovuto solo recitare la sua parte e lei era abituata a fingere. I giorni che sarebbero venuti sarebbero stati i più difficili perché li avrebbe vissuti alla Borg, dove non poteva permettersi di sbagliare...

Quell'ufficio le era purtroppo familiare, quando ci entrava sentiva brividi gelidi attraversarle la schiena. Non era cambiato nulla dall'ultima volta. La solita scrivania, la solita poltrona dietro di essa, su cui sedeva la solita persona che lei tanto disprezzava. Vorkov poggiò i gomiti sul tavolo dal deprimente colore marrone sbiadito, lo stesso delle pareti e si sporse in avanti -Ben tornata alla Borg Hilary- un ghigno perfido si dipinse sul suo volto -Oggi ricomincerai ad allenarti...ho conservato questo per te- le mostrò un cofanetto nero provvisto di un lucchetto. Aprì uno dei due cassetti del banco e ne estrasse una chiave con cui schiuse il piccolo scrigno. Al suo interno su un cuscinetto rosso sangue era poggiato un beyblade viola acceso con al centro un bit che rifletteva la luce che filtrava dalla finestra, come uno specchio. La ragazza lo prese in mano, era contenta di poterlo finalmente riavere, le era mancato molto durante la sua assenza dall'organizzazione...anche se riaverlo significava usarlo contro di loro. Sentì una fitta provenire dal suo cuore, una fitta che le provocava molto dolore; provò a calmarsi. -Ixion- disse infine. Quello era il nome del suo beyblade.
-Già, con lui tornerai ad essere la blader migliore della Borg- si alzò dalla sedia, incrociò le braccia dietro la schiena e si avvicinò a grandi passi verso Hilary -Ma ora vieni, ti presento i tuoi compagni di squadra- le poggiò una mano sulla spalla, ma la ragazza gli lanciò un'occhiata di fuoco. Vorkov la ritrasse subito -Noto con piacere che non hai perso la tua temerarietà. Bene, pensavo che passare il tempo con i quattro campioni del mondo avesse rammollito anche te!-
Come si permetteva di parlare così? Loro erano le persone migliori che avesse mai conosciuto e di certo non meritavano affatto ciò che gli sarebbe accaduto. Pensò di ribattere ma l’immagine di suo fratello rinchiuso in quella prigione sotterranea, buia, isolata le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno. Era un anno che non lo vedeva e si sentiva terribilmente in colpa per questo, non voleva che pensasse che lei lo aveva abbandonato al suo tragico destino. Si morse il labbro inferiore cercando di reprime le parole che avrebbe voluto urlare contro quell’uomo.
Entrò nella stanza, dove ad attenderli c'erano tre ragazzi, tutti più grandi di uno o due anni rispetto ad Hilary. Vorkov richiamò l'attenzione su di sé -Ragazzi, questa è Hilary, la blader di cui vi ho parlato...- disse indicando la ragazza con un gesto della mano -Vi lascio da soli così avrete l'occasione di conoscervi meglio- e uscì da quell'immensa camera lasciandosi dietro un silenzio inquietante, successivamente rotto da uno dei Black Killer -E così tu saresti Hilary? Ultimamente non si fa che parlare di te qua dentro- esordì il ragazzo biondo, lo spagnolo di nome Carlos.
-Già, dicono che tu sia davvero in gamba, ma non hanno detto che sei anche molto carina-
-Jeremy per favore...è una ragazza! E io non voglio che una ragazza entri nella nostra squadra!- Takeshi guardò la brunetta con un'aria di superiorità scatenando le ire di quest'ultima.
-Se non chiudi quella bocca ti faccio vedere come si diventa maschio in dieci secondi, visto che tu non ci sei riuscito in quanto? Sedici anni?- domandò in modo molto ironico provocando le risa di Carlos e Jeremy -La piccola sa il fatto suo!- Takeshi fulminò con lo sguardo i suoi compagni che smisero immediatamente di ridere, poi si avvicinò alla ragazza con fare minaccioso -Chi credi di essere per parlarmi in questo modo?- la sua espressione non prometteva nulla di buono, così come il tono della sua voce.
-Una blader migliore di te!-
-Allora dimostramelo: se mi batterai entrerai nella squadra, ma se perderai...- un sorriso molto simile ad un ghigno comparve sulla sua faccia -ti farò passare la voglia di fare certe battutine in un modo che credo non ti piacerà molto!- le sussurrò all’orecchio mentre poggiava la sua mano destra sul braccio della quindicenne.
Hilary rimase a fissare gli occhi verde opaco del giapponese poi si liberò dalla sua stretta e senza proferire parola si diresse verso il beyblade stadio al centro della stanza e si mise in posizione aspettando che l’avversario facesse lo stesso. Takeshi si avvicinò all’arena, era sicuro di vincere, non si sarebbe mai fatto battere da una ragazzina sfacciata. Caricò il suo beyblade nero come la notte nel dispositivo di lancio –Vediamo che sai fare, tesoro!-
Intanto qualcuno li osservava grazie alle telecamere piazzate all'interno della Borg -Bene, tutto sta procedendo secondo i piani...-

 

TO BE CONTINUED…

 

Bene, per oggi mi fermo qui (era ora! nd tutti). Nel prossimo chappy Kai sarà molto più partecipe, visto che in questo ha detto solo una battuta!....Ringrazio tutti quelli che leggono (se c'è qualcuno nd, me) e vi prego recensite! Baci!!!!! Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  
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