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Autore: bic    02/12/2012    4 recensioni
Sono passati due anni da quando Orso Bartolomew ha sparpagliato la ciurma in giro per il mondo e tutti stanno raggiungendo la Sunny, ma Nami non arriverà sola.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giovane donna accarezzava lentamente la testolina appoggiata al cuscino, sembrava impossibile che una bimba così piccola potesse correre così tanto da risultare esausta e crollare al suolo come svenuta addormentandosi all’istante; quando la osservava dormire provava una tenerezza infinita.
Nojiko la distolse dai suoi pensieri: - Hai deciso cosa fare?
- Non posso e non voglio lasciarla, e devo ripartire con loro. Sono la mia famiglia e anche la sua.
- Anche io sono la tua famiglia. – Rispose la sorella contrariata.
Nami incrociò le braccia ed osservò la sorella maggiore, poi riprese: - Ti voglio bene e ti ringrazio per essermi stata vicina quando più avevo bisogno di te, ma ora è necessario che torni a navigare.
- Sai meglio di chiunque altro che quella non è certo la vita adatta per una bambina: sempre in mezzo a pericoli di ogni tipo.
- Sono diventata molto fatalista perché mi sono resa conto che tanto i guai, se sono destinati a te, ti inseguono ovunque tu fugga. Guarda noi: vivevamo al sicuro con nostra madre, su una pacifica isoletta e poi Arlong ha distrutto tutto. Preferisco che la mia bambina stia con me e con i miei Nakama, non c’è posto al mondo in cui sarebbe più al sicuro.
Nojiko sbuffò, sua sorella era testarda e sapeva che non sarebbe riuscita a farle cambiare idea.
- Come pensi di dirglielo?
- Oggi andrò alla Sunny con la piccola Bellmer e la presenterò a tutti, ovviamente farò in modo che tenga la bandana sulla testa almeno finché non avrò parlato con lui.
Nojiko sorrise guardando la piccola che dormiva con un’espressione seria e concentrata sul viso, le braccia dietro la testa e le gambe incrociate.
- Perché, credi che se qualcuno la vedesse dormire così non si renderebbe immediatamente conto di chi è il padre, anche senza vedere immediatamente la sua zazzera?
Nami sorrise, era cambiata da quando Bellmer era nata, era diventata più dolce, ma se possibile anche più combattiva. La sorella si alzò e si diresse verso la porta della piccola stanza che avevano condiviso in quei pochi giorni da quando erano arrivate alle isole Sabadoy, si voltò e tentò ancora una volta:
- Non c’è modo di farti cambiare idea, vero? Sai che la tratterei come se fosse figlia mia e vivrebbe in un’isola tranquilla.
La navigatrice scosse il capo e strinse la sorella in un abbraccio: - Grazie Nojiko, ti voglio bene.
Appena la bimba si svegliò Nami si preparò per partire, vestì la piccola con una magliettina bianca e una gonnellina nera, le legò i capelli in due buffe codine e le posò sul capo una bandana bianca a stelline nere, ne aveva una collezione tutte abbinabili con i vari indumenti che solitamente metteva alla piccola.
Sistemò in un capiente zaino tutto ciò che aveva portato con sé e, con la piccola Bellmer in braccio, si avviò verso la Sunny.
I suoi Nakama erano cambiati tutti, tranne Brook ovviamente, la nuova acconciatura donava moto a Robin, Chopper era ancora più morbido e tenero di come lo ricordava, Usopp da ragazzino che era, aveva finalmente assunto le fattezze di un uomo e Franky era beh, Franky era Franky.
Il capitano, il cuoco e lo spadaccino arrivarono in groppa ad uno strano uccello, quando tutti furono giunti sulla nave Nami posò sul ponte la piccola Bellmer, che nel frattempo si era riaddormenta e nuovamente svegliata, e la presentò ai ragazzi: - Ciurma lei è il decimo membro del nostro equipaggio, si chiama Bellmer.
I ragazzi rimasero tutti basiti: cosa diamine ci faceva Nami con una bimba di poco più di un anno?
Ovviamente il primo a riprendersi fu Rufy: - Com’è carina, da dove arriva?
Agli altri Mugiwara apparve un enorme gocciolone dietro la testa, ma Nami per togliere ogni dubbio a chiunque rispose: - Lei è mia figlia, è nata quando ero su Weatheria.
Zoro sbuffò e si voltò di spalle facendo per andarsene, ma Nami, prendendo in braccio la piccola lo raggiunse. Si spostò davanti a lui in modo che i compagni non li vedessero e sfilò la bandana dalla testa della piccola: ne schizzò fuori una testolina verde che lasciò lo spadaccino a bocca aperta.
- Volevo che fossi il primo a saperlo, ma non sapevo come farlo in modo che gli altri non lo scoprissero.-Sussurrò – Mi spiace di metterti davanti al fatto compiuto, sei ancora in tempo a scendere dalla nave se non ti va più di vedermi, se decidi di restare, invece, non sei tenuto a fare nulla per lei, è sufficiente che la tratti come una Nakama.
Zoro era travolto da mille pensieri che doveva riordinare, guardò Nami negli occhi e poi guardò la piccola che lo osservava attenta e che aveva gli splendidi occhioni da cerbiatto della mamma, non sapeva cosa rispondere e si diresse a passo deciso verso le piante di mandarino buttandocisi sotto e cominciando a riflettere: tutte le sue priorità erano andate a farsi fottere nel momento esatto in cui aveva posato gli occhi sul capino verde della piccola.    
Nami era rimasta ferma, si aspettava quella reazione, anche se sperava in qualcosa di meglio. Sanji, non appena vide la bimba senza bandana ringhiò un – Marimo di merda.
E si accese una cicca dirigendosi verso la cucina e ovviamente Rufy saltò su con una delle sue tipiche frasi ingenue: - Oh, guardate, ha i capelli di Zoro!
Il secondo gocciolone apparve dietro le teste dei presenti che erano rimasti del tutto senza parole.
Nami, posando la piccola Belle sul ponte, fornì le indicazioni per la partenza. Ovviamente la piccolina fu immediatamente attratta da Chopper, gli si avvicinò e lo agguantò cominciando a coccolarlo come se fosse un peluche, senza degnare di un solo sguardo gli altri componenti della ciurma.
Quando si riunirono a tavola per il pranzo l’unico a mancare era Zoro, ma nessuno si azzardò a disturbarlo. Bellmer mangiò come un piccolo bufalo lasciando non poco stupiti i pirati poi si posizionò con le mani dietro la testa e le gambe incrociate e si addormentò di botto.
Nami scosse la testa e, proprio in quel momento, dalla porta della cucina entrò Zoro che, vedendo la piccola in quella posizione, non poté fare a meno di sorridere. Prima che lo facesse chiunque altro la prese in braccio e la portò nella cabina della navigatrice adagiandola delicatamente sul letto, rimase ad osservarla attento finché non si accorse che Nami si trovava dietro di lui, appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate.
- Non  permetto a nessuno di prenderla in braccio a meno che non gli abbia dato esplicitamente il permesso, ma vista la situazione farò un’eccezione.
- Senti mocc… , no, cavolo, mica posso continuare a chiamarti mocciosa, ora che abbiamo una bambina.
Quelle parole fecero accendere una piccola scintilla di speranza nella ragazza. Nami tirò fuori dal suo zaino un pacchetto e lo mise nelle mani di Zoro: - Qui ci sono i due anni che sono passati, da quando ho scoperto di aspettare Bellmer fino all’altro ieri, ti ho scritto una lettera ogni giorno, l’ho imbustata ed ho anche inserito fotografie, ricordi, tutto ciò che poteva aiutarti a recuperare questi due anni che ti sei perso della nostra vita, non è un obbligo, è un’opportunità.
- Sai a cosa ho pensato in questi due anni, quasi costantemente? – Si avvicinò con fare suadente lo spadaccino, le baciò delicatamente le labbra e stava per approfondire il bacio quando un gorgoglio lo distolse dall’attività che aveva appena intrapreso.
- Vai a mangiare prima che Sanji sparecchi e ti neghi il pasto, sto io con Belle.
Con delicatezza si coricò accanto alla piccola e la abbracciò per evitare che rotolasse giù dal letto. Zoro rimase un attimo sulla porta a guardare le sue ragazze e poi si lanciò in cucina.
Lì nessuno parlava, non avevano idea di come comportarsi, né di cosa dire a parte il cuoco che continuava a spignattare accompagnando il suo lavoro con una litania di imprecazioni in cui spiccavano, tra le altre, parole come: marimo del cavolo, testa di lattuga dei miei stivali, spadaccino disgraziato.
  
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