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Autore: Achamo    02/12/2012    2 recensioni
[Skyfall]
[Raoul Silva]
Si portò le gambe più vicine al petto, nascondendo il volto tra le ginocchia e lentamente delle lacrime presero a solcargli le guance. Tremava e il suo respiro era infranto dai gemiti del pianto. Lo avevano abbandonato e sua madre lo aveva dimenticato.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Procedura standard



Imprigionato. Intrappolato come un topo di fogna, lui, uno dei migliori agenti britannici dell’MI6.
Sentiva il gelo e l’umido di quella cella gialla penetrargli le ossa e il midollo.
Tremava mentre il sangue si raggrumava acido sulle ferite delle ore precedenti di tortura. Ricordava l’energumeno che gli aveva legato saldamente i polsi e le caviglie alle gambe di una vecchia sedia in legno e aveva percosso tutto il suo corpo nudo con fruste metalliche e in pelle, per poi finire con giocattolini da tortura ancora più sadici dei precedenti. Il sangue schizzava caldo tra le sue urla di dolore. L’uomo gli intrecciava le dita insudiciate dal sangue e dal sudore nei fini capelli d’oro. Un colpo. Un urlo. Prese ad accarezzargli con malizia il corpo nudo e sofferente. Il sangue colava lungo la sua carne e si espandeva in macchie rosse toccando il pavimento.
Gli avevano posto molte domande, alle quali non aveva risposto per fedeltà verso la patria. Così lo avevano gettato in una cella gelida, nudo e lacerato com‘era. Tremava come uno scricciolo.
Si era accovacciato come i neonati e chiudendo gli occhi pensava al tepore che gli mancava e alla vita che aveva trascorso come agente segreto. Uno schifo!
Sputò del sangue impastato alla saliva e riaprì gli occhi nel buio della sua prigionia.
Erano mesi, forse, non poteva saperlo, che lo torturavano ogni giorno e nessuno aveva mosso un solo dito per salvarlo. Perché? Non era forse uno dei migliori agenti? Non era forse un uomo? Non lo avevano considerato. Soffriva le pene dell’Inferno per amore verso la patria e verso M, una donna che decise di chiamare Madre. Lui era Nessuno. Uomo invisibile, muto e mai esistito, forse scomparso per l‘MI6.
Si portò le gambe più vicine al petto, nascondendo il volto tra le ginocchia e lentamente delle lacrime presero a solcargli le guance. Tremava e il suo respiro era infranto dai gemiti del pianto. Lo avevano abbandonato e sua madre lo aveva dimenticato.
Procedura standard.
Tremava nudo e viscido. Le lacrime lavavano il sangue raggrumato dagli zigomi tagliati.
Il suo cuore si frantumò in mille pezzi mentre i suoi pensieri saettavano caoticamente tra i ricordi e le riflessioni. Lo avevano abbandonato e tremava.
Procedura standard.
Nudo.
Nessuno era lì per lui. Era stato dimenticato all’Inferno.
Procedura standard.
Gli rimaneva solo una cosa da fare secondo il codice di procedura: suicidarsi.
Alzò la testa dal suo nascondiglio di lacrime e pensieri ed osservò incredulo il buio con occhi vitrei e vacui. Scrutava tra le tenebre come illuminato da una malsana idea, mentre le lacrime si fermarono improvvisamente.
Non pensava più alla madre come una donna crudele che lo aveva dimenticato, quella matrigna acida e rugosa, perché sapeva cosa lei si aspettava dal figlio più obbediente. Procedura standard: doveva rompersi il molare in cui era stata inserita una capsula letale di acido cianidrico, ingoiarla e attendere la morte.
Si chinò nell’oscurità tastando il pavimento gelido con le mani fratturate in cerca di un oggetto pesante e duro con cui colpirsi la mandibola. Toccò ogni angolo umido del suolo, piegato come un cane che fiuta una traccia, ma cieco. Infine trovò una pietra frantumata, grande quanto il suo pugno, e l’afferrò con avarizia. La portò al petto stringendola disperatamente tra le mani fredde e indolenzite.
Doveva farlo, sua madre lo voleva, doveva frantumarsi il primo molare destro della mandibola.
Inspirò profondamente sentendo i polmoni riempirsi di aria umida e allontanò il braccio con la pietra a sufficienza. Un altro respiro profondo. Strinse gli occhi e con violenza si scagliò il pugno sulla mandibola, che vibrò forte. Dalle bocca volarono denti e schizzi rossi.
La saliva e il sangue grondavano tra le labbra, mentre i denti frantumati uscivano lentamente nel suo dolore muto. Piangeva in silenzio e con la lingua assaporava il sangue cremisi. Soffriva.
Era nudo.
Procedura standard. Doveva continuare, così cercò tra i pezzetti di denti una capsula di forma ovale, liscia e sintetica. La trovò e deciso le diede un morso.
Tremava.
L’acido prese a divoragli i denti superiori in una schiuma bianca e nella sofferenza più cocente che avesse mai provato. Tutti i nervi del suo corpo vennero percossi nello stesso istante. I muscoli s’irrigidirono e le urla uscirono violente e impastate dalla sua bocca schiumosa. Gridava disperato mentre l’acido scivolava lungo la gola e penetrava nello stomaco, poi nel ventre, divorandogli anche le viscere. La lingua si corrodeva e i denti friggevano. I polmoni vennero invasi dalla schiuma corrosiva. Piangeva disperato e nudo, abbandonato da tutti nel suo Inferno.
Soffriva.
Urlava tremante mentre il cianuro lo scioglieva dall’interno. Ardeva in vampe scarlatte e tenebrose, come quelle dell’Inferno, finché non cadde disperato e distrutto dal demone che gli stava divorando le carni.
Nudo, abbandonato e morente: procedura standard.

   
 
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