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Autore: Exentia_dream    03/12/2012    2 recensioni
Derek decide di restare insieme ad Addison, Meredith resta sola.
Poche parole, tanti ricordi.
E fuori pioveva.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Cristina Yang, Derek Sheperd, Meredith Grey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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 Pioggia. Lampo. Tuono.
Meredith aveva paura dei tuoni.
Non della pioggia, perché nel ticchettio delle gocce d’acqua sull’asfalto e contro i vetri lei provava a mandar via un po’ del suo dolore; non dei lampi, perché ogni tanto nella sua camera si accendeva una luce; dei tuoni sì.
Aveva paura del loro rimbombo, del fragore che ogni tuono portava con sé e del silenzio che ne seguiva dopo.
Era nel letto, con le coperte fin sopra la testa.
Troppi lampi, troppi tuoni. Troppa pioggia.
Pioveva da giorni e da giorni era il silenzio.
“La tua scelta è semplice, lei o me… ciò che mi porta ad odiarti mi spinge ad amarti per cui prendi me, scegli me , ama me. Io vado da Joe stasera e se tu dovessi decidere di firmare i documenti mi trovi lì.”
Erano notti difficili, notti che avevano il sapore della nostalgia. E giorni che avevano il sapore della sconfitta.
Dubbi, attese, silenzi.
L’ospedale continuava ad andare avanti, le operazioni venivano portate a termine e alcune non riuscivano.
Meredith era stanca davvero: non riusciva a tenere la mano ferma, non riusciva a trattenere il tremore del suo corpo e il battito del suo cuore quando lo incontrava per i corridoi.
Non ce la faceva, eppure provava ad andare avanti.
Provava ad avere coraggio e a non nascondersi sotto le coperte al rimbombo del primo tuono. Non ci riusciva, non ci riusciva mai.
Aveva pregato e implorato, aveva dato un appuntamento che non era stato mantenuto. Sapeva qual era stato il significato di quella solitudine, quella sera, da Joe… perché lui era andato, sì, ma per lasciarla sola.
“Io sono venuto.”
“Sì, lo so.”
“Ah, resti con lei.”
“E' mia moglie.”
Addison era sua moglie… e non si potevano cancellare così undici anni insieme.
Undici anni da buttarsi alle spalle erano un prezzo troppo alto da pagare, più alto che perdere l’amore della propria vita.
Ossigeno puro.
Eppure Christina gliel’aveva detto, una volta. Meredith lo ricordava.
“Hai detto che Derek e io non ce l'avremmo fatta. Ma hai ragione. La gente non vive per sempre felice e contenta: la gente a malapena riesce a vivere. E allora perché dovrebbe essere diverso per Derek e me?”
Quando le aveva detto quelle parole, Meredith non ci credeva davvero: voleva solo avere ragione.
Poi, da sola, si era chiesta perché tra lei e Derek sarebbe dovuto essere diverso.
Non c’era un perché: non sarebbe stato diverso e basta.
Pioggia. Lampo. Tuono.
Si stringeva di più nelle lenzuola, chiudeva gli occhi e tappava le orecchie: così, la pioggia non l’avrebbe bagnata, la luce del lampo non l’avrebbe accecata, il frastuono del tuono non l’avrebbe assordata.
Era sola. Il letto troppo grande per essere solo suo.



“Non si scappa, mai. Nessuno lascia l'altro qualsiasi cosa succeda.”
Era stato lui stesso a dirlo, era stato proprio lui a scappare.
Di cosa aveva avuto paura? Aveva impugnato la penna, spostato un po’ il documento per firmare il suo divorzio da Addison, si era piegato sulla scrivania… si era fermato.
Undici anni.
Undici anni e poi l’amore.
Non sapeva quanto fossero importanti tutti quegli anni trascorsi con sua moglie al confronto di quei pochi mesi con Meredith.
L’amore.
Le aveva mentito: non le aveva detto niente di lui, l’aveva illusa e poi ferita. Da Joe, quando era andato lì per lasciarla.
Aveva scelto gli undici anni con Addison.
Addison che lo aveva tradito con il suo migliore amico e che era tornata per chiedere perdono.
Non lo meritava- Derek lo sapeva bene-, eppure, lui non aveva firmato quei documenti.
Non aveva firmato i documenti, ma il post-it che lo legava a Meredith sì.
Era ancora lì, dove l’avevano lasciato.
Lì avevano lasciato tutto, anche quello che c’era stato tra loro.
“Io dico cose del genere e tu vorresti scappare nella direzione opposta.”
“Non sono pronta adesso, ma le cose possono restare come sono finché non sarò pronta. Io sarò pronta.”
“Un giorno sarai pronta e io aspetterò. Aspetterò fino ad allora.”
Non l’aveva aspettata, non aveva mantenuto la promessa che le aveva fatto nel momento in cui lei gli aveva detto di non essere pronta, di aver paura.
Meredith aveva paura di tante cose. Dei tuoni.
No, della pioggia no. Dei tuoni sì.
E Derek lo sapeva. Lo aveva capito quando, una notte, nella roulotte, lei lo aveva abbracciato più forte.
Pioggia. Lampo. Tuono.
Sentiva ancora le sue mani stringergli la camicia. Non si era spogliato quella notte, per non lasciarla sola neanche per un attimo.
La amava e il pensiero che fosse stato lui stesso ad allontanarla lo uccideva.
Fuori pioveva, lampi e tuoni. E Meredith aveva paura. E lui l’aveva lasciata sola.
Lei lo odiava, ne era consapevole. Non si chiedeva il perché: lui aveva deciso anche per lei.
Anzi, aveva desiderato che lei lo odiasse e che avrebbe continuato la sua vita, come lui avrebbe cercato di salvare il suo matrimonio.
Lei lo odiava. O forse no.
“Meredith potresti almeno riconoscere il fatto che esisto?”
“Mi manchi.”
Anche lei mancava, eppure Derek era rimasto in silenzio: troppe promesse fatte, poche quelle mantenute.
Lui non poteva dirle la verità, perché non aveva firmato nulla.
Solo il post-it… ma una promessa davanti a Dio non valeva più di un post-it?




“Non sapevo che uscissi con qualcuno.”
“Lo sapevi che sarebbe successo prima o poi.”
“Prima o poi è un po' diverso da adesso.”
“Sì, credo di sì.”
 “E’ sorprendentemente doloroso.”
“Passerà.”
“Davvero?”
No, non sarebbe passato: il dolore sarebbe rimasto lì e ogni tanto sarebbe tornato.
Nelle notti che avevano il sapore della nostalgia e nei giorni che avevano il sapore della sconfitta.
Pioggia. Lampo. Tuono.
Il freddo che non c’era- ma entrava nelle ossa- le teneva compagnia, come un fedele amico di dolore: c’era sempre quando Meredith stava male, perché lei l’inverno ce l’aveva dentro. Anche in piena estate.
E poi, di tanto in tanto- almeno all’inizio-, c’era Doc.
Una carezza, una passeggiata, ma era sempre lei a doversi occupare di lui.
“Ho un cane.”
“Sai una cosa: io adoro i cani.”
“Sto guarendo, quindi non guardarmi in quel modo.”
“Quale modo?”
“Quel modo, il nostro modo. Ti ho dimenticato.”
“Beh, anche io.”
“Davvero?”
“No.”
C’era Doc e lei non aveva dimenticato Derek: le sue ferite non erano guarite e quello in cui si guardavano non era più il loro modo di guardarsi.
C’era Doc e lei era meno sola ogni sera, perché il suo cane si stendeva ai suoi piedi.
C’era Doc e fuori pioveva.
Pioggia. Lampo. Tuono.
E ancora, ancora.
Avrebbe smesso di piovere, prima o poi. Ma se non fosse successo?
Se la pioggia avesse continuato a battere le strade e a scivolare sui vetri?
Se i lampi avessero illuminato ancora la sua camera e i tuoni avessero continuato ad assordarla?
Allora sì, sarebbe stato un bel problema, uno di quelli grossi: lei non aveva paura di niente… ma dei tuoni sì.
Sarebbe passato tutto. Prima o poi. Prima, non poi e sarebbe andato tutto bene.
Meredith aveva le mani vuote e gli occhi pieni di lacrime. L’ospedale andava avanti anche senza di lei. Ma lei? Come avrebbe fatto senza quella distrazione che era anche la sua passione, il suo lavoro, parte della sua vita?
Non ce l’avrebbe fatta, lo aveva capito. Per questo, nonostante la pioggia, si era vestita da dottoressa Grey ed era tornata a salvare qualche vita umana.
La sua no, quella proprio non riusciva a portarla in salvo.





“Così era la fase del fare a maglia? Chi è il prossimo... Alex? Perché ho sentito dire che gli piace saltare da un letto all'altro. Questo è qualcosa che avete in comune.”
“Tu mi hai lasciata. Tu hai scelto Addison. Ora ho rimesso i pezzi insiemi e non ti devo alcuna scusa su come ho scelto di riparare ciò che tu hai distrutto. Non hai il diritto di darmi della sgualdrina.”
Non voleva ferirla, ma lui sì, era ferito.
Meredith era sua e qualcun altro l’aveva toccata. Forse, qualcun altro l’aveva tenuta stretta a sé, mentre fuori pioveva.
Era arrabbiato. Non con lei, perché lei stava solo cercando di salvarsi un po’. A modo suo.
Era arrabbiato con se stesso, con la sua codardia: undici anni finiti con le briciole di un sentimento sfiorito da tempo protetti, i giorni che sarebbero potuti essere perfetti e impregnati d’amore ostacolati.
Derek continuava a guardarla, forse sempre con il loro modo… ma non lo faceva per vendetta, perché non aveva niente da farle pagare: non poteva porgerle il conto dei suoi errori, se era proprio lei che non voleva farlo sbagliare più. E non doveva vendicarsi di niente.
Rimproverarsi sì, doveva rimproverarsi tante cose. Troppe.
Non voleva rimproverarsi da solo: non avrebbe saputo farlo.
“Tu non fai che guardarmi, non fai che osservarmi e Finn ha dei progetti e a me piace Finn: è perfetto per me ed io sto provando davvero ad essere felice… ma non posso respirare, non posso respirare se tu mi guardi in quel modo, quindi smettila!”
“Tu credi che io lo faccia apposta? Credi che non preferirei guardare mia moglie? Io sono sposato, ho delle responsabilità, ma lei non mi fa perdere il controllo: non mi rende impossibile tutto quello che faccio, non mi fa venire il mal di stomaco se penso che il mio veterinario l'ha sfiorata con le sue mani. Io farei qualunque cosa per non guardarti più.”
Ma qualunque cosa non bastava, qualunque cosa era poco. Troppo poco.
Non ce l’aveva fatta: non l’aveva dimenticata. Fingere di odiarla non era stato sufficiente.
E quando se n’era accorto che non era stato abbastanza, aveva bussato alla sua porta.
Non era stato abbastanza il tempo per loro due, non era stato abbastanza l’amore che le aveva dato, non erano state abbastanza le promesse che aveva mantenuto.
Non erano stati abbastanza undici anni della sua vita con Addison… non erano stati abbastanza per rinunciare a una vita con Meredith.
Aveva aspettato che lei aprisse. E fuori pioveva.
Pioggia. Lampo. Tuono.
“Stamattina, stavo per venire a dirti... quello che volevo dire era che... ma adesso tutto quello che posso dirti è che... sono innamorato di te!  Sono innamorato di te da sempre. Sono un po’ in ritardo… so di essere un po’ in ritardo per dirtelo: voglio solo... voglio solo che ti prenda il tuo tempo, sai? Prendi tutto il tempo di cui hai bisogno, perché hai una decisione da prendere. Quando io ho avuto una decisione da prendere...ho scelto male.”
Poi l’aveva abbracciata, perché lei gli aveva preso la mano. “Odiare te è la cosa che più mi sfinisce. E non voglio odiarti. Non posso.”
Pioggia. Lampo. Tuono.
“Sono qui.”
“Ho paura.”
“Lo so. Puoi farcela e sarà finita in un secondo. Ce la puoi fare, Meredith.”
Aveva chiuso gli occhi e si era lasciata andare.
Ma fuori pioveva e Meredith aveva paura…
                                   

Angolo autrice:
Salve a tutti.
Sapete, a volte, le idee vengono all'improvviso e di solito sono quelle che ci soddisfano di più.
Ho scritto questa shot stanotte, mentre fuori pioveva. E' stata proprio la pioggia ad ispirirarmi e la mia tuonofobia (?)
Mentre leggevate, vi sarete detti: "Ma questa frase non c'entra niente con questo periodo della serie."
E' vero: ho mischiato volontariamente i periodi, affinchè nascesse questa storia.
Mi è piaciuto scriverla, spero che possa piacere anche a voi.
Un bacio,

Exentia_dream




   
 
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