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Autore: alynoihara    03/12/2012    0 recensioni
Questa fic era nata come incentrata su fem!Norway, ma oggi mi è girato di finirla con una visione del Natale su al Nord.
Spero vi piaccia.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Danimarca, Finlandia/ Tino Väinämöinen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cinguettio degli uccellini aveva cominciato a risuonare nella stanza, svegliando la ragazza dal torpore del sonno. Si stropicciò gli occhi ancora addormentati e, sbadigliando, si pose davanti allo specchio. Seguirono una rapida occhiata ai capelli arruffati e un altro sbadiglio prima che la sua attenzione si concentrasse sugli occhi color ametista.
Quella giornata sarebbe stata fantastica, se lo sentiva.
Ormai era passata una settimana da quando il suo corpo aveva mutato forma e al posto di un petto piatto ora c’erano due seni e i suoi capelli erano cresciuti in modo spaventoso. Evidentemente aveva giocato troppo con la magia e qualche divinità aveva deciso di punirlo. Si bagnò il viso con l’acqua fin troppo fredda, una normalità lì al nord. Indossò poi il completo che Svezia le aveva cucito, si spazzolò i capelli e, fissata la croce norvegese nei capelli e sistemato il basco blu in testa, uscì di casa.
Camminando nella neve che abbondava, ragionava su come punire Danimarca quella volta. Da quando era una dolce fanciulla, non così tanto esile, Den la scherniva o, nel peggiore dei casi, flirtava con lei e a quel punto Iselin ( quel bastardo si era permesso di chiamarlo con un nome femminile nonostante sapesse che lui era sempre e comunque un maschio ) ricorreva a metodi brutali per dimostrargli quanto bene gli volesse.
Quel giorno era uscita con il martello che l’aveva sempre accompagnata nel periodo vichingo; magari una botta in testa avrebbe aiutato Matt ad arrendersi all’evidenza. Le piaceva camminare nei boschi di prima mattina, quando gli unici rumori che si percepivano erano il canto degli uccellini e lo scricchiolare della neve fresca sotto i suoi piedi. Il sole era ancora basso e solo alcuni timidi raggi riuscivano a inondare gli alberi, da cui cadeva la neve a piccole gocce. Quell’atmosfera era perfetta per la nascita o semplicemente per il riaffiorare di pensieri nascosti che rimbalzavano nella testa come fossero scoiattoli sugli alberi e non permettevano alla ragazza di ignorarli.
Emil, pur essendo un tipo silenzioso e restio a esprimere le sue emozioni, aveva fatto intendere il suo gradimento per il nuovo Lukas e anche Tino, che tendeva a stare sempre nascosto dietro a Svezia, per tutta la settimana non gli aveva staccato le occhi di dosso.
Improvvisamente Iselin si fermò, attirata da un rumore ovattato non molto lontano da lei. Era usuale incontrare cervi o alci nel bosco, infatti la nordica non si scompose più di tanto appena percepì il rumore; rimase invece sorpresa quando a uscire dai cespugli fu una pulcinella. Mr. Puffin non girava mai da solo, o perlomeno lei non lo aveva mai visto in solitudine, quindi si avvicinò all’animaletto e lo prese in braccio, cercando tra gli alberi la figura di Emil, visibilmente preoccupata.
Una chioma del colore della neve spuntò da dietro un albero e i suoi occhi stupiti incontrarono quelli della norvegese. Emil la osservò a lungo, in silenzio e Iselin era restia a fare qualsiasi tipo di movimento. Fu Mr. Puffin a rompere il silenzio, “Questa mattina sei più bella del solito”. La pulcinella era collegata ai pensieri dell’islandese e molto spesso capitava che ne rivelasse quelli che in realtà dovevano rimanere segreti. Questo fece arrossire il biondino, causando un sospiro di irritazione nella norvegese.
“Sarò anche più bella, ma ancora non mi hai chiamata ‘sorellona’..” lo sguardo serio, brillante come un lago, si posò sul viso pallido dell’islandese che intanto stava cercando di distrarsi dalle parole della nordica, “Dillo”.
“Mai. Non lo farò”, ribatté serio e lievemente irritato.
“Fallo”.
“Ho detto di no e comunque sono venuto per conto di Mathias. Sei tardi per il pranco e a Natale non era mai successo”, sbuffò seccato, infilando le mani nelle tasche. La norvegese si avvicinò al fratellino, stringendolo con dolcezza tra le sue braccia e posandogli un bacio sulla fronte.
“M-Mollami ora!”, Emil era decisamente a disagio in quella situazione e prima ne usciva, meglio era, “Su, andiamo”.
Si incamminarono uno di fianco all’altra verso casa del danese, in silenzio per poter godere della musica della natura. Persino lo sbattere delle ali di Mr. Puffin era silenzioso, segno che anche lui apprezzava.
Avvistata la casa, la norvegese già sapeva cosa le sarebbe toccato fare là dentro e di certo non ne era entusiasta. Come varcarono la soglia, l’atmosfera di spensieratezza li colpì con forza, ma nessuno dei due sorrise, limitandosi a riporre i cappotti sull’appendiabiti. Un danese un po’ troppo allegro planò sull’unica ragazza nella stanza, abbracciandola e piroettando facendole dondolare le gambe nell’aria. Per sua sfortuna, un pugno lo colpì in piena testa, facendo così poggiare alla norvegese i piedi nuovamente a terra. Un piccolo batuffolo di pelo bianco le si avvicinò, salutandola ancora prima che Tino potesse guardarla in viso senza arrossire. L’ultimo ad accoglierla fu Sve che, anche se con fare inquietante, si protese a tenderle una mano. Sve non era tipo da contatto fisico se non con Tino, ma questo infondo a Iselin non dispiaceva.
“Ma diavolo, Lukas! Potresti essere più buono a Natale!”, Den si lamentò premendosi una mano sulla fronte.
“Non mi faccio condizionare dalle festività, ma almeno nella tua testa hai capito che sono ancora io”, rispose lei con tono piatto mentre stava dritta vicino all’albero addobbato.
“Ma Iselin! S-Scusa, volevo dire Lukas, Mathias ha ragione! A Natale bisogna essere più buoni altrimenti non si possono aprire i regali!”, Tino le si avvicinò con attenzione sotto lo sguardo di Berwald. Emil, che stava in un angolo a osservare piacevolmente divertito la scena, ebbe la malsana idea di guardare Iselin negli occhi.
“Solo se lui mi chiama ‘sorellona’..”, rispose la norvegese indicando Islanda.
Questo intanto aveva girato il viso, sbuffando, “Smettila con questa storia, non lo farò”.
Il danese gli apparì di fianco e gli pose un braccio sulle spalle, parlando ad alta voce, “Forza Emil! Chiamala ‘sorellona’ così poi magari sorriderà!”.
“Come potrebbe succedere una cosa del genere se tu rimani qui, Mathias?”, una semplice e schietta domanda le si posò sulle labbra. Il danese di soffocò con la sua stessa saliva prima di alleggerire la tensione con un sorriso amaro.
“Su, su, venite tutti a tavola! Io e Su-san abbiamo cucinato un bel pranzetto”, Tino cercò di aggiustare al meglio la situazione portando tutti a tavola, ottenendo per un ora un po’ di calma.
Il pomeriggio fu dedicato allo spacchettamento dei regali, preso con troppo entusiasmo da Den che ricevette una carezza un po’ troppo forte da parte di un troll. Un ‘piccolo regalo aggiuntivo’, cos’ l’aveva descritto Norge.
Alla fine del giorno nella casa era calata la tipica atmosfera natalizia, quella che invade tutte le case, anche quelle più sperdute. Erano tutti seduti davanti al fuoco a raccontarsi storie di ogni genere e, come al solito, quelle di Sve erano le più avvincenti, ma solo perché Den era troppo vanitoso e megalomane per raccontarle con serietà e Norge era troppo di poche parole.
Nonostante fossero una famiglia strana, la sera li accolse come in Natale di ogni anno. Emil stretto tra le braccia di Iselin che intanto si era addormentata sulla spalla di Mathias. Sulla poltrona dormivano i sue animaletti mentre, con la schiena appoggiata alla fornitura, lo svedese teneva stretto tra le sue braccia il finlandese.
Ogni dissidio nato tra di loro spariva magicamente la sera di Natale, tornando poi il giorno dopo, ma beandoli di preziosi e indimenticabili momenti tutti insieme almeno per una notte. 
  
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