Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Arimi_chan    03/12/2012    3 recensioni
Una lettera, da una madre ad un figlio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*L'orgoglio di una madre*

*L'orgoglio di una madre*

 

Ricordo ancora, come fosse ieri, la prima volta che ti ho preso tra le mie braccia.

Era una calda mattina di fine Agosto, e tu venisti al mondo circondato da tanto amore.

E probabilmente il più orgoglioso, fra tutti, era tuo padre. Il tanto desiderato figlio maschio aveva aperto gli occhi alla vita, dopo due splendide bambine.

Ed anche io ero orgogliosa di te. Avresti sconvolto la nostra vita, ne ero certa. Sapevo che non saresti stato un bambino come gli altri,  l’ho capito la prima volta che i nostri sguardi si sono incrociati.

E così è stato.

Sei nato prematuramente, e per qualche minuto i medici pensarono non saresti sopravvissuto. Tu, il mio dolce bambino dai capelli dorati, si, perché sei nato con dei meravigliosi ciuffetti biondi, non saresti sopravvissuto.

Eppure in quei momenti, nonostante tu avessi solo poche ore di vita, hai dimostrato una grande forza e voglia di vivere, e ce l’hai fatta. Hai vinto la tua prima, grande battaglia.

Ma in tutte le grandi battaglie, ci sono delle perdite.

E dopo quel seppur breve, ma bellissimo, momento di felicità, scoprimmo che avrebbero dovuto operarti.

Avresti dovuto fare a meno di un rene,  e avresti dovuto continuare a combattere per permettere che l’unico rene che ti rimanesse funzionasse perfettamente.

E per i successivi quattro anni, hai combattuto con onore.

Non hai idea di quanto io abbia pianto e sofferto per tutto quello che hai dovuto affrontare da bambino.

Ogni giorno erano trentadue iniezioni  per te, e trentadue pugnalate al cuore per me. Dio solo sà la paura che ho avuto di perderti in quei momenti. Avrei scalato una montagna a mani nude se me lo avessero chiesto. Tutto pur di salvarti, per permetterti di poter condurre la vita bellissima che avevo sempre immaginato per te.

E non ti nascondo le lacrime di gioia che ho versato quando tutto, dopo anni, era andato per il meglio.

Ricordo ancora il medico, il dottor Anderson,  che entrò nella tua stanza d’ospedale e, dopo averti regalato un album da colorare, ti disse che saremmo tornati a casa. Piangesti tanto, di felicità, per sfogo, in segno di liberazione.

Più crescevi e più mi rendevi orgogliosa di te. I tuoi capelli erano diventati un po’ più scuri con il passare del tempo, ed il tuo sorriso era quanto di più bello avessi visto al mondo.

Non eri il più socievole dei bambini, ma sicuramente eri calmo e pacato, non litigavi con gli altri bambini, non facevi i capricci, eri dolce e gentile con tutti.

E forse proprio la tua gentilezza è stata la causa della tua grande sofferenza durante l’adolescenza, come se tutto quello che avevi affrontato non fosse stato abbastanza.

Avevi nove anni la prima volta che io vidi un livido sulla tua schiena.

Da madre iperprottettiva e premurosa qual’ero pensai subito al peggio, ma cercai di convincermi che fossi caduto durante una delle partite di pallone con i tuoi compagnetti di scuola.

Con il passare del tempo, capii che non era così.

Lo capivo dai tuoi piccoli gesti, dal tuo perenne chiedere scusa per qualsiasi motivo, come se ogni cosa che facessi fosse sbagliata. Sei sempre stata una persona educata, sin da piccolissimo, ma il tuo sguardo diceva tanto, troppo.

E poi c’erano i tuoi pianti durante la notte, le smorfie di dolore e le scuse più banali per non andare a scuola.

C’era un problema, e non potrai mai capire quanto io mi sia sentita stupida a non averlo notato prima.

I tuoi compagni di scuola si prendevano gioco di te, ti usavano, ti strattonavano, ti picchiavano.

E credimi se ti dico che non augurerei a nessuna madre di provare quello che ho provato io.

Ovviamente adesso penserai che io sia superficiale, il peggio lo hai passato tu. Ma un giorno, quando diventerai padre, capirai cosa significa vedere anche solo due occhietti tristi che ti guardano.

Così come per la tua malattia, avrei preferito essere io a prendermi tutte le botte, le frasi di disprezzo e i dispetti che ti hanno fatto.

Ricordi quando, guardandomi negli occhi, mi confessasti tutto quello che ti succedeva? Io ti risposi di dirlo ai tuoi insegnati, di cercare di non infastidire questi bulli, di stare zitto e non rispondere. E forse queste mie parole sono quelle che ti hanno fatto più male, perché tu, in quel momento, non volevi sfogarti con me, stavi semplicemente chiedendo aiuto. E ti chiedo scusa per non averlo capito prima.

Era un bel giorno di primavera quando il preside della tua scuola mi chiamò. Avevi fatto a botte con dei ragazzi. Presi le chiavi della macchina e mi catapultai a scuola il prima possibile. Ti trovai nell’ufficio del preside con un  occhio nero e il labbro inferiore spaccato. Quando ti chiesero perché avevi agito in quel modo, tu, da uomo, rispondesti che quei due ragazzini si prendevano gioco di te da ormai un anno, e che, allo stremo delle forze, avevi deciso di ribellarti.

Avevi affrontato un’altra grande battaglia da solo.

E’ vero, dopo quell’atto sconsiderato sei stato espulso da scuola, ma non sarò mai in grado di spiegarti quanto io sia stata fiera di te, del tuo comportamento e della tua prima, e spero ultima, scazzottata.

Cambiasti scuola e finalmente le cose iniziavano ad andare per il meglio, lo capivo dai tuoi ritrovati sorrisi, dalle tue risate, dalla tua voce quando cantavi. T’iscrivesti in palestre e piano piano vidi il mio bambino trasformarsi in un bellissimo ragazzino. Eri diventato più alto, avevi preso peso e i tuoi muscoli iniziavano a gonfiarsi. Tutto questo senza tralasciare la tua passione per il canto

 E non mi sorprendesti quando una sera, a tavola, annunciasti a me, tuo padre e alle tue sorelle, che avresti voluto provare a fare un audizione.

A soli quattordici anni prendesti coraggio e decidesti di fare il provino per X Factor.

La tua voce era cambiata parecchio nell’ultimo periodo, merito della crescita ovviamente. Avendoti ascoltato sapevo che avresti potuto passare quel provino. E ti spronai ad inseguire il tuo sogno.

Passasti i primi provini ed il bootcamp tranquillamente, ma fù l’ultima prova, la più difficile, a frenarti.

Aveva ragione Simon, eri troppo piccolo. Lo sapevo io e lo sapevi anche tu.

Piangesti tanto, perdere ad un passo dalla realizzazione del proprio sogno è terribile, ma sapevi che avresti potuto riprovarci.

Simon te l’aveva detto: “Completa i tuoi studi e torna tra due anni, sarai una persona migliore.”

E tu, testardo quale sei, hai seguito il suo consiglio. Hai completato i tuoi studi brillantemente e hai continuato a cantare e ad esercitarti per due anni.

Con il più bello dei tuoi sorrisi ti presentasti di nuovo alle audizioni per X Factor. Simon ti riconobbe subito e cercò il più possibile di metterti a tuo agio. Cantasti Cry me a river con un fervore, una vitalità e una sicurezza disarmanti. Io e tuo padre, dietro al palco, ti guardavamo come se fossi la più splendida delle creature, e forse lo sei. Quando hai finito di cantare il pubblico era in piedi per te, Simon era in piedi per te.

E in quel momento realizzai davvero che il mio preziosissimo bambino, quel bambino che per miracolo era sopravvissuto alle atrocità della vita, era diventato un uomo. Un uomo stupendo capace di emozionare e incantare solo con la sua voce.

Ma ancora non sapevamo cosa i giudici avevano pensato della tua esibizione.

E molto probabilmente a te non interessava nemmeno più di tanto,  volevi semplicemente un “si” da Simon. Quel “si” che due anni prima non avevi avuto. 

E sorpreso ed imbarazzato uscisti di scena con quattro “si”.

Ed io ero nuovamente orgogliosa e fiera di te.

Ma, di nuovo, il tuo sogno si infranse. Non passasti il bootcamp, ma venisti richiamato poco dopo.

Tu. Tu ed altri quattro ragazzi.

Quando uscisti dagli studi di X Factor  ti vidi in lacrime, e pensai non ce l’avessi fatta, ed invece mi dicesti che avevano deciso di formare una boyband, e che ne facevi parte, e che saresti partito per la prova finale alle Barbados.

Rimanere in Inghilterra mentre mio figlio, diciassettenne, fa il passo più grande della sua vita mi è costato qualche crisi isterica e molti pianti. Ma pregavo per la tua felicità, perché il tuo sogno si avverasse.

Ti bastava un’ unica risposta affermativa, e la vita tua e di quei quattro ragazzi, sarebbe cambiata per sempre.

E quella risposta affermativa…arrivò.

Avresti partecipato a quel programma.

Tutta Wolverhampton faceva il tifo per te, anche se i più maligni affermavano che non sareste durati molto come boyband.

Ma sei andato avanti, siete andati avanti. Tu e quegli splendidi quattro angeli che hai avuto la fortuna di incontrare.

Nonostante foste cinque sconosciuti siete riusciti a integrarvi benissimo e avete subito fatto amicizia rendendo quella collaborazione ancora più salda.

Più passavano i mesi e più mi sembrava incredibile che voi foste ancora in gioco, che tu facessi parte di quella grandezza che erano e che sono gli One Direction.

Arrivaste all’ultima puntata e vi classificaste terzi, non avevate vinto, ma per me il vero vincitore, non del programma, ma della vita, sei tu.

Quella sera, mentre ero in lacrime, in studio, mi sorpresero particolarmente le parole di Simon. “E’ solo l’inizio per questi ragazzi.”

E io lo speravo davvero, perché ve lo meritavate.

Perché nonostante foste giovani, avevate tanta volontà e tanta voglia di crescere.

Ok, forse Louis era ed è l’unico che non ha tanta voglia di crescere, ma siete diventati grandi insieme.

E Simon mantenne la sua promessa nel modo più strabiliante possibile.

Adesso siete famosi in tutto il mondo e non mi abituerò mai a vederti in televisione o sui giornali, non mi abituerò mai ad essere riconosciuta per strada e purtroppo non mi abituerò mai alla tua assenza.

Perché la casa è vuota da quando non ci sei più, nessuno canta per me, nessuno mi abbraccia e mi dedica fantastici sorrisi.

Niente da togliere alle tue sorelle, naturalmente, ma come ti ho già detto, sei sempre stato un bambino speciale per me, e sono felice di sapere che adesso sei speciale per tante altre persone.

Hai combattuto contro la morte, contro dei ragazzini stupidi, hai affrontato il tuo stesso sogno a testa alta e ne sei uscito vincitore.  E per una madre non c’è niente di più bello.

Ti auguro di essere felice per sempre, di continuare ad affrontare la vita con tutta la forza e determinazione che hai avuto in questi tuoi primi 20 anni,  sbaglierai e cadrai, sei giovane, ma ti rialzerai e farai vedere a tutti quanto vali e cosa sei capace di fare.

Restando semplicemente quello che sei, il ragazzo più maturo, dolce, sensibile e onesto che esista sulla faccia della terra.

Per tanti sarai anche un idolo adesso, ma per me resterai sempre il mio piccolo Liam.

 

                                                                                                                             Con tanto amore, Mamma.

 

Angolino Autore.

Ciao a tutti. Questa è la mia prima OS sugli One Direction.

E’ nata di getto dopo aver visto, per l’ennesima volta, il provino di Liam. Mi sono sempre chiesta cosa pensasse sua madre in quel momento, di cosa potesse provare e di come ci si senta ad avere un meraviglioso figlio come lui.

Spero vi sia piaciuta e che spendiate un poco del vostro tempo per lasciare due paroline, vi sarei eternamente grata.

Voglio precisare che le ricostruzioni narrate in questa fan fiction si basano su informazioni apprese su internet e che ovviamente i personaggi narrati non mi appartengono e che non scrivo a scopo di lucro.

Spero di rivedervi presto,

Arimi.

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Arimi_chan