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Autore: bik90    04/12/2012    3 recensioni
Natsuki è una nuova studentessa dell'Accademia degli Spiriti avendo ricevuto un dono molto particolare come tutti gli altri studenti che vi studiano. Eppure in lei e nel suo Spirito c'è qualcosa di diverso, qualcosa che gli altri non hanno e non avvertono nemmeno. Perché solo lei si sveglia nel cuore della notte urlando e tremando dopo aver sognato cose orribili? Sono forse reali? A chi potrà rivolgersi per chiarire i suoi dubbi? La Presidentessa del Consiglio Studentesco, come anche la Preside dell'Accademia sembrano sapere qualcosa.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il paesaggio che le si stagliava davanti la lasciava indifferente. Un paio di volte aveva fissato un punto indefinito del cielo limpido e altrettante volte era tornata a fissarsi la punta delle scarpe. Avrebbe tanto voluto viaggiare in moto ma suo padre era stato categorico e avevano dovuto usare la limousine che di solito veniva lucidata per le grandi occasioni dell’uomo. Lamentarsi non era servito a niente. Provare a dirgli che a lei di quell’Accademia non fregava niente non aveva portato a nessun risultato.
<< Impaziente di arrivare? >> la stuzzicò il signor Kuga che sedeva di fronte a lei mentre sorseggiava un bicchiere di vino bianco.
Lei lo guardò in cagnesco senza rispondere e questa sua reazione lo fece scoppiare a ridere.
<< Vuoi una coca-cola? >>.
<< Smetti di fare il padre premuroso, lo so che sei contento di liberarti di me >>.
Goro allargò le braccia in segno di resa.
<< Ammetto che non mi dispiacerebbe che qualcuno ti rimettesse in riga >> disse con calma << E poi dovresti essere orgogliosa di frequentare l’Accademia degli Spiriti, non a tutti si presenta quest’occasione. Non tutti possono vantare di avere uno Spirito >>.
Involontariamente Natsuki si toccò il lobo destro dove da qualche giorno vi era incastonato il piccolo orecchino con un piccolo cristallo. La gemma brillò per un attimo al contatto delle sue dita.
<< Sei amareggiato che non sia capitato a te? >> gli domandò in tono brusco.
Suo padre non rispose preferendo limitarsi ad osservarla e la sedicenne tornò a guardare fuori. Ormai non doveva mancare molto al loro arrivo. Scostò leggermente la manica dell’uniforme della sua vecchia scuola che aveva indossato per vedere che ora fosse. Si erano messi in viaggio all’alba ed era quasi ora di pranzo. Sentì il suo stomaco brontolare ma non se ne curò, il suo unico pensiero era trascorrere meno tempo possibile con quell’uomo. Le venne da sorridere riflettendo sul fatto che, nonostante avessero vissuto per sedici anni sotto lo stesso tetto, erano quasi due estranei. Non avevano mai avuto un buon rapporto e lei fin da bambina aveva preferito la compagnia della loro vicina di casa. Era una donna sola, di mezza età, molto gentile che le preparava sempre i biscotti per merenda. Quando frequentava la scuola elementare, si fermava sempre da lei e veniva aiutata con i compiti; successivamente, quando avrebbe potuto stare a casa da sola, cucinarsi e studiare, vi si recava lo stesso. Ripeteva a se stessa che lo faceva per tenerle compagnia, perché non c’era mai nessuno che la andasse a trovare ma nel suo cuore sapeva la verità. Quella signora le ricordava la madre che non aveva mai avuto e che era morta nel metterla alla luce. Suo padre non si era risposato una seconda volta e quindi quella era l’unica figura femminile di riferimento che aveva. Ma poi un paio di mesi fa anche lei era morta di infarto fulminante secondo il parere dei paramedici che stavano portando via il corpo mentre la sedicenne stava rientrando. Così non aveva potuto raccontarle la sua giornata come faceva sempre, non aveva potuto sentire il profumo dei suoi biscotti che si espandeva per la cucina, e soprattutto non aveva potuto dirle addio. Se n’era andata in silenzio esattamente come Saeko sedici anni prima. Nell’arco dei mesi che seguirono poi, la sua vita fu completamente stravolta. L’arrivo di Duran, il suo Spirito, era stato così improvviso che quasi non si era accorta di quello che era accaduto. Solo quando un forte dolore l’aveva colta all’altezza dell’orecchio si era accorta dell’orecchino e di quello che significava. Non ne aveva fatto parola con nessuno per diversi giorni; d’altronde con chi avrebbe dovuto farlo? Non conosceva nessuno che poteva definire veramente amico e suo padre era sempre troppo impegnato col suo lavoro. Era stato da allora che aveva iniziato a vedere delle cose alquanto strane. Le capitava inaspettatamente e quelle immagini duravano solo un paio di secondi. Delle volte non comprendeva nemmeno lei cosa vedesse, sapeva solo che le faceva terribilmente male la testa dopo. Delle volte le urla che sentiva era agghiacciati. Scosse impercettibilmente il capo domandandosi se fosse normale. Magari avrebbe potuto porre qualche domanda alla preside dell’Accademia, forse lei le avrebbe saputo rispondere e anche prescriverle qualcosa per il dolore. Chiuse gli occhi per un momento e l’attimo dopo la limousine si fermò. L’autista scese dall’auto e aprì lo sportello per permettere a padre e figlia di scendere a loro volta. Natsuki osservò la struttura austera senza un minimo d’entusiasmo.
E così è qui che vivrò d’ora in avanti, pensò con un mezzo sorriso, Se credono d’ingabbiarmi si sbagliano di grosso.
L’autista depositò per terra accanto a lei le due valigie con tutte le sue cose e si affrettò ad allontanarsi ad un cenno del signor Kuga.
<< Fa un sorriso, Natsuki >> la incoraggiò Goro << Stai per diventare un’alunna dell’Accademia degli Spiriti >>.
In quel momento tre figure vennero verso di loro. Una era una ragazza più grande di lei forse di qualche anno, una poco più che una bambina su una sedia a rotelle spinta da una donna che indossava una ridicola uniforme da cameriera. La sedicenne le guardò inarcando il sopracciglio.
 
Shizuru Fujino era stata fatta chiamare dalla preside dell’Accademia e diligentemente aveva lasciato le sue lezioni per recarsi da lei. Era una studentessa di diciotto anni, dagli ottimi voti ed era stata votata dagli studenti come Presidentessa del Consiglio Studentesco per le sue doti e il suo charme. Ma c’era un’altra cosa che nessuno sapeva su di lei. La ragazza rivolse un leggero sorriso a due studentesse del primo anno che uscivano dal bagno e queste si allontanarono parlottando tra loro e gettando brevi occhiate alle loro spalle. Arrivò in presidenza e bussò prima di entrare.
<< Entra pure >> disse la voce della preside.
Shizuru, nell’avanzare, rimase come sempre colpita da quel viso da bambina e dalla costituzione gracile di Mashiro Kazahana. Si domandò come fosse riuscita a ricoprire quel ruolo ma poi preferì lasciar perdere.
<< Buongiorno Shizuru-san >> la salutò cortesemente la preside con un sorriso << Spero di non averti disturbata proprio nel mezzo di una spiegazione interessante >>.
La diciottenne ricambiò il gesto e fece un leggero inchino in segno di rispetto.
<< Buongiorno a lei Kazahana-sama >> rispose << Sicuramente c’è qualcosa di molto importante se la preside vuole parlarmi >>.
Shizuru era sempre stata molto sveglia e perspicace e le sue doti si erano sviluppate ulteriormente con l’arrivo Kiyohime, il suo Spirito.
Mashiro annuì prendendo da un cassetto della scrivania un fascicolo e poggiandolo sul tavolo.
<< Oggi arriverà una nuova alunna >> spiegò << E mi è sembrato doveroso avvertirti >>.
Gli occhi della Presidentessa del Consiglio Studentesco s’illuminarono.
<< Vuol dire che è lei? >> domandò senza riuscire a non far trasparire una nota di gioia.
Di nuovo la preside annuì allungandole le carte affinché le leggesse. Shizuru prese il fascicolo scorrendolo velocemente mentre un sorriso le increspava le labbra. Vide la sua foto e rimase senza fiato. Era lei, non c’erano dubbi; forse i capelli erano un po’ più lunghi ma i suoi occhi erano gli stessi che ricordava. Sentì il cuore iniziare a batterle forte nel petto nel leggere le sue note disciplinari e come veniva descritto il suo carattere. Su quel lato non era cambiata per niente.
<< Come…come avete fatto a capire che era lei? >> domandò alzando per un attimo gli occhi sulla figura sulla sedia a rotelle.
L’altra le fece segno di arrivare all’ultima pagina e Shizuru comprese come era accaduto. La foto che osservava inquadrava la gemma della sedicenne, un cristallo incastonato in un orecchino, posta sul lobo destro. Involontariamente si toccò il suo situato invece al lobo sinistro e sorrise. Era davvero tornata.
Hai mantenuto la tua promessa, Natsuki, pensò portandosi la mano al cuore, Finalmente sei ritornata da me.
La voce della preside la fece tornare alla realtà.
<< Credo che sia lei >> disse semplicemente voltandosi verso la finestra e notando una limousine salire verso l’Accademia.
Shizuru mosse qualche passo verso il vetro senza smettere di sorridere mentre Mashiro spostava la sua sedia quel tanto che bastava per poter passare attraverso lo spazio tra la scrivania e il muro per poter arrivare alla porta. Chiamò la sua cameriera personale per farsi aiutare e tornò a guardare la studentessa.
<< Vorrei che venissi con noi, Shizuru-san >> disse la preside.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si mise a camminare accanto ad entrambe. Quando la vide con quell’aria di sufficienza e il viso imbronciato, comprese quanto le fosse mancata e si ritrovò a pensare che d’ora in poi non avrebbe più dovuto sognarla. Sarebbe stata proprio lì con lei, nello stesso istituto. Avrebbero condiviso gli stessi professori, avrebbero mangiato alla stessa mensa, avrebbero dormito sotto lo stesso tetto. Le sorrise con gentilezza nell’incontrare i suoi occhi e si beò dello sguardo leggermente in soggezione che le rimandò.
<< Buongiorno >> salutò la preside fermandosi di fronte alle due figure << Il signore e la signorina Kuga, immagino. Io sono Mashiro Kazahana, la preside dell’Accademia degli Spiriti >>.
<< Esatto >> fece l’uomo allungando << Piacere di conoscerla Kazahana-san. Sono lieto che mia figlia frequenti questa scuola >>.
Cos’è, uno scherzo?, pensò Natsuki osservando la ragazza che aveva parlato.
A suo dire non aveva più di tredici anni.
<< Il piacere è tutto mio, Kuga-san. Natsuki ha ricevuto un dono molto prezioso ed è giusto che venga seguita in questo cammino >>.
Si voltò verso la sedicenne sorridendole.
<< Natsuki-san, ti presento Shizuru Fujino >> disse la ragazza << E’ la Presidentessa del Consiglio Studentesco, per qualunque cosa puoi fare riferimento a lei. Domande, informazioni, richieste, non farti problemi >>.
Natsuki guardò la diciottenne e improvvisamente quel nome le parve familiare. Se ne domandò il perché.
<< Piacere di conoscerti, Natsuki-san >> disse la più grande allungando una mano per stringere la sua.
L’altra non rispose limitandosi ad acconsentire al gesto. Inaspettatamente una voce rimbombò nelle sue orecchie con forza.
<< Puoi chiamarmi solo Shizuru >>.
Chiuse gli occhi per un attimo per la fitta dolorosa che le attraversò la testa.
<< Va tutto bene? >> continuò la ragazza che le stava davanti con aria premurosa.
<< Sì >> mentì l’altra.
Era la sua voce quella che aveva sentito? Impossibile, non aveva mai visto la diciottenne prima di allora.
<< Bene >> disse Goro guardando prima la figlia e poi il trio << Se non c’è altro, io andrei >>.
<< Le auguro buona giornata, Kuga-san >> rispose cordialmente Mashiro << Natsuki-san, vieni con noi. Shizuru-san ti mostrerà l’Accademia >>.
La sedicenne si voltò un solo attimo verso il padre in segno di saluto prima di vederlo entrare nella limousine e ripartire.
<< Ti serve una mano con le valige? >> chiese la diciottenne.
<< No, faccio da sola >> disse seccamente Natsuki seguendole.
Nel grande atrio si separarono, la preside disse loro che aveva delle pratiche da svolgere e augurò alla nuova studentessa un felice soggiorno in Accademia. Rimaste sole, la sedicenne iniziò a guardarsi intorno dovendo ammettere che quel luogo non somigliava per niente alla precedente scuola che aveva frequentato. Shizuru le mostrò la mensa, l’infermeria, le aule dove si stavano svolgendo le lezioni, i luoghi d’allenamento, le aule studio con i computer nel caso ce ne fosse bisogno ma la sedicenne si limitava ad osservare il tutto senza un minimo d’entusiasmo.
<< Non ti interessa, Natsuki? >> le domandò improvvisamente la Presidentessa dolcemente togliendo il suffisso dopo il suo nome per creare un’atmosfera più intima.
L’altra si strinse nelle spalle.
<< E’ una scuola come un’altra per me >> rispose.
Fredda come sempre, notò la più grande, Eppure io riuscirò a farti ricordare.
<< Ma non è vero questo >> precisò con lo stesso tono << Tutti i ragazzi che studiano qui hanno ricevuto qualcosa di molto speciale >>.
<< Dov’è la tua gemma? >> le chiese in modo diretto la sedicenne.
Shizuru si scostò una ciocca di capelli per mostrarle l’orecchino che aveva a sinistra dove vi era incastonata una piccola ametista. Natsuki lo fissò per una manciata di secondi meravigliata.
<< Ma è come il mio! >> esclamò << Solo che a me è a destra >>.
La diciottenne le sorrise con calore ed una sensazione di benessere investì inaspettatamente l’altra mentre le posizionava dietro l’orecchio i capelli scuri per poter osservare.
<< Sì >> disse << Sono davvero uguali >>.
Le sfiorò il collo con la punta delle dita senza smettere di sorridere. Per la prima volta la sedicenne le rivolse uno sguardo di gioia sincera che le fece spalancare il cuore. Dopo così tanto tempo, era tornata. Aveva promesso che l’avrebbe fatto e finalmente ci era riuscita. Era da quando aveva nove anni che la attendeva, ora non avrebbe più dovuto aspettare.
<< Shizuru-san, Shizuru-san! >> esclamò una voce femminile.
Le due ragazze si voltarono verso destra e videro una ragazza vestita con l’uniforme che faceva intendere la sua appartenenza alla scuola correre nella loro direzione.
<< Salve Mai-san >> salutò la diciottenne allontanando la mano dall’altra.
<< Buongiorno anche a lei >> rispose Mai fermandosi per riprendere fiato << Miss Maria…Miss Maria mi ha detto che è arrivata una nuova studentessa! >>.
Natsuki la guardò inarcando il sopracciglio. Aveva corti capelli rossi ed era alta all’incirca come lei. Probabilmente aveva la sua stessa età.
Sono qui genio, avrebbe voluto risponderle.
Guardò invece Shizuru che le aveva lanciato una breve occhiata.
<< Mai-san, ti presento la tua nuova compagna di stanza Natsuki-san >>.
Nel sentirsi chiamare in quel modo Natsuki sgranò gli occhi e si ritrovò a fissare la terza ragazza.
<< Compagna di stanza? >> ripeté incredula.
<< Ciao! >> la salutò allegramente la rossa tendendo la mano << Io sono Mai Tokiha >>.
<< Natsuki Kuga >> rispose la mora stringendola << Non sapevo che avrei diviso la stanza con un’altra ragazza >>.
<< Oh, ma è una cosa divertentissima!>> affermò Mai che pareva entusiasta della novità << Vedrai, Natsuki, ti piacerà! >>.
La sedicenne si strinse nelle spalle per la seconda volta.
<< Shizuru-san, Natsuki può venire con me? >>.
La Presidentessa annuì con calma.
<< Certo, noi abbiamo terminato >> disse << Mostrale pure i dormitori. Per qualunque cosa non esitare pure a chiedere, Natsuki >>.
Mai prese per mano l’altra sedicenne trascinandola sulle scale dalle quali era arrivata. Varie volte, finché le fu possibile, si voltò per guardare la diciottenne che era rimasta immobile a guardarla.
 
<< Questa è la nostra stanza! >> esclamò la rossa spalancando la porta con aria allegra.
La mora entrò senza mostrare la stessa contentezza dell’altra mentre si guardava intorno. La camera era abbastanza grande e luminosa con due letti posti l’uno di fronte all’altro, due scrivanie, due comodini, due armadi e due librerie. Natsuki si gettò su quello che aveva delle semplici lenzuola bianche comprendendo che l’altro, coperto da un copriletto variopinto, era dell’altra ragazza.
<< Sei stanca per il viaggio? >> le chiese Mai guardandola.
La sedicenne si strinse nelle spalle con fare indifferente e alzò leggermente gli occhi per guardarla.
<< C’era qualcun altro prima di me? >>.
Un velo di tristezza attraversò lo sguardo della rossa per un secondo.
<< No >> rispose appoggiandosi al davanzale della finestra << Sono arrivata l’anno scorso, l’ultimo acquisto dell’Accademia se così si può dire >> rise leggermente << E prima di te non c’era nessuno con cui dividere la stanza. Ho passato un anno da sola in una stanza doppia aspettando che finalmente uno Spirito si decidesse a mostrarsi ad una ragazza della mia età >>.
<< Beh, a mio avviso sei stata fortunata >> rispose Natsuki << Una stanza doppia tutta per te! >>.
Mai le rivolse un sorriso.
<< Sono contenta di non esserlo più sinceramente >>.
<< Sei strana >> commentò la mora stendendosi sul letto e fissando il soffitto << Qual è il tuo Spirito? >> domandò dopo qualche minuto di silenzio.
Era curiosa, prima che Duran andasse da lei non aveva mai pensato che le sarebbe capitato di appartenere a quell’Accademia.
Gli occhi della sua coinquilina s’illuminarono. Era tremendamente contenta di fare conversazione con una sua coetanea nella sua stanza. Natsuki la vide alzare leggermente la manica del braccio sinistro per mostrarle un bracciale d’argento al cui centro era incastonata un’unica gemma rossa. Doveva essere un rubino. Lo sfiorò con la punta delle dita e la pietra d’illuminò per pochi attimi prima di far apparire lo spirito che vi dimorava.
<< Il mio è la salamandra >> rispose mentre la grossa lucertola si arrampicava agilmente sul suo braccio per arrivare alla spalla << Si chiama Kagutsuchi >>.
<< La salamandra è il simbolo del fuoco >> disse la mora << Il tuo Element è associato a questo elemento? >>.
Mai la guardò annuendo.
<< Per essere una nuova sei preparata >> affermò strizzandole l’occhio con aria complice.
<< Ho letto qualcosa su qualche libro >> le rispose con aria vaga Natsuki senza scomporsi.
<< Non posso fartelo vedere >> ribatté Mai << E’ vietato materializzare i nostri Element quando non ci alleniamo >>.
<< Cosa? >> esclamò la sedicenne dagli occhi verdi mettendosi seduta << Perché? >>.
<< Sono le regole dell’Accademia. Purtroppo, non sapendo padroneggiarli al meglio potremmo creare dei problemi e anche farci male >>.
<< Io so padroneggiare benissimo il mio Element >> precisò la mora con uno sbuffo << Oh, avanti fammelo vedere! >>.
<< Non posso, Natsuki >> ripeté la rossa senza smettere di sorridere << Vedrai che non mancherà occasione per mostrarti quanto io sia brava >>.
<< Che palle, però >> sbuffò la sua nuova amica.
<< Che ne pensi se andiamo a mangiare a mensa adesso? >> le propose Mai << Così ti faccio conoscere gli altri! >>.
 
Fissava il pavimento senza osare alzare lo sguardo da un tempo che gli pareva infinito. Dai raggi che filtravano da una finestra alle sue spalle, comprese che doveva essere giorno. Sentiva tutti i muscoli rigidi e doloranti per la scomoda posizione ma non se ne lamentò. Sin da bambino era stato abituato ai lavori pesanti, spesso aveva aiutato il padre, operaio in un cantiere, a trasportare carichi pesanti affinché non si affaticasse troppo. Fece un respiro profondo e si ricordò perché era lì. Da quando aveva ricordato, la sua vita non era più stata la stessa. Era ossessionato dal desiderio di fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi, per salvare la persona di cui era innamorato. Il suo volto si affacciò nella sua mente e lo fece sorridere per un attimo. Nonostante la sua costante imbranataggine, le cadute rovinose, le gaffe che involontariamente faceva, lui l’amava davvero ed era fermamente convinto a fare qualunque cosa per lei. Anche tradirla.
<< Alzati >> disse una voce femminile davanti a lui.
Il ragazzo ubbidì senza però sollevare gli occhi. Sarebbe stato troppo doloroso guardarla negli occhi avendo la consapevolezza che non era lei.
<< Sarai un bravo soldatino? >> le chiese la ragazza in tono ironico immaginando il motivo per il quale teneva lo sguardo basso.
<< Farò il mio dovere se anche tu ti comporterai bene, Sakura >> rispose l’altro leggermente risentito dal modo in cui parlava.
<< Oh, ma che bravo >> scherzò Sakura << Sai, non l’avrei mai detto che questa volta saresti passato dall’altra parte >>.
<< Io voglio salvarla >>.
<< Non è la sua vita che ci interessa, sai perfettamente anche tu cosa è successo cento anni fa >>.
Il ragazzo annuì.
<< Non provare a farle nessuno scherzo >> precisò l’attimo dopo.
Sakura sorrise avvicinandosi a lui.
<< Non vuoi farmi divertire nemmeno un po’? >> domandò sollevandogli il volto con due dita.
I loro occhi s’incontrarono e ancora una volta il diciottenne rimase colpito da quanto erano grandi e verdi.
Esattamente come i suoi, pensò.
Serrò la mascella con un movimento quasi brusco mentre la ragazza si allontanava di pochi passi. Si voltò per un solo attimo e, quando tornò a guardarlo, gli lanciò un cofanetto. L’altro lo prese al volo senza problemi ma non lo aprì.
<< E’ tuo >> disse semplicemente Sakura.
A quel punto lo schiuse scoprendo che al suo interno vi era una gemma nera. La riconobbe immediatamente come un’ematite.  Sollevò gli occhi scuri sulla ragazza di qualche anno più piccola di lui con aria interrogativa. Sakura si strinse nelle spalle e quel modo di fare gli ricordò quello di un’altra persona.
<< Pensavi di poter entrare nell’Accademia degli Spiriti senza uno spirito, forse? >>.
Lui inghiottì un groppo di saliva.
<< Ma com’è possibile che… >> mormorò appena.
La sedicenne gli fece un gesto con la mano per dire che era irrilevante.
<< Mio padre è capace di questo ed altro. Ora indossa il guanto e non togliertelo mai >>.
Il diciottenne ubbidì. Era un guanto di quelli usati per praticare il kendo e non ferirsi alle mani dalle dita tagliate e lasciate scoperte. La gemma era situata perfettamente al centro del dorso dell’arto e non infastidiva per nulla i movimenti.
<< Adesso evocalo >>.
Una scarica elettrica trafisse il giovane nel momento in cui stava per chiedere spiegazioni. Lo Spirito si materializzò da solo al suo fianco guardandolo negli occhi.
<< Dihor >> disse semplicemente lui come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
<< Da questo momento risponderà solo ai tuoi ordini ma tieni sempre presente che il vostro non è, per così dire, un legame nato naturalmente >> spiegò << Non crucciarti se non sarà come gli altri spiriti >> aggiunse con una nota divertita nella voce.
Il ragazzo ordinò al suo Spirito di scomparire prima tornare a fissare la gemma che gli era appena stata donata.
<< Adesso vai, sai cosa devi fare. Mi raccomando, un solo passo falso e sei fuori Takeda >>.
Mentre si voltava, Takeda strinse la mano a pugno ma non disse nulla, camminando verso l’uscita. La sua prossima meta era l’Accademia degli Spiriti.
 
  
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