Who am I?
»and you, what are...?«

Il nero della notte era avanzato per la volta celeste, accompagnato dal tempo, suo fido precursore, conquistando il cielo con la propria oscurità, disperdendo le sue luminose compagne per le tenebre del suo meraviglioso regno. La fredda brezza serale accarezzava gli esili fili d’erba, piegandoli con estrema facilità alla sua lieve forza.
Circondati da carcasse spettrali, due anime profughe si legarono l’un l’altra in cerca di sostegno, in cerca di una falsa tranquillità che avrebbe rasserenato i loro cuori, scossi dalla breve felicità e dalla familiare paura.
Lentamente, dal cielo cadde la pioggia, precipitando nel vuoto, decisa ad abbandonare le soffici nuvole, madri per lei.
Il tintinnare delle gocce aumentò, come se il terreno richiamasse a sé altre lacrime di Dio, scese per assetare la terra impregnata di sangue.
Il figlio del Tramonto digrignò appena i denti, percependo il bruciore delle ferite scoperte purificate dalla pioggia, ed abbracciò l’Alba, proteggendola dal tocco delle gocce.
La Luna, stanca, si strinse al Sole, celando il viso tra il nero del petto del ragazzo, rasserenandosi con i battiti della sua Luce, viva ancora per un altro giorno.
L’eletto di Apollo alzò il volto al cielo e chiuse l’occhio smeraldo, lasciandosi cullare dalle carezze fredde delle lacrime del Dio per cui combattevano.
Odiava la pioggia, perché pensava che fosse solo una scusa, un’attenuazione di quell’Essere Supremo nata per alleviare il loro dovere, racchiudendo nella propria trasparenza la paura e il dolore dell’essere l’eletto del Dio che li amava. E malediceva.
«Lavi…»
Il ragazzo abbassò lo sguardo, udito il richiamo del compagno, trovando un sorriso amaro ad accoglierlo.
«Sono stanco…»
Il guercio sorrise, ed appoggiando con delicatezza il palmo sulla testa dell’albino, gli accarezzò i capelli nivei, compiacendosi di quella piccola gioia.
«Anche io Allen…»
Le dita affusolate scivolarono giù, soffermandosi sulla guancia ferita dell’inglese, che sussultò, a causa del lieve bruciore.
«Sono stanco…»
Lavi sorrise, cingendo l’inerme corpo del ragazzo.
«Puoi riposarti, se vuoi…»
L’albino posò le mani lacerate sul petto del rosso, stringendo tra le dita la stoffa nera dell’altro, macchiata da rose scarlatte.
«Davvero…?»
Il Sole annuì, celando il viso tra gli evanescenti raggi della Luna.
L’Alba sorrise stancamente, chiudendo gli occhi argento, privi della solita luce.
«Grazie…»
Allen sfrusciò il viso, scostando i lembi dell’uniforme del rosso, e si accoccolò sul suo petto, cullato dai battiti lenti e profondi del ragazzo.
«Ti amo, Lavi…»
E sorridendo ancora, il giovane chiuse gli occhi.
«Allen…»
Per sempre