Fanfic su attori > Coppia Hemsworth/Hiddleston
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Autore: kiara_star    04/12/2012    4 recensioni
"Quando era iniziata? Due mesi fa? Quattro? Un anno? Due anni? Non se lo ricordava più il momento in cui il suo maledetto cuore aveva preso a giocargli brutti scherzi. Non aveva mai negato a nessuno, né tanto meno a se stesso, quale profondo affetto lo legasse a Chris, ma adesso era diverso. Quell’affetto si era lentamente ma irrimediabilmente trasformato in altro, e Tom non osava neanche provare a dargli un nome.
[...]
La risata di Zachary si levò nell’aria gelida della notte.
«Questa è la cosa più sdolcinata che abbia mai sentito!»
Tom ridacchiò imbarazzato sprofondando il mento nel colletto alzato, e l’unica cosa positiva di quell’improvviso imbarazzo, era che gli stava decisamente riscaldando il viso. «Gli devi voler molto bene.» Non era una domanda, ma lui non riuscì a trattenersi dal rispondere, come se a Zach fosse davvero servita una risposta.
«Sarebbe impossibile non volergliene.»"
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[Hiddlesworth + Zachary Levi]
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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tom e chris sms
Questa storia è partita come qualcosa alla “Winter is coming” ma poi si è trasformata in “Non so neanche come definirla”. Comunque, è una fic Hiddlesworth Tom POV senza troppe pretese.
Con la partecipazione di Zachary Levi, che per chi non lo sapesse (giusto quei due, tre), è il nuovo Fandral nel sequel di Thor.
La Caitlin nominata è la fidanzata reale di Zach, mentre tutte ciò che leggerete è frutto della mia fantasia bacata e non rappresenta (ahimèèèèè) la realtà. Non sapendo dove ambientare la storia (ero troppo indecisa x_x), non ho specificato la città, per cui fate viaggiare la vostra mente e decidete voi il luogo che più vi aggrada.
La canzone "Happiness" che sarà nominata nel corso della storia, è questa qui (CliccamiTutta), che se ascolterete durante la scena, sono certa vi regalerà momenti indimenticabili! (ma anche no)
Mi sembra tutto.
Vi auguro buona lettura ^^
kiss kiss Chiara
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Friend Zone [Quel limite sottile]



«Andiamo, solo una birra!»
 Tom sospirò cercando inutilmente di reprimere un sorriso di sconfitta.
«Ok, ma solo una.» Precisò indicando il numero con l’indice destro. Zachary annuì vittorioso.
«Perfetto! Ti aspetto nella hall.» E con un enorme sorriso uscì dalla sua stanza.
Rimasto solo, Hiddleston si ritrovò a ridacchiare scuotendo il capo. Zach era dannatamente bravo a convincere la gente, che forse avrebbe potuto interpretare Loki anche meglio di lui.
Si sfilò la maglia e la gettò sul letto alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare quella sera.
Non aveva molta voglia di uscire. Era stanco per le riprese, soprattutto per tutte quelle scene d’azione che erano state provare e riprovare così tante volte, che Tom non si sarebbe stupito se le avesse perfino sognate!
Si passò più volte la mano fra i capelli corti ponderando la scelta fra due capi.
«Questa o quella lì?» si interrogò mordendosi un angolo della bocca. Faceva decisamente freddo quella sera, avrebbe fatto meglio a vestirsi adeguatamente se non voleva beccarsi un raffreddore o peggio. Ci mancava solo quello: chi avrebbe voluto sentirsi Alan e le sue urla?!
Nella sua stanza invece la temperatura era gradevole. Tanto che non gli risultava faticoso gironzolare a petto nudo, intento a recuperare un paio di scarpe dalla valigia. Quelle nere di Versace. Comode ma calde.
Mentre le riponeva ai piedi del letto, qualcuno bussò. Non poteva essere Zach, non era passata che una manciata di minuti da quando era uscito. Non perse tempo a chiedere chi fosse che andò ad aprire.
«Chris!» Gli venne istintivo, come tutte le volte, rispondere al sorriso del collega con il proprio.
«Ti ho disturbato?» Ghignò il biondo indicandogli il petto nudo. Solo in quel momento Tom si accorse dell’aria gelida che gli stava investendo la pelle e si ritrovò a scuotere la testa ridacchiando.
«No, figurati. Mi stavo... cambiando.» Lo informò facendogli segno di entrare.
Quando Chris mise piede nella stanza, l’inglese si affrettò a chiudere la porta. Forse avrebbe fatto meglio a mettersi qualcosa addosso prima di doversene pentire. E di certo il raffreddore, in quel momento, era l’ultimo dei suoi pensieri. Non si trovava molto a suo agio a farsi vedere così da Chris. Si sentiva maledettamente in soggezione sotto i suoi occhi. Ma non aveva mai osato confessarglielo. Non lo riteneva necessario. Soprattutto perché quel disagio non era provocato dal suo essere mezzo nudo -in fondo era un attore abituato ad essere guardato in ogni "condizione"-, ma da quegli occhi azzurri che vi si posavano sopra.
«Stai uscendo?» Si sentì chiedere ed annuì sbrigandosi nell’afferrare la maglia poggiata sul letto. Ed ovviamente nella fretta, aveva preso la maglia scartata nella scelta di prima. Ma andava bene lo stesso.
«Con Zach. Andiamo a prendere una birra» bofonchiò mentre la sua testa si incastrava nel colletto della maglia. Andiamo, come poteva divetare così goffo quando Chris era nei dintorni?!
«Ah, capisco... » gli sentì sospirare, mentre era ancora impegnato ad uscire da quella trappola infernale che aveva le fattezze di una t-shirt. «Tom, vuoi una mano?» Quella domanda lo fece imbarazzare più di quanto già non si sentisse.
«No, grazie...» biascicò dando un fermo strattone e potendo finalmente sentirsi libero da quella stoffa. «Ho fatto!»
Dallo sguardo di Chris, capì che era in condizioni decisamente ridicole, quando poi il biondo gli indicò i capelli con un ghigno, si precipitò davanti allo specchio del bagno.
«Se comprassi maglie della tua taglia, non avresti di questi problemi» sorrise ancora Chris affacciandosi dalla porta.
«Ma sono della mia taglia» precisò lui sistemandosi i capelli che avevano assunto un aspetto più scomposto del solito. Gli era pure venuta una bella linea rossa giusto sulla fronte. Fantastico!
Tom sentì nascere l’urgenza di chiudersi dietro la tenda della doccia e non uscire per i prossimi mille anni. Ma il sorriso divertito di Chris era uno spettacolo che non poteva perdersi.
«Andiamo, Tom, usi indumenti due volte più piccoli del dovuto» ridacchiò ancora Hemsworth, ma prima che potesse ribattere, lo sentì aggiungere: «Ah dimenticavo, sono slim.»
Si ritrovò a ridere al suo stesso riflesso prima di uscire dal bagno e sorpassare il collega per tornare in camera da letto.
Non avrebbe potuto reggere ancora per molto il suo sguardo sottile che pareva bruciargli fra le scapole. Non che Chris lo facesse di proposito, questo Tom lo sapeva, ma era l’effetto involontario ed assolutamente inevitabile che aveva su di lui. Era caduto nuovamente in quel vortice di agitazione, da rendersi conto solo in quel momento di non avergli ancora chiesto perché fosse lì.
«Chris, volevi dirmi qualcosa?» Magari riguardava qualche scena, di certo la sequenza del pomeriggio era stata stancante anche per lui. Lo vide sdraiarsi sul letto con le braccia piegate dietro la testa.
«Nulla di importante» sospirò il biondo chiudendo gli occhi, e Tom si sentì invadere nuovamente da quell’inopportuna agitazione. Chris disteso beatamente sulle sue lenzuola: non andava bene! Per il suo cuore, non andava per niente bene.
«Ehm... » Sentì la salivazione azzerarsi e prese a torturarsi le dita. Cercò di concentrarsi sul legno intarsiato della testiera, sul color salmone delle tende, ma non riusciva ad impedire ai suoi occhi di posarsi sul petto del biondo, che si alzava ed abbassava regolarmente, perfettamente riconoscibile in ogni sua curva dalla sottile stoffa di cotone che lo avvolgeva. Ma non aveva freddo?
Quell’ultimo pensiero così fuori luogo, ma indubbiamente d’aiuto, gli permise di venir fuori da quello stato comatoso. «Hai già qualche impegno? Ti va di venire con noi?» Era una richiesta cortese e doverosa da fare, ma alle sue stesse orecchie era suonata quasi come una preghiera disperata. Sperò che la sua voce non tradisse la sua vera emozione, e parve esser così.
Chris riaprì gli occhi, ma non si sollevò, rimanendo a fissare il soffitto con i bicipiti decisamente costretti nelle maniche dalla sua maglia verde.
«No, grazie. Preferisco buttarmi a letto» sospirò decidendo finalmente di alzarsi.
Tom sentì un freddo fastidioso attraversargli la spina dorsale. Avrebbe gradito la compagnia di Chris ed onestamente non si aspettava quel rifiuto. A dire il vero, non voleva quel rifiuto. Ma forse Chris era solo stanco, anche lui era sfinito in fin dei conti, e se si era lasciato convincere ad uscire, era solo perché Zach era provvisto di un’eccellente capacità di persuasione.
«Sicuro? Ci facciamo solo una birra.» Tentò un ultimo affondo provando quasi un’adorabile tenerezza per se stesso e per quell’ultima disperata supplica, ma parve tutto inutile. Chris scosse la testa dirigendosi verso la porta.
«Divertiti, Thomas» gli sorrise prima di uscire. Poi il tonfo sordo della serratura che si chiudeva.
Era abituato a sentire quel nome pronunciato dalla voce di sua madre, di sua sorella, con tutto il naturale affetto che ne derivava, ma quando era Chris a pronunciarlo, Tom non poteva negare sentisse un profondo calore avvolgerlo. Partiva dalle sue orecchie, che venivano accarezzate dalla sua voce profonda, per poi espandersi in ogni fibra del suo corpo. Era raro che Chris lo chiamasse così, ma quelle poche volte avevano un effetto decisamente devastante su di lui.
Si sedette sul letto facendo un profondo sospiro. Quella situazione andava solo peggiorando.
Quando era iniziata? Due mesi fa? Quattro? Un anno? Due anni? Non se lo ricordava più il momento in cui il suo maledetto cuore aveva preso a giocargli brutti scherzi, né l’attimo esatto in cui aveva iniziato a fare pensieri ben poco casti sul suo amico. Non aveva mai negato a nessuno, né tanto meno a se stesso, quale profondo affetto lo legasse a Chris, ma adesso era diverso. Quell’affetto si era lentamente ma irrimediabilmente trasformato in altro, e Tom non osava neanche provare a dargli un nome. Non poteva accusare nessuno, se non il proprio io, per quell’incauto cambiamento. Chris in fin dei conti non aveva mai fatto niente per fomentare quei sentimenti. Era sempre stato un buon amico, nulla di più. Un complice, un invidiabile collega di set. Ma nient’altro.
Era Tom che si era lasciato trascinare senza riuscire a frenarsi, senza impedire al suo cuore di battere palpiti dal sapore diverso, che riempivano le sue notti di amari sospiri, ed i suoi pensieri di così tante domande, a cui dare risposta, era decisamente difficile.
Tutto sommato, quell’uscita con Zach sarebbe stata un’ottima occasione per chiudere almeno per qualche ora quel cassetto, che stava inesorabile strabordando di emozioni laceranti.



***



«E così le ho detto che poteva raggiungermi questo fine settimana» sorrise Zach bevendo un sorso di birra direttamente dalla bottiglia. Tom annuì lasciandosi cadere con le spalle contro lo schienale di pelle del divanetto.
«Almeno potrete stare un po’ insieme. È molto romantico, Zach» ghignò sinceramente felice per il suo amico. il biondo ridacchiò alzando un sopracciglio.
«Ma io sono un ragazzo romantico, Tom. Cosa credevi?» Tom rise ancora dando uno sguardo al locale poco affollato. Era un posto decisamente tranquillo ed accogliente. Quasi fosse una locanda d’altri tempi. 
Al bancone del bar, c’era una giovane coppia: una ragazza dai capelli castani ed un giovane uomo con un berretto sulla testa. Lui le stava dicendo qualcosa all’orecchio e lei era arrossita. Una scena di pura normalità, qualcuno avrebbe detto anche banale, ma Tom si perse in quella banalità che sentiva così lontana. Avrebbe dato tutto per potersi sentire come un tempo. Come un banale e normale uomo che faceva un complimento ad una bella ragazza.
«Ehi, tutto ok?» la voce di Zach arrivò accorta alle sue orecchie. Annuì con un sorriso tirato.
«Perdonami, mi sono assentato un attimo» confessò bevendo un sorso di birra.
«Me ne sono accorto,» ridacchiò il biondo. «C’è qualcosa che ti preoccupa?» Gli occhi di Levi emanavano una luce comprensiva ché Tom quasi provò l’istinto di liberarsi di quel macigno che gli pesava sul cuore.
«Nulla che non possa aspettare a domani» affermò facendo cozzare la sua birra contro il vetro di quella di Zach. Non era il caso in quel momento di lasciarsi andare alla tristezza. Non era da lui.
«Ci facciamo un altro giro?» Alla domanda del collega, si affrettò a fargli segno di no con un dito, giacché era ancora occupato a bere.
«No, non voglio ritrovarmi con l’emicrania domani» gli confidò quando poté nuovamente parlare.
«Ok. Allora buttiamoci sui crackers in omaggio!» scherzò ancora Zach infilandosi in bocca, in modo davvero poco elegante, una manciata di salatini dalla forme più disparate, e facendo inevitabilmente ridere Tom.
«Sono con te» affermò imitandolo, sebbene lui fosse più tipo da dolciumi e schifezze dall’alto tasso glicemico.

Nel locale iniziò a risuonare una vecchia canzone anni settanta, che immediatamente attirò l’attenzione di Zach.
«Adoro questa canzone!» affermò esaltato l’americano dopo le prime note. Sul viso un’espressione allegra assolutamente contagiosa, che avvolse ovviamente Tom.
«Non l’avrei mai detto!» affermò con un ghignò l’inglese mangiando un altro salatino. Ma Zach non gli prestò ascolto, alzandosi dal divanetto e facendo qualche passo di ballo, sotto lo sguardo divertito ed anche sorpreso del resto del locale.
«Happiness...» canticchiava Levi con tanto di gestualità degna della migliore cantante gospel, mentre qualche altro coraggioso si univa a lui in quella danza così retrò. Tom si dovette tenere la pancia per non crollare dalle risa.
«Zach ti giuro: sei adorabilmente imbarazzante!» annaspò fra una risata e l’altra sbattendo una mano sul legno de tavolo. Il collega intanto era nel pieno di uno sfrenato ballo in compagnia di una signora non più giovanissima. Tom si godette quella scena così stramba ma assolutamente irresistibile, che riuscì ad esaltarlo senza neanche bisogno di altro alcol nello stomaco.
«Signora, è una ballerina bravissima» terminò infine Zach baciando la mano della donna che se ne tornò al suo posto ridacchiando. Qualcuno si concesse anche qualche applauso che Tom si affrettò ad infoltire con il suo battere di mani.
«Sei stato sensazionale!» si congratulò con l’amico quando gli si sedette di fronte.
«Bontà vostra, sire» enfatizzò quest’ultimo con tanto di accenno ad un inchino. Tom si sforzò di smorzare le risate per puro contegno, asciugandosi perfino una lacrima rimasta sospesa sulle ciglia. Quella risata gli aveva completamente indolenzito i muscoli, quasi avesse fatto una decina di vasche. Ma la cosa era assolutamente piacevole. Era grato al compagno per quella fatica così divertente. In fondo lui era sempre stato un tipo che amava divertirsi, sebbene ultimamente pareva averlo dimenticato.
«...And over again!» canticchiò ancora il biondo.
«Ti prego, smettila!» Era quasi era certo di non riuscire più ad usare gli addominali almeno per qualche ora.


Quando uscirono dal locale, l’aria era inevitabilmente gelida. Tom sentì il freddo pungergli dolorosamente sul viso, e si pentì di aver indossato solo quel blando giacchetto di pelle.
«Stai congelando?» ridacchiò Zach dal caldo del suo piumino grigio, senza nascondere un certo divertimento nel fargli notare quella palese verità.
«No, è la tua impressione!» sospirò con una nuvoletta di vapore l’inglese.
«Dovrebbe essere il tuo ambiente naturale, gigante di ghiaccio» ridacchiò ancora l’altro mentre si incamminavano per le strade illuminate da pallidi lampioni e dalle luci a neon delle insegne. Tom annuì nascondendosi quanto più possibile nella sua giacca. Diede uno sguardo all’orologio constatando che erano le due passate di notte. Alla fine aveva fatto più tardi di quanto non si fosse ripromesso di fare. Ma la compagnia di Zach era stata come al solito irresistibile, che non era riuscito a comportarsi da bravo professionista, quale si era sempre ritenuto.
Una leggera nebbia celava le stelle e perfino la luna, trasformatasi in una macchia poco più che accennata nel nero pece del cielo.
«Stanotte nevica» sospirò come un pensiero a voce alta. Zach alzò il naso all'insù sprofondando le mani nelle tasche accoglienti del suo giaccone.
«Ne senti l’odore?» chiese senza alcuna ilarità. Tom annuì. Sì, ne sentiva l’odore. Ne sentiva la consistenza sulla pelle. Sentiva quel freddo pungente ma al tempo stesso avvolgente che solo l'aria di neve sapeva creare.
Lui amava la neve ed i paesaggi freddi, sebbene preferisse essere adeguatamente munito di indumenti caldi quando vi si trovava. «Sai, l’altro giorno parlavo con Chris,» iniziò Zach catturando immediatamente la sua attenzione «E lui diceva che riusciva a sentire il profumo del mare anche se si trovava a miglia di distanza. Anche qui.» ghignò ancora il biondo. «Tu invece senti il freddo...»Tom si perse con lo sguardo al cemento umido del marciapiede. «Siete come l’estate e l’inverno... È buffo, non trovi?»
«Chris ha il sole dentro,» sospirò con un sorriso appena accennato. «Lo riesci a vedere nel suo sguardo, nel suo sorriso. Nella sua sola presenza.»
La risata di Zachary si levò nell’aria gelida della notte.
«Questa è la cosa più sdolcinata che abbia mai sentito!»
Tom ridacchiò imbarazzato sprofondando il mento nel colletto alzato, e l’unica cosa positiva di quell’improvviso imbarazzo, era che gli stava decisamente riscaldando il viso. «Gli devi voler molto bene.» Non era una domanda, ma lui non riuscì a trattenersi dal rispondere, come se a Zach fosse davvero servita una risposta.
«Sarebbe impossibile non volergliene.»
Il biondo alzò una mano per fermare un taxi senza però avere successo. «Hai ragione, è tremendamente simpatico!» ghignò riprovando nell’impresa pocanzi fallita.
«Già» si limitò a sospirare lui, perché aggiungere che era anche tremendamente dolce, tremendamente sincero, tremendamente bello e tremendamente perfetto, gli sarebbe sembrato decisamente eccessivo.
Finalmente un taxi decise di fermarsi e permettere ai due attori di trovare un buon calore ad accoglierli nei suoi sedili posteriori.
«Non sento più il naso» biascicò l’americano alitando fra le mani chiuse a cucchiaio sul viso. Tom alzò un sopracciglio mal celando un certo divertimento.
«Ti lamenti tu che hai un piumone addosso?
» Nel mentre il tassista era partito verso l’indirizzo indicato. «Io che dovrei dire? Ho le dita ghiacciate!» Provò a muoverle sentendole poco sensibili e preferì infilarle nelle tasche del giaccone, sebbene non gli desse poi un granché di sollievo.
«Taci tu, annusatore di neve» borbottò ancora Levi con finta irritazione scatenando un'altra risata nel moro al suo fianco. «Sarei dovuto uscire con Chris, almeno mi sarei potuto riscaldare con il suo sole...» Stavolta Tom non gli risparmiò una gomitata nel fianco con tanto di occhiataccia infastidita, che però fece solo sorridere il biondo. «Cos’è, ti sei offeso? Sei stato tu a dire che ha il sole dentro!» Altra gomitata, altra risata.
«Piantala, Levi!» lo ammonì ancora con poca convinzione.
«Ti giuro che neanche Caitlin mi ha mai detto una cosa simile. E lei è molto sdolcinata. Credimi.»
«Per quanto hai intenzione di continuare?» Sul viso di Zach si stampò un sorriso per nulla rassicurante.
«Oh, fino alla fine delle riprese. O magari fino alla Prima. Sarebbe un ottimo aneddoto da raccontare sul Red Carpet. Non credi?»  
Tom scosse la testa lasciandosi scivolare sul sedile del taxi. «Come vuoi... » sospirò.
Non era per Zach né per il suo umorismo, solo che quel gioco lo obbligava a riportare a galla i suoi pensieri, i suoi sentimenti per l’amico.
«Andiamo, non mettete il muso. Chris sa stare molto più a gioco di te.» Quella frase gli fece spuntare sul viso un’espressione incerta che immediatamente fu afferrata dal collega. «Beh non crederai che lui non mi abbia parlato di te qualche volta, e scommetto che vuoi sapere cosa ha detto.»  Si sentì improvvisamente accaldare, e non era certo merito del riscaldamento antiquato del veicolo. «Ammettilo! Te lo leggo negli occhi!» ghignò ancora Zach punzecchiandolo sul braccio con un dito.
Tom prese a ridere imbarazzato e dannatamente allo scoperto. Sì, moriva dalla voglia di sapere cosa dicesse Chris. Cioè, sapeva cosa dicesse, cosa provasse, ma era comunque terribilmente curioso di sentirlo dalle labbra di Zach. E se invece gli aveva fatto qualche confidenza poco lusinghiera sul suo conto? Era possibile?
Quella sua intensa brama doveva essere così palese, che ovviamente l’americano si guardò bene dal metterlo subito a conoscenza di ciò.
«Eh, caro Hiddleston, questa te la devi sudare.»
«Zach, quanti anni hai: cinque?» Tentò di fare l’annoiato, ma quando non era sul set, gli riusciva maledettamente male fingere. E di fatti Levi prese a ridere guardando fisso davanti a sé, mentre il taxi continuava la sua corsa verso l’hotel.
«È inutile, non mi convinci.» Alitò ancora vago e Tom pensò che avrebbe dovuto adottare una tecnica diversa.
«Andiamo, davvero credi che non sappia cosa pensi Chris di me?» Era la pura verità. Si frequentavano ormai da così tanto che non faceva fatica ad ammettete di conoscere quasi ogni lato dell’australiano.
«Oh, invece ti potresti stupire di quali confidenze mi ha fatto.»
Ok, la sua curiosità si era irrimediabilmente fusa con un’accecante necessità di sapere. Con ogni probabilità quella di Zach era solo una trovata per prendersi gioco di lui, ed era dannatamente bravo nel farlo ché Tom ci stava cascando con tutte le scarpe. Era inutile, era sempre più convinto che Zach sarebbe stato un Loki perfetto!
«Sei un infame...» Si arrese con un sospirò mentre al suo fianco Levi se la rideva di gusto, e Tom fu quasi certo di aver visto un sorriso divertito comparire anche sul viso barbuto del tassista.
«Mi hai dato dell’infame?» Lo guardò con la coda dell’occhio. «Allora devi tenerci proprio tanto a sapere.» Si voltò verso il suo viso sorridente e fastidiosamente allegro.
«Non riuscirò a prendere sonno se non parli!» E con quella confessione, si accodò alla sua risata.

Le strade erano quasi deserte, ma l’asfalto a tratti ghiacciato, costringeva il taxi a viaggiare ad una velocità decisamente bassa, il che permise ai due attori di godersi quel tragitto nel comfort del sedile e nel tepore del riscaldamento.
Tom non stava più nella pelle di sentire ciò che aveva da dire Zach, che quasi non si domandò cosa avesse pensato il collega di quella sua brama così forte. A dirla tutta, non è che gli importasse poi molto. Non faceva fatica ad urlare ai quattro venti quanto ci tenesse a Chris, né quanto gli volesse bene. Il fatto che poi quel bene si era con il tempo tramutato in altro, era poco più che un dettaglio.
«Una sera -credo fosse durante la seconda settimana di riprese-  andammo a cena fuori con Chris, Idris e gli altri» iniziò Zach, «Tu non c’eri perché avevi un evento a cui partecipare -te lo ricordi?» Tom cercò di fare mente locale, ma onestamente non riusciva a ricordarsi. Ma in fondo a chi importava?
«Sì, lo ricordo» mentì con sorprendente convinzione, tanto che Zach proseguì.
«Beh, trascorremmo una piacevole serata, ma Chris era più taciturno del solito e continuava a guardare il cellulare,» il viso di Levi tradiva un certo divertimento che fece crescere ulteriormente la curiosità che già ribolliva nello stomaco di Tom. «Sai, chiunque avrebbe pensato che stesse aspettando una telefonata da sua moglie, così nessuno gli chiese nulla in merito. Oddio, nessuno a parte me!» Rise passandosi appena la lingua sulle labbra e Tom sentì il suo cuore prendere a battere sempre più velocemente. Zach era anche bravo a tenere la gente sulle spine, o forse era lui che ormai stava bruciando troppo di curiosità. «Così a metà cena, mi avvicinai a lui e gli chiesi cosa stesse facendo. E Chris, con tutta la tranquillità di questo mondo e senza staccare un attimo gli occhi dal cellulare, mi rispose: “Ho mandato già tre sms a Tom ma ancora non mi ha risposto.”» Mentre Zach rise Tom sentì il cuore saltargli un battito e la sua mente ripescò velocemente quel momento. Ora ricordava quella serata di Gala, e soprattutto ricordava il numero di messaggi di Chris che aveva trovato sul telefono quando era rientrato in albergo, dove l’aveva, per l’appunto, dimenticato. «Non riuscii neanche a ridere perché la sua faccia -Tom, credimi- era qualcosa di impagabile, che rimasi a fissarlo rapito!» Zach strabuzzò gli occhi con un enorme sorriso. «Hai presente i teen movie? Quelli con la ragazza che guarda il telefono ripetendo come un’ossessa “adesso mi chiama, adesso mi chiama”? Era esattamente così!» Tom non riuscì a trattenersi dal sorridere. «In pratica ha passato tutta la cena con una forchetta nella mano e il cellulare nell’altra. Se non fosse stato un ragazzone di quasi due metri con la barba sul viso, l’avrei trovato anche adorabile» ammise sornione Zach scatenando un’altra risata nell’inglese. Perché per lui, Chris, con barba o meno, era sempre adorabile. Ma pensò bene di negare a Levi quella confidenza così imbarazzante. «Perché poi non gli avevi risposto?» Si sentì chiedere.
«Avevo dimenticato il cellulare in albergo.» Zach scosse la testa ghignando.
«E quando sei tornato?»
«Beh, gli ho risposto subito. Era così preoccupato!» Si accorse solo dopo del tono che aveva assunto la sua voce nel pronunciare quella frase, ma ormai Zach aveva già afferrato anche quello.
«Tom, se adesso mi dici che avete passato il resto della notte a messaggiarvi, ti giuro che apro la porta e mi getto per strada!»
Sarebbe stato uno spettacolo impagabile ed anche assolutamente verificabile, perché sì, era così: avevano trascorso il resto della serata a messaggiarsi finché Tom non si era addormentato con il cellulare sul cuscino. E la mattina dopo aveva due occhiaie così profonde da fare concorrenza ad un panda. Sul set anche Chris era nella sua stessa condizione, e passarono il resto del giorno a darsi reciprocamente dell’idiota, perché avevano sprecato un’intera ricarica per dirsi alla fine, solo stupidaggini. Tom aveva dimenticato quel momento così particolare...
Avrebbe voluto evitare a Zach il suo triste destino, ma non riuscì neanche a negare quella verità che l’americano aveva già avuto la risposta dal suo sguardo colpevole.
«Non ci credo...» sospirò con la bocca semi aperta «Ora devo gettarmi per strada sul serio.» Finse di aprire la portiera ed ovviamente Tom lo bloccò con un sorriso.
«Andiamo, che c’è di male?» sospirò inclinando la testa da un lato.
«Di male, nulla. Di strano, tutto!»
«Siamo amici. Non c’è nulla di strano» sorrise innocentemente Tom.
«Tom, io non passo la notte a messaggiare con un mio amico, almeno che quest’ultimo non sia sul punto di suicidarsi ed io non fossi la sua unica speranza» ironizzò, «Ma voi due...» scosse la testa con un sospiro divertito. «Tu dici che ha il sole dentro, lui sospira che sei la persona più bella che abbia mai conosciuto... Insomma, siete degli amici proprio strani.» Ma Tom si era fermato alla frase precedente.
«L’ha detto sul serio?» chiese temendo quasi di porre quella domanda. Zach lo guardò per qualche attimo tornando temporaneamente serio.
«Ha detto che non credeva che esistesse una persona così, finché non ti ha incontrato.» Fece un accenno di sorriso «Era alquanto ubriaco quella sera, ma credo che questo dimostri solo la sincerità delle sue parole» ghignò infine.
Il cuore di Tom era un uragano di emozioni. Sapeva che Chris gli voleva bene, ma non avrebbe mai pensato che lo considerasse in quel modo.
La persona più bella che conosceva. Più di Elsa? Più di chiunque altro? Lui?
Si sentì pervadere da un profondo calore, anche quando sceso dal taxi, si ritrovò nel freddo pungendo della notte.  
«Perdoni le chiacchiere» sorrise Zach pagando il tassista, che si limitò a scuotere la testa con viso sereno.
«Figuratevi, mi piace sentire le storie di coppie innamorate.» L’americano rise forte mentre l’auto andava via.
«Vi ha chiamato "coppia innamorata"» ridacchiò avviandosi verso la hall. Tom scosse la testa andandogli dietro. Sì, l’aveva sentito, ma aveva preferito non puntualizzare nulla per evitare di avere l’effetto contrario a quello voluto.
Lui e Chris una coppia innamorata... Magari nei suoi sogni. Nelle sue fantasie, nei suoi desideri.
«Di' un po’, ti va una cioccolata calda prima di andare a letto?» Certo che gli andava, ma avevano già fatto abbastanza tardi da avere le borse pronte ad aspettarlo sotto il cuscino, e di certo la cioccolata con Zach si sarebbe trasformata in un’ulteriore chiacchierata fino alle luci del mattino.
«Grazie, ma facciamo un’altra volta» aveva sospirato entrando in ascensore.
«Sicuro? Avrei qualche altro aneddoto sul tuo amico speciale.» Scherzò Zach beccandosi un’occhiataccia severa da parte sua. «Ok, come non detto» sospirò guardando il numero dei piani che si intervallava ad intermittenza. «Io lo dicevo per te» terminò con un tono di finto rammarico.
«Ti ringrazio per l’interessamento.»
«Per me è un dovere.»
Tom rise. «Diciamo che è più un piacere, pettegolo che non sei altro!»
«Pettegolo? Io?» La sua espressione di stupore durò giusto il tempo che le porte si aprissero al piano dell’inglese. «Sì, lo ammetto: sono un pettegolo.» Tom uscì ridendo, per poi voltandosi verso il collega che doveva salire altri due pani.
«Buona notte, pettegolo!»
Zach gli sorrise salutandolo con un gesto da soldato.
«'Notte a te, bella persona.» Ed il suo sorriso si chiuse dietro le pareti d’acciaio.
Tom si ritrovò a scuotere la testa ridacchiando con palese felicità. Magari non avrebbe mai potuto avere da Chris ciò che il suo cuore gli chiedeva, però la sua amicizia era qualcosa che non aveva prezzo. Quelle parole, sebbene non le avesse udite dalla sua voce, poteva sentirle comunque risuonargli calde nelle orecchie, nel suo stesso petto.




***



Una volta in camera. Tom indossò velocemente il pigiama e si infilò sotto le coperte. Sonno, agognato e rinvigorente sonno.
Ma quando chiuse le palpebre, un suono lo obbligò a riaprirle. Il suono del suo cellulare. Per fortuna l’aveva poggiato sul comodino, così gli bastò allungare una mano ed afferrarlo.

Il suo viso si illuminò e non solo per la luce dello telefono.
    “ZACH MI HA DETTO CHE VI SIETE DIVERTITI” lampeggiava sullo schermo.
Si affrettò a rispondere: “NON CI CREDO CHE TI HA DISTURBATO A QUEST’ORA!
E dopo qualche attimo, un nuovo messaggio: “TANTO NON STAVO DORMENDO”.
    “COME MAI? INSONNIA?
    “FORSE TROPPA STANCHEZZA... O TROPPI PENSIERI.
Se fossi venuto con noi, ti saresti divertito.” Lo scrisse ma poi lo cancellò, preferendo un semplice “ALLORA DOVRESTI RIPOSARE.
La sua risposta non tardò ad arrivare: “DOVRESTI FARLO ANCHE TU, INVECE DI PERDERE TEMPO A MESSAGGIARE.
Nella solitudine della stanza risuonò la risata divertita di Tom.
    “SEI TU CHE MI STAI TENENDO SVEGLIO.” Solo dopo averlo inviato si rese conto di quanto quella frase risultasse ambigua.
«Accidenti!» borbottò sotto le coperte digrignando i denti con stizza. Passò qualche secondo ma non gli arrivò alcuna risposta, e si chiese se quell’ambiguità non fosse arrivata tale anche a Chris. Ormai quel poco di sonno lo aveva completamente perso ed era certo che non sarebbe stato più capace di recuperarlo.
Dopo qualche attimo che gli parve eterno, un nuovo suono: “ANCHE TU MI TIENI SVEGLIO...

Cercò di non badare a quei puntini finali, altrimenti la sua mente avrebbe iniziato a viaggiare per lande pericolose.
    “ALLORA SAREBBE MEGLIO SMETTERLA DI TENERCI SVEGLI A VICENDA.
   “VUOI CHE TI LASCI DORMIRE, THOMAS?” Benché fosse impossibile, a Tom parve di sentire la voce di Chris sospirare il suo nome e d’istinto si morse un labbro.
    “NON CREDO RIUSCIRÒ PIÙ A FARLO.
    “SIAMO IN DUE.” Si prese qualche attimo quando gli arrivò un altro messaggio: “AVREI VOLUTO USCIRE CON TE STASERA.
Quella frase lo fece agitare inspiegabilmente.
    “PERCHÉ NON L’HAI FATTO? POTEVI VENIRE CON NOI, TI SARESTI DIVERTITO.” Non riusciva a capire, magari Chris ci aveva ripensato dopo aver rifiutato, ma quando lesse il successivo messaggio, per poco il cuore non gli arrivò in gola.
    “MA IO VOLEVO USCIRE CON TE... SOLO CON TE.” Rilesse quella frase più volte, cercando di trovarci il significato più logico che ci fosse, ma gli era difficile impedire al suo cuore di leggerne un altro.
    “SE LO SAPESSE ZACH CI RIMAREBBE MALE...
Tentò di buttarla sullo scherzo.
    “ERA PER QUESTO CHE ERO VENUTO DA TE PRIMA.” Ma Chris non parve dello stesso parere.
    “PERCHÉ NON ME L’HAI DETTO?
    “AVEVI GIÀ PRESO UN IMPEGNO.
    “L’AVREI DISDETTO.
    “SE LO SAPESSE ZACH CI RIMARREBBE MALE.” Si ritrovò a ridere ancora.
    “MANTIENI IL MIO SEGRETO ED IO MANTENGO IL TUO. OK?
   “OK ;)” Rimase a guardare quello smile potendo vedere il sorriso di Chris risplendere sullo schermo, ma prima che potesse rispondere, gli arrivò un altro sms. “TI LASCIO DORMIRE. NON VOGLIO AVERE LE TUE OCCHIAIE SULLA COSCIENZA.
Tom sentì una fitta allo stomaco. Non voleva dormire, non ne aveva più la necessità. Aveva solo bisogno di sentire quel doppio bip risuonare nella stanza scura, la luce dello schermo illuminargli il viso sotto le coperte con il nome di Chris a lampeggiarvi sopra.
    “ALLORA BUONA NOTTE...” Ma sapeva che non avrebbe potuto farlo. Non più.
    “BUONA NOTTE.” Tenne il cellulare nella mano per qualche minuto di silenzio. Non ci furono più messaggi.
La stanza tornò ad essere immersa nell’oscurità e lui, senza rendersene conto, si addormentò tenendo stretto al petto quel piccolo telefono sottile.


Quando la mattina si sarebbe svegliato, Tom avrebbe avuto due fastidiose occhiaie sotto gli occhi con tanto di aria sfiancata sul viso, ma non gliene sarebbe importato più di tanto. Ci sarebbero state altre due cose a risollevargli la giornata: la vista splendida della città coperta dalla neve, ed il messaggio che avrebbe lampeggiato sul suo cellulare appena recuperato da sotto le coperte: “BUONGIORNO, THOMAS. STASERA NON PRENDERE IMPEGNI... SOLO TU ED IO.







UV









  
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