Buonaseraaaaa! Rieccomi.
Allora, per tutte coloro che seguono TMIK : non cancellerò la storia. Devo solo pensare a come svoglere la trama dato che l'idea che avevo per quella storia l'ho messa qui.
Secondo: ieri avevo pubblicato una storia, " Locked Out Of Heaven ", l'ho cancellata e l'ho adattata a questa, mi è venuto un flash oggi, e ho voluto sperimentare, perchè mi piaceva di più l'idea di Edwar bambino e ammalato.
Terzo:ahm.. non so. Spero vi piaccia!
Buona lettura!
Heart Of Stone.
Si dice che sia il destino a scegliere le cose.
Volente o nolente devi solo sottostare a ciò che lui ha in serbo per te.
Quando ero piccola avevo sempre creduto che questa fosse solo una stupida diceria; il destino te lo costruisci da solo, con le tue mani. E io volevo costruirmi il mio.
Sbarcai in America nel 1911 per studiare medicina, ero di nobili origini italiane, e i miei genitori volevano solo il meglio per me, così decisero di mandarmi all’estero per ampliare la mia cultura. Iniziai a studiare medicina, e diventai allieva di Carlisle Cullen;il mio scopo era trovare una cura alla spagnola, un’epidemia che stava facendo stragi.
Mi impegnai al massimo, fino a che non diventai una vittima della mia ricerca: mi ammalai anche io di spagnola, e da dottoressa diventai paziente. Buffo, no? Il mio unico rimpianto era di non poter salutare i miei genitori, di non potergli dire quanto li amassi, e per la prima volta da quando ero lì, realizzai di essere sola.
Non avevo nessuno al mio fianco, non avevo nessuno che avrebbe pianto la mia morte, se non i miei genitori. Ma mi sbagliavo. Fu Carlisle a salvarmi. Fu Carlisle a rendermi come lui; una vampira. Da allora sono passati quasi cento anni, e io Isabella Swan, dopo una dura lotta contro la sete di sangue, mi ritrovo a visitare e curare piccoli bambini nell’ospedale di Seattle.
All’inizio fu difficile, la sete di sangue era forte. Non mi bastavano gli animali, non mi bastava spezzare il collo a uno stupido cervo e seguire la dieta del mio creatore. Ma non potevo mettere nei guai colui che aveva rischiato di essere scoperto solo per salvarmi, e dopotutto, non ero io a voler salvare gli esseri umani?
“ Ingrid, può diminuire le dosi di antibiotico, i globuli bianchi si stanno abbassando “ mormorai posando la cartellina del piccolo paziente.
“ Va bene dottoressa “ . Adoravo i bambini. Quando ero umana ne sognavo uno tutto mio; una famiglia, tre figli, e sette nipoti. Avevo già calcolato tutto. Peccato che non potessi avere figli, e che cento anni dopo fossi ancora single.
“ E tu Thomas, devi mangiare le verdure, o darò a Ingrid l’ordine di farti tre punture al giorno “ dissi severa al piccolo marmocchio seduto davanti a me. Thom scosse il capo e spalancò gli occhi.
“ No, le punture no “
“ Prometti che mangerai le verdure? “ lui arricciò il naso, come se stesse valutando la mia proposta e in fine annuì. “ Bene. Ci vediamo dopo peste “ gli lasciai un bacio sulla fronte e uscii dalla camera.
“ Dottoressa, c’è un nuovo paziente “ annunciò Ingrid professionalmente, “ questa è la sua cartella, la stanza è la 403 “ annuii e iniziai a leggere i dati.
Si chiamava Edward Masen e aveva quasi quattro anni, era affetto da un neuroblastoma di 2 livello, doveva essere sottoposto a una chemioterapia e in seguito a un trapianto di midollo osseo. Mi diressi verso la camera 403 e bussai alla porta.
“ Non avere paura piccolo, vedrai che usciremo presto di qui, e la mamma ti porterà a vedere l’albero di Natale più grande al mondo… Avanti “.
Entrai e sorrisi per infondere un po’ di coraggio al bimbo che si guardava in giro spaurito.
“ Io sono Isabella, tu devi essere Edward “ dissi sorridendogli, mentre affiancavo la madre. Lui arrossì e si limitò ad annuire.
“ Io sono Elizabeth, la madre “ si presentò la signora dai capelli rossicci. Erano tutti e due davvero belli, il bimbo poi aveva degli occhi verdi capaci di catturarti.
“ E’ stata già avvisata della cura? “ domandai a bassa voce sedendomi sul letto e accarezzando quella massa di capelli rossicci. Potevo sembrare maleducata, ma era stato più forte di me; erano quasi irreali, come i suoi occhi. Sorrisi al bimbo, che arrossì di nuovo e poi tornai a guardare la madre che annuì sconfortata.
“ Andrà tutto bene, non si preoccupi. Abbiamo preso il neuroblastoma in tempo, non è ancora entrato in un livello critico. Con una terapia d’attacco e un trapianto di midollo si risolverà tutto. “ spiegai alzandomi e accarezzandole il braccio. “ Avete già fatto gli esami di compatibilità per il midollo? E’ meglio sbrigarsi… “ sentii i battiti del cuore della signora aumentare e gli occhi farsi umidi.
“ Sono completamente sola… “ ammise abbassando lo sguardo. “ Mio marito è morto qualche mese fa, e sono l’unica persona che gli è rimasta. Spero di essere compatibile io “ soffiò sorridendo al figlio, mentre una lacrima le solcava la guancia.
“ Allora è meglio sbrigarsi, in caso dovremmo trovare un donatore compatibile. “ Chiamai Ingrid e le dissi di prenotare urgentemente una serie di esami per Elizabeth; non bisognava perdere tempo, il bimbo era già al secondo stadio. Il telefono della donna iniziò a squillare, lei aprì la borsa di fretta e andò vicino alla finestra per avere un po’ di privacy.Io intanto mi risedetti vicino ad Edward e gli sorrisi.
“ Quanti anni hai ometto? “ gli dissi per fare amicizia, nonostante sapessi la sua età.
“ Quattro, signorina “. Rispose lui, mentre il suo cuore aumentava i battiti. Scoppiai a ridere e gli scompigliai i capelli.
“ Signorina? Il mio nome è Isabella. “ Gli spiegai mentre lui arrossiva. Elizabeth chiuse la telefonata e si avvicinò lentamente.
“ Mi dispiace, devo andare… il capo mi ha chiamato e devo tornare a lavoro. Mi dispiace, ma se non torno a lavoro mi licenzierà. E’ un tipo piuttosto… burbero “ confessò mentre gli occhi le diventavano umidi. Si avvicinò ad Edward e gli lasciò un delicato bacio sulla guancia, accarezzandogli i capelli.
“ La mamma torna stasera, te lo prometto. Arrivederci dottoressa Cullen “. Lui annuì e seguì con lo sguardo la madre che uscì fuori dalla porta. Poco dopo il piccolo iniziò a singhiozzare, mi avvicinai a lui e iniziai ad accarezzargli i capelli.
“ Shhh.. che succede ometto? “ bisbigliai, facendogli appoggiare la testa sul mio seno.
“ Mamma… sta tutto il giorno via, io sono sempre solo. “ mormorò tra i singhiozzi.
“ Lo fa perché ti vuole bene, lo fa per te “ gli spiegai, iniziando a cullarlo.
“ Ma mi lascia solo “ continuò, asciugandosi gli occhi con la mano.
Come spiegare a un bambino di quattro anni che la madre va a lavorare per potersi permettere le cure che lo faranno guarire? Come spiegare a un bambino di quattro anni che è in bilico tra la vita e la morte? Non si può, è impossibile.
“ A volte… bisogna fare a meno di alcune cose Edward. Lei vorrebbe stare con te… ma ha bisogno di soldi per farti stare bene e farti uscire fuori da qui… “ mormorai cercando di trovare le parole adatte. “ Tu vuoi uscire fuori di qui? “ gli domandai sorridendo.
Lui annuì e si asciugò le lacrime. “ Anche la tua mamma lo vuole. E poi, ci sono io a farti compagnia… Vuoi essere mio amico? “ Il sorriso che mi fece mi scaldò il cuore, e fu come se per la prima volta,il mio cuore di pietra tornasse a battere.
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Avevo già pubblicato una storia simile, ieri. Ma l'ho cancellata. Oggi mi è venuto un flash e ho chiesto a Cass il parere, e dopo avermi confessato che " mi ama",ho cancellato la storia e mi sono messa all'opera.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a me piace molto l'idea.
Un bacione, alla prossima!
Lully