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Autore: lafatablu    05/12/2012    4 recensioni
Le riflessioni di Angel sulla natura del predatore. Dopo aver riassaggiato sangue umano, Angel pensa di essere più vulnerabile. È spaventato, e ancora una volta, sente l’oscurità che riemerge dentro lui. Riuscirà a non soccombere? Questo Oneshot nasce dopo aver riguardato l’episodio di Angel - 2x08 - Il Sudario Di Rahmon.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel, Charles Gunn, Cordelia Chase, Kate Lockley, Wesley Wyndam-Pryce
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il Predatore

 

Abbiamo tutti un Predatore che vive

dentro le profondità delle nostre anime.

 

Il sapore del suo sangue ancora lo tormentava. Credeva di essere ormai oltre tutto questo. Credeva, finalmente, di essere riuscito a controllare il Predatore. Invece No! Da troppo tempo non si nutriva più di sangue umano. Cristo, come era appagante il sapore dolce della paura delle sue vittime. L’aveva quasi dimenticato! Il Predatore oggi era riemerso, quasi a ricordargli chi e cosa fosse realmente lui. Un Vampiro. Oh si, certo! un vampiro con l’anima, ma oggi aveva rischiato di perdere il controllo.

 

Per salvarla, diceva l’anima. Per saziarti di lei, rispondeva il Predatore.

 

Da quanto tempo non si nutriva più di sangue umano? L’ultima volta era stato.. beh, l’ultima volta, a ben ricordare, non era stato un atto predatorio. L’ultima volta era stato un dono.

 

Si sentiva braccato adesso. Rivedere Darla, non gli era stato certo d’aiuto. Lei era tornata ed era umana. Sentiva di nuovo crescere l’oscurità in lui, come fosse un cancro, una malattia mortale che lo divorava da dentro. Un predatore pronto a ghermirlo e ad ucciderlo di nuovo.

 

Come si può uccidere chi è già morto?

 

..e lui quante volte era morto? L’ultima volta che ricordava, era stato due anni prima, quando aveva guardato la sua ragazza per l’ultima volta, per poi voltarle le spalle e andare via per sempre, avvolto nella nebbia che lo portava all’inferno, in cui si trovava adesso. Los Angeles.

 

A pensarci bene, era morto di nuovo, quando per salvarla, aveva barattato la sua umanità con la vita di lei. Se fosse morta, a che gli sarebbe servito, avere in petto un cuore che batteva?

 

Era stanco adesso. Andò verso la poltrona e si lasciò cadere giù pesantemente. Sospirò. Sulle labbra quel suo sorriso sghembo, intriso di amarezza. Si ritrovò a pensare a quante analogie fossero presenti in tutte le sue morti, e quanto esse fossero simili tra loro.

 

Furono due donne ad uccidergli l’anima. Anche loro, come le sue morti, si somigliavano.

 

Due donne di corporatura minuta, in contrasto alla loro forza fisica. Carnagione chiara come la luce del sole, la prima. Chiara come la luna, la seconda. Due donne bellissime, quasi gli stessi occhi verdi, e quei loro capelli color del grano maturo, che gli ricordava la sua Irlanda. Loro gli avevano preso l’anima. Avevano avuto il potere di svegliare il Predatore che era in lui.

 

Chiudi gli occhi, gli avevano detto. Entrambe.

 

Con la curiosità nel cuore, lui fiducioso lo aveva fatto. Era rimasto così, in silenzio davanti a loro, in attesa di qualcosa di indefinito e poi quel dolore acuto a risvegliarlo. Lo stesso sguardo di sorpresa nei suoi occhi. Entrambe le volte. La speranza aveva lasciato posto allo stupore e all’orrore. Riaprendo gli occhi si ritrovò all’ inferno. Tutte e due le volte.

Cosa era diventata la sua vita con Darla, se non un continuo secolare inferno quotidiano? Con lei era stato solo morte e distruzione! Sentì il predatore ruggire dentro lui. La nuova vita che lei, la vampira, aveva promesso di mostrargli, alla fine era stato tutto sull’uccidere. Solo sull’uccidere, niente altro che questo. Sangue ! Morte ! Follia. Perché questo fu. Follia.

 

Una folle corsa, in lungo e in largo per l’Europa, durata 150 anni. Poi più niente. Un rumore secco e cupo fermò quel tempo. Il predatore fu abbattuto, così come si abbatte un cavallo selvaggio, che non vuol farsi domare. Lui, non più demone, ma non ancora uomo, cadde in ginocchio davanti allo zingaro che rideva, schiacciato dal peso del rimorso. Fu un attimo, un solo attimo di pura disperazione e comprese che la sua corsa era finita per sempre.

 

Ora aveva un anima e lo divorava da dentro. Darla non lo volle più con sé. Così quel mondo crollò, si accartocciò su se stesso e svanì in un istante.

 

Sorrise ancora amaramente, cogliendo beffarde similitudini.

 

Un solo attimo di pura disperazione, aveva permesso agli zingari di imprigionare il Predatore.

Un solo attimo di pura felicità, lo aveva liberato di nuovo.

 

Ancora il suo pensiero andò a lei, alla sua ultima vittima. Kate Lockley. Non poté non notare come i suoi pensieri, fossero tutti rivolti alle donne che aveva incontrato nella sua vita. Tutte bellissime, capelli color del sole e occhi color del cielo. Kate non doveva essere lì al museo, ma se lui non l’avesse morsa, ora sarebbe morta.

 

L’ho fatto per salvarla, disse l’anima. Per saziare la nostra sete di sangue, rispose il Predatore.

 

Fu vagamente consapevole di sentire le voci di Gunn, Cordelia e Wesley, provenire da basso.

 

Sorrise.

 

Sebbene fossero preoccupati per lui, al momento avevano ben altro a cui pensare. Cordelia aveva preso in prestito una collana dal museo, e non aveva alcuna intenzione di restituirla. Gunn lottava ancora con il senso di colpa, per aver ceduto al fascino del Sudario di Rahmon.

 

Abbiamo tutti un Predatore che vive dentro le profondità delle nostre anime.

 

Lui ha il controllo delle nostre vite. Gli esseri umani sono suoi prigionieri. Il Predatore è nostro Signore e Padrone. Ci ha resi docili, impotenti. Se vogliamo protestare, sopprime la nostra protesta, indebolendoci. Se vogliamo agire indipendentemente, esige che noi non lo facciamo. Siamo prigionieri. Il Predatore ha preso il sopravvento su tutti noi, perché siamo cibo per lui, ci spreme senza pietà, perché siamo il suo sostentamento, siamo noi ad alimentarlo e a dargli forza.

 

Abbiamo tutti un Predatore che vive dentro le profondità delle nostre anime.

 

Taluni credono che il Predatore segni i confini e determini i nostri sistemi di credenze, le nostre idee di bene e male, la nostra morale sociale. Ma è il Predatore che organizza le nostre convinzioni, è lui che determina i nostri successi o i nostri fallimenti. Il Predatore ci ha dato cupidigia, avidità, e codardia. È il Predatore che ci rende compiacenti verso noi stessi, routinari ed egomanicali. Al fine di mantenerci deboli e obbedienti, il Predatore si impegna in una guerra stupenda. Stupenda, naturalmente, dal punto di vista della stratega di un  combattente. Una manovra orrenda dal punto di vista di coloro che la subiscono. Il Predatore ci ha dato la sua mente, convincendoci che i suoi pensieri, sono i nostri pensieri. La mente del Predatore è contraddittoria, cupa, e ci incastra con la paura di essere scoperti da un momento all'altro.

 

Angel adesso, aveva bisogno di mettere a tacere il Predatore, o lui avrebbe vinto ancora. Per poterlo fare, doveva portarlo allo scoperto, parlare a tu per tu con lui. C’era una sola persona al mondo che poteva ascoltarlo, senza fuggire lontano. Lei non aveva paura del Predatore.

 

Per fortuna aveva imparato ad usare il cellulare.

 

“Ciao”

“Ciao”

 

Quando chiuse la comunicazione, il sorriso era luminoso e l’animo leggero. Niente caccia stanotte. Ora, hai solo bisogno di riposare un po’. Si! Adesso Angel poteva andare a dormire.

 

Abbiamo tutti un Predatore che vive dentro le profondità delle nostre anime.

 

Ma il mio, pensò Angel, ha un nome.

 

Angelus.

 

Lui mi intrappola tra chi ero e chi avrei potuto essere, ma sono più forte di lui.

 

Poggiando la testa sul cuscino, sentì di nuovo la voce di lei..

 

Angel, sei riuscito a mantenere il controllo, ti sei fermato in tempo, l’hai salvata.. credo che te ne sarà grata ..e poi anche con quel lenzuolo.. quel coso mistico di Raymond..

 

Rahmon, Buffy.. si chiama Rahmon, e non era un lenzuolo, era un Sudario..

 

≈ Va bene, quel coso che ha fatto impazzire tutti, tutti ma non te.. sei riuscito a bruciarlo, sei riuscito a non subire la sua influenza. Andiamo, tu sei mille volte più forte di tutto questo .. si, io sto bene.. è la mamma che mi preoccupa..

≈ Posso venire lì anche subito.. se parto adesso, fra due ore sarei a Sunnydale..

 

≈ No, Angel.. anche tu hai i tuoi guai.. ma è stato bello che hai chiamato. Non pensare più ad Angelus, lui è solo un ombra. Ora, hai solo bisogno di riposare un po’..

 

La sua voce lo cullava dolcemente verso il sonno.. ancora non sapeva, che non l’avrebbe più risentita. Presto sarebbe morta saltando da quel maledetto ponte.. ma stanotte, ancora una volta, lei l’aveva salvato. Angelus non faceva più paura. Il Predatore divenne solo ombra.

 

≈◦  ≈ ◦ ≈

   
 
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