Fanfic su artisti musicali > Miley Cyrus
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Autore: thatsmylastsong    07/12/2012    4 recensioni
Sin da quando era bambina, Miley è sempre stata trasferita da un collegio all'altro e da una famiglia all'altra, essendo orfana di entrambi i genitori.
L'ultima occasione che ha di dimostrare a se stessa e agli altri che è degna di fiducia, si presenta quando l'ultimo affido, avendo 17 anni, viene collocato in una famiglia molto speciale: i Jonas.
Le cose non andranno come previsto e tutto ciò scatenerà rabbia, scetticismo e... qualcosa di più?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Feels like tonight


Mentre tamburellava le dita sulla scrivania della direttrice del collegio, Miley si chiedeva assiduamente quale terribile peccato avesse commesso in passato per meritarsi una vita simile.
Era nauseata e straziata dai déjà vu ai quali era continuamente sottoposta. 
Viveva e riviveva le stesse situazioni da tutta la vita, per quanto si possa ricordare.
Il rumore della porta che si apriva bruscamente, la fece sobbalzare e tornare nel mondo reale.
"Sei pronta?" le chiese la signorina Fleming.
''No'' rispose Miley, tesa per la prima volta dopo tanto tempo.
''Muoviti, la signora Jonas ti aspetta di sotto. Non vorrai che ti scambi per una maleducata'' replicò la Fleming, con un non so che di viscido nel suo tono di voce.
Miley roteò gli occhi, si accese una sigaretta, facendo sporgere più del consueto le vene del collo della signorina Fleming e scese al piano di sotto in compagnia della sua inseparabile valigia nero pece.
Ad ogni gradino si sentiva le gambe cedere e così, temendo di non farcela, strinse con tutta la forza che possedeva la ringhiera delle scale, prese un lungo e sentito respiro e proseguì.
Appena mise i piedi nell'ingresso del collegio, una signora particolarmente paffuta, dal sorriso assonnato, la accolse e la abbracciò.
Miley non pensò nemmeno per un istante di ricambiare l'abbraccio e se ne stette lì, immobile, fredda, come le scale.
La signora liberò delicatamente Miley dall'abbraccio e si presentò.
"Il mio nome è Denise Jonas ed essere qui, di fronte a te è qualcosa che... non riesco neanche ad esprimere la gioia di questo momento!".
La ragazza lo percepì subito.
C'era qualcosa di così sincero e genuino in quella paffuta signora, era rassicurante.
Dovrebbe esserlo.
A Miley tutto questo ha sempre dato il voltastomaco.
Vedendo che la giovane non era particolarmente loquace, caricò la sua valigia in macchina e partirono dirette verso in New England; la nuova dimora di Miley.
Quando furono arrivate, quest'ultima scese dalla macchina ad una velocità inaudita, avendo ricevuto un messaggio sul telefonino che le accese un sorriso mai visto prima d'ora.
"Lo sai, anche io lavoro in un collegio. Mi piace stare a contatto con le persone".
Miley nemmeno l'ascoltò.
Magari è proprio questo l'effetto della pura e semplice felicità.
Quando entrarono in casa, Denise osservò Miley con aria interrogativa.
"Quand'è che arriverà il resto dei tuoi bagagli?".
"Non prima di un mese. Sa', di solito dopo questo lasso di tempo ogni famiglia mi ha sempre cacciata, quindi non si disturbi troppo" rispose lei con rabbia.
"Con noi sarà diverso, puoi credermi".
"No. No che non posso crederle".
Tra le due vi fu un attimo di tensione che si spezzò nell'istante in cui Miley andò di sopra, non sapendo cosa o chi l'aspettasse.
Si sedette su una specie di sgabello vicino ad una finestra con la capacità di mostrare il cielo in tutto il suo splendore.
Miley udì altri passi sconosciuti salire verso quella stanza e senza neanche voltarsi, fumò un'altra sigaretta.
"Ciao".
La ragazza gettò un rapido sguardo privo di interesse su un ragazzo con dei capricci al posto dei ricci.
Il ragazzo si sedette di fronte a lei, quasi intimorito.
"Io sono Nick. E' un piacere averti qui" disse, mentre improvvisava un sorriso sbilenco.
"Io sono stanca. Piacere mio" disse, senza neanche guardarlo.
"Ascolta, so' che ora è dura, ma la nostra è una famiglia speciale".
"Un po' presuntuoso da parte tua".
"Dico solo le cose come stanno. Io so' come ti senti".
"Davvero? Ma che meraviglia. Quindi anche a te sono morti i genitori a causa di un pazzo omicida? Anche tu non sai cosa significhi il termine 'famiglia'? L'unica cosa che posso sperare è che tu te ne vada a fare in culo all'istante, prima che ti ci mandi io. Dio, quanto sei naive. Scommetto che hai persino la ragazza. Speriamo che non abbia la faccia tosta di mentire guardando le persone negli occhi come fai tu".
"Io... non ho proprio una ragazza... sì, insomma, c'è una ragazza ma non l'ho mai vista e da un paio di...".
"Non ti ho chiesto la tua patetica storia strappa lacrime. Hai da accendere?".
"Io non... io non fumo".
"Peggio per te".
"Va bene, è evidente che tu non sai che... anche io sono stato adottato. E' vero, non so cosa si prova ad essere sballottato da una famiglia all'altra ma sappi che in una famiglia si parla del proprio dolore. Sì, insomma, se mamma e papà non mi avesserò preso con loro io sarei... morto".
Miley penetrò con lo sguardo gli occhi di Nick e sfoggiò un sorriso flebile, ma era comunque un sorriso.
"Caspita... io non lo sapevo, scusami".
"Nonono! Non scusarti! Mi fa solo piacere che tu mi abbia sorriso" disse lui, cercando di rasserenarla.
"Nick... posso dirti una cosa?".
"Tutto ciò che vuoi!".
Miley si avvicinò all'orecchio di Nick e gli intimò la frase.
Il presagio.
Sì, il presagio che nulla sarebbe andato come doveva andare.
"Io spero che tu muoia".
Con un Nick scioccato, Miley tornò a guardare il cielo, in tutto il suo splendore.
Il presagio.
Sì, il presagio che la vita... inizia adesso.






  
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