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Autore: SeaLight    07/12/2012    6 recensioni
Quando in un assolato mezzogiorno di metà estate Tenshinhan si era ritrovato davanti alla porta di casa uno Yamcha stanco, disfatto, depresso e incredibilmente ubriaco aveva pensato che, forse a causa dell’età che avanzava, il terzo occhio gli stesse giocando qualche brutto tiro. Ma l’amico aveva poi invocato ospitalità fra le lacrime e si era accasciato sullo stipite sfregandosi col dorso della mano il naso rosso quanto un semaforo, e lui non aveva potuto far altro che farlo entrare, guardando con una punta di irritazione Lunch in versione infermiera premurosa e sensibile correre a sorreggere il povero caro Yamcha.
[One-shot - 1840 parole] [Tenshinhan, Lunch, Jiaozi, Yamcha] [Idiozia pericolosamente divagante]
Genere: Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiaozi, Lunch, Tenshinhan, Yamcha | Coppie: Lunch/Tenshinhan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il quarto incomodo

 
 

Quando in un assolato mezzogiorno di metà estate – era passato un anno e mezzo dall’arrivo dal futuro di quello strano giovane, Trunks – Tenshinhan si era ritrovato davanti alla porta di casa uno Yamcha stanco, disfatto, depresso e incredibilmente ubriaco aveva pensato che, forse a causa dell’età che avanzava, il terzo occhio gli stesse giocando qualche brutto tiro. Ma l’amico aveva poi invocato ospitalità fra le lacrime e si era accasciato sullo stipite sfregandosi col dorso della mano il naso rosso quanto un semaforo, e lui non aveva potuto far altro che farlo entrare, maledicendo il funesto giorno in cui aveva deciso di spiegargli dove abitasse nel caso volesse allenarsi con lui e Jiaozi e guardando con una punta di irritazione Lunch in versione infermiera premurosa e sensibile correre a sorreggere il povero caro Yamcha.

«B-b-bulma mi ha lasciato» aveva spiegato, soffiandosi il naso con grazia equiparabile a quella di un elefante, poco dopo essersi buttato scompostamente sul divano del salotto. «N-non me la sento di rimanere a vivere nella sua stessa città. Posso stare da voi per un po’? Vi prego...»

Tenshinhan si era morso la lingua per evitare di chiedergli per quale stramaledettissima ragione avesse deciso di attraversare tutte quelle montagne e insediarsi proprio in casa sua anziché andare a disturbare Crilin o qualcun altro – non sarebbe stato molto cortese – e si era limitato a sbuffare.

«Yamcha, non fare tutte queste sceneggiate. Tra due settimane sarete di nuovo insieme. È sempre così.»

«Stavolta è diverso. Sono sicuro che ha un... un...» BROOOOOOOOF, aveva fatto il suo naso, «ha un altro!»

«Da quello che dice sempre lei, non mi sembra che tu sia esattamente Mister Fedeltà.»

«Ten! Non è una cosa carina da dire!» l’aveva rimproverato Lunch, agitando un dito verso di lui. «Su, su, vedrai che passerà tutto, Yamcha» aveva aggiunto, accarezzando con fare materno la testa dell’amico.

Sul volto di Yamcha si era dipinto un sorriso tremolante e liquido, e aveva tentato di poggiare il capo al petto di Lunch. Ma non appena incrociato lo sguardo trasudante violenza allo stato puro di Tenshinhan si era affrettato a raggomitolarsi su sé stesso con aria innocente, afferrando un cuscino e succhiandosi il pollice in una posa che creava un contrasto impressionante con la sua mole tutt’altro che indifferente. E senza chiedere nulla a nessuno si era stabilito lì per un tempo indeterminato.
 

*

 
La bizzarra famiglia di Tenshinhan aveva così acquistato – temporaneamente, si ripeté Lunch per l’ennesima volta, massaggiandosi le tempie esasperata – un quarto membro; un membro stanco, disfatto, depresso e tendente all’alcol, ma pur sempre un membro. Peccato che non facesse assolutamente nulla fuorché stare sdraiato sul divano in stato vegetativo, mangiare, dormire e lamentarsi delle sue pene d’amore, totalmente dimentico del fatto che entro un paio di settimane al massimo sarebbe stato nuovamente pronto a correre dietro alla prima gonna corta che gli fosse capitata sotto gli occhi – non che fosse un cattivo ragazzo, era fatto così. E nonostante fosse inerte richiedeva più attenzioni di tutti gli altri messi insieme, lamentandosi per ogni minimo capriccio non soddisfatto con lamenti e uggiolii che potevano durare anche un’ora intera.

«Luuuuunch? Mi porti qualcosa da bere?»

«Alza quel culo quadrato dal divano, imbecille.»

«Tenshinhaaaan? Mi porti qualcos...»

«Tenshinhan è fuori da stamattina all’alba, brutto scemo.»

«Jiaoziii? Mi port...»

«STA’ ZITTO, SE NON VUOI CHE TI FACCIA TACERE PER SEMPRE!»

Lunch si scolò una birra intera in un sorso per la disperazione, ravviandosi i capelli biondi con una mano. Perché non l’avesse ancora ucciso non le era ancora del tutto chiaro. Forse l’età la stava rammollendo.

«Luuuunch? Mi sento solo...»

«Fatti prestare qualche porno da Muten. Io non vengo a farmi palpare le tette da te.»

Yamcha sospirò così profondamente che lo sentì dall’altra stanza.

«Yamcha, mi spieghi che problemi hai? Va’ fuori a farti massacrare di botte da Tenshinhan, dato che a voi piace tanto. Vedrai che poi starai meglio. C’è anche Jiaozi, su, vattene!»

«Non mi va.»

«E allora non rompere le palle a me!»

«Come sei cattiva, Lunch.»

«Nessuno ti ha chiesto di venire qui, o sbaglio?»

L’altro sospirò ancora.

«Bulma mi ha lasciato.»

«Lo so, Yamcha. È da ieri che non fai che ripeterlo, e indovina un po’? Non cambierà assolutamente nulla. La prossima volta cerca un’altra scusa per avere vitto e alloggio gratis.»

«Ma...»

«E comunque, sappi che al massimo dopodomani smammi. Io qui non ti ci voglio. Due giorni con te per casa sono già troppi!»

Finalmente fu il silenzio. O almeno, fu il silenzio per qualche minuto, finché un capriccioso refolo di vento non si infiltrò dalla finestra e solleticò il naso di Lunch, con un esito prevedibile.

«Aahh... aaahh... AAAAAAAT-CHOOOOO!»

Bling! una Lunch dai capelli blu e incredibilmente bendisposta verso qualunque essere vivente prese il posto della sua nemesi, guardandosi intorno con aria spaesata. Arricciò il nasino disgustata davanti alla bottiglia di birra che stringeva in mano e buttò nel lavandino quanto ne rimaneva.

E ovviamente lei non si fece problemi a preparare a Yamcha qualcosa da bere, anzi, gli portò persino una coperta calda e lo ascoltò lamentarsi per mezz’ora intera, abbracciandolo a lungo per consolarlo, non accorgendosi del fatto che lui la stesse stringendo un po’ troppo.

Purtroppo, rientrando in quel preciso istante per la cena Tenshinhan se ne accorse.

E non ne fu affatto contento.

 
*

 
Chiunque fosse entrato in quella stanza quella notte avrebbe fatto una discreta fatica ad evitare i diversi indumenti abbandonati disordinatamente sul pavimento, privati della loro funzione. Gemiti soffocati provenivano da sotto le lenzuola, che si agitavano convulsamente rivelando un certo movimento da parte dei loro due occupanti.

Tenshinhan affondò le dita nei ricci biondi di Lunch e la strinse a sé per la vita, mentre lei s’aggrappava impaziente alle sue labbra, premendosi contro di lui con foga. Tenshinhan era suo. Niente e nessuno – tantomeno qualche ammasso di latta della cui esistenza, peraltro, dubitava fortemente – glielo avrebbe portato via. Lo baciò con impeto ancora maggiore, inspirando a fondo come se potesse respirare la sua stessa essenza; lui l’assecondava, ricambiando il bacio con la stessa urgenza, accarezzandola lungo la schiena nuda. Se il giorno era totalmente dedicato all’allenamento, massacrante e continuo, la notte era di Lunch, calda e travolgente. Tenshinhan smetteva di essere il guerriero freddo, orgoglioso e distante, ed era allora che Lunch poteva sentire davvero di appartenergli, nel buio che li celava al resto del mondo. Intrecciava le gambe affusolate alle sue, muscolose e robuste, baciava la sua pelle, rabbrividiva nel sentire le sue mani lungo il proprio corpo: e nulla esisteva più oltre a loro due.

Jiaozi era crollato addormentato come un sasso subito dopo cena. Non avrebbe avuto incubi. Lunch serrò le gambe attorno ai fianchi del compagno. Nessuno li avrebbe disturbati, quella nott...

«Eeehi, piccioncini, potreste fare meno rumore? Le pareti sono sottili e io non riesco a dormire!»

Nessuno. Tranne un certo trentenne emotivamente instabile che si trovavano sciaguratamente ad ospitare.

I piccioncini colti in flagrante cacciarono un urlo e si dimenarono sotto le lenzuola, cercando di coprirsi il più possibile e nascondersi agli occhi assonnati – che pure sembravano incredibilmente attenti – del nuovo terzo incomodo.

«YAMCHA! Cosa diavolo ci fai qui?» sibilò Tenshinhan, con solo il terzo occhio fuori dalle coperte.

«PORCO...» e qui Lunch inserì un bella bestemmia che non riportiamo, «MA È MAI POSSIBILE CHE NON SI POSSA STARE IN PACE, CON TE? VATTENE! CHE DIAVOLO VUOI?»

Yamcha si morse il labbro.

«Fate troppo rumore e non riesco a dormire. Mi sento solo...»

«Oh, no. Scordatelo. Non hai tre anni e non sei nemmeno Jiaozi. E ora esci, che noi siamo impegna... aah... aaaah... AAAAT-CHOOOO!»

Nello stordimento causato dallo starnuto Lunch quasi fece cadere il lenzuolo; ma fu lesta a riprenderlo, arrossendo fino alla radice dei capelli blu nel trovare Tenshinhan di fianco a sé nelle sue stesse condizioni.

«Uh? Oh, santo cielo, Yamcha!» afferrò saldamente il lenzuolo e lo tirò su fino a coprirsi anche la fronte, per poi sporgere appena gli occhi. «Cosa succede? Non stai bene?»

«Non riesco a dormire» guaì Yamcha, dondolandosi sulle punte dei piedi in perfetta modalità bambino-triste-e-solo.

«Oh, povero caro. Ti manca Bulma?»

Annuì, fissando il pavimento.

«Beh, mi dispiace tanto ma non possiamo farci nulla, e adesso torni di là in camera tua, non è ver...»

«Oh, Ten, non vedi che è triste? Non sei affatto carino!» l’interruppe lei, con aria di rimprovero. Yamcha annuì ancora, avvilito.

«Non possiamo farci niente, Lun...»

«Sai una cosa? Se ti va puoi dormire qui stanotte! Con Jiaozi lo facciamo sempre!»

Tenshinhan quasi cadde dal letto per lo sgomento.

Nel quarto d’ora successivo, i tentativi di dissuadere Lunch dal suo caritatevole proposito con l’autorità di uomo di casa furono totalmente, completamente, incredibilmente inutili. Lei aveva sgranato gli occhi implorante e aveva intelaiato discorsi sul valore dell’amicizia e dell’aiutare una persona in difficoltà che l’avevano reso incapace di replicare oltre – più per il numero impressionante di parole che per il loro significato, a dire il vero –, sotto lo sguardo confuso ed ebete di Yamcha, il cui sorriso si allargava sempre più a mano a mano che capiva quanto fosse vicina la sconfitta dell’amico. 

Sconfitta che arrivò poco dopo, puntuale e devastante per l’orgoglio personale di Tenshinhan, il quale si lasciò cadere sul materasso esausto mormorando qualcosa come “fa’ quello che ti pare, basta che si dorma”. Lunch sorrise raggiante e gli posò un bacetto sulla tempia a mo’ di risarcimento, ottenendo in risposta un mugugno incomprensibile.

«Vieni, Yamcha!» trillò entusiasta, battendo la mano di fianco a sé. «Se pensi che possa aiutarti, puoi dormire in mezzo a noi!»

«D-davvero?»

«Ma certo!»

Yamcha fece per tuffarsi sulle lenzuola.

«Fermo dove sei, Yamcha» intimò Tenshinhan, alzandosi.

«Oh, Tenshinhan, cosa c’è? L’ha detto Lunch che posso!»

«Tu non vai da nessuna parte finché Lunch non si è rivestita.»

«Ah. Giusto.»

Ci furono istanti di silenzio mentre l’uomo si aggirava per la propria camera, raccogliendo capi d’intimo femminile da terra.

«Comunque, anche così com’è non è che a me dia fastidio, eh.»

Lo sguardo che Tenshinhan gli rivolse aveva intensità e potenziale omicida pari a quelli di una Dodonpa in piena faccia.

 
*

 
Non c’erano santi: almeno una volta alla settimana Jiaozi aveva un incubo. E, ovviamente, l’incubo era sempre così mostruosamente spaventoso e terrificante da impedirgli di prendere sonno, obbligandolo a cercare rifugio in camera di Tenshinhan e Lunch a qualunque ora della notte – poco importava che fossero addormentati o meno. La sua breve marcia attraverso il corridoio, pochi metri che al suo cuoricino impaurito parevano chilometri, era scandita dal lento e triste dondolare del ponpon in cima al suo cappellino, stretto in mano come uno scudo protettivo in attesa di ripararsi in braccia più salde e robuste.

Quando quella notte Jiaozi mise finalmente piede nella calda camera dell’amico e vide un terzo occupante ingombrare da solo metà del letto matrimoniale, costringendo Lunch e Tenshinhan sul bordo del materasso, spalancò gli occhioni neri per la sorpresa.

Poi scrollò le spallucce, si accoccolò fra la folta massa scura e soffice dei capelli di Yamcha e dormì un sonno placido e sereno.

 








 


Scleri Note dell’autrice
È ufficiale. Amo oltre misura i capelli di Yamcha. Quanto sono belli? È tutta colpa loro se è nata questa fanfiction. Loro e di Jiaozi.
Sì, Jiaozi che dorme fra le folte chiome di Yamcha era l’idea di partenza da cui sono scaturite queste 1840 parole – fa fede il contatore di Word – dovute a troppo amore per il Ten/Lunch, ma chi mi conosce lo sa già. Ma io shippo anche Yamcha/Bulma. E per colpa di Gary Hawkeye e la sua raccolta Ordinary Lovers anche Tenshinhan/Yamcha. Anche se da qui non si direbbe. Ma vabbuò, la sostanza è che al povero caro Yamcha dobbiamo volere tutti taaaaaaanto bene <3
A dire il vero forse il caro guerriero Z è un po’ OOC. Ma capitelo, ha appena scoperto che Bulma gli mette le corna fra i capelli, poverino. E sì, voleva anche farsi una vacanza in montagna gratis, in effetti.
E NO, non so perché mi sia uscito ambientato a metà estate dato che siamo a dicembre. Tanto la stagione non fa una gran differenza, a voler guardare. Quindi se volete potete sostituire benissimo il metà estate col metà autunno, che non cambia nulla, LOL.
Ok, lo so, la presentazione grafica non è un granché. PERDONATEMI, faccio proprio schifo in queste cose.
Se siete arrivati fin qui, avanti, ora sono pronta a ricevere ortaggi marci e saibaimen in faccia :’D Coraggio, non siate timidi!
Spero che queste brevi cronache di Yamcha ospite abusivo da Tenshinhan – con tanto di nota sporcacciona per i più MMMALIZIOSI – vi abbiano strappato un piccolo sorriso. Mi raccomando, se trovate qualche errore, anche il più piccolo – l’ho letta e riletta, ma qualcosa scappa sempre –, fatemelo sapere.
Alla prossima!
SeaLight





 

   
 
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