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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    08/12/2012    1 recensioni
[Post-Chojin Sentai Jetman Tribute Episode]
Ispirata dalla release del primo episodio di Jetman ad opera del mio team di fansub (e dalla voglia che avevo dai tempi della puntata-tributo ai Jetman nei Gokaiger), ho deciso di togliermi un sassolino dalla scarpa scrivendo questa cosa che non so dove arriverà e che livelli toccherà.
"Erano tante le cose che Gai Yuki avrebbe voluto fare, una volta tornato sulla Terra.
Avrebbe voluto andare in giro per locali e rifarsi la bocca dal sapore disgustoso del liquore paradisiaco, avrebbe voluto conoscere qualche bella ragazza e trascorrere qualche ora piacevole...
E invece si era ritrovato a sfottere un ragazzino strafottente."
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Kaizoku Sentai Gokaiger (Post-Jetman Tribute Episode)

Rating: Verde

Personaggi/Pairing: Gokaiger, Yuki Gai

Tipologia: OneShot (606 parole)

Genere: Slice Of Life, Malinconico

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

Note: Ispirata dalla release del primo episodio di Jetman ad opera del mio team di fansub (e dalla voglia che avevo dai tempi della puntata-tributo ai Jetman nei Gokaiger), ho deciso di togliermi un sassolino dalla scarpa scrivendo questa cosa che non so dove arriverà e che livelli toccherà. La voglio dedicare al Panzy nazionale <3 A chiunque non capisca di che accidenti sto parlando, consiglio caldamente di andare qui.

§§§

LE ALI SONO ETERNE

Erano tante le cose che Gai Yuki avrebbe voluto fare, una volta tornato sulla Terra.

Avrebbe voluto andare in giro per locali e rifarsi la bocca dal sapore disgustoso del liquore paradisiaco, avrebbe voluto conoscere qualche bella ragazza e trascorrere qualche ora piacevole...

E invece si era ritrovato a sfottere un ragazzino strafottente.

Strano modo per festeggiare, vero?

Eppure non ne aveva potuto fare a meno.

L'idea che quel piratucolo da due soldi avesse occupato, dopo più di vent'anni, il posto che era stato del suo migliore amico lo mandava in bestia.

Ancora di più quella di dare a lui e ai suoi compagni il Grande Potere dei Jetman.

L'aveva giurato quel giorno poco prima della battaglia, quando si era riunito a loro per combattere Zangyack: avrebbe preso sulle proprie spalle il peso delle battaglie future per proteggere il loro presente.

E l'avrebbe fatto di nascosto, senza dire nulla o pretendere qualcosa in cambio.

E li avrebbe aspettati per sempre, fungendo loro da angelo custode fino alla fine.

Ma dopo la batosta che aveva preso, seduto su quella stessa panchina che, anni prima, era stato il luogo in cui aveva salutato i suoi compagni per l'ultima volta, nel guardare il cielo mentre anche i Gokaiger si allontanavano assieme, le sue priorità, i suoi desideri in qualche modo erano cambiati.

Il Grande Potere dei Jetman era passato di mano e lui era soddisfatto.

E prima di andarsene, nel suo cuore eruttò un desiderio prepotente.

Quello di rivedere gli altri, non nel cuore della battaglia ma in un contesto più personale, più intimo.

Più umano.

Con un sorriso malinconico, Black Condor si guardò le mani: “Non che l'aggettivo umano sia quello più adatto da affibbiarmi in questo frangente.” disse tra sé e sé, “Sono un fantasma!” esclamò, sfiorando con le dita il Changer che brillava sul polso.

Poi però, tendendo l'orecchio, gli parve quasi di sentire delle voci familiari, delle risate che pensava di aver dimenticato.

E s'incamminò meccanicamente sotto il Sole, seguendole nella speranza di arrivare in tempo.

§§§

Come ogni giorno, si erano riuniti lì.

Come ogni giorno, da vent'anni a quella parte, si erano riuniti lì: non importava l'orario, non importava se anche non si sentissero da giorni o non si fossero dati alcun appuntamento.

A qualunque ora, si sarebbero trovati tutti e cinque lì.

La prima ad arrivare, come sempre, sarebbe stata lei, il loro comandante, una donna talmente “con le palle” da farlo impallidire, e metterlo quasi in soggezione, nella maggior parte dei casi.

Poi, trafelata con la paura di essere in ritardo e affaccendata a frugare nella borsa con le scarpe da ginnastica ai piedi, sarebbe arrivata Ako, parlando a raffica tra sé e sé, seguita subito dopo da Raita, con la tuta sporca di terra.

E per ultimi, con fiori freschi, Ryu e Kaori.

In quella tiepida mattina di settembre, con le foglie che ancora non sembravano voler cadere e dove il Sole ancora caldo per l'estate ormai alla fine sembrava voler restituire il sorriso anche in una circostanza così malinconica, quella lapide in onice nero pareva essere diventata il centro del mondo.

Del loro mondo.

E dal punto in cui si trovava, seduto sopra la propria lapide a gambe incrociate, con gli sguardi degli amici posati su di lui senza che essi stessi fossero consapevoli della sua presenza, Gai si sentiva pronto per spiccare il volo un'ultima volta.

E mentre le loro preghiere mormorate sottovoce raggiungevano le sue orecchie e il suo cuore, le ali nere come la pietra su cui era accomodato si spalancarono sulla sua schiena, e col Changer stretto al cuore spiccò il volo.

   
 
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