Fanfic su attori > Alex Pettyfer
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Autore: AC_Vicolo    09/12/2012    2 recensioni
Il bel giovane Alex, con uno spiacevole passato alle spalle, riceve una misteriosa lettera dalla zia italiana che lo invita ad indagare sulla sua morte...
Spero vi piaccia :3
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Catching the unknown, capitolo 5: Puzzle

Dormo per quattro ore scarse, infatti apro gli occhi verso le otto. Diciamo che non mi sono mai sentito così bene. La vista mi era già sembrata uno spettacolo ieri notte, ma adesso i miei occhi godono come non mai. I colori del primo mattino mi riscaldano il cuore e i riflesi sul lago hanno un colore mozzafiato. Mi sento uno stupido se penso che non so nemmeno di che lago si tratta. Faccio un respiro profondo e mi accorgo che una delle grandisime finestre della mia stanza, in realtà, è una porta. Esco e assaporo l'aria fresca. Vorrei rimanere qui per sempre, ma ho una voglia matta di esplorare ogni cosa della villa: voglio ctturarne ogni minimo dettaglio. E poi c'è Lidja. Chi sa se si è svegliata. Apro l'enorme armadio ligneo e mi accorgo che dentro, oltre ai miei vestiti, ce ne sono altri. Niente a che fare con il mio abbigliamento abitudinario, questi sono vestiti firmati! Che la zia fosse informata riguardo alla mia condizione economica? Probabile.
La mia camera è di lusso: Ci soo alcuni mobili antichi abbinati per colore e tipologia ad altri moderni. Il letto a baldacchino è l'elemento che si nota di più in assoluto. Ho una scrivania piena di fronzoli con un Mac di un metro quadrato e, accanto, c'è una porta. Deve essere il bagno. Le pareti bianche sul parquet scuro danno luminosità a tutto il resto. Poi c'è la vetrata con il balcone. Mi chiedo cosa avrei dato per una vista simile quando la mattina, appena sveglio, mi ritrovavo in un bidone della spazzatura.
Vado a farmi una doccia e, quando esco, mi metto addosso un'asciugamano. Mi guardo al grandissimo specchio e testo quanto sono bello facendo seimila espressioni diverse. Mi asciugo i capelli ed esco.
Sto per slacciarmi l'asciugamano, quando sento :- Buongiorno Alex!
- Oh Madonna Santa!
Seduta sul mio letto c'è Lidja che ride come una pazza. Non sarà che... No, per fortuna. Sono riuscito ad afferrare l'asciugmano in tempo. Ok, ride perchè sono in una psaudoposizione da pseudoattacco di pseudo karate o roba simile. Ametto che la situazione è divertente e rido anche io.
- Non si usa bussare, qui?
- Oh, non pensavo di darti fatidio.
- Ma figurati! Poco tempo fa avrei dato qualsiasi cosa per avere una ragazza carina come te seduta sul mio letto in una situazione simile...
Mi guarda stranita; evidentemente non ha capito. Dimenticavo, è una bambina cresciuta.
Ridacchio un pò, poi lei mi chiede se può scegliere lei cosa mi devo mettere. Annuisco, anche perchè c'è l'imbarazzo della scelta. Sceglie un completo degno di un turista tedesco ricco da fare schifo, anche se devo ammettere che mi piace.
- Ehm... adesso mi dovrei cambiare.
- Tranquillo, non mi vergogno.
Ehm... no. Ammetto che la cosa inizia un pò a starmi sui maroni. Ma perchè me la prendo? E' così tenera.
- Sì, però mi vergogno io!
- Non guardo!
Si butta sul letto con la faccia sul cuscino. Ho capito, mi devo cambire con lei in camera. Faccio tutto di fretta e, nell'infilarmi i pantaloncini, cado a terra.
- Alex! Che combini?!
Mi viene a soccorrere mentro sono in mutande con la faccia atterra. In questo momento poteva benissimo scoppiarmi qualche vena al cuore o nel cervello, avrei gradito.
- Certo, Al, a volte sei proprio un bambino!
Ah sì, certo.
Riesco a tirarmi su i pantaloni bofonchiando qualcosa come "Che figura", "Scusa" e "Perchè?!". Nonostante tutto, mi piace sempre di più. Forse perchè nella mia vita è ciò che è sempre mancato: una ragazza diversa dalle altre, la freschezza dell'infanzia, l'ingenuità.
Solo i corridoio del primo piano mi fanno girare la testa. Sono tutti uguali, con le pareti rosse e la moquette marrone.
- Ora ti porto in sala da pranzo dove ti aspetta Er Grego.
- ErGrego?
- Il vedovo di Antonia.
Cosa? La zia non l'aveva mica menzionato. C'è qualcosa di strano.
Arriviamo nell’infinita sala da pranzo, adesso aggiustata per la colazione. Seduto al tavolo principale, più grande rispetto a quelli dove i domestici mangiano, c’è un uomo. Slanciato e mingherlino, legge il giornale. Sebra autoritario da far paura. Quando mi vede, però, la sua espressione cambia.
- Alex!
- Salve,…
- Gregorio, molto piacere.
Ah, ecco perè Er Grego.
- Vi lascio soli. – dice Lida, per poi girarsi e andarsene.
Stringo la mano a quell’uomo dal volto rugoso e ci sediamo a mangiare.
- Gregorio, volevo farle le condoglianze per la morte di mia zia. So che eravate sposati, mi dispiace molto.
Guarda verso il basso e bofonchia un “Grazie”. E’ veramente dispiaciuto, non c’è che dire.
Oltre a questo, è una persona molto piacevole; mi dice, finalmente, il nome del lago e mi racconta qualche curiosità su di esso e sulla villa. E’ stata costruita nel 1850 dal bisnonno di Antonia e, da allora, è sempre stata proprietà della famiglia Leonardi, anche se adesso è intestata a lui.
Finiamo di mangiare e mi porta fuori dalla casa a vedere il giardino. E’ immenso. Scomposto in due parti, quella davanti alla villa che è principalmente occupata da un vialone a ciottoli ai cui lati si estendno due file di alberi di pesco dai bellissimi fiori rosa.
- Antonia se li è fatti mandare da un suo amico giapponese. Sai, amava la cultura nipponica.
Ok, la zia mi piace sempre di più. Serebbe stato bello poterla conoscere.
A destra del vialone c’è un gazebo con tavolino e sedie e un campo da cricket. A sinistra, invece c’è la piscina.
- Questa ho chiesto io ad Antonia di costruirla. L’ho fatta mettere qui proprio perchè ci si può fare il bagno con vista sul lago.
La parte di giardino dietro alla villa bianca è altrettando bella: c’è un piccolo parco giochi che la zia ha fatto montare per Lidja, quando era piccola. Il resto è occupato dal verde e da un bellissimo percorso termale.
La villa è un vero e proprio spettacolo architettonico, non c’è che dire. Con le sue immense vetrate ed il suo colore bianco spento si incastra perfettamente in questo piccolo angolo di paradiso.
- E’ un peccato che tu debba tornare negli Stati Uniti tra due giorni…
Cosa?! Ok, lui non sa niente di tutto quanto. O, peggio, sono vicino all’assassino di mia zia.
Mi inform ache dobbiamo salutarci oggi a pranzo perchè deve partire per Bruxelles dopo mangiato. La mattinata trascorre piacevole, tranne per quell’unico, lancinante ensiero che mi invade la mente. Continuare ad indagare o incastrarlo subito? Opto per la prima e fingo di essere interessato ai suoi discorsi sul paesaggio e cazzi vari.
La mattinata passa lentamente come il pranzo. Poi lui mi bacia sulle guance e mi augura tante belle cosa, di vederci presto, etc. Appena si scosta, sento il gel che ha nei capelli incrostarsi sulla mia guancia.
Aspetto che lasci la villa e corro a cercare Lidja. La madre, che, ho scoperto, si chiama Maria, mi dice che è andata fuori per un’escursione. Perdo le staffe e ed esplodo raccontandole tutto. Lei mi ascolta interessata e, ogni tanto, annuisce.
- Sta andando tutto secondo i piani, allora.
La guardo in faccia sgomento. Lei sorride.
- Hai ragione, Alex. Quell’uomo è colui che ha messo tua zia nelle condizion di scriverti quella lettera. E, tanto per tranquillizzarti, domani non te ne torni di filato nella tua pidocchiosa casa del Bronx, ma ti trasferirai in un’altra villa insieme a me, Lidja e Giuseppe, il giardiniere. Adesso, però, non pensarci. Vattene in giro a cercare mia figlia e andate a divertirvi.
Mi fa l’occhiolino. Ce abbia capito quello che provo? Bhe, è questo il compito delle madri. Forse il destino ha voluto mandarmi qui per trovare tutto ciò che mi è sempre mancato. E’ come se, a mano a mano che incontro nuovo persone, ognuna di esse prendesse il posto di un tassello mancante nel puzzle della mia vita. L’unico che mancia, adesso, è quello di mio fratello.
 
ANGOLO DI ENNIE
Si sta iniziando a capire qualcosa? Sì? Allora siete fuori strada.
   
 
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