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Autore: A Midsummer Night_s Dream    09/12/2012    3 recensioni
Inghilterra, 1535.
Una storia da riscrivere. La loro.
Enrico VIII Tudor e Anna Bolena.
Sovrani d’Inghilterra.
"Una donna è disposta a tutto, pur di non perdere l'uomo che ama.
E Anna ne è consapevole, adesso più che mai. Vede, giorno dopo giorno, la passione svanire negli occhi del suo amato signore, quell'attrazione quasi selvaggia che aveva animato il loro rapporto un tempo, adesso sembra essere svanita, affievolita nel nulla.
Ma Anna Bolena è una donna, in fondo, e la seduzione è un'arte piena di misteri, tutti da scoprire."
Riuscirà la Regina d'Inghilterra, con le doti che solo una donna può possedere, a riscattare la passione del suo amato sovrano, il suo amore, e riscrivere così un'intera storia? 
Genere: Erotico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di lasciarvi alla storia. ci tengo a ringraziare le meraviglie che hanno commentato lo scorso capitolo (vi risponderò dopo l'aggiornamento) 
e tutti/e coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite e ricordate.
Grazie di vero cuore per il tempo che mi dedicate.
Detto ciò, non mi resta che augurarvi buona lettura!
Spero che il capitolo sarà di vostro gradimento e di sapere cosa ne pensate, se vi va!
A presto, A Midsummer Night_S Dream.




II.
I tre Bolena

*




«[…] L'amore è un fumo che sorge dalla nebbia dei sospiri. Se lo purifichi è un fuoco che sfavilla negli occhi degli amanti; se lo agiti è un mare ingrossato dalle loro lacrime. Che altro può essere? Una pazzia discreta, un'amarezza che soffoca e una dolcezza che alla fine ti salva. […]»

William Shakespeare, Romeo e Giulietta (Romeo; atto I, scena I)



Nella penombra di una lussuosa camera, illuminata dalle piccole fiammelle di fuoco all’interno del camino, una donna osservava con volto privo di ogni espressione le lingue di fuoco che danzanti si ergevano dinanzi a lei.

Guardava quel fuoco, la sua forza, la gloria con cui si sollevava nell’oscurità e con cui le sue lingue si innalzavano gioiose, ricadendo l’istante dopo, per poi ancora rialzarsi e divampare nell’aria in tutta la loro maestosità.

Un vigore che sembrava non avere mai fine, un illusione di potenza eterna, ma a cui anche il più piccolo e delicato soffio di vento sarebbe stato capace di porre fine.
Una fine che poteva avvenire per mani altrui, oppure per mani del suo stesso creatore.

Il fuoco ne era un esempio.

Lottava con veemenza per tenere vive e ardenti le sue fiamme, con ardore combatteva per ciò che gli apparteneva, ma alla fine non poteva che arrendersi dinanzi alla forza di quella materia che a lui aveva donato l’alito della vita e che adesso, allo stesso modo, lo cullava tra le fredde braccia della morte.

Una lotta di cui, fin dall’inizio, l’esito era conosciuto, ma per cui si continuava a lottare, nonostante tutto, nella vana speranza che un giorno quella battaglia proclamasse un vincitore diverso.

Ma come ogni volta, Anna, osservò la legna, l’origine di tutto quel potere, consumarsi dinanzi a lei.

Silenziosamente, guardò il fumo innalzarsi, come un muto grido di dolore per quell’ennesima sconfitta che si perse nell’aria, e ciò che rimase di quel grande impeto fu cenere.
Soltanto e unicamente cenere. Nient’altro.

Era così, dunque, che tutto era destinato a consumarsi?

Allo stesso modo, prima di svanire nel nulla, quanto tempo ancora la forza dell’amore che nutriva il suo cuore, la sua anima, sarebbe stato capace di lottare contro il freddo gelo dell’indifferenza e dell’odio che il suo signore covava per lei?

Quanto tempo ancora sarebbe riuscito a combattere quella battaglia, prima di esaurirsi e spegnersi, trasformandosi in fredda e muta cenere anch’esso?
Una fitta di puro dolore attraversò lo sguardo della giovane Regina, un lieve tremito avvolse le sue labbra mentre il chiarore dell’alba inondava la stanza, rivelando così la figura di una donna rannicchiata su se stessa, alla disperata ricerca di un calore e torpore capaci di rendere libero un cuore prigioniero del gelo della solitudine e sofferenza.

“Quanto tempo, ancora, potrò sopportare quest’angoscia causata dalla tua lontananza, dal tuo risentimento, prima di spegnermi e appassire come un fiore di cui nessuno si prende cura, amor mio?” sussurrò la donna, sollevando le gambe sulla sua seduta e avvolgendole con le esili braccia.

No. Lei non sarebbe mai finita relegata in un cassetto, come una vecchia lettera, dimenticata da tutti e tutto.

La posta in gioco era troppo alta per lasciare tutto nelle mani di un destino che sembrava beffarsi di lei e delle sue sconfitte.

Il suo futuro, il suo cuore, la sua stessa vita sembravano essere in pericolo.
No. Lei avrebbe lottato con ogni mezzo, e avrebbe vinto. Sarebbe stata più forte e battagliera del fuoco.

“Angélique!”chiamò a gran voce Anna, alzandosi con occhi animati da una nuova speranza.

“Mi avete chiamata, vostra Maestà?” domandò una giovane dama dai lunghi capelli biondi, entrando nella camera col fiato accelerato a causa della corsa.

“Sì, Angélique.” rispose con voce ferma Anna, avvicinandosi alla cara amica d’infanzia con cui aveva vissuto gli anni della sua giovinezza in Francia e che aveva poi esplicitamente richiesto come dama di compagnia una volta divenuta Regina. “Manda qualcuno a cercare mia sorella Maria, col chiaro messaggio che è la Regina in persona a richiedere la sua presenza a corte. Estendete l’invito anche al marito, William Stafford, e rendete chiaro che anche i bambini verranno con loro.”

Gli occhi della fanciulla si spalancarono sbigottiti nell’udire quelle parole, e con voce tremula domandò: “Maria… Ma, Anna, siete sicura di quello che fate?”

Anna fissò con sguardo determinato gli occhi verdi di Angélique, e senza alcuna esitazione rispose. “Sì, come non lo sono mai stata prima.”




_________________________________







Anna camminava ansiosamente per la stanza, nervosa lisciava le gonne già perfette, mentre i denti torturavano il suo labbro inferiore senza dargli tregua.

Presto Maria sarebbe stata annunciata. Avrebbe incontrato la sorella dopo il burrascoso litigio avuto tempo addietro e per cui furiosa aveva esiliato sia lei che il marito dalla corte. Adesso, cosa avrebbe mai potuto dirle?

Mi dispiace tanto, Maria. Non avrei mai voluto prendere una decisione tanto avventata, ma ero così furiosa con te! Hai disubbidito ai miei ordini, ti sei sposata in gran segreto senza dirmi nulla e…

No, non era questo che aveva indotto Anna ad allontanare la sorella dalla corte, e lei questo lo sapeva bene.

Tra lei e Maria c’era sempre stato un rapporto d’amore e odio, questo almeno da parte di Anna.

Perché sono sempre stata gelosa di mia sorella, si ritrovò ad ammettere Anna con un sorriso amaro.

Maria, la figlia più amata dei Bolena.

Maria, la fanciulla su cui l’intera famiglia aveva puntato per prima per raggiungere le proprie ambizioni.

Maria, l’angelo dai lunghi capelli dorati e gli occhi cerulei che era riuscita ad incantare il Re d’Inghilterra in persona.

Maria, la donna che era riuscita a dare un figlio maschio a Enrico.

Anna strinse la veste del suo vestito rosso tra le mani, serrando la mascella e chiudendo gli occhi, cercando di controllare la rabbia che infiammò il suo animo a quei pensieri.

Anna, l’altra Bolena, ecco cos’era stata prima di divenire Regina.

Ma dopo aver ricevuto la corona, quando ancora i sentimenti non erano entrati in gioco, Anna aveva goduto di quel traguardo raggiunto, si era presa beffa della sorella perché lei era arrivata dove quest’ultima aveva miseramente fallito e aveva alzato il mento orgogliosa di fronte ai membri della sua famiglia per quella vittoria che non l’aveva resa più l’altra Bolena. Quello stupido nomignolo, da quel momento, apparteneva a Maria.

E poi ecco la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Quando la sorella le aveva confidato di aver sposato Stafford senza il suo consenso e d’aspettare un figlio da lui, Anna aveva visto rosso intorno a lei per un attimo.

Maria, sua sorella, aveva osato prendersi beffa di lei e del suo titolo! Come se la sua parola di sovrana non avesse importanza, proprio come prima di divenirlo, aveva disubbidito ad un suo ordine. Di nuovo ad un pari livello.

Così il rancore, l’invidia, il risentimento erano stati più forte di tutto e con parole avvelenate aveva cacciato via Maria, ripudiandola come sorella e osservandola allontanarsi dalla stanza col volto rigato dalle lacrime.

Riuscirai mai a perdonarmi, sorella?

Sì, perché nonostante tutto Maria restava sua sorella.
La sorella dolce e buona che per lei c’era sempre stata, con cui nell’infanzia si era confidata e che aveva cullato tra le braccia quando ella era solo una neonata.
Un lieve ticchettio alla porta risvegliò Anna dai suoi torbidi pensieri, mentre col cuore martellante in petto accordava il permesso ad una tacita domanda. “Avanti!”

Ed eccola lì, Maria. Sua sorella.

I lunghi capelli biondi tenuti composti in un’acconciatura rigida dietro la nuca, le guance rosee, le labbra serrate e gli occhi ben piantati al suolo mentre silenziosa entrava nella stanza.
“Vostra Maestà.” disse la donna, esibendosi in un rigido inchino e non alzando mai lo sguardo su di lei.

Anna, con occhi velati dalle lacrima, osservò la sorella comportarsi come un’estranea. I tratti di un volto una volta giovanili e spensierati, adesso erano alterati da qualche ruga e un’espressione matura.

“Sorella, riuscirai mai a perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?” chiese Anna con voce rotta, esprimendo così a voce alta i suoi pensieri, e trattenendo le lacrime. Era una Regina e, così come l’etichetta richiedeva, doveva comportarsi con un certo contegno.

Eppure quelle poche parole sembrarono arrivare proprio dritte a cuore della sorella che, con espressione sbalordita, alzò finalmente il proprio sguardo e incontrò il suo.
Il silenzio sembrò cristallizzarsi nell’aria, i respiri di entrambe trattenuti, prima che le lunghe vesti delle due sorelle frusciassero sul pavimento mentre si tuffavano ognuna nelle braccia dell’altra.

“Oh, Anna! Sorella mia!” disse Maria col petto scosso dai singhiozzi e il volto inondato dalle lacrime, mentre stringeva con forza a sé la sorella.

“Perdonami, Maria! La mia mente era così accecata dall’odio e dal rancore da non permettermi di ragionare con la giusta lucidità!”

“Io ti ho già perdonata da tempo, Anna. Nello stesso momento in cui la porta delle tue stanze si sono chiuse alle mie spalle. Sei mia sorella, mai riuscirei a provare per te odio e poi mi sei mancata così tanto in questi anni!”

“Anche tu, sorella!” disse Anna tremante, stringendo un’ultima volta la sorella, come a confermare le sue parole, prima di sciogliere il loro abbraccio e guardarsi sorridenti con occhi velati dalle lacrime.

“Finalmente, dico, era ora!” Annunciò una voce esasperata alle loro spalle, e voltandosi le due sorelle videro il volto sorridente e lo sguardo commosso del fratello, mentre spavaldamente stava appoggiato con la parte destra del corpo alla porta. “ Voi due non siete mai riuscite a stare separate per tanto tempo, avevo già previsto una cosa del genere!” Concluse il maggiore dei Bolena, avvicinandosi alle due ragazze e stringendole in un forte abbraccio mentre quest’ultime ridevano gioiose.

“George, ci soffocherai così!”

“Ah, le mie bellissime donne! Quanto mi siete mancate!”

“George, basta così!” disse con voce autoritaria Anna, ma con occhi pieni di divertimento.

“Come desiderate, vostra Maestà!” rispose il fratello, inchinandosi in un profondo e teatrale inchino. “Ogni vostro desiderio è per me un ordine!”

“Mi sei mancato tanto anche tu, fratello!” disse Maria, dando un bacio affettuoso sulla guancia destra del fratello.

“I tre Bolena sono di nuovo insieme!” disse quest’ultimo con un gran sorriso sulle labbra carnose, facendo così formare due fossette ai lati delle guance che lo rendevano tanto simile al volto di un bimbo birichino.

“A proposito di questo,” disse Anna, ricomponendosi e ritornando d’un tratto seria.” adesso che i tre Bolena sono di nuovo uniti, è bene che ritornino a macchinare i loro malefici piani!” Continuò con voce divertita, ma con sguardo pieno di timore.

“Anna, che succede?” chiese Maria, ormai il sorriso era sparito anche dalle sue labbra e, come se avesse letto nella mente della sorella, domandò: “Sei in pericolo?”

“Temo proprio di sì.”















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