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Autore: Fog_    11/12/2012    0 recensioni
Quarta classificata al contest "Searching for the perfect name contest" di Ila_Chia_Echelon
Chace era tutto e niente allo stesso tempo. Una continua intermittenza di pieno e vuoto che dava alla testa, un qualcosa di così astratto da non poter essere definito reale. Il caos.
Inafferrabile, irraggiungibile, libero. Ecco cos’era, o meglio, cosa pareva essere.
Ma c’era molto di più.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CHAINED

 
 

HIS FACE IS A MAP OF THE WORLD
Il suo viso è una mappa del mondo
 

 

Chace era tutto e niente allo stesso tempo. Una continua intermittenza di pieno e vuoto che dava alla testa, un qualcosa di così astratto da non poter essere definito reale, il caos.
Inafferrabile, irraggiungibile, libero. Ecco cos’era o meglio, cosa pareva essere, ma c’era molto di più. C’era che sul suo viso sembravano esserci raccontate troppe storie per una vita intera, storie di gente diversa, di epoche diverse. La saggezza di un vecchio che aveva provato la sofferenza, il dolore, la vicinanza alla morte negli occhi di un ragazzo. Un ragazzo particolare, un ragazzo con una bellezza angelica, pura, ma dall’animo frammentato dal male. Un angelo caduto, un angelo incatenato al suolo.
 
Chace suonava il basso tutte le sere in un locale sperduto di Londra con una band che cambiava nome ogni settimana. Claire attraversava mezza città solo per vederlo e ormai era diventata un’abitudine. Sedeva su un divanetto rosso posizionato strategicamente nell’unica zona in ombra accanto al palco, ordinava  il suo cocktail preferito e osservava attentamente il ragazzo entrare in quel suo mondo a parte mentre le sue dita pizzicavano le corde dello strumento. Era solo in quel momento che Chace perdeva la solita aria oscura che gli induriva il volto e tornava ad apparire come un qualcosa di celestiale, l’essere divino che doveva essere stato un tempo, prima di cadere.
 
Chace non era un tipo che si vedeva spesso in giro, la sua figura appariva quasi come una leggenda. Solo Claire era riuscita a stargli vicino, una volta, una notte in cui lui l’aveva creduta stolta e indifesa e aveva provato a rapire anche la sua anima, ma neanche Claire era ciò che appariva. L’aveva osservato sotto la luce tremolante di un lampione, i capelli che sembravano fili d’oro e gli occhi di un azzurro ancora a noi sconosciuto. Era rimasta come sempre incantata da quel viso che nascondeva i misteri dell’universo, sfregiato da cicatrici che parlavano da sé, millenni di storia segnati su quel volto così giovane. Gli sorrise. L’aveva ritrovato.
 
«Mi ricordi qualcuno, qualcuno che ho incontrato tanto tempo fa» le disse Chace scrutandola attentamente. Vecchi ricordi gli si scatenarono dentro, straripando nella sua mente. Aveva già visto quella ragazza in posti ben diversi da quella Londra così moderna. Posti lontani, epoche lontane. Egitto, 37 a.C., consigliera di Cleopatra; Grecia antica, venerata con il nome di Diana; Roma, 117 a.c., al suo fianco quando la folla lo acclamava “imperator”; sua amante alla corte di Versailles.
Claire lo guardò e capì che l’aveva riconosciuta. La riconosceva ogni volta che tornava.
«Siamo sempre noi» pronunciò sorridendo determinata,negli occhi la consapevolezza che avrebbero affrontato insieme anche quell’epoca.
Il mondo tutt’intorno cambiava, loro no.

   
 
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