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Autore: Tods    11/12/2012    6 recensioni
'[...]Alcuni dicono che se è amore non importa il sesso, o il colore della pelle, o la religione. Se è amore è sacro, e va rispettato in ogni caso. Se è amore è vita, e nessuno merita di esserne escluso.
Sai che ti dico io? C’è tanta ipocrisia nel mondo.'
Larry
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dear son,

Mi dispiace molto di averlo fatto, te lo giuro, non avrei mai voluto causarti un dolore del genere. Forse ero solo troppo stanco, troppo triste, troppo solo... Voglio che tu sappia che non è assolutamente colpa tua: avrei potuto andarmene in silenzio, senza dire niente a nessuno, eppure eccomi qui, a scrivere queste righe. In fondo ti devo una spiegazione.
E’ tutta la vita che aspetto, perché avrei dovuto rimandare l’inevitabile? La mia vita non ha mai avuto un senso, e continuare a svegliarmi tutte le mattine in questa casa vuota non avrebbe fatto altro che farmi soffrire sempre di più.
E’ tutta la vita che mi porto dentro questo segreto, e non riesco a credere che me ne stia per liberare. Ascoltami, anche solo per un momento: poi potrai fare ciò che vorrai con me e con il mio ricordo.
Da bambino mio padre mi diceva sempre che la vita di un uomo non è completa senza una donna e non ha senso senza un figlio: sono cresciuto con questa convinzione, e probabilmente sono morto con essa.
Lui sembrava orgoglioso di me: ero bravo a scuola, avevo tanti amici, ero sportivo e ben educato. Ma sentivo già da allora di essere…diverso.
Come dire? Come trovare le parole giuste per spiegare una cosa del genere al proprio figlio?
Ho promesso che questa volta avrei detto la verità: per la prima e l’ultima volta, e così farò.
Non mi piaceva ciò che piaceva agli altri ragazzi della mia età: non ero attratto in nessun modo dalle ragazze, ma cercavo di nascondere questo mio disagio. Ero l’orgoglio di mio padre, non potevo deluderlo. Sapevo che se l’avesse scoperto ne avrebbe sofferto molto ed un ragazzino di tredici anni non sa che il proprio padre gli vorrà bene comunque.
Uscivo con le ragazze, le baciavo…a tratti disgustato, ma non potevo fare altrimenti, sai? Non vedevo via d’uscita. Se avessi detto la verità sarei stato ghettizzato, e deriso. Tutti i miei amici mi avrebbero allontanato, sarei stato visto come quello strano. Molti dicono che non dovrebbe importare, ma avevo quindici anni. Sì che m’importava.
Sai che tanto tempo fa essere mancini veniva considerato una forma di ritardo mentale? I mancini venivano mandati in una scuola speciale, dove gli legavano la sinistra dietro la schiena e gli insegnavano a scrivere e a fare tutto con la destra. Venivano visti come contro natura, e venivano curati. Facevano violenza su sé stessi per essere normali. E così facevo io.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa significa normalità, poi.
So che sapere questo ti fa soffrire, so che mi stai odiando con tutto te stesso, ma ti prego, aspetta ancora un momento. Aspetta che io finisca, concedimi almeno questo.
Ho passato metà della mia adolescenza a cercare di farmi piacere ciò che potevo avere, senza conoscere mai l’attrazione, né l’amore.
Quando avevo sedici anni è successo tutto all’improvviso. Tutti i miei sogni si sono avverati d’un colpo. Lasciandomi spaesato. La musica, la televisione, lo spettacolo. Ma questa storia l’hai sentita un miliardo di volte, vero? Certe volte divento noioso, sono come un disco rotto. È solo che ho paura di dimenticare.
Ciò che tu non sai, è che quando avevo sedici anni ho trovato anche l’amore. L’amore quello vero.
L’amore di uno dei miei migliori amici, uno del mio gruppo. Di quello su cui potevo contare in ogni occasione, di quello di cui potevo fidarmi ciecamente.
All’inizio quell’attrazione mi aveva spaventato: non avevo mai provato nulla di simile né per ragazzi né per ragazze. Me ne ero innamorato con uno sguardo: lui era come me, lui era incompleto. Forse aveva solo un po’ meno paura di ciò che provava.
Alcuni dicono che se è amore non importa il sesso, o il colore della pelle, o la religione. Se è amore è sacro, e va rispettato in ogni caso. Se è amore è vita, e nessuno merita di esserne escluso.
Sai che ti dico io? C’è tanta ipocrisia nel mondo.
Quello è stato il periodo più bello della mia vita. Non che l’unico.
Mi sentivo vivo per la prima volta nella mia vita: dovevo ancora nascondermi, certo, ma adesso c’era lui a rassicurarmi e a farmi compagnia, a rendere tutto un po’ più semplice.
Quando è arrivata la fama mi sono sentito morire. Proprio quando cominciavo ad essere felice.
Non avrei dovuto più nascondermi solo da chi conoscevo, ma dal mondo intero, e mi sembrava una cosa impensabile, anche per me che fingevo da diciassette anni.
Ho provato ad uccidermi molte volte, già allora. Morire mi sembrava un prezzo equo, pur di essere libero.
Sono finito in ospedale due volte, ma non mi hanno mai portato da nessuno psicologo. Ero depresso, ma non ero malato: ero solo gay. Ma Harry Styles non poteva essere gay. Sarebbe stato come dire che gli asini volavano.
Così ho finto ancora, ed ancora, ed ancora.
Mi facevano uscire con donne molto mature, per non destare sospetti. A lui avevano dato una ragazza fissa: era odiosa e petulante, ma la invidiavo da morire, perché lei poteva averlo sempre e comunque mentre io no.
A volte mi costringevano a dare il mio numero a qualche fan semivestita, a volte a baciare qualcuna per le fotocamere.
Ma qualcuno aveva cominciato ad avere dei sospetti. Qualcuno aveva cominciato a leggere nei nostri sguardi, nei nostri sorrisi, nelle nostre battute. Una volta una ragazza mi è venuta incontro in lacrime, le ho chiesto se volesse un abbraccio, ma lei mi ha detto solo ‘non lasciare che vi facciano questo’. Ho capito che molte di loro sapevano.
Ma il management non era stupido. All’improvviso noi due non potevamo più guardarci, parlarci in pubblico, abbracciarci né niente. Ho provato ad uccidermi di nuovo.
Mi hanno trovato una ragazza, una cantante che nemmeno conoscevo. Lui era furente, non voleva che anche io dovessi fingere come lui, non voleva che io soffrissi. Non faceva altro che urlargli contro ‘lasciatelo in pace!’ e ‘almeno lui’.
Sono stato con lei per nemmeno un mese, l’ho lasciata in tronco durante un’intervista. Erano tutti molto arrabbiati con me, ma non m’interessava a dir la verità. Hanno cominciato a minacciare di sciogliermi il contratto, di far girare notizie false sul mio conto. Hanno cominciato a soffocarmi così tanto che ho ceduto di nuovo.
Ho capito che se volevo essere libero dovevo fare come volevano. Se volevo vivere (se mai quella era vita) dovevo essere schiavo.
Mi hanno chiesto di scegliere una ragazza, una qualunque. Dicevano che se magari l’avessi scelta io avrei finto meglio. Così ho scelto tua madre. Era giovane, era bella, la conoscevo da molto tempo. Eravamo amici, le volevo bene.
Tua madre era una donna fantastica: sai che l’ho amata, e che ne ho pianto molto amaramente la morte. Credo sarebbe stata l’unica donna possibile, l’unica tollerabile.
Mi sento un mostro a dire queste cose, e forse è anche un po’ per questo che ho deciso di darci un taglio. Non ho mai avuto il coraggio di dirle la verità, di dirle ‘Ehi tesoro, la sai l’ultima? Sono gay’. Non ho mai avuto il coraggio di dirlo a nessuno, ed ecco le conseguenze.
Non ero innamorato di tua madre, ma senza di lei non avrei mai potuto avere te, e mi sarei privato di una delle gioie più immense che un uomo possa avere. In fondo mio padre non aveva poi così torto.
Nonostante ciò, sono costretto ad ammettere che amavo ancora lui.
Ti ricordi quel mio vecchio amico? Quello coi capelli scuri e gli occhi azzurri che è in tutte le foto dell’album azzurro giù in cantina? Quando avevi cinque anni una volta mi hai chiesto se eravamo molto amici, ed io con le lacrime agli occhi ti ho detto sì. È lui. È morto sei giorni dopo la tua nascita: credeva di avermi perso per sempre, credeva che non lo amassi più. Si è suicidato nel bagno della casa che dividevamo a Londra, con qualche pillola.
Lui non mi ha lasciato niente, nemmeno un pezzo di carta a cui aggrapparmi, nemmeno qualcuno a cui dare la colpa.
Il suo fantasma mi tormenta tutte le notti da diciassette anni a questa parte. Non posso sopportarlo un secondo di più. Mi sta portando lentamente alla morte e in realtà non faccio altro che accelerare il processo. Morirei comunque.
Adesso ho il  cuore più leggero, ad essere onesti. Mi sento un po’ più libero.
Ho smesso di nascondermi, finalmente, ed ora puoi vedermi per come sono. Non sono l’uomo forte che credevi, non lo sono mai stato. È questo che sono. Un poveraccio che si è fatto condizionare tutta la vita dal giudizio degli altri, un poveraccio che adesso si uccide, perché è stanco di fare finta.
Mi dispiace. Non avrei voluto che andasse a finire così.
Se fossi stato anche solo un po’ più forte avrei resistito fino alla fine, mi sarei portato quel segreto nella tomba. Ma la morte di tua madre mi ha aperto gli occhi.
Che senso vivere senza alcuna ragione per farlo?
Adesso puoi odiarmi, puoi essere arrabbiato, puoi fare tutto ciò che vuoi, ma la verità non cambierà.
Tutti facciamo delle scelte, tutti ci prendiamo delle responsabilità. A quaranta cinque anni è ora che lo faccia anche io.
Vorrei solo una cosa adesso: il tuo perdono. Non so se lo merito, dopo una vita da bugiardo e vile, ma lo desidero più di ogni altra cosa.
Non piangere per la mia morte, sappi che vado ad essere più felice. Vado dove posso essere chi non ho avuto il coraggio di essere, vado a raggiungerlo. Forse finalmente potremo essere felici davvero. Insieme e per sempre.
Solo un’ultima cosa figlio mio: non permettere a nessuno di farti quello che mi hanno fatto. Fregatene di tutto. Sii come vuoi, di ciò che vuoi, ama chi vuoi.
Ama per te, ama per me.
Ricorda che qualunque cosa tu decida di fare della tua vita io sarò fiero di te: perché è tua, e solo tu hai il diritto di cambiarla.
Ti vorrò per sempre bene, 
Papà

*
Spazio autrice
Or bene, che dire?
Un altro esperimento, sarò sincera.
Credo che solo le larryshipper capiranno, quindi chiedo 
perdono alle mie lettrici se non sono d'accordo
con ciò che ho scritto, ma personalmente 
credo che le cose stiano così.
Questa è solo la lettera di un padre che confessa a suo figlio
di essere gay dopo la morte della moglie, niente di più. 
Una confessione last-minute prima di suicidarsi.
Ho letto su un giornale di 'Beginners' e ho pensato
che qui Larry ci stava tutto.
In questi giorni ho cominciato a pensarci sul serio, e questo
è quello che ho prodotto.
Grazie mille per il tempo che mi avete concesso ;)
Baci, Tod

 

  
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