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Autore: Infinite Sky Driver    11/12/2012    1 recensioni
"[...]Per quello potevo affermare che tra i due vi era un profondo amore.
Ma uno di quelli che non si vedono più. [...]"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera/giorno, popolo! Si, questa storia aveva un solo capitolo, ma visto che....mi piace molto, ho fatto un seguito, magari continuerà ancora, ma non assicuro nulla..(?) Quindi non fatevi aspettative 8)
Per ora inserisco questo nuovo capitolo, e spero che possa coinvolgervi appieno, naturalmente, a tema Natalizio. (Y)
Buonissima lettura, come sempre, e grazie ai millanta incoraggiamenti che ricevo nelle recensioni, davvero, vi amo. *piange* <3

 

Le luci del Natale avevano già invaso la città, quando finalmente fui pronta per uscire.
La neve non aveva tardato a scendere dalla bianca coltre di nuvole candide che riempivano il cielo, quei cristalli erano scesi per tutta la notte e il giorno successivo ad essa, donando un aspetto magico al Tutto. Le strade, che il giorno prima avevano l’aria di essere state dimenticate dal mondo, colme di foglie secche e spezzate, ora completamente ricoperte da un lieve strato di neve, non davano più quel senso di vuoto, anzi, gli sguardi dei passanti erano persi su ogni piccolo dettaglio.
Sorrisi, infilando le mani già fredde nelle tasche del giaccone. Alzai la testa, sospirando, guardando con che velocità il vapore acqueo espulso avesse formato una nuvoletta che uscì dalla mia bocca.
Era bello, l’inverno.
Ma il motivo per cui ero uscita non era godermi una tranquilla passeggiata tra la neve.
Mi stavo recando ad una famosa mostra d’arte all’aperto, nel viale più famoso della città, noto per alcuni festival che si celebravano in certi periodi dell’anno. Per quelle occasioni speciali la strada veniva chiusa al traffico, rendendo l’isolato intero pedonale.
Adocchiai alcune coppie dirigersi nella stessa direzione, anziani, donne di mezza età. Non erano presenti molti ventenni quel giorno. Forse l’arte ottocentesca non attirava più molto l’attenzione delle ultime generazioni.
Man mano che mi avvicinavo al luogo della manifestazione, una musica molto carina iniziò a riempire l’aria. Rendeva perfettamente l’atmosfera, un lieve suono di chitarra, percussioni a mano e tre voci ad incrociarsi, giocando tra loro, di due uomini ed una donna. La voce maschile più acuta mi colpì, era molto melodiosa, la sua capacità vocale era grandiosa. In più, sapeva colpirti direttamente nel cuore, particolare che non mi sfuggì di certo.
Ciondolai leggermente con la testa, senza potermi trattenere, mimai con le labbra alcune strofe, talmente orecchiabili che le imparai all’istante; alcuni passanti mi guardavano straniti, ma non potevano capire la sensazione che provavo nell’istante in cui venivo a contatto con la Musica.
Senza quasi accorgermene arrivai a destinazione. I quadri degli artisti di strada si alternavano a quelli portati sul posto da vari musei di nota o scarsa fama. Non importava, tutti i quadri erano stupendi. Alcuni rappresentavano paesaggi, soggetti che sarei stata capace di dipingere in egual modo magari dopo mille anni. Gli artisti se ne stavano vicino alle loro opere soddisfatti, chi osservava il suo lavoro autogiudicando la qualità del dipinto sfregandosi le mani guantate, chi si riuniva in piccoli gruppi a scherzare, o ad osservare le opere degli amici.
Guardai attentamente ogni lavoro, mi colpirono soprattutto i ritratti.
Erano talmente belli da sembrare reali. In quell’ala della mostra all’aperto, agli artisti era stata data la possibilità di portarsi una specie di casetta, per stare più al caldo. All’interno avevano tele, fogli da disegno e strumenti come squadre, compassi, manichini in legno, aerografi, pennelli, tempere, alcuni anche i materiali per fabbricarsi autonomamente i colori a tempera o ad olio.
Mi affacciai in una casetta che sembrava vuota, notando moltissimi ritratti poggiati all’interno, alcuni fin troppo belli per rimanere nascosti.
-Wow…- Sussurrai la mia ammirazione, sporgendomi un pochino di più, sollevandomi sulle punte dei piedi per vedere meglio all’interno, dalla finestrella dalla quale l’artista poteva intrattenere il pubblico.
-Sono contento che ti piacciano- La frase terminò con una risatina, alle mie spalle.
Mi ritrassi immediatamente, inchinandomi dispiaciuta.
-M-mi scusi, non volevo essere scortese-
-Hei, non sono poi così vecchio, dammi del tu-
Appena alzai il volto e puntai gli occhi in quelli del giovane che avevo davanti, lo riconobbi.
Era quel ragazzo. Com’è che si chiamava?
-Ki..bum?-
Lui alzò un sopracciglio.
-Si. Ci conosciamo?-
Mi ricordai immediatamente di quello che era successo la settimana prima. Li avevo spiati gratuitamente, lui ed il suo ragazzo.
Cercai velocemente una via di fuga.
-No, è…- notai il cartellino appeso alla casetta.
-è scritto qui!- Indicai il foglietto con sopra il suo nome.
Lo osservai un momento, incantata. Era davvero molto bello. I capelli probabilmente tinti di un biondo miele erano scompigliati, sul davanti raggiungevano lievi sfumature rosa, che gli donavano un aspetto stravagante ed unico, ma gradevole alla vista. Gli occhi erano dal taglio felino, intensi ed elegantemente truccati con un filo di eyeliner, per incantare chiunque lo guardasse negli occhi. Le labbra avevano qualcosa di magnetico. Mi trovai ad essere invidiosa del suo ragazzo. La forma a cuore, dolce e raffinata faceva invidia alle più sensuali attrici di Holliwood. Penso che avrebbero dato chissà che cosa per avere delle labbra così donate da madre natura.
-E’ vero, è scritto li- Sorrise dolcemente lui, riportandomi istantaneamente alla realtà, mentre si dirigeva all’entrata del suo piccolo studio ambulante.
Mi sistemai la sciarpa attorno al collo, cercando di alzarla fino al naso.
-Sono davvero quadri stupendi, perché non li esponi?-
Lui storse il naso, guardandomi per un attimo.
-Queste persone non capirebbero la mia arte.-
-Ma io la capisco- Sorrisi guardandomi le scarpe, senza notare lo sguardo interessato che mi rivolse.
-Ah si?- un attimo di pausa in cui guardò ad uno ad uno i suoi lavori esposti.
-Beh, comunque non sono poi nulla di che, e sono privati-
-Potrei vederli lo stesso? Altrimenti perché te li saresti portati dietro?-
Non si aspettava quella domanda.
Guardò alle mie spalle per alcuni secondi, tanto che mi fece venire il dubbio che ci fosse qualcuno dietro di me.
-E va bene. Come vuoi,..- Rimase in attesa, aspettando il mio nome.
-Oh, si. Giulia.-
-Giulia?- Mentre parlava prendeva con attenzione ogni suo lavoro appoggiato a terra all’interno dello sgabuzzino.
-Non sei di qua allora-
-No, sono nata in Francia-
-La francia, patria dell’amore, così dicono eh? Dovrei andarci, un giorno-
Magari con il tuo “amico”, pensai facendomi sfuggire un sorriso.
Appoggiò i quadri con attenzione sotto il mio sguardo.
Era molto impacciato, le mani gli tremavano leggermente, era molto nervoso, probabilmente quei quadri li aveva tenuti nascosti fino a quel momento dalla vista degli estranei, facevano parte di lui e solo lui poteva ammirarli.
Un vero peccato, poiché erano le opere più belle che avessi mai visto.
Tutti ritratti, alcuni solamente abbozzati a matita, altri colorati ad olio, altri a pastelli, altri con tecniche di cui non ero nemmeno a conoscenza.
Rimasi sbalordita da una tale bravura. Lo guardai per pochi secondi a bocca aperta, tornando subito ad osservare con attenzione quei particolari perfetti.
Non avrei dovuto stupirmi dei soggetti. Tra i lavori che avevo davanti, almeno una ventina, soltanto tre o quattro raffiguravano giovani di cui non avevo mai visto l’aspetto. Tutti gli altri, erano ritratti del suo ragazzo.
Stupendi. Non riuscivo a descriverli con altre parole. Il viso completo di particolari che solo un occhio ben attento riusciva a cogliere, le sfumature di ombre e luci, il corpo perfetto rappresentato in tutti i tendini e muscoli.
Alcuni quadri lo rappresentavano semi nudo, somigliavano molto a opere risalenti al periodo greco, in cui la perfezione del corpo era tutto. Quel ragazzo era stato rappresentato come un dio greco, e la mia paura era che sotto agli abiti, fosse realmente ben messo com’era stato rappresentato da Kibum.
-Sono..li hai fatti con dei modelli?- Non capisco perché gli feci quella domanda.
Lui arrossì, voltando lo sguardo.
-No…beh si. Conosco tutti quei soggetti. Mi piace lo stile classico, non li ho denudati di fronte a me per dipingerli su una tela, di certo- Ridacchiò passandosi una mano sul collo.
Non tutti, ma uno si, vero? Risi con lui.
-Sono bellissimi. Te li comprerei subito, se fossero in vendita. Sei davvero bravo-
Arrossì ancora, diventando ancora più carino.
-Grazie mille, sono cont-


Le parole gli morirono in gola quando due forti braccia lo afferrarono da dietro abbracciandolo.
Da sopra la spalla di Kibum arrivò il volto del suo ragazzo, di cui mi ricordai improvvisamente il nome: Jonghyun.
Era esattamente uguale ai dipinti del suo ragazzo, se non più bello.
Kibum si irrigidì tra le sue braccia.
Jonghyun gli sussurrò all’orecchio qualcosa, ed il biondo scosse la testa sorridendo.
Ad un tratto, il nuovo arrivato si accorse di me, e fermò la sua avanzata alla ricerca delle labbra prefette di Kibum.
-Oh, s-si, lei è Giulia- esordì Kibum togliendosi velocemente dalle braccia di Jonghyun ed indicandomi con una mano.
Lui mi guardò dalla testa ai piedi. Io feci lo stesso.
Era poco più alto di me, i capelli corvini gli ricadevano sulla fronte nascondendogli parzialmente gli occhi, grandi e scuri. Il suo sorriso scintillante attirò la mia attenzione, facendomi spostare lo sguardo soffermatosi sul suo fisico scolpito.
-Incantato- Mi prese una mano e ne baciò il dorso. Mossa perfetta, per far morire un’innocente ragazza.
Balbettai qualcosa di sconnesso, mentre il dissenso di Kibum era percepibile da almeno un chilometro di distanza.
-Si, ok.- Appoggiò una mano sul petto di Jonghyun per farlo allontanare, con troppa delicatezza perché fosse scambiato per segno di amicizia. Il moro gli prese la mano fra le sue e le diede un bacio, fissandolo negli occhi. Kibum resse lo sguardo, mentre il cuore mi si contorceva nella gabbia toracica per il troppo amore che stavo percependo tra i due.
-Scusa ancora per il ritardo, ho fatto più in fretta che potevo-
-Ti ho detto che non fa nulla, davvero-
-Hanno già ammirato le tue opere d’arte?-
-Direi di si, Giulia si stava complimentando per ques..oh, è vero-
Guardò i quadri, così come Jonghyun, ma le loro espressioni erano completamente contrastanti tra di loro. Mentre Kibum non sapeva che dire, negli occhi dell’altro si leggeva infinita sorpresa.
-Kibum. Quand’è che li avresti fatti, questi lavori?- Prese tra le mani un ritratto di se stesso, addormentato tra candide lenzuola di seta, che gli coprivano la nudità fino all’addome.
-Quando….quando avevo tempo, ecco- Arrossì fino alla radice dei capelli torturandosi le dita.
Jonghyun però non si arrabbiò. Sorrise semplicemente.
-E’ bellissimo.-
Kibum non doveva aspettarsi la sua reazione, perché lo osservò un attimo senza capire.
Jonghyun rimise al suo posto il quadro, gli si avvicinò e prese il suo volto tra le mani.
-Ho detto che è bellissimo.-
-Non sei arrabbiato?-
-Arrabbiato..?- Sussurrò lui per poi sorridere con quanta più dolcezza avesse in corpo.
-Con questi quadri hai dichiarato apertamente il tuo amore per me, dovrei arrabbiarmi? Mi arrabbierei se non mi avessi dipinto al meglio- Si finse offeso all’ultima frase, poi continuò, senza dare tempo a Kibum di parlare. –Ma non è così, quindi posso solamente essere fiero di te-
Il biondo sorrise timidamente, abbassando lo sguardo.













Sentii una stretta allo stomaco, all’improvviso.











Ecco, ci risiamo.





Sta per succedere.








Abbassai le palpebre un secondo. In quell’esatto momento, Kibum si avvicinò all’altro, baciandolo dolcemente, permettendo alle labbra di Jonghyun di appropriarsi delle sue, per condividere insieme un attimo di calore, per lasciare che il loro amore passasse attraverso un bacio sotto il bianco cielo di Dicembre.




Notai solo in quell’istante un quadro, tra i tanti ritratti di Kibum.
Due figure si stavano baciando, i contorni non erano ben definiti, ma si intuiva perfettamente la posizione dei due: abbracciati, uniti in un solo corpo.
Accanto, una didascalia, le parole avevano una forma delicata e leggera, come il tocco di un angelo.







 

“Se i fiori si nutrissero d’amore, tra le nostre labbra sarebbe nata una splendida rosa”.


 

  
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