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Autore: Shadow Nameless    29/06/2007    4 recensioni
Occhio per occhio dente per dente.
Era quella la legge.
Li aveva distrutti e poi si era diretta verso il loro paradiso.
Nelle loro case, ad uccidere i loro figli.
A farli bruciare.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto

Prima di tutto, la storia della foresta che troverete qui è farina del mio sacco.

Ora come ora la cambierei, ma orma… mettiamola così, in fondo troverete l’effettiva data di quando è stata scritta^^’’’.

Perché la pubblico solo ora?

Pigrizia, problemi scolastici e non, panico per aver perso per tre settimane la memoria esterna dove c’erano le uniche copie di alcune storie.

Fate voi.

 

 

 

The history of the fire

 

 

Non le aveva mai parlato, non seriamente almeno.

Non gli era mai interessato farlo, o meglio… aveva sempre temuto le risposte di lei, che mai gli aveva mentito, sorridendo nel vederlo incapace di sorridere.

L’aveva cercata raramente e solo quanto era essenziale, ma… ora…

Voleva parlarle, voleva sentire il suono della sua voce.

Voleva ascoltare La Storia.

Da lei.

Ma sussultò sorpreso quando, sbuffando, si acciambellò sulle sue morbide code ed iniziò a raccontare.

**

 

Non aveva mai amato gli esseri umani.

Anzi, diciamolo chiaramente, li aveva sempre odiati dal profondo della sua anima.

A patto che ne avesse una.

E così se uno di loro si metteva sulla sua strada (o, semplicemente le si avvicinava) lei lo uccideva.

Senza rimpianti.

Sorridendo.

-Perché lo facevi? Perché li odiavi?-

Perché?

Che parola complicata ed inutile.

Non c’era mai un perché, per quanto stupidi quelle infime creature erano abbastanza sveglie da riconoscere il suo potere e, quindi, normalmente la evitavano.

Mh, ovviamente c’erano sempre i pazzi in cerca di gloria.

Ma, dopotutto, quella era una razza onnipresente in ogni specie, anche nella sua.

-Quindi?! Li uccidevi senza una ragione!-

Più o meno.

Effettivamente un perché c’era.

Si annoiava e giocare al tiro al bersaglio era sempre abbastanza divertente…

-STIAMO PARLANDO DI VITE UMANE!-

… poi erano così tanti… !

Abbastanza resistenti si riproducevano e si riproducono tutt’ora ad una velocità preoccupante.

Tipo gli scarafaggi, ecco.

-Grazie, eh!-

E, come quei… insetti?

Sì, va bene anche insetti.

Come quegli insetti finivano sempre per avvicinarsi troppo alla luce e a venirne bruciati.

Così, convinti ormai che lei fosse solo una leggenda nata per spaventare i bambini si erano avvicinati alla sua dimora.

-Tana?-

La foresta del fuoco nero, nel cui centro splendeva un fiume di fuoco e lava.

Lava, fuoco e Chakra.

Smaniosi di potere si erano introdotti nel suo territorio.

Senza chiedere.

Senza un minimo di rispetto.

Distruggendo ciò che gli era d’intralcio.

Uccidendo i suoi figli.

Attaccando il suo paradiso e intaccando il loro patto di quieto vivere.

 

Occhio per occhio dente per dente.

Era quella la legge.

Li aveva distrutti e poi si era diretta verso il loro paradiso.

Nelle loro case, ad uccidere i loro figli.

A farli bruciare.

 

Prima di partire in molti avevano tentato di fermarla, no, non umani.

Figuriamoci se dopo il suo leggero scatto d’ira verso gl’invasori quelli avevano anche solo pensato ad avvicinarsi.

-Chiamalo leggero scatto d’ira...-

Credimi, cucciolo, quello FU un leggero scatto d’ira…

Comunque i demoni sopravissuti, coloro che ancora non avevano perso la vita o la libertà a causa di assurde smanie di potere, si misero fra lei e quel villaggio.

Non tutti meritano la distruzione…!

Ecco cosa le ripetevano incessantemente.

Demoni giovani.

Poco più che cuccioli non conoscevano ancora il sapore del sangue.

L’ebbrezza del camminare con la morte al proprio fianco.

Forse per questo riuscirono a non farsi accecare dall’odio.

Non lo seppe mai.

-Che fine hanno fatto?-

Ormai saranno tutti morti, uccisi dal dolore per aver perso chi amavano.

Uccisi da degli insetti per non dover uccidere a loro volta.

Uccisi dalle loro stesse mani, da quelle dei loro fratelli.

O vivi, ma stanchi di vivere.

I sentimenti fanno fare scelte assurde, meglio non averne.

Meglio vivere avvolti dal ghiaccio, soli.

-Ma… è triste.-

Sei troppo giovane per capire, o forse troppo umano.

Lascia stare e ora fa silenzio se ne sei capace, volevi sentire La storia? E allora taci e ascolta.

-Va bene Kyubi, scusa.-

Mpf…

Ovviamente nessuno riuscì a fermarla.

Troppo potente.

Troppo arrabbiata.

Troppo delusa.

Quando arrivò al villaggio, detentore del suo elemento, era notte fonda, ma, ad accoglierla trovò il sole…

Sopra ad un enorme rospo…

Per poco non gli aveva riso in faccia, rotolandosi sul terreno, ma aveva evitato.

Sembrava un avversario degno di questo nome e non come coloro che erano venuti ad ostacolarla.

Occhi rossi, per prevedere le sue mosse in anticipo, ma corpi incapaci di bloccarle o contrattaccarla.

Occhi bianchi, per fermare un potere troppo grande per sperare anche solo di arginarlo.

Occhi azzurri, per chiederle perdono, ma per combatterla con tutta la loro forza, con tutta la sua anima, per proteggere le persone che amava.

Quello che lei, accecata dall’odio, non era stata in grado di fare.

E lo aveva odiato.

Invidiato.

Così decise che lo avrebbe ucciso.

-Per invidia?-

In un certo senso… non è così semplice

Lo scontro ebbe inizio.

Ammirò la sua bravura, la sua forza d’animo, il suo coraggio.

Il sorriso.

Sì, perché per tranquillizzare chi stava proteggendo, lui sorrideva.

Un sorriso macchiato di rosso, avvolto dal dolore, ma sorrideva.

Nonostante tutto.

Lei, la più potente fra tutte le creature, urlò.

Perché da molto, molto tempo lei non ne era più in grado.

Perché da troppo non sapeva più perdonare, ma solo odiare.

Così aveva lasciato libero il suo fuoco.

Il terreno cambiò colore e il sangue sgorgò a fiumi da corpi troppo giovani per far parte di quella guerra.

Aveva smesso di sorridere.

Aveva urlato.

L’aveva odiata.

 

Due fiamme si scontrarono accolte dall’indifferenza della notte, dal gelido sorriso della luna.

Incuranti del sangue, delle urla, del dolore e della morte che li avvolgeva in un freddo abbraccio.

Poi tutto diventava confuso.

Dolore, rabbia.

Il pianto di un bambino… e di un padre.

Costretto a non poter veder crescere la persona per lui più importante.

L’impotenza di una madre ormai morta, per non essere riuscita a posare anche solo lo sguardo sul volto del proprio figlio.

Il gelo dei saggi, incuranti del fatto che stavano per distruggere una vita.

E…

Quel pianto.

Quel pianto che non l’avrebbe più lasciata.

Sarebbe sempre stato accanto a lei, solo che i singhiozzi sarebbero mutati in silenzio, le lacrime si sarebbero asciugate, le labbra, contratte, si sarebbero distese in un sorriso…

Ma il pianto sarebbe rimasto.

Il cuore avrebbe continuato a sanguinare, sempre.

**

 

Chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò ad osservare il soffitto bianco grigio della sua camera.

Fuori, pioveva.

Si sarebbe dovuto alzare per chiudere la finestra prima che altra acqua si sommasse alla molta già presente sul pavimento, ma non ne aveva voglia.

Si sentiva troppo stanco anche solo per muovere un dito.

O forse aveva così tanta energia, tanta rabbia che, con un dito, avrebbe distrutto la finestra.

Come si permetteva?

Come si permetteva quel demone di dire che lui soffriva sempre?

Che la sua anima piangeva?!

Lui era forte!

Lui andava sempre avanti e sorrideva.

Non era triste.

Non lui.

Giusto?

Giusto?

 

 

 

 

22/02/07

 

Il titolo non rende, ma nessuno di quelli che ho pensato rendeva e quindi.

A chi legge.

A chi scrive.

A chi vuole conoscere ogni cosa senza fermarsi alle parole dei vincitori.

 

 

Nameless

  
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