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Autore: missetwin    12/12/2012    0 recensioni
due mondi opposti che s'incrociano e s'intersecano fino a fondersi in un unico universo...il destino è un libro già scritto sta a noi leggerlo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                           FULL OF GRACE
 
  
 
                                                                   “La speranza è un essere piumato  
                                                                                che si poggia sull'anima      
                                                                             e canta melodie senza parole
                                                                                    e non si ferma mai”      
                                                                                      
 
 
 
                                                               CAPITOLO 1
 
 La mia storia inizia con un gran mal di testa...
fuori era grigio...nonostante il mese di giugno fosse ormai al termine la temperatura rimaneva primaverile...insolito in una città come la mia dove a giugno si raggiungevano i 32°...forse io ero l'unica ad apprezzare e gioire per quel delicato calore che timidamente sfiorava la mia pelle...ma quella mattina il mio animo non gioiva...piangeva...avevo la testa in fiamme...la luce nonostante fosse tenue mi feriva gli occhi...sentivo il bisogno di rifugiarmi in un luogo sicuro...buio...la mia chiesa...
entrai e l'odore d'incenso mi travolse.Sentendomi subito a casa percorsi la navata laterale con il capo basso perché non riuscivo a sostenerne il peso,mi sedetti sulla panca nascosta dietro una grande colonna...non volevo vedere nessuno...non volevo essere vista da nessuno...e quel posto mi rendeva invisibile,mi piaceva,mi dava pace.Liberai la mente da ogni catena e i pensieri fluirono...le mie preghiere sono sempre state dei monologhi confusi...pieni di compassione e sensi di colpa...dove la rabbia sopraggiungeva prima che potessi domarla...mi arrabbiavo perché non riuscivo mai a concludere le mie preghiere senza sentirmi ridicola ed impotente ad affidarmi alla compassione di Dio...troppo oberato di “lavoro” per dare ascolto alle mie suppliche.Ma quella mattina non riuscivo a contenere il flusso dei miei pensieri...riguardavano la mia fede...giravano in tondo senza raggiungere il fulcro del mio mal di testa...io non credevo più.
Fu un attimo breve...un millesimo di secondo in cui riuscii a sentire come una piccola esplosione nel cervello...una punta di fuoco penetrare dal cranio fin dentro la carne...un dolore intenso...e poi il nulla.
 
Mi sono svegliata sette giorni dopo in un letto d'ospedale incatenata a mille tubi che come serpenti mi mordevano la pelle...con fatica aprì gli occhi...tutto era sfocato intorno a me...l'odore inconfondibile dei medicinali mi perforò lo stomaco...la bocca amara...priva di saliva...mi rendeva impossibile emettere un qualsiasi suono...dopo un tempo indecifrabile i miei occhi riuscirono a delineare le figure...ma quanta gente c'era intorno a me?...chi erano tutte quelle persone?...dov'erano i miei genitori?...qualcuno li aveva avvertiti?...tentai di muovermi...di alzare le braccia...ma quello che vidi mi confuse...non capivo cosa mi fosse successo...avevo entrambe i polsi fasciati...c'erano macchie di sangue sulle bende...anzi erano due perfetti cerchi sul davanti e sul retro di entrambe i polsi...mi ero ferita?... Ma come?..non ricordavo nulla ...no...non è esatto...ricordavo solo una luce così forte da farmi svenire...e un profumo...di gelsomini e rose un istante prima dell'oblio totale.
Mi mossi ancora ma nel muovere le gambe sentì un dolore lancinante ai piedi...mi facevano un male tremendo...abbassai lo sguardo... ed anche il lenzuolo era sporco di sangue...ma cosa mi era successo?...come mi ero fatta così male?...ero sicuramente caduta a causa dello svenimento...ma tutto quel sangue rientrava in un incidente ben più grave...la chiesa è un posto sicuro...privo di pericoli...al massimo avrei dovuto avere un bernoccolo per il pavimento in marmo...mi concentrai con tutte le mie forze...per emettere un suono che si avvicinasse ad una parola...ma la gola si graffiò...e l'unico risultato fu una specie di rantolo...la gente attorno a me mi guardava in modo strano...bisbigliavano...pregavano...?
mi sembrava un incubo...e forse lo era...uno dei peggiori...quando gli altri ti credono morto ma tu non lo sei e non riesci a dirlo...impotente...frustrante...ma tra tutti quegli occhi imploranti finalmente riuscii a scorgere quelli che amavo di più...quelli color nocciola che con l'età sembravano liquidi...gli occhi di mia madre...una parola si fece strada nel deserto delle mie labbra... “mamma”...si fece spazio tra la folla che come ipnotizzata mi guardava come chissà che rivelazione avesse udito.. “mammina mia...dove sono?...come ho fatto...? ma chi è questa gente?...” le domande uscirono veloci... “ shhh..stai tranquilla bambina mia...non ti preoccupare di nulla andrà tutto bene”...il liquido dei suoi occhi  diventò tangibile...erano inondati di lacrime...che cos'era gioia di vedermi sveglia?... o...dolore di avermi in un letto di ospedale?...non riuscivo a capire...ma soprattutto mi domandavo perché quelle persone fossero lì a fissarmi...il peggiore dei miei incubi si era materializzato...io che avevo sempre desiderato essere trasparente...di non destare attenzioni...mi trovavo al centro di mille occhi con un unico punto focale...IO.
Credo di non aver retto lo sgomento...perché svenni di nuovo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                               CAPITOLO 2
 
 E' difficile da spiegare...anzi impossibile...certo era che Dio aveva un gran senso dell'umorismo...quasi macabro direi...nel momento di negazione totale...dove l'unica risposta che avevo era: Dio non esiste...è un immaginario rifugio umano...eccolo abbattersi sulla mia vita con tutto il suo ardore...lasciando i segni sul mio corpo e cicatrici sull'anima...non so se sia stata una punizione o un dono...ma aveva fatto di me il suo tramite...io lo sentivo chiaramente...e il mondo che mi circondava lo percepiva attraverso me...avevo polsi e piedi perforati...una temperatura corporea che superava i 42°...ed emanavo un inconfondibile odore di fiori...avevo tutti i segni della santità...ne avrei dovuto gioire..ma l'unico sentimento che riuscivo a provare era terrore puro.
Perché mi aveva fatto questo...io ero una ragazza piena di conflitti ed incertezze...ma alle mie domande non c'erano risposte...io ascoltavo Lui...non parlavo con Lui...
fu molto difficile accettare la mia nuova vita...fu molto doloroso...dovetti allontanarmi da tutte le persone che amavo...per proteggerle...perché anche se il mio stato presupponeva il “bene”, quel bene era troppo violento per essere contenuto da cuori umani...ovunque andassi come un magnete l'universo si muoveva con me...gli animali erano il mio stuolo di fedelissimi...e quando parlo di animali intendo TUTTI gli animali...anche i meno nobili...e ciò era difficile da gestire in una normale quotidianità...anche gli esserei umani reagivano alla mia presenza in modi sicuramente più bizzarri...i bambini erano attratti da me come fossi il pifferaio magico...ricordo che mio nipote non riusciva a lasciarmi...quando mio fratello tentò di allontanarlo ebbe come una crisi di astinenza...e per lui non fu facile vedere il figlio  rinnegarlo...per quanto potesse amarmi ne soffriva. Gli adulti erano complessi...ognuno reagiva credo in base al colore della propria anima...alcuni si innamoravano perdutamente...altri fuggivano a nascondersi come in preda ad una vergogna atroce.
Fu tutto così forte che all'inizio credetti di impazzire...volevo la mia vita indietro...volevo con tutte le mie forze essere ancora e ancora quell'incasinata ragazza di trent'anni che non conosceva la sua strada...che sognava di poter scoprire il mondo e se stessa...ma lentamente mi rassegnai al volere di Dio...mio PADRE.
Non potevo viaggiare, non potevo muovermi se non di pochi km alla volta...a parte per i forti dolori fisici che le mie ferite mi causavano, anche se davanti alla prospettiva di andare sarebbero stati facilmente sopportabili, ma ciò che mi impossibilitava...che mi costringeva all'immobilità era quello che scatenava la mia presenza nel mondo circostante...viaggiare significava rompere il precario equilibrio della natura...ed io non ero così egoista...anzi questa mia “condizione” mi aveva portato ad esplorare le profondità della mia anima scoprendo di possedere sentimenti degni di una martire...compassione...amore...misericordia...riuscivo ad amare tutto ciò che costituiva l'ordine naturale delle cose...non che prima non ne fossi capace...anzi la mia vita “del prima” era piena di amore...ero sempre stata convinta che l'amore fosse la cura per ogni male...ovviamente per me questa consapevolezza era solo una teoria sperimentata nella mia piccola bolla quotidiana...non immaginavo che in realtà fosse inconfutabile,concreta ed unica cura per ogni malattia esistente.
La prima volte che mi successe ne fui così terrorizzata da nascondermi per giorni,fu un esperienza sconvolgente...
Mi trovavo nei vicoli affollati di un quartiere popolare...ero avvolta dalle persone...tutti mi toccavano adoranti...non curandosi dell'esercito di animali che mi circondava... come per proteggermi...uccelli come tetto...cani, gatti e ratti come scudo...ed insetti di ogni tipo come tappeto per i miei piedi...era nauseante eppure le persone vedevano in quell'immagine un vero miracolo e non curanti cercavano di trattenermi...di parlarmi...non guardando inciampai, una delle mie poche caratteristiche umane a non essere scomparsa, la goffaggine... non ebbi il tempo di cadere che fui sorretta da quattro gabbiani...intorno a me si alzò un eco di stupore... e fu in quel momento che quella donna mi si avvicinò...aveva tra le braccia un neonato...un piccolo batuffolo di neve avvolto in una copertina color arancio...la donna me lo porse...implorandomi di prenderlo...lo feci...il piccolo aveva gli occhi chiusi...era così delicato...così fragile...il mio cuore s'inondò d'amore...un amore così intenso che i miei organi interni si contrassero in uno spasmo...strinsi i denti...e continuai ad ammirare quell'angelo tra le mie braccia...riuscivo a sentire il battito del suo piccolo cuore sotto le mie mani...era come un battito d'ali di un colibrì...velocissimo ma leggero...gli scoprì il viso quasi del tutto nascosto tra la copertina arancio...ma quello che vidi mi pugnalò dritto al cuore...quel piccolo angelo aveva il viso deturpato da una protuberanza maligna che gli deformava il volto ed il minuscolo collo...il dolore mi travolse facendo straripare le mie lacrime che incontrollate mi rigarono il viso e come pioggia bagnarono quell'animo fragile ancora inconsapevole della sua sventura...ebbi così pena per lui da non rendermi conto che lo stavo baciando...furono attimi eterni dove tutto intorno a me perse consistenza e si trasformò in un unica macchia indistinta...presi coscienza solo grazie all'ululato all'unisono dei cani che mi spingevano con le teste...alzai lo sguardo e tentai di riprendere il controllo...respirai profondamente e riuscii a mettere a fuoco... occhi impietriti mi trafiggevano...la madre del bimbo cadde a terra in ginocchio con il viso tra le mani...non capivo...era stata lei a volermelo dare...d'istinto guardai il piccolo per paura che glia vessi fatto del male, forse in quell'attimo d'incoscienza  mi ero lasciata andare...lo avevo stretto troppo... ma l'unica cosa che vidi fu quel visino candido...liscio come la seta...perfetto in ogni sua forma...ogni traccia di maligno era sparita...ed i suoi piccoli occhi erano aperti su di me profondi come l'oceano...non potevo credere a ciò che vedevo...non era umanamente possibile...ero sicura di ciò che i miei occhi avevano visto pochi attimi prima...eppure non c'era traccia di quell'orrore...velocemente lo porsi alla madre che più incredula di me lo ispezionò in ogni parte del suo corpo...si alzò un grido...giravo su me stessa ancora confusa e disorientata..la gente premeva come un elastico attorno a me...gridavano...piangevano...erano in delirio...  iniziarono a farsi  il segno della croce s'inginocchiarono ed intonarono  cantilene potenti che mi perforarono i timpani...sentivo dolore ovunque...la testa sembrava volesse polverizzarsi ...le ferite alle mani ed ai polsi iniziarono a sgorgare sangue...ero completamente in balia del dolore fisico...se avessi avuto un coltello me lo sarei conficcato nel cuore...mi sarei uccisa pur di non soffrire così intensamente...ma all'improvviso Dio mi sussurrò all'orecchio le parole più dolci e melodiose che avessi mai udito...e la mia anima si gonfiò come una vela al vento...le mie ferite non facere più così male..il suono della sua voce alleviò ogni mia pena...mi guarì...non lasciandomi morire lì...lontano dalla mia famiglia...
ma una volta riavutami dall'estasi il terrore di ciò che ero diventata mi colpì in pieno...iniziai a correre spingendomi tra la folla...corsi così veloce che non mi resi conto del caos e del panico che avevo creato...ma non m'importava...dovevo fuggire via...fuggivo da ciò che non avevo chiesto di essere.
 
 
 
 
 
 
 
                                                     CAPITOLO 3
 
 
Ormai tutto era cambiato non potevo più tornare indietro...ero sola...come mai mi era successo...dovetti lasciare scivolare via la mia vita confusa per accoglierne una ancora più caotica...gli unici momenti in cui potevo trovare pace erano quando Dio mi parlava...fortunatamente erano momenti quotidiani pieni d'intimità...io ero il suo orecchio...poteva dirmi tutto ciò che voleva...e più volte mi sorpresi di come i suoi pensieri potessero essere così fragili...così umani...Lui è il padre nostro... come ogni genitore è in pena per i propri figli...tenta di proteggerli ma a volte non ci riesce come vorrebbe dimenticando il dono che ci ha fatto...il libero arbitrio...non c'è figlio che puoi aiutare se egli non vuole essere salvato...questo lo faceva soffrire...e la sua sofferenza colpiva anche me...è un buon padre...ama i suoi figli e come tutti i padri non viene capito...anche per me era difficile comprendere i suoi progetti nei miei confronti...ma ormai li accettavo senza più lamentarmi...il suo amore per me era così grande da non potermi lasciare sopraffare dai dubbi...non potevo avere incertezze su un padre così presente...quando non riuscivo a dormire mi cullava con la sua voce raccontandomi storie passate di tanto tempo fa...forse lo faceva per meglio farmi accettare la mia condizione...perché tutte queste storie parlavano di gente come me...vite sacrificate per un bene superiore...mi lasciavo andare al suono melodioso della sua voce...mi abbandonavo al suo caldo respiro addormentandomi profondamente...i miei sogni, il luogo dei miei rifugi passati, erano cambiati insieme a tutto il resto...erano più nitidi della realtà...sentivo odori, suoni...erano la porta per un mondo parallelo...dove riuscivo a scorgere il futuro...insieme a tutti i miei bizzarri cambiamenti c'era anche questo: la chiaroveggenza...a volte un nero umorismo mi prendeva e riuscivo a ridere di ciò che questa nuova vita avrebbe potuto offrirmi...se fossi stata un “imprenditrice” con le mie nuove qualità sarei riuscita a diventare ricca e famosa...il sogno di tutti gli umani...ma io non ero più un inconsapevole umana...io ero un ibrido...uno scherzo divino...la fusione dei peggiori difetti umani  e divini.
Ma il Padre mio mi amava nonostante tutto e questo bastava per sopravvivere.
Passavo lunghe giornate in posti isolati...lontano dagli uomini...solo in compagnia del mio affollato esercito...il mare era il posto che preferivo...riuscivo anche a divertirmi giocando con i miei nuovi compagni di vita...il vantaggio di essere la loro “signora” mi spingeva a provare esperienze incredibili...loro mi ascoltavano riuscivano a capirmi ed era magnifico lasciarmi andare...mi fidavo di loro...i più audaci erano i pesci...quando mi tuffavo in acqua si muovevano intorno a me creando forme spettacolari...non avevo bisogno di nuotare erano loro a portarmi...curavano anche le mie ferite con dedizione e amore...ero libera ero felice in quei momenti...avevo anche sperimentato l'ebrezza del volo ma era stata un esperienza maldestra per una come me...i gabbiani mi avevano afferrata per la maglia ma mi ero così irrigidita che sembrava stessero sollevando una roccia...ce ne vollero 8 per alzarmi...sbattevano le ali gli uni contro gli altri e in questo disarmonico movimento non tennero la presa lasciandomi cadere...in acqua fortunatamente...da allora non ci provammo più nonostante il loro  coinvolgente entusiasmo. I cani, fedeli di natura, aprivano le strade al mio passaggio abbaiando e ringhiando a chiunque mi si avvicinasse più del dovuto...mi ero trasferita in un piccolo paese vicino alla costa... e questo rendeva la mia vita più sopportabile...lontana da migliaia di mani adoranti...ma anche lontano dalla mia famiglia. Mia madre piangeva ogni volta che la sentivo, sopraffatta da quell'amore viscerale che solo una madre può sentire...avrebbe dovuto essere felice per me...anima toccata da Dio...ma lei non lo era...perché tutto questo mi aveva portata lontano da lei..perché mi aveva  rubato il mio futuro...un futuro che ogni madre desidera per i propri figli. Ma come potevo spiegarle che quello era il mio destino...come potevo spiegare che il Padre mio voleva per me un futuro sicuramente diverso da come lo immaginava lei ma non privo di quell'amore che lei rimpiangeva...fu anche per questo che lentamente dovetti diminuire i contatti con la mia famiglia...ci stavo male ma era più doloroso per loro non poter fare nulla per “salvarmi”.
Anche se mi nascondevo la mia storia ormai aveva fatto il giro del mondo, c'erano dei video che qualcuno aveva fatto nei miei rari momenti di contatto umano che avevano reso la mia storia il centro dell'attenzione globale..avevano cercato di avvicinarmi ogni sorta di persona, religiosi di tutti i tipi, persone comuni, curiosi, giornalisti a caccia di notizie...e chiunque avesse avuto un contatto anche minimo con me divulgava più di quanto avessi voluto...ero diventata la speranza collettiva...ma era un illusione perché io ero solo un messaggero, un tramite, come ce ne erano stati tanti prima di me, solo che nell'era attuale dove tutto veniva materializzato, despiritualizato, sapere che esisteva una prova tangibile dell'esistenza di Dio, qualcosa da non poter spiegare, analizzare e vivisezionare, rendeva la gente folle...folle di speranza. Mi inseguivano ovunque, per questo ero costretta a spostarmi spesso in posti sempre meno popolati...ero molto stanca...tutta quella “grazia” era mal contenuta dal mio fragile corpo di carne...ma potevo farcela ancora...non volevo morire...pur sapendo che facendolo sarei riuscita ad alleviare le mie pene...sarei riuscita a dare un volto alla voce che consolava i miei giorni...e poi avevo ancora tanto da dare. Ogni posto dove mi fermavo aveva un significato preciso...in ogni luogo c'era qualcuno che aveva bisogno di me...anche se doloroso per il mio corpo...per la mia anima era una gioia pura aiutare la persone...i loro volti rimanevano impressi sulla mia pelle come tatuaggi...io avevo un dono e non potevo girare le spalle al mio destino.
Le persone erano buone con me...mi aiutavano a vivere, mi davano cibo, vestiti, un posto dove stare e mi aiutavano a spostarmi...in fondo per me era un scambio più che generoso...li avrei aiutati comunque anche senza nulla in cambio...ma per loro era un piccolo modo di essere grati del mio passaggio nelle loro vite.
Furono i coniugi Riora  a condurmi in quel luogo tanto amato dopo avermi ospitato nella loro casa...
dopo aver accarezzato il viso della moglie...una donna minuta che stava morendo perché non abbastanza ricchi da potersi permettere le cure necessarie per la sua malattia...dopo averla abbracciata e pregato che potesse salvarsi perché il suo era un cuore puro...fu dopo aver trascorso giorni sereni con quella semplice famiglia di campagna che arrivai in quel luogo a loro caro dove nessuno avrebbe potuto trovarmi perché arroccato tra due montagne e circondato da una fitta foresta...lì in quel luogo incantato sognai che sarebbe arrivato...ma non sapevo che quello sarebbe stato l'ultimo dono di un padre tanto devoto.
 
 
 
 
 
                                                 
  
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