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Autore: extraordinharry    12/12/2012    255 recensioni
20 novembre: 61 chiamate, appostato sotto casa due ore.
21 novembre: 72 chiamate, appostato sotto casa un’ora.
22 novembre: 85 chiamate, appostato sotto casa tre ore, passato anche davanti al bar.
23 novembre: 90 chiamate, entrato nel bar e riuscito dopo avermi sorriso.
24 novembre: 98 chiamate, appostato sotto casa dalle otto di mattina, ancora lì alle sei di sera.
25 novembre: 101 chiamate, entrato nel bar, ha preso un fazzoletto di carta, ha scritto: “puttanella, non smetterò mai di chiamarti. Meriti la sofferenza.” e se n’è andato.
26 novembre: 115 chiamate sul cellulare, 1 al telefono fisso, appostato sotto casa tutta la notte.
27 novembre: 95 chiamate al cellulare, 20 al telefono fisso, appostato sotto casa.
29 novembre: 135 chiamate al cellulare, 24 al telefono fisso.
30 novembre: 133 chiamate al telefono fisso, 92 al cellulare.
1 dicembre: 100 chiamate al telefono fisso, 15 al cellulare.
2 dicembre: 123 chiamate al cellulare, 89 al telefono fisso.
1449 chiamate.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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1449 calls.

 
 
 
 
 
 
 
19 novembre, 10.00
Un ragazzo sui vent’anni, capelli castani, occhi marroni contornati da un paio di occhiali da nerd mi si para davanti, proprio mentre sto camminando verso un tavolo con tre tazze di cioccolata. «Cazzo!» esclamo sottovoce indietreggiando e macchiandomi la manica del maglione.
Lui spalanca gli occhi. «Oh, Dio, scusa! Non volevo…» tenta di avvicinarsi, ma io lo blocco.
«No, no. Non ti avvicinare!» dico. Gli sorrido nervosamente e poggio le tazze di cioccolata al tavolo che le aveva richieste. Non rispondo nemmeno ai loro “grazie” e mi avvio dietro il bancone del bar, per le prossime ordinazioni.
«Ehi!» mi chiama qualcuno.
Sobbalzo, spaventata. Il ragazzo è dietro di me, nel bancone. «Cosa ci fai tu qui? Sai che non puoi entrare se non lavori qua dentro?» domando con voce incazzata.
Oggi il mio coinquilino gay mi ha fatto trovare un ragazzo nudo sul divano e ubriaco, che cantava “oh happy day”, e non ho nessuna voglia di rompermi la minchia con altre persone.
Il ragazzo si acciglia ed esce dal bancone. «Sono qui per l’annuncio di lavoro.»
Sospiro. «Senti, la proprietaria non c’è, quindi non lo so…» lo liquido così, anche perché non voglio trovarmi questo danno ambulante nel bar. Solo al pensiero rabbrividisco.
«Sono Liam James Payne, piacere.» mi porge la mano con gesto meccanico e la mascella serrata.
Titubante la stringo. «Nicki.» rispondo altrettanto freddamente.
«Allora, posso avere questo posto si o no?» domanda con aria strafottente. Tento di liberare la mia mano dalla sua presa, ma lui stringe sempre di più, digrignando i denti così tanto da sentire il rumore che provocano. Strabuzzo gli occhi. Cosa gli sta prendendo?
«La… mano…» borbotto.
Lui stringe ancora di più. «Non la meriti.» sibila.
«Come, scusa?» ho sentito bene?
Liam James Payne molla la presa, vedendo Jay avvicinarsi al bancone. «Scusami, Nicki, ti avevo chiesto una cioccolata, questa è acqua sporca.»
Afferro la tazza. «Adesso te la rifaccio.» grugnisco. Notando che non si è mosso, muovo la mano velocemente. «Scusami, ti ho detto in poche parole di tornare al tuo tavolo, questo è rimanere a rompermi il cazzo fissandomi.»
Jay fissa me e poi Liam, che ha lo sguardo perso nel vuoto, con i pugni serrati. «Va tutto bene?»
«Sì, Jay, vai a sederti!»
Preparo la cioccolata un’altra volta, facendo attenzione a non combinare ancora uno schifo e la poggio sul bancone, chiamando Jay. Liam è ancora lì, immobile, come l’avevo lasciato prima di parlare con Jay. «Ehm, Liam?» lo richiamo.
Il ragazzo punta i suoi occhi marroni nei miei. Il suo sguardo mi fa gelare, da quanto è duro. «Ci vedremo presto, Nicki.» mi volta le spalle e se ne va via, a passo spedito, urtando una signora senza nemmeno chiederle scusa.
 
 
10.45

Mi lascio cadere sulla sedia, già stanca della giornata. Sbuffo e fisso il locale, le persone e tento di ignorare il fastidioso rumore di Louis che lecca un chupa-chupa.
«Mmh, questo lolli-pop è divino. Favoloso.» esclama. Lo ignoro, ancora incazzata per la mattina. «Nicki, sei ancora incazzata per stamattina?»
Annuisco.
«Oh, ma dai! Non era niente di così sconvolgente!»
Mi giro, sconcertata. «Ah, sì? Un riccio che mi sveglia cantando “happy day” nel mio salotto, sdraiato sul mio divano, senza alcun vestito, non è sconvolgente?»
Louis alza gli occhi al cielo e si ficca il chupa-chupa in bocca, succhiando con facce da maniaco. Scoppio a ridere. «Fai schifo, Tomlinson.»
Louis accavalla le gambe sul bancone. «Forse è per questo che ho tanto successo con i ragazzi, no?» mi fa l’occhiolino.
Sto per rispondergli, quando la campanella del locale suona, facendo entrare il ragazzo di prima. Com’è che si chiamava? James? «Oh, no. Ancora?» sibilo.
Lui si avvicina a me, con aria estremamente calma. «Ciao, Nicki.»
Tutta questa confidenza? «Ciao.»
«Non ti ricordi come mi chiamo?» domanda alzando il tono di voce.
Louis smette di leccare il suo chupa-chupa, e fissa il ragazzo, incuriosito. «Ehm…»
«Liam. James. Payne.» grida. Alcuni clienti si voltano nella nostra direzione. «Ripeti, forza! Liam James Payne.»
Aggrotto la fronte. «Che problemi hai, amico?» questo sta male. «Non ripeto un bel niente.» indietreggio.
Liam fa per entrare dietro il bancone, ma Louis si para davanti, spingendolo via. «Ripeti il mio nome! Non puoi dimenticarti come mi chiamo! Non puoi, Nicki!»
Louis gli da un’altra spinta, allontanandolo da me. «Senti, o te ne vai, o qui io rischio di spezzarmi le unghie, chiaro? Levati dal cazzo, idiota.»
Liam lo aggira e punta al bancone delle paste, fissando un cellulare. Anzi, il mio cellulare. Non sono abbastanza veloce, e non realizzo abbastanza velocemente quello che sta per succedere. Liam afferra il telefono e digita dei numeri freneticamente. Poi tira fuori il suo cellulare dalla tasca e sorride divertito. «Ora ho il tuo numero, Nicki. Ci potremmo sentire e uscire insieme, che ne dici?»
Mi allungo e gli strappo il cellulare dalle mani, con uno scatto violento. «Un cazzo, Liam. Vattene immediatamente da questo bar, o chiamo la polizia!» faccio in modo che tutti possano sentire.
 
11.15
«Ti giuro, Harry è una bomba a letto. Sapessi quanto mi sono divertito con i suoi ricciolini? Mmh
Scuoto la testa, ormai quasi abituata ai suoi racconti. «Ma è una cosa seria o è come sempre?» chiedo bevendo il caffè.
Lui scrolla le spalle e viene interrotto dal mio cellulare che squilla. Senza guardare il display lo afferro e rispondo. «Pronto?»
«…»
«C’è nessuno? Pronto?» sollevo la voce. Silenzio. Sento un grugnito. «Chi cazzo sei?» fisso lo schermo del cellulare, ma è un numero sconosciuto.
Louis mi prende il cellulare e se lo poggia sull’orecchio. «Senti, tesoro, sto raccontando a Nicki di com’è divertente farsi un riccio con gli occhi verdi, perciò non rompere i coglioni.» riattacca.
 
11.25
Il cellulare squilla ancora. «Pronto?» rispondo.
«…»
«Si può sapere chi sei?»
Riattaccano.
 
11.28
«Pronto?!»
«Ciao, Nicki.» la voce mi è familiare.
«Con chi parlo?»
«Liam.»
Sbuffo silenziosamente. «Cos’altro vuoi, Liam?»
«Sei stata molto maleducata con me, oggi, lo sai?» il suo tono di voce ha qualcosa di sinistro che non mi piace per niente. «E sai cosa meritano le puttanelle come te che si credono migliori di tutto e tutti, e che trattano male i bravi ragazzi come me? La morte
Sussulto, guardando Louis negli occhi. Lui legge il mio spavento e mi domanda “chi è?”. Scuoto la testa. «Senti, tu sei pazzo, Liam. Non chiamarmi più, intesi? Addio.»
Chiudo la telefonata. «Quel Liam mi sembra un po’ pazzo.» commenta Lou.
«E’ pazzo, Lou.»
 
12.20
Il cellulare vibra sul bancone. Lo ignoro. Per tutta la mattina ignoro le continue chiamate. Louis tenta di convincermi a chiamare subito la polizia, ma non ne voglio sapere. Chi è questo Liam per mettermi paura? E’ solo uno squilibrato mentale. Non chiamerò la polizia.
«Devi denunciarlo!» esclama Louis arrabbiato. «Hai visto quante volte ti ha chiamata?»
Mi stringo nelle spalle, mettendo in ordine. «Saranno due, o tre…»
Louis prende il cellulare e fissa lo schermo. Sento le gambe tremare. «Ti ha chiamata trentacinque volte, Nicki. Ti sembra normale? Ti sembra un comportamento da persona sana?»
«No! Appunto, se lo ignoro se ne farà una ragione e la smetterà di rompermi i maroni.»
Il mio amico mi poggia le mani sulle spalle. «Nicki, per una santissima volta, smettila di fare la dura e ammetti che hai paura.»
«Ho paura, va bene?» dico. «Ma non c’è bisogno di chiamare la polizia.»
 
22.30
«Vai a prendere altri pop-corn, dai.» spingo giù dal divano Louis, tenendo gli occhi fissi sullo schermo della tv.
Lui borbotta qualcosa di incomprensibile. «…solo perché sono gay, bello, figo e fotomodello non vuol dire che tu mi possa sfruttare così…»
Non gli rispondo e continuo a guardare il film, sentendolo trafficare in cucina. Il cellulare vibra per l’ennesima volta. Lo fisso, innervosita. La sessantesima chiamata, dannazione! Ma questo non ha altro da fare? Presa da uno scatto d’ira rispondo alla chiamata. «Smettila di chiamarmi, smettila!»
«Io non smetterò di chiamarti fino a quando non capirai che sei una puttanella stronza che non è nessuno per trattarmi così.» la sua voce è ancora più tagliente di quanto la ricordassi.
Santo cielo. «Va bene. Sono una puttanella stronza e non sono nessuno per trattarti così, ok?» aspetto. «Adesso la finisci di chiamarmi?»
«Pagherai per questo, Nicki, amore mio.» sussurra.
Rimango a fissare lo schermo del cellulare, sconvolta. «Nicki?» Louis mi chiama dalla cucina.
Mi impongo un tono di voce calmo e tranquillo. Seppellisco il cellulare tra le coperte sul divano. Per non sentirlo vibrare, per non sentire le sue chiamate. «Sì?»
«Vieni un attimo.»
Mi alzo dal divano e vado in cucina, dove Louis ha scostato leggermente una tendina della finestra, e sta fissando con sguardo preoccupato qualcosa fuori dalla finestra. «C’è una macchina appostata qui da almeno due ore. Una mustang nera. Sai di chi potrebbe essere?»
«Ma che ne so, Lou! Dei vicini, di qualche amico dei vicini…» ma che cazzo gli prende? Afferro la ciotola di pop-corn e faccio per tornare in salotto, ma Tomlinson mi ferma.
«E se fosse di quel Liam?» sussurra.
Lo guardo negli occhi azzurri contornati dalla matita nera. Scuoto la testa debolmente. «Non può essere lui. Lui non sa dove abito. Sa solo il mio numero. Lui… Lui non può!»
«Gli stalker sono bravi in queste cose.»
Lo fulmino con un’occhiata. «Non è uno stalker! E’ solo un pazzo che si diverte a chiamarmi in continuazione e a darmi della puttanella. Non è pericoloso.»
«Questo si chiama essere vittime di stalking, Nicki. Uno che ti ha parlato una sola volta e che si permette di prenderti il numero di cellulare, chiamarti sessanta volte e dirti che meriti di morire perché sei una puttanella che si crede migliore di tutto e tutti, come lo definisci? Uno stalker, cazzo, apri gli occhi!» grida.
Mi avvicino alla finestra e lo scanso, per guardare la macchina. Improvvisamente il finestrino si abbassa, e scorgo il profilo di Liam. La presa sulla ciotola di pop-corn si fa meno salda. Liam si volta. Ha rasato i capelli e mi fissa dritto negli occhi, mostrandomi un coltellino. La ciotola mi sfugge dalle mani, cadendo per terra con un rumore assordante. Il finestrino si solleva di nuovo e la macchina sparisce.
 
20 novembre.
61 chiamate, appostato sotto casa due ore.
21 novembre.
72 chiamate, appostato sotto casa un’ora.
22 novembre.
85 chiamate, appostato sotto casa tre ore, passato anche davanti al bar.
23 novembre.
90 chiamate, entrato nel bar e riuscito dopo avermi sorriso.
24 novembre.
98 chiamate, appostato sotto casa dalle otto di mattina, ancora lì alle sei di sera.
25 novembre.
101 chiamate, entrato nel bar, ha preso un fazzoletto di carta, ha scritto: “puttanella, non smetterò mai di chiamarti. Meriti la sofferenza.” e se n’è andato.
26 novembre.
115 chiamate sul cellulare, 1 al telefono fisso, appostato sotto casa tutta la notte.
27 novembre.
95 chiamate al cellulare, 20 al telefono fisso, appostato sotto casa.
 
28 novembre.
Il cellulare di casa squilla per l’ennesima volta. Mi prendo la testa fra le mani, chiudendo gli occhi e respirando profondamente. Non ne posso più di sentire le sue chiamate. Non ce la faccio più di spostare la tenda della finestra della cucina e di vedere la sua fottuta macchina.
Mi alzo in piedi e con la mano tremante sollevo la cornetta. «Liam.»
«Ti sei degnata di rispondere, allora? Ma chi credi di essere per non rispondere alle mie telefonate? Io spreco tantissimi soldi per chiamarti, spreco tantissimo tempo per avere informazioni su di te, ma tu non sembri apprezzare la cosa. Puttanella ingrata. Sei una puttanella ingrata. Meriti di morire. E fidati che la tua ora arriverà molto presto. Non ce la faccio più a vedere il tuo faccino. Devi morire, Nicki, devi…»
Inizio a piangere, per la prima volta nella mia vita. Piango istericamente, sbattendo la cornetta del telefono sul ricevitore. La sbatto sperando di ammazzare la sua voce, la sua presenza, le sue minacce, i suoi insulti. La sbatto ripetutamente sperando di ammazzare lui. Ma so che non servirà a niente.
Infatti il telefono inizia a squillare di nuovo. «Smettila di chiamarmi! Basta, basta! Non ce la faccio più! Chi sei tu per decidere sulla mia vita? Chi sei?» grido al telefono, lasciandomi cadere a terra.
Sento dei passi nelle scale e mi raggomitolo su me stessa, cullandomi da sola e piangendo come una bambina. Louis mi abbraccia, terrorizzato. «Ssh, Nicki. Ci sono io.» ma nemmeno lui è convinto delle parole che dice.
Il telefono smette di squillare, ma il mio cellulare vibra sul ripiano del tavolino. Louis lo afferra e se lo porta all’orecchio. «Smettila di chiamarla, malato del cazzo! CURATI!»
Aveva solo peggiorato la situazione.
 
29 novembre.
135 chiamate al cellulare, 24 al telefono fisso.
30 novembre.
133 chiamate al telefono fisso, 92 al cellulare.
1 dicembre.
100 chiamate al telefono fisso, 15 al cellulare.
 
2 dicembre.
123 chiamate al cellulare, 89 al telefono fisso. Non riesco più a camminare per strada tranquillamente, senza pensare che lui mi stia osservando dalla sua macchina. Non riesco più a stare dietro il bancone del bar, dando le spalle al muro, perché ho il terrore che lui arrivi da dietro e mi strangoli. Non riesco più a sollevare le tapparelle della mia stanza, perché mi sentirei osservata. Non riesco più a uscire, la notte, perché le strade buie mi terrorizzano, mi fanno credere che lui sia nascosto nell’ombra, pronto ad attaccarmi.
Il campanello di casa suona, e io scatto in avanti, spaventata. Louis arriva dal piano di sopra. «Tranquilla, tranquilla. E’ Harry con un suo amico agente della polizia, esperto in casi di stalking.» si avvia verso la porta.
Vorrei gridare: “non sono vittima di stalking. Non posso essere vittima di stalking. Non è possibile!”, perché starebbe a significare che la mia vita è cambiata per sempre. Nessuno potrà ridarmi mai la sicurezza che avevo prima, quando camminavo per strada da sola. Nessuno potrà mai ridarmi la tranquillità con la quale rispondevo a una chiamata, prima.
Il riccio che cantava “happy day” sbuca dalla porta e mi saluta con un breve abbraccio. «Ehi, scusami per quella mattina…» si gratta la testa.
«Non fa niente.»
Il mio tono di voce neutro lo fa allontanare, e sedere accanto a Louis. Poi sposto gli occhi su un altro ragazzo. E’ di origini Pakistane, porta i capelli neri spettinati verso l’alto, gli occhi marroni mi guardano inteneriti ed è… bello. «Ciao, tu devi essere Nicki. Io sono Zayn.» mi porge la mano.
La sua mossa mi fa tornare in mente la scena di Liam che mi stringe la mano sempre di più e che mi fa male, dicendomi che “non la merito”. Louis da una pacca a Zayn. «E’ meglio di no, amico.»
«Lasciamoli soli…» propone Harry.
«No!» grido.
Tutti mi fissano e Zayn solleva le mani in aria. «Non ti farò del male, stai tranquilla.»
Louis mi da un bacio sulla guancia e sale di sopra con Harry, facendomi l’occhiolino dalla cima delle scale. Zayn si siede accanto a me, chinandosi in avanti con le mani congiunte. «Allora, Nicki, come stai?»
Lo guardo negli occhi, e lui capisce immediatamente. Sento il labbro tremare, gli occhi lucidi e in pochi secondi sto piangendo silenziosamente, con il capo chino. «E’ dal diciannove novembre che la mia vita non è più la stessa. Lui è ovunque, Zayn. Non ce la faccio più.»
Lui sospira e tenta di abbracciarmi, ma io mi allontano. E’ più forte di me. «Devi restare forte. Troveremo un modo per metterlo dentro una casa di cura o in galera. La finirà con il suo giochetto, te lo prometto.»
«Non promettermi cose che non puoi mantenere.» singhiozzo. «A volte penso che sarebbe meglio farla finita; uccidermi. Non posso uscire da sola la mattina, perché ho il terrore che ci sia lui. Non posso uscire e basta la sera, perché è troppo pericoloso. Dice che devo morire, Zayn.»
«Tu non devi morire. E’ lui che deve farsi curare, Nicki.» mormora allungando la mano per asciugarmi una lacrima.
Io lo scanso, con tutta la gentilezza che posso. «Scusami, ma non ce la faccio.»
«Tranquilla…»
Il telefono di casa squilla, ancora. Ma stavolta parte la segreteria telefonica, e la voce di Liam invade il salotto. Afferro la mano di Zayn e la stringo talmente forte che lui capisce cosa sta succedendo. «Calma.» mormora pianissimo.
«Nicki, brutta puttanella, chi è il ragazzo seduto con te in salotto?» ghigna. «Non mi starai tradendo, vero? Non puoi tradirmi. Non puoi, cazzo! Sappi che se scopro che mi tradisci con lui, lo ammazzo e poi ti violento fino a farti crepare, stronza!» urla. Poi la linea cade.
Zayn ha il volto scuro, incazzato. Io mi chino in avanti, imponendomi di non piangere un’altra volta. Mi passo una mano tra i capelli corti, biondi e mi copro la bocca. «Stanotte dormo qui, è un problema? Ho come il presentimento che tenterà di entrare in casa.»
«S-s-sì.» balbetto, scossa.
Zayn si alza in piedi e compone un numero al cellulare, spiegando dettagliatamente la situazione. «Mi servono delle pattuglie, ma nella zona a est, perché la macchina è dalla parte opposta. Entrerà dal salotto, sicuramente. Non deve vedere che ci sono pattuglie. Dobbiamo fargli credere che Nicki è sola.»
Rabbrividisco al sentire quelle parole. Zayn chiude la telefonata e mi viene incontro. «Stai tranquilla, ci libereremo di lui e tornerai a vivere, Nicki.»
 
23.15
Un rumore di vetri infranti mi fa scattare nel letto. Cerco lo sguardo di Zayn. «Scendi giù, Nicki.»
Scuoto la testa. «No, ti prego.»
«E’ l’unico modo. Appena tenterà di farti del male, io e gli altri agenti usciremo e lo arresteremo.»
Lo guardo negli occhi, sentendo il cuore battere all’impazzata. Zayn era rimasto tutta la notte sveglio, con me, a farmi compagnia e a tentare di tranquillizzarmi. Era il primo ragazzo che mi trattava in quel modo. «Promettimi che non mi succederà niente.» sussurro.
Si avvicina, titubante, ma stavolta mi lascio accarezzare il volto. «Non accadrà niente, Nicki, te lo prometto.»
Annuisco ed esco dal letto. Infilo le pantofole e mi copro con il maglione. Apro la porta e Zayn rimane sulla soglia. Altri agenti sono al piano di sopra. Cinquanta agenti in casa, ma rimarrò sola con Liam comunque. Le mani mi tremano mentre scendo le scale, al buio. Inizio a piangere. Da quando Liam è entrato nella mia vita, il buio mi terrorizza e mi fa mancare il respiro. Arrivo al salotto e accendo la luce. La finestra è rotta, la tenda scostata di lato. Un vento gelido mi investe, facendomi rabbrividire.
Lancio un urlo quando due braccia mi afferrano per il collo. So che è Liam, infatti la sua risata riecheggia nel mio orecchio. Mi punta il coltello alla gola. «E adesso come la mettiamo, puttanella?» ride rumorosamente e mi guardo intorno, chiedendomi perché gli agenti non si decidano a uscire. «Millequattrocentoquarantanove chiamate. Non mi hai mai risposto, se non per gridarmi che non dovevo chiamarti. Sei stata sgarbata, maleducata, cafona. E sai anche tu cosa meritano le puttanelle così maleducate, vero? La morte. Ma non una morte semplice. Ti taglierò la gola lentamente, facendoti soffrire, come hai fatto tu con me, quel diciannove novembre. Capito? Dì le tue ultime preghiere, Nicki.»
Chiudo gli occhi. Zayn, vieni, ti prego. Ho bisogno di te.
Ripenso a tutte le chiamate, alle ultime settimane, al terrore che ho vissuto, alle sue minacce e ai suoi insulti e so che non può finire così. Non ho resistito così tanto per morire con la gola tagliata. Non può finire così, Liam.
«Polizia! Posa il coltello a terra e lascia andare la ragazza, subito.» grida Zayn sbucando dalle scale.
Prima che Liam possa dire o fare qualcosa, altri agenti compaiono alle nostre spalle e ci accerchiano, puntandoci contro le pistole. Liam mi lascia andare, sconvolto. «Cosa hai fatto? Perché l’hai fatto? Sei una puttana! Una puttana!» solleva il coltello, puntando al mio petto, ma le mani di Zayn mi afferrano prontamente, allontanandomi da Liam, e quattro poliziotti lo bloccano, facendo cadere il coltello a terra.
Osservo la scena di Liam, in manette, che viene condotto fuori da casa dalla polizia. Osservo la scena, con gli occhi lucidi. Osservo Zayn, che mi abbraccia accarezzandomi la schiena e i capelli, mormorando: “è finita.”, e per la prima volta dopo settimane, le mie sono lacrime di felicità.
 
15 dicembre.
«E così ci siamo messi insieme!» esclama Louis stringendo la mano di Harry.
Harry scuote i riccioli, sorridendo radiosamente.
«Come siete carini.» dico sorridendogli. E sono davvero carini.
Mentre Louis spettina i capelli a Harry, facendolo arrabbiare, il mio cellulare vibra, sul mobiletto. Lo fisso, con gli occhi spalancati; il terrore di tempo prima torna a galla, sopprimendomi e facendomi respirare irregolarmente. Louis e Harry mi fissano.
Allungo la mano e prendo il cellulare. Sospiro, dandomi della sciocca, leggendo il nome “zayn” sul display. «Ehi.» rispondo alzandomi dal divano e allontanandomi da quei due pettegoli.
«Ehi, Nicki.» mi saluta.
Rido.
«Perché ridi?» mi domanda divertito.
«Quando ha squillato il cellulare, ho pensato che fosse…» mormoro.
Silenzio. «Ti dimenticherai di lui, Nicki. Ora ci sono io, aggiusterò il tuo cuore. Ricomporrò ogni singolo pezzo.»
Mi mordo il labbro. «Non puoi mai aggiustare completamente un cuore.»
«Tu dici?» risponde e so che sta sorridendo. «Apri la porta di casa.» ricevo come risposta.
«Perché?» gli chiedo incuriosita.
«Tu fallo e basta.»
Sempre col telefono in mano, mi dirigo all’ingresso, ignorando le domandine stupide di Louis e Harry. Apro la porta, trovando Zayn sulla soglia di casa. Ha il telefono poggiato sull’orecchio, un sorriso bellissimo stampato sul volto e il sole lo illumina, facendo risultare i suoi occhi di un marrone ancora più chiaro, luminoso.
Fa due passi avanti, fino a trovarsi a pochi centimetri dal mio volto. China il capo e poggia le sue labbra sulle mie, baciandomi dolcemente. Lascio cadere il cellulare a terra, presa dal momento, e cingo il suo collo con le mie mani. Si stacca leggermente, per guardarmi negli occhi. «Cosa stavi dicendo, prima?» sussurra.
Sorrido, dandogli un altro bacio. «Forse non tutti i cuori sono impossibili da aggiustare.»
 
La mia storia è finita.
E può finire per tutte le donne, se solo si trova il coraggio di chiamare e denunciare.
 
 
Aieah.
Non so che dire su questa one shot. E’ terribilmente seria e angosciante. Infatti quando l’ho scritta, ero sola in casa, e ho fatto un giro di tutte le stanze con un mestolo in mano AHAHA
Be’, Nicki la immagino come Miley Cyrus, con i capelli corti biondi.
E vorrei dire che non sono una larry shipper, però mi sembrava carino mettere Louis gay AHAHA mi piaceva come cosa.
Spero vi sia piaciuta e non faccia tanto cagare, perché io le cose serie non so scriverle tanto bene :/
Ditemi voi se devo cancellarla anche dal pc, o se ne vale la pena di lasciarla çç
Boh, sono parecchio sensibile a questi argomenti quali la violenza sulle donne (“911” è la os che ho scritto) e stalking sulle donne. Penso che non se ne parli abbastanza, quando invece sono argomenti importantissimi.
Volevo scrivere una frase ad effetto, tipo “alza la cornetta e chiama!”, ma mi esce “alza la cornetta, mondial casa ti aspetta!”
La finisco, ok, questo ‘aieah’ è imbarazzante.
Ripeto: spero vi sia piaciuta, e grazie a chi si è fermato a leggere jkdjks. e vorrei aggiungere che la one shot è ispirata dal film 'stalking - la storia di casey', cambiando buona parte delle cose. E' un film bellissimo, vi consiglio di vederlo.
#STAYSTRONG. 
   
 
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