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Autore: Slytherin Nikla    29/06/2007    4 recensioni
sono in romantic-mood, abbiate pietà... altra Silente/McGranitt... tra l'Ordine della Fenice e il Principe Mezzosangue.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda. Il cielo era coperto da spesse nubi, e solo in qualche remoto punto si intravedeva appena il debole biancore della luna nascosta.

Una donna – una strega – si aggirava, in pena, per la sua stanza da letto, insonne come da molte notti ormai. Di tanto in tanto rivolgeva un’occhiata ansiosa ora alla finestra, ora alla porta, ora al camino… A qualunque cosa potesse riportarle ciò che temeva di avere perduto; e anche quelli erano gesti che non compiva quella notte per la prima volta. Era turbata, preoccupata da quell’assenza di notizie più di quanto fosse disposta ad ammettere. E come ogni notte, fedele ed ostinata, lo aspettava. Nell’ansia più cupa.

Un bussare leggero la distolse da quei pensieri, foschi e impenetrabili ormai come le acque del lago. Si diresse alla porta rapidamente, quasi sospesa da terra, ma quando l’ebbe aperta sentì il proprio cuore precipitare.

« Sei tu »

« Posso entrare? » La donna si strinse nelle spalle.

« Accomodati ». L’uomo fece comparire una poltrona e vi sedette, gli occhi color carbone fissi su di lei che quasi senza rendersene conto si torturava le mani. Era visibilmente esausta, e ciò nonostante continuava a resistere, tenace come una roccia. Il mago provò una fitta d’invidia verso l’uomo che con tanta dedizione lei stava aspettando.

« Dovresti provare a dormire, Minerva… Non puoi pretendere di vivere in questo modo, stai per crollare. Basta guardarti per capirlo »

« No. Sono così preoccupata, Severus… Ogni ora in più che dura quest’attesa, più la paura mi tormenta… Non posso chiudere gli occhi, ogni volta mi assalgono immagini orribili »

« Posso prepararti qualcosa, se vuoi ». Minerva McGranitt gli sorrise, il volto scavato e stanco.

« No. Ti ringrazio, ma preferisco di no. Non voglio che mi trovi addormentata quando tornerà ».

La fiamma dell’invidia parve rinfocolarsi, ma Severus Piton teneva troppo a quella donna per lasciarsi distrarre da un sentimento così stupido.

« Sono sicuro che lui capirebbe benissimo. Non dormi da una settimana, Minerva, e non puoi pretendere di andare avanti così ancora a lungo! » Di nuovo lei gli sorrise, ma questa volta nei suoi occhi qualcosa brillava. Speranza.

« Sta tornando, Severus, lo sento… Me lo ha promesso, che sarebbe tornato; e lui non mi deluderebbe mai ».

Il mago vestito di nero la guardò con intensità, quasi che non riuscisse a staccare lo sguardo dall’amica. Ma i suoi occhi erano velati di tristezza.

« Questo è vero. Silente farebbe l’impossibile, pur di tornare da te ».

Minerva McGranitt era sul punto di rispondere, quando un movimento nel parco attirò la sua attenzione.

« Severus, vieni a vedere! Te lo avevo detto… » Severus Piton si avvicinò alla finestra giusto in tempo per scorgere l’alta figura del Preside barcollare per un lungo istante, e quindi cadere in avanti. La lanterna che reggeva in mano rotolò poco più in là, e nel giro di qualche secondo si spense. « Albus! » Il grido irrazionale di Minerva sbloccò il professore di Pozioni, che però non riuscì a trattenerla e si limitò a seguirla oltre la porta, velocemente.

 

Dopo avere chiamato Hagrid, Piton dispose che Silente fosse trasportato in infermeria, Madama Chips era già stata messa in allarme. Singhiozzando in maniera insopportabile e mormorando frasi sconclusionate il mezzogigante adagiò il corpo del Preside, privo di conoscenza, su un letto vicino alle finestre. Madama Chips si avvicinò, rapida e sollecita, per verificare le sue condizioni: non era ridotto bene, ma le sue ferite potevano guarire in una settimana o dieci giorni al massimo… Ma all’improvviso soffocò un gemito. Tenui fiammelle viola avvolgevano il braccio sinistro di Silente, e per quanto si dedicasse a spegnerle sembravano inestinguibili.

« Non sono in grado di occuparmi di questo », dichiarò, gli occhi su Minerva e la voce colma di dispiacere « Bisogna portarlo subito al San Mungo »

« No ». La voce del Preside aveva per un attimo immobilizzato tutti. Minerva McGranitt, che durante il lavoro dell’infermiera era rimasta poco distante, con Piton che tentava a modo suo di tranquillizzarla, si affrettò a raggiungere il letto. Severus Piton provò una strana stretta allo stomaco quando le mani della donna scivolarono via dalle sue, e ancor più quando la vide, tremante, accarezzare il viso di Silente; ma tuttavia si impose di rispettare quella scelta, e si avvicinò a sua volta, fermandosi ai piedi del letto.

« Albus, ti prego… » La voce di Minerva era dolce, come ogni volta che tentava di fargli cambiare idea, ma il più grande mago di tutti i tempi non aveva la minima intenzione di cedere.

« No, mi dispiace, non posso andare al San Mungo. Se la notizia di questo incidente si diffondesse, Voldemort si sentirebbe più forte e l’Ordine potrebbe risentirne… Rimarrò qui »

« Ma sii ragionevole! », insistette lei, con una nota troppo alta, vicina all’isteria « Hai sentito Poppy, lei non… » Con grande rimorso, Albus Silente passò sopra l’angoscia che la voce di Minerva stillava.

« Ho detto di no. E se lei non può rimediare, Severus può farlo ».

Piton trasalì: quello che stava accadendo al braccio del Preside era opera di Arti Oscure molto avanzate… Così avanzate che persino lui se ne sentiva in soggezione.

« Non credo di sentirmela, Preside, sarebbe meglio… »

« Ho detto di no! E non intendo discutere oltre. Qualunque cosa debba accadermi, mi accadrà ad Hogwarts. Sono stato chiaro? » La sua voce era autoritaria come di rado l’avevano sentita. Minerva gli sfiorò appena la guancia coperta di candida barba, e non poté trattenere un singhiozzo. Silente per un attimo ebbe la meglio sul dolore, e sorrise. « Potete lasciarci soli qualche secondo? » Incredula, Minerva guardò gli altri allontanarsi. E protestò

« Potremmo perdere tempo prezioso, non dovevi farlo… » Sempre col sorriso sulle labbra, Silente le fece l’occhiolino.

« Lo sai, non posso proprio rinunciare all’idea di restare solo con te »

« Albus! » La McGranitt era indignata per quel comportamento tanto sciocco.

« Volevo solo… Per favore, Minerva, esci mentre Severus fa ciò che deve fare; e non rientrare finché non avrà finito, chiaro? Non voglio che tu mi veda in quello stato ». Per l’ennesima volta, gli occhi della donna si riempirono di lacrime che solo grazie alla sua inossidabile volontà restarono al proprio posto.

« Albus, per l’amor del cielo, non… » Lui la zittì, posandole la mano sana sulle labbra.

« Va’ a riposarti, sono a casa ora », le mormorò, grave. Salvo poi proseguire, in tono piuttosto frivolo: « E quando Severus avrà finito dovrai essere in perfetta forma, per prenderti cura di questo vecchio mago convalescente… » La sua mano si spostò, mutandosi in dolcissima carezza; Minerva la coprì con la propria, stringendola tra le dita per un attimo prima di baciarne il palmo.

« Torna da me. Ti prego, Albus: torna da me… ».

 

Minerva McGranitt camminava nel parco, l’erba bagnata dalla rugiada della notte a sfiorarle le caviglie; in lontananza, il cielo andava tingendosi di un tenue chiarore.

« Come sta? » Minerva provò un brivido a quella voce improvvisa, inaspettata nell’assoluto silenzio dell’alba, e si voltò di scatto avendo riconosciuto la sua amica di sempre.

« Non ne ho idea, Rolanda. Nemmeno la Chips riesce a capire cosa gli sia successo… E lui non vuole nemmeno sentir parlare del San Mungo ».

Gli occhi gialli di Madama Bumb brillarono nel buio.

« Come mai non sei con lui? »

« Perché lui non ha voluto », fu la risposta, laconica, della Vice Preside. La Bumb si avvicinò, camminando al suo fianco in silenzio. Pensava.

« Non vuole che tu soffra inutilmente, vedendolo soffrire »

« Come se restare qui servisse a qualcosa! » protestò la McGranitt. L’altra le strinse delicatamente la mano.

« Ha solo cercato di proteggerti, Minerva… E sono sicura che lo sai anche tu ». Minerva McGranitt si sedette su un muretto, e guardò l’amica come se fosse appena comparsa accanto a lei.

« Vorrei solo che smettesse di mettersi in pericolo, Rolanda, solo questo… Ma credo proprio di desiderare l’unica cosa che non potrà mai darmi »

« Infatti. Non smetterà mai di combattere, non può »

« Lo so perfettamente. Ma a volte… A volte mi trovo a pensare a quanto sarebbe bello avere una vita normale, senza questa perenne incertezza sul domani… ». Rimasero in silenzio a lungo, la schiena appoggiata al tronco di un albero e gli occhi stanchi fissi sull’orizzonte in attesa del sole. Come da ragazze.

« Sento la tua paura, Minerva »

« Non dire sciocchezze » ribatté l’altra, indignata « Non ho paura, sono semplicemente preoccupata… »

« Smetterai mai di fingerti una statua, professoressa McGranitt? » La domanda, posta a bruciapelo e senza attendersi risposte, cadde nel silenzio. « Stiamo parlando dell’uomo che ti guardo amare da decenni, per Merlino! Puoi permettere a te stessa, per una volta, di essere spaventata? »

Minerva chiuse gli occhi, mentre i primi raggi del sole appena sorto doravano il mondo intorno a loro. Parlare le costava molto.

« Non sono pronta all’idea che potrei perderlo, Holly, lo vuoi capire? Non riesco nemmeno a pensarci! E se quelle ferite fossero troppo gravi? Se Severus non potesse davvero contrastare quell’incantesimo? Se Albus dovesse…» Rolanda Bumb interruppe l’amica stringendola a sé con forza, mentre la paura dell’altra si frantumava in un singhiozzo.

« Piton è molto potente, e sa quel che fa. Andrà tutto bene… »

 

Nonostante le parole dell’amica l’avessero rinfrancata, non appena la Vice Preside di Hogwarts rimise piede tra le mura del castello fu nuovamente assalita dall’agitazione, che crebbe a dismisura mano a mano che si avvicinava all’infermeria. Cosa l’avrebbe aspettata, una volta oltrepassata quella maledetta soglia?

Allo scatto della porta che si apriva, Severus Piton si voltò. Mortalmente pallido, profonde occhiaie ne segnavano il viso, sudato ed esausto… Ma nonostante le proteste di Madama Chips, che insisteva perché si stendesse per riprendere le forze, si diresse verso la McGranitt, detergendosi il viso con un bianchissimo telo di lino.

« Ci siamo riusciti, Minerva ». La donna mosse un paio di passi in direzione del letto di Silente, ma Piton, raccogliendo l’ultima energia rimastagli, la trattenne. « Aspetta, c’è qualcosa che dovresti sapere ».

Lo sguardo smarrito di Minerva espresse il profondo turbamento della sua anima più di qualsiasi parola. Qualcosa artigliò Piton alla bocca dello stomaco davanti al terrore che le vedeva negli occhi.

« Il braccio è stato fortemente compromesso. Abbiamo tentato l’impossibile, ma il sortilegio era troppo forte e più di così non abbiamo potuto fare… Non è un bello spettacolo ».

Minerva McGranitt ebbe la sensazione che tutto il suo sangue fosse scivolato via, precipitato verso il basso.

« Ma Severus, lui… Lui… » Inspirò profondamente e si conficcò le unghie nel palmo della mano, prima di porre la peggiore domanda della propria vita. « Lui vivrà, vero? »

Il mago in nero le rivolse uno sguardo strano, quasi di tenerezza, soffocando a stento il folle istinto di accarezzarle il viso per rassicurarla.

« Sì, Minerva. Vivrà ». Le mani della donna corsero alle sue, stringendole con trasporto.

« Oh, Severus, io… Grazie… »

« Va’ da lui », tagliò corto il mago, brusco. « Sarà felice di trovarti al suo fianco svegliandosi »

« Immagino ci vorrà molto… »

« È probabile, sì. Ora scusami, ma preferisco ritirarmi ».

 

Piton aveva detto la verità, il braccio di Silente era davvero ridotto male… Ma Minerva McGranitt non ricordava di essersi mai sentita tanto sollevata. Si sedette accanto al letto, intrecciò le proprie dita con quelle del mago e lentamente, vinta dalla stanchezza, scivolò con la testa sulle coperte e si addormentò, cullata dal respiro regolare dell’uomo che amava.

Albus Silente aprì gli occhi un paio d’ore più tardi, con il sottile profumo di Minerva che gli stuzzicava le narici, e ringraziò il cielo di essere ancora vivo al suo fianco. La accarezzò con lo sguardo, ben deciso a non interrompere il contatto delle loro mani, e solo alla fine dedicò un’occhiata al braccio colpito. Oh, Merlino. Sembrava…carbonizzato, se non addirittura fossilizzato… Ma era ancora al suo posto. E lui era vivo. Severus era riuscito a fare più di quanto lui si fosse aspettato…

Concentrò una piccola dose di energia sul braccio ferito, cercando senza convinzione di muoverlo; ma constatò con sollievo che, pur limitato nei movimenti, sembrava conservare una discreta autonomia: e il primo gesto per celebrare quell’inaspettato ritorno alla vita fu di far scivolare le dita irrigidite tra i capelli neri di Minerva, che al suo tocco gentile si svegliò con un sorriso radioso.

« Sei tornato da me »

« L’avevo promesso, no? »

« Ma… Riesci a muoverlo! » Un bagliore turchese attraversò lo sguardo di Silente.

« Non molto per il momento, ma… Sì, ci riesco »

« È una cosa meravigliosa ». Il più grande mago di tutti i tempi prese il viso della donna tra le mani.

« Da quanto tempo non dormi, tesoro? » Minerva sospirò sonoramente, fingendosi spazientita.

« Otto notti con quella trascorsa ».

Albus Silente si spostò sul lato opposto del letto, attirandola verso di sé.

« E non credi che qui saresti più comoda che su quella sedia? »

« Probabile… », ammise lei, facendo per sedersi accanto a lui. Ma il mago la fermò.

« Do ut des, professoressa McGranitt… Non mi stringo nel mio letto senza avere qualcosa in cambio »

« Sei sempre il solito sciocco, Albus »

« No », rispose lui, facendole l’occhiolino. « Sono solo un vecchio mago innamorato ». Solo allora l’attirò accanto a sé, i loro volti vicini fino a sfiorarsi, e la baciò con dolcezza mentre la mano sana giocherellava con i capelli color ebano della sua donna. Minerva si stese al suo fianco, accoccolandosi tra le sue braccia per sottrargli meno spazio possibile, e il grande Albus Silente sorrise

« Ti amo, Minerva », fu l’ultima cosa che lei sentì, prima di addormentarsi felice come mai prima d’allora.

 

  
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