Era
notte fonda. Il cielo era coperto da spesse nubi, e solo in qualche remoto punto
si intravedeva appena il debole biancore della luna nascosta.
Una
donna – una strega – si aggirava, in pena, per la sua stanza da letto, insonne
come da molte notti ormai. Di tanto in tanto rivolgeva un’occhiata ansiosa ora
alla finestra, ora alla porta, ora al camino… A qualunque cosa potesse
riportarle ciò che temeva di avere perduto; e anche quelli erano gesti che non
compiva quella notte per la prima volta. Era turbata, preoccupata da
quell’assenza di notizie più di quanto fosse disposta ad ammettere. E come ogni
notte, fedele ed ostinata, lo aspettava. Nell’ansia più
cupa.
Un
bussare leggero la distolse da quei pensieri, foschi e impenetrabili ormai come
le acque del lago. Si diresse alla porta rapidamente, quasi sospesa da terra, ma
quando l’ebbe aperta sentì il proprio cuore precipitare.
«
Sei tu »
«
Posso entrare? » La donna si strinse nelle spalle.
«
Accomodati ». L’uomo fece comparire una poltrona e vi sedette, gli occhi color
carbone fissi su di lei che quasi senza rendersene conto si torturava le mani.
Era visibilmente esausta, e ciò nonostante continuava a resistere, tenace come
una roccia. Il mago provò una fitta d’invidia verso l’uomo che con tanta
dedizione lei stava aspettando.
«
Dovresti provare a dormire, Minerva… Non puoi pretendere di vivere in questo
modo, stai per crollare. Basta guardarti per capirlo »
«
No. Sono così preoccupata, Severus… Ogni ora in più che dura quest’attesa, più
la paura mi tormenta… Non posso chiudere gli occhi, ogni volta mi assalgono
immagini orribili »
«
Posso prepararti qualcosa, se vuoi ». Minerva McGranitt gli sorrise, il volto
scavato e stanco.
«
No. Ti ringrazio, ma preferisco di no. Non voglio che mi trovi addormentata
quando tornerà ».
La
fiamma dell’invidia parve rinfocolarsi, ma Severus Piton teneva troppo a quella
donna per lasciarsi distrarre da un sentimento così
stupido.
«
Sono sicuro che lui capirebbe benissimo. Non dormi da una settimana, Minerva, e
non puoi pretendere di andare avanti così ancora a lungo! » Di nuovo lei gli
sorrise, ma questa volta nei suoi occhi qualcosa brillava. Speranza.
«
Sta tornando, Severus, lo sento… Me lo ha promesso, che sarebbe tornato; e lui
non mi deluderebbe mai ».
Il
mago vestito di nero la guardò con intensità, quasi che non riuscisse a staccare
lo sguardo dall’amica. Ma i suoi occhi erano velati di
tristezza.
«
Questo è vero. Silente farebbe l’impossibile, pur di tornare da te
».
Minerva McGranitt era sul punto di rispondere, quando un
movimento nel parco attirò la sua attenzione.
«
Severus, vieni a vedere! Te lo avevo detto… » Severus Piton si avvicinò alla
finestra giusto in tempo per scorgere l’alta figura del Preside barcollare per
un lungo istante, e quindi cadere in avanti. La lanterna che reggeva in mano
rotolò poco più in là, e nel giro di qualche secondo si spense. « Albus! » Il
grido irrazionale di Minerva sbloccò il professore di Pozioni, che però non
riuscì a trattenerla e si limitò a seguirla oltre la porta,
velocemente.
Dopo avere chiamato Hagrid, Piton dispose che Silente
fosse trasportato in infermeria, Madama Chips era già stata messa in allarme.
Singhiozzando in maniera insopportabile e mormorando frasi sconclusionate il
mezzogigante adagiò il corpo del Preside, privo di conoscenza, su un letto
vicino alle finestre. Madama Chips si avvicinò, rapida e sollecita, per
verificare le sue condizioni: non era ridotto bene, ma le sue ferite potevano
guarire in una settimana o dieci giorni al massimo… Ma all’improvviso soffocò un
gemito. Tenui fiammelle viola avvolgevano il braccio sinistro di Silente, e per
quanto si dedicasse a spegnerle sembravano inestinguibili.
«
Non sono in grado di occuparmi di questo », dichiarò, gli occhi su Minerva e la
voce colma di dispiacere « Bisogna portarlo subito al San Mungo
»
«
No ». La voce del Preside aveva per un attimo immobilizzato tutti. Minerva
McGranitt, che durante il lavoro dell’infermiera era rimasta poco distante, con
Piton che tentava a modo suo di tranquillizzarla, si affrettò a raggiungere il
letto. Severus Piton provò una strana stretta allo stomaco quando le mani della
donna scivolarono via dalle sue, e ancor più quando la vide, tremante,
accarezzare il viso di Silente; ma tuttavia si impose di rispettare quella
scelta, e si avvicinò a sua volta, fermandosi ai piedi del
letto.
«
Albus, ti prego… » La voce di Minerva era dolce, come ogni volta che tentava di
fargli cambiare idea, ma il più grande mago di tutti i tempi non aveva la minima
intenzione di cedere.
«
No, mi dispiace, non posso andare al San Mungo. Se la notizia di questo
incidente si diffondesse, Voldemort si sentirebbe più forte e l’Ordine potrebbe
risentirne… Rimarrò qui »
«
Ma sii ragionevole! », insistette lei, con una nota troppo alta, vicina
all’isteria « Hai sentito Poppy, lei non… » Con grande rimorso, Albus Silente
passò sopra l’angoscia che la voce di Minerva stillava.
«
Ho detto di no. E se lei non può rimediare, Severus può farlo
».
Piton trasalì: quello che stava accadendo al braccio del
Preside era opera di Arti Oscure molto avanzate… Così avanzate che persino lui
se ne sentiva in soggezione.
«
Non credo di sentirmela, Preside, sarebbe meglio… »
«
Ho detto di no! E non intendo discutere oltre. Qualunque cosa debba accadermi,
mi accadrà ad Hogwarts. Sono stato chiaro? » La sua voce era autoritaria come di
rado l’avevano sentita. Minerva gli sfiorò appena la guancia coperta di candida
barba, e non poté trattenere un singhiozzo. Silente per un attimo ebbe la meglio
sul dolore, e sorrise. « Potete lasciarci soli qualche secondo? » Incredula,
Minerva guardò gli altri allontanarsi. E protestò
«
Potremmo perdere tempo prezioso, non dovevi farlo… » Sempre col sorriso sulle
labbra, Silente le fece l’occhiolino.
«
Lo sai, non posso proprio rinunciare all’idea di restare solo con te
»
«
Albus! » La McGranitt era indignata per quel comportamento tanto
sciocco.
«
Volevo solo… Per favore, Minerva, esci mentre Severus fa ciò che deve fare; e
non rientrare finché non avrà finito, chiaro? Non voglio che tu mi veda in
quello stato ». Per l’ennesima volta, gli occhi della donna si riempirono di
lacrime che solo grazie alla sua inossidabile volontà restarono al proprio
posto.
«
Albus, per l’amor del cielo, non… » Lui la zittì, posandole la mano sana sulle
labbra.
«
Va’ a riposarti, sono a casa ora », le mormorò, grave. Salvo poi proseguire, in
tono piuttosto frivolo: « E quando Severus avrà finito dovrai essere in perfetta
forma, per prenderti cura di questo vecchio mago convalescente… » La sua mano si
spostò, mutandosi in dolcissima carezza; Minerva la coprì con la propria,
stringendola tra le dita per un attimo prima di baciarne il
palmo.
«
Torna da me. Ti prego, Albus: torna da me… ».
Minerva McGranitt camminava nel parco, l’erba bagnata
dalla rugiada della notte a sfiorarle le caviglie; in lontananza, il cielo
andava tingendosi di un tenue chiarore.
«
Come sta? » Minerva provò un brivido a quella voce improvvisa, inaspettata
nell’assoluto silenzio dell’alba, e si voltò di scatto avendo riconosciuto la
sua amica di sempre.
«
Non ne ho idea, Rolanda. Nemmeno la Chips riesce a capire cosa gli sia successo…
E lui non vuole nemmeno sentir parlare del San Mungo ».
Gli
occhi gialli di Madama Bumb brillarono nel buio.
«
Come mai non sei con lui? »
«
Perché lui non ha voluto », fu la risposta, laconica, della Vice Preside. La
Bumb si avvicinò, camminando al suo fianco in silenzio.
Pensava.
«
Non vuole che tu soffra inutilmente, vedendolo soffrire »
«
Come se restare qui servisse a qualcosa! » protestò la McGranitt. L’altra le
strinse delicatamente la mano.
«
Ha solo cercato di proteggerti, Minerva… E sono sicura che lo sai anche tu ».
Minerva McGranitt si sedette su un muretto, e guardò l’amica come se fosse
appena comparsa accanto a lei.
«
Vorrei solo che smettesse di mettersi in pericolo, Rolanda, solo questo… Ma
credo proprio di desiderare l’unica cosa che non potrà mai darmi
»
«
Infatti. Non smetterà mai di combattere, non può »
«
Lo so perfettamente. Ma a volte… A volte mi trovo a pensare a quanto sarebbe
bello avere una vita normale, senza questa perenne incertezza sul domani… ».
Rimasero in silenzio a lungo, la schiena appoggiata al tronco di un albero e gli
occhi stanchi fissi sull’orizzonte in attesa del sole. Come da
ragazze.
«
Sento la tua paura, Minerva »
«
Non dire sciocchezze » ribatté l’altra, indignata « Non ho paura, sono
semplicemente preoccupata… »
«
Smetterai mai di fingerti una statua, professoressa McGranitt? » La domanda,
posta a bruciapelo e senza attendersi risposte, cadde nel silenzio. « Stiamo
parlando dell’uomo che ti guardo amare da decenni, per Merlino! Puoi permettere
a te stessa, per una volta, di essere spaventata? »
Minerva chiuse gli occhi, mentre i primi raggi del sole
appena sorto doravano il mondo intorno a loro. Parlare le costava
molto.
«
Non sono pronta all’idea che potrei perderlo, Holly, lo vuoi capire? Non riesco
nemmeno a pensarci! E se quelle ferite fossero troppo gravi? Se Severus non
potesse davvero contrastare quell’incantesimo? Se Albus dovesse…» Rolanda Bumb
interruppe l’amica stringendola a sé con forza, mentre la paura dell’altra si
frantumava in un singhiozzo.
«
Piton è molto potente, e sa quel che fa. Andrà tutto bene…
»
Nonostante le parole dell’amica l’avessero rinfrancata,
non appena la Vice Preside di Hogwarts rimise piede tra le mura del castello fu
nuovamente assalita dall’agitazione, che crebbe a dismisura mano a mano che si
avvicinava all’infermeria. Cosa l’avrebbe aspettata, una volta oltrepassata
quella maledetta soglia?
Allo scatto della porta che si apriva, Severus Piton si
voltò. Mortalmente pallido, profonde occhiaie ne segnavano il viso, sudato ed
esausto… Ma nonostante le proteste di Madama Chips, che insisteva perché si
stendesse per riprendere le forze, si diresse verso la McGranitt, detergendosi
il viso con un bianchissimo telo di lino.
«
Ci siamo riusciti, Minerva ». La donna mosse un paio di passi in direzione del
letto di Silente, ma Piton, raccogliendo l’ultima energia rimastagli, la
trattenne. « Aspetta, c’è qualcosa che dovresti sapere ».
Lo
sguardo smarrito di Minerva espresse il profondo turbamento della sua anima più
di qualsiasi parola. Qualcosa artigliò Piton alla bocca dello stomaco davanti al
terrore che le vedeva negli occhi.
«
Il braccio è stato fortemente compromesso. Abbiamo tentato l’impossibile, ma il
sortilegio era troppo forte e più di così non abbiamo potuto fare… Non è un
bello spettacolo ».
Minerva McGranitt ebbe la sensazione che tutto il suo
sangue fosse scivolato via, precipitato verso il basso.
«
Ma Severus, lui… Lui… » Inspirò profondamente e si conficcò le unghie nel palmo
della mano, prima di porre la peggiore domanda della propria vita. « Lui vivrà,
vero? »
Il
mago in nero le rivolse uno sguardo strano, quasi di tenerezza, soffocando a
stento il folle istinto di accarezzarle il viso per
rassicurarla.
«
Sì, Minerva. Vivrà ». Le mani della donna corsero alle sue, stringendole con
trasporto.
«
Oh, Severus, io… Grazie… »
«
Va’ da lui », tagliò corto il mago, brusco. « Sarà felice di trovarti al suo
fianco svegliandosi »
«
Immagino ci vorrà molto… »
« È
probabile, sì. Ora scusami, ma preferisco ritirarmi ».
Piton aveva detto la verità, il braccio di Silente era
davvero ridotto male… Ma Minerva McGranitt non ricordava di essersi mai sentita
tanto sollevata. Si sedette accanto al letto, intrecciò le proprie dita con
quelle del mago e lentamente, vinta dalla stanchezza, scivolò con la testa sulle
coperte e si addormentò, cullata dal respiro regolare dell’uomo che
amava.
Albus Silente aprì gli occhi un paio d’ore più tardi,
con il sottile profumo di Minerva che gli stuzzicava le narici, e ringraziò il
cielo di essere ancora vivo al suo fianco. La accarezzò con lo sguardo, ben
deciso a non interrompere il contatto delle loro mani, e solo alla fine dedicò
un’occhiata al braccio colpito. Oh, Merlino. Sembrava…carbonizzato, se non
addirittura fossilizzato… Ma era ancora al suo posto. E lui era vivo. Severus
era riuscito a fare più di quanto lui si fosse aspettato…
Concentrò una piccola dose di energia sul braccio
ferito, cercando senza convinzione di muoverlo; ma constatò con sollievo che,
pur limitato nei movimenti, sembrava conservare una discreta autonomia: e il
primo gesto per celebrare quell’inaspettato ritorno alla vita fu di far
scivolare le dita irrigidite tra i capelli neri di Minerva, che al suo tocco
gentile si svegliò con un sorriso radioso.
«
Sei tornato da me »
«
L’avevo promesso, no? »
«
Ma… Riesci a muoverlo! » Un bagliore turchese attraversò lo sguardo di
Silente.
«
Non molto per il momento, ma… Sì, ci riesco »
« È
una cosa meravigliosa ». Il più grande mago di tutti i tempi prese il viso della
donna tra le mani.
«
Da quanto tempo non dormi, tesoro? » Minerva sospirò sonoramente, fingendosi
spazientita.
«
Otto notti con quella trascorsa ».
Albus Silente si spostò sul lato opposto del letto,
attirandola verso di sé.
« E
non credi che qui saresti più comoda che su quella sedia? »
«
Probabile… », ammise lei, facendo per sedersi accanto a lui. Ma il mago la
fermò.
«
Do ut des, professoressa McGranitt… Non mi stringo nel mio letto senza avere
qualcosa in cambio »
«
Sei sempre il solito sciocco, Albus »
«
No », rispose lui, facendole l’occhiolino. « Sono solo un vecchio mago
innamorato ». Solo allora l’attirò accanto a sé, i loro volti vicini fino a
sfiorarsi, e la baciò con dolcezza mentre la mano sana giocherellava con i
capelli color ebano della sua donna. Minerva si stese al suo fianco,
accoccolandosi tra le sue braccia per sottrargli meno spazio possibile, e il
grande Albus Silente sorrise
«
Ti amo, Minerva », fu l’ultima cosa che lei sentì, prima di addormentarsi felice
come mai prima d’allora.