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Autore: 9Pepe4    12/12/2012    6 recensioni
[Personaggi: Vali, Týr, Sigyn, Narfi]
Il bambino, allora, mosse un passo verso di lui, dichiarando: «Sono Vali, figlio di Loki, e voglio sapere come…»
Non fece in tempo a finire.
Con un improvviso moto di furia, il guerriero lo afferrò per la collottola, sollevandolo dal suolo con un movimento tanto fulmineo che Vali ebbe solo il tempo di emettere un guaito sorpreso, mentre il pavimento si allontanava da lui a velocità allarmante.
«Senti, tu» lo apostrofò il guerriero, reggendolo davanti al proprio viso come un fastidioso fardello, «ho già avuto abbastanza guai, con la progenie di quell’ingannatore…»
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un prezzo

La sala dei banchetti aveva un soffitto alto, che pareva arrivare sino al cielo in una volta levigata, sorretta da colonne maestose.
Vali non aveva mai visto nulla di tanto spettacolare.
Eppure, al momento, cercava di non rimanere imbambolato a guardarsi attorno: doveva trovare al più presto sua madre e suo fratello.
Muovendo qualche passo, il bambino scoccò un’occhiata contrariata all’uomo che, sulla soglia della sala, lanciava in aria sette coltelli con sorprendente maestria.
Era colpa di quel giocoliere, infatti, se si era distratto e aveva perso di vista Sigyn.
Un po’ intimidito proprio malgrado, in quanto non aveva mai visto tante persone tutte insieme, Vali osservò il viavai d’Asi.
Poiché il banchetto non era ancora iniziato, i guerrieri ne approfittavano per andare da una parte e dall’altra della sala; reggevano nelle mani boccali colmi d’idromele, e quando si assestavano sulle spalle delle calorose pacche di saluto, il liquido traboccava, bagnando il pavimento.
E naturalmente erano presenti anche molte Asinnie, vestite sontuosamente e coi capelli meticolosamente acconciati.
Vali pensò al vestito azzurro di sua madre, ai suoi capelli biondi accuratamente intrecciati…
A quel punto, però, gli si presentò davanti un personaggio che catturò tutta la sua attenzione.
Era un uomo alto e robusto, dai capelli mori e dalla mascella quadrata. Le braccia scoperte erano segnate da alcune cicatrici, ma ciò che maggiormente ipnotizzò il bambino fu il moncherino che quel guerriero aveva al posto della mano destra.
Vali esitò un attimo.
Poi, però, dato che quell’Ase era il solo a non essere circondato da una mandria di amici dalla risata tonante, e risultava perciò più rassicurante degli altri, il bambino si decise ad avvicinarglisi.
«Salve» lo salutò, con una certa spavalderia.
L’altro gli scoccò un’occhiata cupa, poi tornò a volgersi da un’altra parte.
Vali, però, non demorse. «Salve» ripeté, a voce un po’ più alta. «Mi interessa sapere come avete perso la mano».
Il guerriero lo fissò, col volto improvvisamente fremente. «Non sono certo affari tuoi, ragazzo» replicò, in tono rude.
Purtroppo per lui, la curiosità di Vali aveva quasi del tutto soppiantato il suo acuto disagio, attizzata dal comportamento restio dell’adulto.
«Una battaglia?» incalzò il ragazzino. «Una pesca pericolosa?»
L’Ase lo ignorò, ma la sua mano si strinse a pugno e le sue nocche sbiancarono.
«Se è un segreto vergognoso, prometto che non lo dirò a nessuno».
A quelle parole, il guerriero si rabbuiò. «Mi prendi in giro, ragazzo? Quale segreto vergognoso, io…»
Ma con gran delusione di Vali, serrò le labbra e si rifiutò di proseguire.
Il bambino, allora, mosse un passo verso di lui, dichiarando: «Sono Vali, figlio di Loki, e voglio sapere come…»
Non fece in tempo a finire.
Con un improvviso moto di furia, il guerriero lo afferrò per la collottola, sollevandolo dal suolo con un movimento tanto fulmineo che Vali ebbe solo il tempo di emettere un guaito sorpreso, mentre il pavimento si allontanava da lui a velocità allarmante.
«Senti, tu» lo apostrofò il guerriero, reggendolo davanti al proprio viso come un fastidioso fardello, «ho già avuto abbastanza guai, con la progenie di quell’ingannatore…»
«Lord Týr!»
Sia la testa di Vali che quella del suo interlocutore si girarono verso la fonte della voce.
«Lady Sigyn» mormorò il guerriero, rabbuiandosi.
«Mi auguro che mio figlio non vi stesse importunando» aggiunse lei, in tono controllato.
Narfi, che la affiancava, sembrava piuttosto ansioso. Per quanto talvolta non mancasse di fargli ogni genere di dispetto, soleva essere molto protettivo nei confronti del fratellino, quindi era probabile che si sentisse in dovere di intervenire in qualche modo.
Týr, però, si limitò ad appoggiare a terra Vali, dicendo accigliato: «Somiglia molto a suo padre».
«Fisicamente» ammise Sigyn. «Vali è una divinità benevola» aggiunse, tendendo la mano verso il figlio.
Il bambino, sollevato, fece per prenderla, ma poi qualcosa scattò nella sua mente, e lui si girò nuovamente verso il guerriero.
«Lord Týr» disse, «voglio sapere come avete perso la mano».
L’uomo lo scrutò con aria cupa… Alla fine, però, sorprendentemente, i suoi tratti si distesero, e lui sembrò quasi sorridere.
«Non sei uno che si arrende facilmente, ragazzo» riconobbe, riluttante. «Questo te lo concedo».
«E mi concedete anche di sapere ciò che voglio?» incalzò il bambino.
«È stato Fenrir, il vostro fratellastro» rispose Týr, senza preamboli. «Quando Odino lo fece condurre tra gli Asi, io ero il solo che osasse portargli da mangiare. Ma poiché cresceva di giorno in giorno, e le profezie al suo riguardo erano allarmanti… Decidemmo di incatenarlo con l’inganno. Gli dicemmo che volevamo provare la sua forza, ma il lupo accettò la sfida a patto che uno di noi ponesse la mano nelle sue fauci. E io mi offrii volontario, poiché nessun altro osava».
«E così perdeste la mano» concluse Vali, molto poco impressionato.
Narfi, invece, adocchiava il moncherino di Týr con aria turbata. Forse pensava alle disgrazie che si erano abbattute su Ásgardhr per mano del suo genitore.
Il guerriero annuì lentamente, lo sguardo puntato sul secondogenito di Loki. «E così persi la mano» confermò. «Ma suppongo che ogni inganno abbia il suo prezzo».
«Capisco» disse Vali, anche se non ne era per niente sicuro.
Si girò verso Sigyn, come in cerca di aiuto, e l’occhiata ammonitrice della madre gli rammentò che aveva dimenticato qualcosa.
Il bambino, obbediente, si voltò di nuovo a guardare Týr.
«Vi ringrazio per aver risposto alla mia domanda» disse.
Il guerriero gli fece un cenno col capo. «Figlio di Loki…» Spostò lo sguardo sulla donna. «Lady Sigyn» disse, in tono di congedo.
«Lord Týr» replicò lei.
Un sorriso increspò per un istante le labbra dell’Ase, e lui si allontanò verso il centro della sala.
Vali lo seguì con lo sguardo finché poté, poi si avvicinò alla madre.
«Stai bene?» s’informò Narfi, osservando il fratellino con aria preoccupata.
Il bimbo annuì. «Sì».
Sigyn gli sistemò la giubba sulle spalle e gli scostò un ciuffo di capelli corvini dalla fronte, per poi abbracciarlo brevemente.
«Vali, mi sono preoccupata tantissimo!» gli disse. «Dov’eri finito?»
«Non era mia intenzione allontanarmi» si giustificò il bambino, contrito. «Mi ero distratto a guardare l’uomo coi coltelli».
«Fa dei lanci davvero incredibili» concesse Sigyn, accennando un sorriso.
Vali si affrettò ad annuire. Quando la madre gli tese nuovamente la mano, lui l’afferrò senza indugio, poiché non aveva la minima intenzione di perdersi una seconda volta.
Scambiò un’occhiata con Narfi, che dal canto suo si sentiva abbastanza grande da poter camminare senza che Sigyn gli tenesse la mano, poi un pensiero improvviso gli fece aggrottare la fronte.
«Madre?» chiamò. «Týr ha detto che ogni inganno ha il suo prezzo, e ha pagato quello di Fenrir con la sua mano». Assunse un’aria rattristata. «Però io sento sempre dire che nostro padre ha fatto più imbrogli di chiunque altro. Vuol dire che anche lui perderà la mano?»
Quell’idea non gli piaceva. Loki andava e veniva, e non sembrava interessarsi particolarmente a lui e a Narfi, però era suo padre. Vali gli voleva bene.
Sigyn rabbrividì appena, e la sua stretta si fece più forte.
Tuttavia, quando parlò, la sua voce era calma e controllata: «Non credo, Vali».
«Perché no?» insistette il bambino. «Vuol dire che pagherà un prezzo diverso? E quale?»
Sigyn si fermò, e con lei i suoi due figli, che la fissarono confusi.
Un’ombra sembrava essere calata sugli occhi della donna. «Non lo so, Vali» rispose lei, con voce a malapena udibile. «Spero solo che non si riveli troppo alto».



















Note:
Era da un secolo che volevo scrivere questa one-shot :°)
Davvero, ho anche passato una nottata in cui mi sembrava che Vali si dimenasse dentro la mia testa...
Devo dire che mi è sembrato stranissimo attribuire a Týr e a Sigyn titoli come “Lord” e “Lady”, ma onestamente se si fossero chiamati per nome come se niente fosse mi sarebbe suonato ancora più bizzarro ^^”
Niente di ché, spero che a qualcuno sia piaciuta.
  
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