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Autore: johnnyaddict    12/12/2012    3 recensioni
Stava per protestare o per cacciarmi via in malo modo, ma io la fermai: - Tu hai detto di odiarmi e poi sei scappata via, senza lasciarmi dire cosa anch’io non sopporto di te. – la guardai dritto negli occhi e continuai – Non sopporto le tue mani così piccole perché ho paura che si spezzino ogni volta che le stringo. Non sopporto la ruga d’espressione che hai sopra la fronte ogni volta che mi rimproveri. Detesto quando ti lamenti di essere grassa o di quanto siano grosse le tue cosce e quando ti ostini a portare i jeans a vita bassa nonostante ti lasci scoperta quel po’ di pancetta. Non capisco perché devi bere una tazza di tè ogni sera, anche se sai che ti fa parlare durante la notte. Non sopporto come il telefono fa gracchiare la tua voce. – continuavo a parlare senza pensare e a confessarle tutto quello che mi ero tenuto dentro fino a quel momento – E infine, non sopporto di non riuscire a odiare nessuna di queste piccole cose, perché io sono follemente innamorato di te e di loro. -
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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seven little things



"ti verrò a prendere con le mie mani 
e sarò quello che non ti aspettavi"



 
Correvo. Muovevo le gambe senza riuscire a fermarmi. Le luci di Londra illuminata, quella notte, sembravano più accecanti del solito, ma io non me ne curavo. Non m’importava della gente che imprecava mentre spingevo per passare e dei clacson nelle automobili quando attraversavo la strada senza curarmi dell’arrivo dei veicoli. Tutto quello che volevo era arrivare a casa di Debhora prima dello scoccare della mezzanotte. Volevo arrivare da lei prima che fosse troppo tardi.
 
 

Salii, come solito svogliato, sull’enorme autobus a due piani diretto a scuola. Come sempre mi appoggiai al palo vicino alla porta d’uscita. Quella mattina avevo ancora meno voglia di arrivare in quell’orribile edificio. Ero annoiato dalla mia vita, ero stanco che non ci fosse mai niente di costante nella mia vita ed ero stufo anche della mia reputazione. Ero conosciuto come il classico stronzo e puttaniere, nessuna ragazza mi prendeva più seriamente, ormai.
Ero stanco di tutto ciò. Avevo bisogno di qualcuno che mi prendesse sul serio.
Il mio sguardo si posò distrattamente su un sedile vuoto, a pochi metri di distanza da me, e sulla ragazza seduta lì accanto. Non riuscivo a distinguere bene il suo viso perché era chinato a leggere un libro che teneva appoggiato allo schienale dei posti di fronte a sé. Appena sollevò lo sguardo, riuscii a distinguere un paio di bellissimi occhi azzurri che si facevano spazio fra la cascata di capelli biondi. Era veramente carina. Non era come le ragazze che ero solito frequentare: lei dava l’impressione di non importarsi di quello che le succedeva intorno.
Non so cosa mi saltò in testa, tuttora non capisco se lo feci per il bisogno di sedermi o se perché volessi scrutare meglio quegli occhi cristallini, ma mi feci spazio fra le persone in piedi e mi sedetti di fianco a lei.
- Ciao! Io sono Harry. – la salutai con uno dei miei sorrisi mozzafiato. Solitamente con le ragazze funzionava, ma avrei capito solo poco dopo che con lei non avrebbe funzionato.
Infatti sollevò gli occhi dal libro con un’espressione notevolmente scocciata e, acida, rispose: - Cosa pensi di fare? –
Nonostante il suo tono lasciasse intendere il suo fastidio nei miei confronti, non potei far a meno di rimanere incantato dai suoi occhi chiari come l’acqua ghiacciata e la sua voce squillante.
- Voglio passare il viaggio vicino a te. – e sorrisi ancora da cascamorto. ‘Ora cadrà ai miei piedi’ pensai. Sbagliato, Styles. Invece che cominciare a implorarmi di rimanere, come pensavo (o speravo?) che facesse, alzò un sopracciglio: - Mi dispiace! – disse da falsa dispiaciuta – Ma il posto è occupato da una mia amica. – e riposò gli occhi fra le pagine, probabilmente sperando che me ne andassi. Io, però, non avevo intenzione di mollare.
- Come sei gentile! Ci conosciamo da così poco e già mi consideri una tua amica! – esclamai ironico – Non devi! –
Lei sollevò, di nuovo, lo sguardo verso di me ancora più infastidita di prima. Era adorabile mentre cercava di liberarsi di me.
- Ah ah! Come sei simpatico! – disse palesemente visibilmente in giro – Seriamente, muovi il culo! –
Più cercava di allontanarmi, più mi guardava con quegli occhi chiari e infastiditi, più ero deciso a non staccarmi da quel sedile – Come sei scurrile! Io aiuto sempre le donzelle in difficoltà, dovresti fare lo stesso – risposi non sicuro del significato della parola ‘scurrile’.
Lei sollevò gli occhi al cielo – Primo: non sono una ‘donzella in difficoltà’. Secondo: prima di usare il termine ‘scurrile’ impara il suo significato. Terzo: spostati seriamente, questa è la fermata di Debhora! – concluse indicando la pensilina fuori dal finestrino.
- Mi sposto solo se mi dai il tuo numero. – proposi sorridente.
Lei mi guardò allibita: - Che cosa non capisci di ‘spostati!’? –
-Va bene me ne vado! – mi arresi alzandomi – Dimmi almeno il tuo nome – chiesi pregante mentre continuavo a bloccare il passaggio alla sua amica riccioluta, che alle mie spalle ascoltava la nostra conversazione curiosa.
Lei sbuffò, ma accennando un piccolo sorriso, rispose: - Emma… Ora sparisci! – e mi fece segno di allontanarmi,
- Ci si vede, Emma. – risposi facendole l’occhiolino.

 
Nonostante il freddo di fine dicembre, nonostante il fiatone per la corsa, non riuscii a trattenermi dal sorridere pensando al nostro primo incontro. Da quel giorno avevo preso l’abitudine di guardarla sempre da lontano appoggiato al mio solito palo dell’autobus. Non era più capitato che avesse il posto affianco libero e quelle rare volte che c’era non avevo più avuto il coraggio di sedermici. La osservavo leggere assorta i suoi libri e ridere con le sue amiche. Era veramente bella, ma non come le altre ragazze: lei aveva una bellezza diversa e, se vista da certi punti di vista, meno attraente, ma io, invece, ritenevo che quella diversità fosse assolutamente magnetica.
 

Perché dovevo cambiare armadietto? Perché non potevo rimanere nella bellissima postazione affianco alle macchinette? Il preside aveva detto che ‘trascorrevo più tempo davanti ai distributori che in classe’. Che enorme minchiata! Semplicemente uscivo spesso per andare ad abbordare qualche bella ragazza. Stupido bidello che mi aveva beccato l’ultima volta, stupida professoressa che aveva capito che non avevo un’intossicazione alimentare, stupido preside che mi aveva trasferito nella zona dei nerd secchioni.
Sbuffai e trovai il mio armadietto. Affianco a me c’era una persona che armeggiava dentro il proprio. Curioso, aspettai che chiudesse lo sportello per poterne vedere il viso. Come speravo, richiuse l’armadietto e potei così vedere il viso della ragazza affianco a me. Riconobbi immediatamente la cascata di capelli biondi e i suoi occhi cristallini. – Emma! – esclamai.
Lei si voltò verso di me sorpresa. Spalancò gli occhi: - Oh cielo, sei la mia persecuzione! –
Nonostante il tono acido, sorrisi nel vederla. Avevo finalmente una scusa plausibile per poterla vedere: era la mia vicina di armadietto.
- Mi hanno trasferito qui… Che noia, vero? Fortunatamente ci sei tu a tenermi compagnia! – e sfoggiai un altro dei miei sorrisi mozzafiato.
- Già, che fortuna! – disse ironica mentre si legava i lunghi capelli biondi in una crocchia disordinata.
- Dato che ci vedremo molto spesso… Potremmo anche andare a bere qualcosa insieme qualche volta. – ero deciso a farla cadere ai miei piedi, volevo riuscire a trovare una vena di dolcezza in quegli occhi ghiacciati.
Lei sollevò un sopracciglio e dopo avermi riso in faccia, rispose: - Nei tuoi sogni Styles! – e si allontanò.
Mi passai una mano fra i capelli ricci e sorrisi incassando il rifiuto: almeno sapeva il mio cognome, non dovevo esserle proprio indifferente.
 

I ricordi erano ancora vividi nella mia testa e più ripercorrevo i nostri momenti passati insieme, più mi costringevo ad accelerare il passo.
 
- Dimmi perché dovrei uscire con te. – il suo sguardo ghiacciato mi stava scrutando esasperato mentre era appoggiata all’armadietto di fronte a me.
- Perché siamo vicini di armadietto da ormai due mesi, ho visto i tuoi scleri dopo biologia, perché credo di conoscerti ormai abbastanza bene e perché dovresti essere onorata di poter uscire con me! – risposi sorridendo sicuro di me stesso.
- Non basta come motivazione. – si girò e fece per allontanarsi, ma io la fermai facendole scudo col mio corpo. – Ehi ehi, non scappare. – dissi dolcemente – Okay ti darò delle motivazioni valide… - mi passai una mano fra i capelli e cominciai - Voglio uscire con te perché mi sembri una ragazza tranquilla, perché sei diversa da tutte le altre e perché il tuo sorriso è bellissimo. Poi ho queste fossette adorabili, perché non dovresti accettare? – conclusi sorridendo in modo da sfoggiare i buchetti sulle mie guance.
Lei mi guardò perplessa e diffidente: - Pensi davvero che il mio sorriso sia bellissimo? –
- Certo! – risposi. Avevo avuto poche occasioni di poterlo vedere, ma quelle poche volte, ero rimasto senza fiato.
Lei mi guardò sospettosa. Sembrò che volesse ribattere ancora, ma poi si fermò e, arresa, disse: - Va bene. Passami a prendere alle otto. – si voltò e si allontanò. Ero esultante: avrei avuto il mio appuntamento. Mi stavo già dirigendo verso la mia aula quando un pensiero mi balenò in testa.
- Emma! – urlai non curando gli altri studenti che ci guardavano perplessa. La rincorsi e appena arrivai di fronte a lei dissi sorridente e imbarazzato: - Non so dove abiti. –
Ed ecco il suo bellissimo sorriso si fece spazio sul suo viso.

 
 
Sorrisi pensando alla nostra prima uscita. Risi pensando a com’era dolce con il naso sporco di gelato alla crema. Mi passai una mano sulla guancia, ripensando al dolore che avevo provato quando mi aveva tirato uno schiaffo quando le avevo rubato un piccolo bacio. Passai le dita sulle mie labbra, dove, dopo avermi schiaffeggiato, mi aveva baciato con foga e passione. Rividi davanti a me il suo viso arrossato per quel bacio e per la fredda giornata di novembre. La sentii ancora borbottare fra le mie braccia che mi odiava perché era pazzamente cotta di me. Risentii ancora le sue braccia stringermi a sé quando le avevo sussurrato fra i capelli che provavo la stessa identica cosa.
Voltai lo sguardo verso una vetrina che trasmetteva su un enorme schermo il conto alla rovescia prima della mezzanotte: dieci minuti al nuovo anno, dieci minuti al 2013.
Doveva sbrigarmi. Non mancava molto alla mezzanotte, ma la casa di Debhora non era lontana. Dovevo raggiungere il prima possibile la casa di quella ragazza riccioluta, dove avrei trovato Emma a festeggiare insieme a lei e altri amici. Dovevo rimediare a tutti i miei errori.
 

- Buongiorno, amore mio! – mi appoggiai agli armadietti aspettando che la mia ragazza chiudesse il suo e mi salutasse con un bacio, come ormai era solita fare da circa un mese.
Ero già pronto a stringerla fra le mie braccia, quando lei chiuse con forza il suo armadietto e, senza nemmeno guardarmi in faccia, si allontanò da me.
Io la rincorsi le afferrai un braccio: - Ehi! Che cosa succede, Emma? – chiesi preoccupato.
Lei non mi rispose e cercò di districarsi dalla mia presa. La attirai ancora più a me e cercai di abbracciarla, ma con velocità e si liberò dalla mia stretta e mi tirò uno schiaffo in piena guancia. Mi portai una mano al viso dolorante e perplesso. Perché l’aveva fatto? Questo non sarebbe stato seguito da un bacio.
Lei continuava a guardarmi arrabbiata, una rabbia che non avevo mai visto sul suo viso.
- Mi fai schifo! – cominciò urlando – Come puoi venire da me e fare finta che non sia successo niente? – continuava a guardarmi furiosa.
- Non capisco a cosa ti stia riferendo. – dissi cercando di calmarla.
- Vuoi dirmi che non ti sei divertito a giocare al gioco della bottiglia, sabato sera a casa di Josh? Vuoi farmi credere che non ti sei sentito appagato a baciare quella troia di Caroline?! – chiese ironica mentre il volume della sua voce non accennava ad abbassarsi.
Cazzo. Ero stato beccato. Me ne ero pentito fin da subito di aver baciato quella poco di buono di Caroline. Era stato solo un bacio per un gioco, nulla di più. Ero anche ubriaco mentre lo facevo, non avevo la cognizione delle mie azioni. – Tesoro, è stato solo un bacio, senza alcun significato. Dovresti saperlo che per me ci sei solo tu… - dissi avvicinandomi a lei.
Lei si scostò quasi disgustata dal mio tocco – Peccato che ci sia un video in cui sembra che vi stiate cercando le tonsille, piuttosto che baciando! – rimasi di stucco: mi ero davvero così lasciato andare quella sera? Ricordavo poco di quello che era successo. L’unica cosa di cui ero certo era l’enorme senso di colpa che era seguito subito dopo il bacio.
Provai a dire ciò che pensavo, ma lei mi precedette: - Ti odio, Harry Styles. – mentre le diceva mi sembrò che il mondo mi crollasse addosso – Sei una persona totalmente inutile, non fai altro che raggirare le persone con i tuoi giochetti, per poi distruggerle. Non riesci tenerti stretto nessuno perché sei perennemente indeciso. Dici di amarmi e poi alla prima occasione mi umili facendo vedere che ‘Harry Styles può fare qualsiasi cosa’, compreso giocare al gioco più idiota che esista. Sei una delle poche persone che mi abbia mai fatto ridere, ma anche una delle poche mi abbia fatto piangere! Non sopporto la gente che frequenti perché ogni volta che sei insieme a loro cambi completamente modo di comportarti e di vedere i fatti. – sputò tutti quegli insulti come se li avesse tenuti dentro per settimane e il mio errore fosse stato la goccia a far traboccare il vaso. – E infine, ti odio perché tu mi hai fatto credere di essere importante per te. Mi hai fatta sentire amata per tutto questo tempo, per poi distruggermi. –
Una piccola lacrima scese lungo la sua guancia. Lei non piangeva mai, e sapere di essere la colpa di tanto dolore mi fece stare ancora peggio. - Io ti odio, Harry, ma non riesco a smettere di amarti, e per questo ti odio ancora di più. – e ancora sotto il mio sguardo stravolto si allontanò correndo lontano da me.

 
La testa riccioluta di Debhora mi accolse alla porta con un’espressione sorpresa: - Cosa ci fai tu qui? – chiese.
- Devo sistemare le cose. – dissi deciso.
Sì, dovevo rimediare al mio stupido errore, dovevo recuperare due settimane di silenzi e di chiamate cancellate. Dovevo dire a Emma che lei era tutto quello che avevo sempre voluto e che nessuna Caroline avrebbe mai pareggiato i suoi dolci e casti baci.
Mi feci spazio fra la folla di gente in abito da sera ammassata nella grande villa. La cercai con lo sguardo, fino a quando non trovai i suoi capelli biondi raccolti. Il suo sguardo era vacuo e spento, sembrava non partecipare attivamente alla festa.
Mi diressi verso di lei spingendo qualche ragazzo in smoking, mentre rimanevo avvolto nel mio semplice giubbotto nero.
Mi parai di fronte a lei. Il suo sguardo per un secondo s’illuminò, per poi lasciare spazio a un velo di tristezza.
Intanto la folla urlava il conto alla rovescia: - 3 minuti a mezzanotte! -
Stava per protestare o per cacciarmi via in malo modo, ma io la fermai: - Tu hai detto di odiarmi e poi sei scappata via, senza lasciarmi dire cosa anch’io non sopporto di te. – la guardai dritto negli occhi e continuai – Non sopporto le tue mani così piccole perché ho paura che si spezzino ogni volta che le stringo. Non sopporto la ruga d’espressione che hai sopra la fronte ogni volta che mi rimproveri. Detesto quando ti lamenti di essere grassa o di quanto siano grosse le tue cosce e quando ti ostini a portare i jeans a vita bassa nonostante ti lasci scoperta quel po’ di pancetta. Non capisco perché devi bere una tazza di tè ogni sera, anche se sai che ti fa parlare durante la notte. Non sopporto come il telefono fa gracchiare la tua voce. – continuavo a parlare senza pensare e a confessarle tutto quello che mi ero tenuto dentro fino a quel momento – E infine, non sopporto di non riuscire a odiare nessuna di queste piccole cose, perché io sono follemente innamorato di te e di loro. Adoro il modo in cui le nostre mani s’incrociano come se fossero fatte per stringersi a vicenda. Amo le piccole crepe che ti si formano ai lati degli occhi quando sorridi. Passerei la vita a dirti che sei perfetta e che i chili in più non contano niente per me. Adoro come i pantaloni a vita alta ti mettono in risalto le gambe lunghe. Nonostante tu non mi faccia dormire, passerei tutte le notti sveglio ad ascoltarti pronunciare il mio nome nel sonno. Amo la tua voce mentre canti sotto la doccia. – presi un enorme respiro, sentendomi immediatamente esausto.
- Da quando te ne sei andata, non ho fatto altro che pensare a te e a quanto sono stato stupido a giocare a quel gioco e a non averti detto tutto subito. Mi dispiace per aver smesso di chiamarti dopo qualche giorno, scusami per essermene accorto solo ora, durante la notte di Capodanno, ma voglio ricominciare tutto, e voglio farlo con te. –
- meno di un minuto a mezzanotte! –
Lei mi guardò seria e dopo un silenzio che sembrò interminabile, disse: - Non è vero che odio tutte quelle cose di te. Non è vero che sei inutile e che non riesci a tenerti stretto nessuno, perché sei riuscito a tenerti stretto me, cosa che nessuno aveva mai provato a fare. – fece un sorriso amaro – Ero arrabbiata, frustrata e triste, ma non riesco a odiare nulla di te, non riesco a dimenticare nulla di quello che abbiamo passato insieme… Mi dispiace di averti schiaffeggiato, ma te lo meritavi. – concluse.
- 5 secondi! –
Mi avvicinai lentamente a lei, sorridendo e perdendomi dentro quelle iridi ghiacciate.
- 3 … -
- Nonostante tutto quello che è successo… -
- 2 … -
- Ti amo, Harry, anche più di prima. –
- 1! –
Mentre la mezzanotte scoccava, lei si sollevò e, allacciando le braccia dietro la testa, fece combaciare le sue labbra con le mie. Mentre tutti festeggiavano il nuovo anno, io lasciavo che il sapore di quella ragazza bionda mi rapisse. La strinsi a me ancora più forte per non lasciarla andare via, mai più. Mentre ancora ci baciavamo, la sentii ridere per la felicità e mi lasciai trascinare.
Tutto era tornato al suo posto ed io, finalmente, mi sentivo pronto a cominciare un nuovo anno, insieme a lei.



 

buonasera! 
Sinceramente non so da dove mi sia venuta fuori questa OS...
L'ispirazione mi è venuta dal film 'Harry, ti presento Sally'
Infatti la scena finale è molto simile...
Poi naturalmente l'ho integrato con la canzone 7 Things di Miley Cyrus
(se non l'avete mai sentita ascoltatela!)
e da anche Little Things degli One Direction!
Solo che, se avete notato, ho un po' modificato il significato della canzone...
:D
Spero che vi sia piaciuta anche perchè è la prima che scrivo...
Detto questa mi dileguo :)
Grazie e un bacio!



 

 


 


storia revisionata il 13.10.2013

  
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