Capitolo
6
"Maybe it’s not too late"
*
Kurt arriva sempre troppo tardi.
Era troppo tardi per dire a sua madre che non gli
piacevano le femmine come agli altri bambini quando lei era morta in
quell'incidente, era troppo tardi per rimediare agli errori fatti con i ragazzi
del Glee Club, era troppo tardi per non provocare Karofsky quel maledetto giorno della lite.
E ora questo: è troppo tardi perché i giocatori di
football hanno già girato l'angolo e anche se Kurt vorrebbe con tutta l'anima
rincorrerli, gridargli dietro che sono dei vigliacchi e massacrarli di botte sa
che non servirebbe a niente, perché hanno già fatto quello che hanno fatto e
lui non c'era.
Il parcheggio è improvvisamente silenzioso e vuoto,
eccezion fatta per Blaine che sembra non averlo
notato o, se l'ha fatto, lo sta ignorando mentre si sporge oltre il bordo del
cassonetto maleodorante.
E' ricoperto di granita alla ciliegia e sta tremando
come una foglia, se per il freddo o la paura Kurt non sa dirlo. Guardarlo è
come ricevere un pugno nello stomaco, e quando geme sommessamente per aver solo
appoggiato la mano sinistra al lato del cassonetto a Kurt si spezza
definitivamente il cuore.
"Dio, no" gli sfugge dalle labbra quasi
in automatico, perché quello che ha di fronte è non solo la più grossa
ingiustizia sulla faccia della terra, ma anche uno spettacolo macabro da
bloccarti il respiro in gola.
Un istante dopo Kurt è premuto contro il cassonetto e
sta aiutando Blaine a venirne fuori, ignorando la sua
flebile protesta, facendo leva sul bidone lì di fianco e tentando di toccargli
il meno possibile la mano, visto che non sembra in grado nemmeno di appoggiarla
alla sua spalla.
"Whoo, piano,
piano" mormora quando Blaine atterra
maldestramente sul cemento. Il ragazzo riccio riesce a mettersi in equilibrio
sulle proprie gambe dopo aver barcollato un po' e Kurt lo lascia andare con
delicatezza, tenendosi comunque pronto a prenderlo al volo in caso gli cedano
le ginocchia. Sta ancora tremando e non sembra in grado di fermarsi.
Non ha ancora alzato il viso da quando Kurt è arrivato,
oltretutto, e non ha detto una parola. Forse è sotto shock.
Kurt si morde ansiosamente un labbro, un'abitudine che
credeva di aver perso da tempo. Com'è che si riconosce una commozione
celebrale?
"Ce la fai?" domanda il più delicatamente
possibile, parlando a bassa voce per evitare di spaventarlo. Blaine annuisce, ancora silenzioso e con il viso
ostinatamente rivolto verso il basso. Fa un passo incerto in avanti per
allontanarsi da Kurt ma sta tremando troppo e incespica.
Quasi sensa pensarci Kurt gli
cinge la vita con un braccio e lo aiuta a reggersi in piedi, guardandosi
intorno quasi freneticamente.
"Aspetta, dobbiamo trovare un posto dove
sederci" mormora con il cuore in gola. Blaine è
decisamente troppo vicino, ma Kurt non può fare altrimenti e la cosa in realtà
non lo infastidisce come succede con qualsiasi altra persona eccetto suo padre.
Blaine
alza debolmente la mano sana e si pulisce il viso con la manica della maglia,
ma alla fine annuisce e Kurt tira un impercettibile sospiro di sollievo. Blaine, per quanto sembri scosso, è reattivo, il che è un
buon segno.
A pochi metri di distanza ci sono i gradini
dell'ingresso sul retro e Kurt lo aiuta a raggiungerli con calma, cercando di
non scivolare via dal corpo a contatto con il suo fianco.
Blaine
non gli ha ancora permesso di guardarlo in viso.
Una volta che entrambi sono seduti Kurt fa scivolare via
lentamente il braccio, intrecciandosi le mani in grembo.
Se ne stanno semplicemente così, seduti in silenzio, per
cinque minuti buoni, fino a che i tremiti di Blaine
non sono diventati sporadici.
"Blaine" mormora
alla fine Kurt, sperando che l'altro ragazzo colga il senso di colpa nella sua
voce incrinata. Ha così tante domande, ma ognuna è stupida a modo suo e Kurt teme
di avere già le risposte.
Stai bene? Certo che no.
Sono stati i giocatori di football? Li ha visti con i
suoi occhi.
Potrai mai perdonarmi per essere semplicemente rimasto a
guardare? Perché dovrebbe?
"Puoi guardarmi, per favore?" domanda invece,
voltandosi verso Blaine speranzosamente. Coraggio,
Blaine, è il primo passo.
Sa perché Blaine sta evitando
il suo sguardo, o almeno una parte delle motivazioni: guardare in faccia Kurt
al momento significa ammettere di essere in difficoltà, significa ammettere di
avere un problema di fronte a un quasi sconosciuto (non sono amici, attualmente
non sono niente), di star soffrendo, di aver voglia di piangere. E Kurt ci è
passato, sa cosa significa, e provava la stessa, identica cosa ogni volta. Solo
che lui non è mai stato abbastanza coraggioso da alzare il viso e farsi
aiutare. Ha aspettato fino al punto di rottura e poi ha distrutto tutto.
Blaine, a
differenza sua, è molto coraggioso.
Alza il viso con una smorfia e le mani che Kurt fino ad
ora ha tenuto intrecciate in grembo si stringono una all'altra con forza. Se
allenta la presa finirà per sfiorare il labbro spaccato di Blaine
con i polpastrelli o, ben peggio, alzarsi e rincorrere Azimio
e la sua cricca, e continuare a prenderli a calci fino a che non smettono di
muoversi o respirare. Ha bisogno di un'ancora.
A quanto pare il liquido rosso che sgocciola lungo il
mento di Blaine non è solo colorante per granite
numero tre.
Ha bisogno di un'ancora molto, molto convincente.
Datemi un buon motivo per non farli a pezzi.
Trattiene rumorosamente il fiato quando fa scorrere lo
sguardo dalle labbra di Blaine ai suoi occhi e li
trova socchiusi, stanchi, arresi.
Non ti arrendere mai. Non farlo.
"Non mi hanno picchiato" sono le prime parole
che sussurra Blaine, talmente piano che Kurt per un
attimo pensa di essersele immaginate, fino a che l'altro non riprende a parlare
con voce più chiara. "Non lo fanno mai, hanno troppa paura di finire in
guai più seri. Mi sono spaccato il labbro perché cadendo ho sbattuto la faccia
sul lato del cassonetto".
Non è di nessuna consolazione e lo sanno entrambi. Kurt
rimane in silenzio, stringendo ancora di più le mani una nell'altra.
Blaine
scuote la testa e alza le spalle; il tremolio delle sue gambe è diventato quasi
impercettibile.
"Sembro un personaggio appena uscito dall'ultimo Saw?" mormora senza un briciolo di ironia nella voce.
Se Kurt non si sentisse il cuore in gola e lo stomaco
chiuso in un nodo doloroso riderebbe.
"Un po'" risponde sinceramente mentre Blaine abbassa di nuovo gli occhi verso terra. "E la
mano?"
Il ragazzo riccio la solleva leggermente per esporla
alla sua vista. "Mi ci sono appoggiato sopra quando sono caduto dentro.
Pessimo atterraggio, non potrò mai essere lo stuntman di Capitan America. A
meno che non imparo a cadere decentemente. Uhm".
Kurt socchiude gli occhi azzurri. Com'è possibile per Blaine scherzare in un momento del genere? Tuttavia decide
di stare al gioco. "Non sei troppo
basso per fare lo stuntman di Capitan America? Perché l'attore è alto tipo due
metri".
Blaine
ridacchia leggermente, rauco e tremolante, e fa per abbassare la mano, ma Kurt
l'ha già presa tra le sue per esaminarla attentamente.
Finge di non sentire Blaine trattenere
il respiro al suo tocco inaspettatamente delicato, concentrandosi unicamente
sul polso del ragazzo. Sta iniziando a gonfiarsi.
Le persone stanno alla larga da lui, in genere, e questo
ha aiutato a diffondere la voce che Kurt non sia particolarmente...delicato.
Non ha fatto nulla per fermare le voci. Sono solo un'ulteriore strato di
protezione.
"Non credo sia rotto" decreta infine,
sorridendo debolmente a Blaine. "Ma dovresti
comunque vedere l'infermiera, perché di sicuro è una storta".
Il ragazzo incredibilmente ricambia il sorriso, e i suoi
occhi ambrati ricadono sulla sua mano, ancora stretta tra quelle di Kurt. Kurt
finisce per spostarle e nascondersele in tasca, arrossendo. Le nocche sono
ancora coperte da qualche cicatrice sottile.
Se anche Blaine l'ha notato,
non fa domande di nessun genere.
"Ok" risponde, evidentemente soddisfatto nel
non aver fatto tremare la voce.
Guarda Kurt, poi di nuovo le proprie scarpe, poi ancora
Kurt. "Grazie per avermi aiutato" dice alla fine con un sorriso.
A Kurt si blocca il respiro in gola. "Non dire
stronzate" sbotta con più rabbia di quanta intendesse. "Non ho fatto
un bel niente, ti ho solo aiutato ad uscire da un cassonetto. Qualsiasi essere
umano decente lo farebbe". L'ultima
volta sono rimasto a guardare.
Ma Blaine scuote la testa e si
sfiora il labbro con l'indice. "Non loro. E non eri obbligato a
farlo".
La cosa che disgusta Kurt più di tutte è che è vero: non
era obbligato.
Avrebbe dovuto,
che è diverso in talmente tanti modi...
"Non che - voglio dire..." inizia a blaterare Blaine, improvvisamente nel panico. "Non sai quanto ti
sono grato per avermi aiutato, e -"
"Facciamo così" lo interrompe Kurt prima che Blaine possa dire qualcosa di stupido come 'è la scala
sociale del McKinley', o magari 'era meglio se mi lasciavi lì dentro a
marcire'. "Tu la smetti di scusarti ogni volta che ci vediamo perché ti
vedo uscire dai cassonetti".
Blaine lo
osserva con attenzione, un misto tra stupito, sorpreso e imbarazzato. "E
tu?" domanda circospetto.
Kurt distoglie lo sguardo dal suo labbro sanguinante,
rabbuiato. "E io un bel niente. Cos'è, ti aspetti che ti chieda di
proclamare in giro le mie gesta di grande salvatore?" L'ultima volta sono
rimasto a guardare, dannazione, Blaine.
"Non sono un eroe. Ogni tanto mi comporto da essere
umano. Questo non significa che ho fatto chissà che per te. Ti ho solo tirato
fuori da un cestino dell'immondizia gigante".
Blaine
sembra particolarmente in disaccordo, ma non commenta. Kurt sospira e si alza
in piedi, spolverandosi i jeans scuri.
"E ora ti accompagno in Infermeria, ma prima
dobbiamo - uhm, darti una ripulita? Se ti presenti così l'Infermiera farà
domande".
Prima che possa tirare fuori la mano dalla tasca per
aiutare Blaine ad alzarsi, però, il ragazzo è già in
piedi.
Kurt si rende conto che Blaine
è molto più forte di quello che sembra, o di quanto gli altri gli diano
credito. Un qualsiasi altro ragazzo a quest'ora starebbe piangendo in un
angolino della scuola. Lui stesso si nascondeva in aula canto a piangere.
I primi tempi, per lo meno.
"Ho un cambio di vestiti nell'armadietto, finisco
sempre per prendermi qualche granitata" dice Blaine vagamente imbarazzato, sfilandosi attentamente il
cardigan zuppo di granita e rimanendo in camicia, anch'essa bagnata in più
punti, e cravattino. Kurt gli lancia un'occhiata fugace e deglutisce. Non è il
momento, non è il momento.
"Come sai che non voglio che l'infermiera faccia
domande?" chiede Blaine osservandolo incuriosito
e decisamente meno spaventato di prima mentre barcolla un po' e poi appoggia il
peso del suo corpo su una gamba sola.
Kurt gli lancia una lunga occhiata. "Perché nemmeno
io ho mai voluto che ne facesse".
*
L'infermiera Sanders di casi
come quello di Blaine deve averne visti troppi,
quindi pone le solite domande di rito quando li vede entrare in infermeria. Blaine si è cambiato nel bagno deserto mentre Kurt
aspettava fuori dalla porta, rosso come un peperone. Blaine
non ha chiesto a Kurt di andarsene; in realtà non gli ha nemmeno domandato
perché è rimasto. Ha semplicemente accettato di farsi accompagnare senza
battere ciglio. Chissà, forse è perché Kurt è talmente ovvio che gli ha letto
il senso di colpa in faccia. Deve aver capito che non avrebbe accettato un 'ce
la faccio da solo' per risposta.
"Signor Anderson, come si è ridotto in questo modo,
esattamente?" domanda la donna, sfoggiando il suo miglior sguardo materno.
"A me può parlarne, c'è il segreto professionale. Se non vuole, non uscirà
da questa stanza. Signor Hummel, ci lascerebbe soli
un momento?"
Kurt lancia uno sguardo indeciso a Blaine,
che scuote la testa.
"No, non c'è bisogno" mormora Blaine strizzando appena gli occhi quando l'infermiera gli
passa il disinfettante sul labbro. "Sono inciampato nel parcheggio perché
non stavo guardando dove andavo, ho sbattuto il viso e mi sono appoggiato sulla
mano senza pensare, tutto qui. Kurt mi ha aiutato ad arrivare in
Infermeria".
La donna non sembra affatto convinta, ma in fondo sanno
tutti e tre che è una bugia bella e buona. "Ne è sicuro, signor Anderson?"
Blaine
stavolta non guarda Kurt mentre risponde. "Sicuro".
L'infermiera Sanders - Mallory, ricorda Kurt - sembra profondamente insoddisfatta,
ma continua a medicare Blaine in silenzio mentre Kurt
se ne sta appoggiato allo stipite della porta.
Una volta terminato di fasciargli il polso - è solo una
slogatura, niente di grave - sorride a Blaine e gli
da le ultime indicazioni in caso la mano si gonfi troppo.
Blaine la
ringrazia gentilmente e sono entrambi quasi fuori dalla porta quando la voce
dell'infermiera Sanders li raggiunge.
"Signor Hummel, può
rimanere per un istante?"
Blaine
gli lancia uno sguardo a metà tra il preoccupato e il perplesso e Kurt gli fa
cenno silenziosamente di andare avanti. Il ragazzo sembra combattuto, ma non
obietta ed esce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
"Mi dica, signora Sanders"
mormora Kurt, troppo stanco per mantenere la solita facciata di freddezza.
La donna gli sorride tristemente. "E' un po' che
non ci vediamo, Kurt. Per fortuna, aggiungerei".
Quando Kurt rimane in silenzio davanti alla sua
affermazione la donna sospira e continua. "Non è caduto, non sono stupida,
sono un medico. E per quanto tu possa dargli una ripulita, quel ragazzo odora
come il pranzo marcito della mensa di ieri" esala pazientemente, spostando
un paio di antibiotici da un armadietto ad un altro. "Ma nessuno di voi
due aprirà bocca al riguardo, quindi vado direttamente al sodo". Cerca lo
sguardo di Kurt fino a che lui non alza gli occhi nei suoi. "Se è vittima di bullismo, se siete
vittima di bullismo...Non dovete fare tutto questo da soli, dovresti saperlo.
Guardati, Kurt. Che stai facendo?"
Sono le stesse parole che la donna gli ha rivolto la
settimana prima dell'incidente con Karofsky, le
stesse identiche parole. Quel giorno non aveva avuto la risposta, ma ora le
cose sono diverse.
Ciò che non è cambiato è il liceo McKinley. Non ci sarà
mai nessuno a difendere quelli come Blaine (quelli
come Kurt) dalla crudeltà degli altri. Kurt ha dovuto fare da sé. Come sempre.
"Sto tenendo me e loro alla larga da quest'infermeria,
signora Sanders".
*
Blaine è
appoggiato agli armadietti di fronte alla porta dell'Infermeria, dolorante ma
almeno in condizioni meno pietose, e lo sta aspettando.
"Non ho detto nulla" lo rassicura Kurt
immediatamente, preoccupandosi di tenere la voce bassa e di infonderci una vena
di disapprovazione perché beh, il fatto che lui avrebbe fatto la stessa cosa
non la rende automaticamente la cosa giusta. Quello che ha detto alla signora Sanders è la pura verità, comunque: non è solo se stesso
che sta tenendo lontano dall'infermeria. E' dolorosamente consapevole del fatto
che sa difendersi, dopo l'incidente.
Blaine
scuote la testa e si lascia sfuggire un sorriso.
"Lo so" risponde semplicemente. Ha un modo di
arricciare il naso che in un'altra situazione Kurt troverebbe adorabile.
D'accordo, forse anche in questa.
Si incamminano insieme verso il parcheggio e Kurt nota
che Blaine sta facendo di tutto per non zoppicare, ma
lascia correre e lo accompagna fino alla porta.
Progresso: oggi ha toccato un ragazzo e non è successo
niente. Niente drammi, niente fughe improvvise. Semplicemente un ragazzo aveva
bisogno di lui e lui l'ha aiutato.
Più o meno.
"Senti" esordisce Kurt quando ormai sono
arrivati al portone d'uscita e possono parlare a voce alta con più libertà. Andiamo,
Kurt, non è difficile. Morirai con il senso di colpa se non lo fai.
"Mi - mi dispiace. Per non aver - beh, sarei potuto intervenire prima.
Anche l'altra volta, so che mi hai visto". Blaine
si volta verso di lui con uno sguardo curioso ma non arrabbiato e Kurt si sente
ancora peggio. Perché Blaine non lo odia per non aver
mosso un dito per evitare che lo sbattessero qua e là a piacimento, quando è
estremamente evidente che Kurt possiede le capacità per fermare almeno parte di
quei bastardi?
"Mi sento in colpa" ammette alla fine, non
senza una certa fatica. Ma è quello che si è detto quando è corso verso i
cassonetti prima, no? Fanculo, basta fare il codardo. Ora ha tutte le
intenzioni di metterlo in pratica, anche se non ha idea di come fare. "Non ho fatto niente per fermarli, avrei
potuto fare qualcosa, voglio dire -"
"Tutti hanno paura di te a scuola" commenta Blaine dal nulla, ma forse non è poi così fuori tema. Sì,
la maggior parte della gente lo teme, dopo l'incidente.
Forse Blaine ha sentito le
voci, non sarebbe una sorpresa, ma - ma Blaine lo
guarda negli occhi e sorride lievemente. "Perché io no?"
La frase lo colpisce dritto allo stomaco e Kurt fa lo
sforzo immane di sollevare il sopracciglio con il piercing (tanto per ricordare
a Blaine e a se stesso che lui è pur sempre uno skank) e scrollare le spalle. Kurt sa che la riposta non è
affatto perché in realtà sono innocuo, ma Blaine
lo sa?
"Dovresti?" domanda di rimando, consapevole
del fatto che il suo rigirare le frittate è un'arte. "Ora, posso finire di
scusarmi riguardo alla mia assoluta vigliaccheria o hai altre domande idiote? O
battute da nerd?"
Blaine
distoglie lo sguardo e Kurt si sente avvampare.
Cretino, riesci a mettere in piedi una
conversazione decente? "Scusa, io-"
"Ehi, non mi hai offeso" lo rassicura Blaine con un sorriso e un gesto blando della mano non
fasciata. Oh, questa è nuova. "Per me nerd è un complimento, sono
orgoglioso di ciò che sono. Che è esattamente il motivo per cui non permetto a
quegli idioti di influenzarmi. Possono buttarmi nei cassonetti quanto vogliono,
tra nove mesi il liceo sarà finito e io sarò fuori da Lima e dallo stato".
Kurt avrebbe voglia di sorridere, perché oh, a quanto
pare condividono un sogno, e domandargli dove vorrebbe andare, cosa vorrebbe
studiare in futuro. Ma significherebbe entrare nel personale, diventare amici,
e Kurt non sa se è pronto. Dio, non sa se vuole davvero uscire dalla gabbia che
si è costruito intorno.
"Rimane il fatto che io -" ...di solito non
parlo con le persone. "-non ho fatto niente e - non sei neanche un
po', che so, arrabbiato? Non hai voglia di insultarmi? Tirarmi dietro delle
ciambelle, prendermi a pugni, qualcosa?"
Blaine
ridacchia e sul suo viso compare una smorfia dolorante quando il gesto riapre
il taglio sul labbro.
"La voglia di prenderti a pugni sale ad ogni volta
che cerchi di scusarti per una cosa così assurda" gli risponde passandosi
la lingua sulla ferita. Kurt sente improvvisamente molto caldo. "Senti, so
che praticamente non ci conosciamo, ma non ti permetterò di rotolare nel senso
di colpa perché non hai fatto niente".
"Ma io non ho fatto niente." gli fa notare per
l'ennesima volta Kurt con più freddezza di quanta intendesse. "Sono
rimasto a guardare mentre ti inseguivano e ti gettavano in un cassonetto".
"Non significa niente".
"Non significa niente perché non mi avresti
permesso di intervenire in ogni caso"
tira a indovinare Kurt, e sa di averci preso in pieno dalla faccia
colpevole e orgogliosa di Blaine. Chiunque pensi
che questo ragazzo è debole si sbaglia di grosso.
"No, non te l'avrei permesso" conferma
duramente Blaine. "E non perché è la mia
battaglia o qualche altra idiozia da macho del genere, ma perché non
permetterei mai a t- a qualcun altro di rischiare di essere preso di mira per
me".
"Non voglio alleviare il mio senso di colpa. Non
significa niente il fatto che ci conosciamo appena" sibila Kurt, anche se
spera che Blaine non gli chieda cosa vuole, perché
non lo sa.
Blaine lo
osserva a lungo.
"Bene, vuoi crogiolarti nel senso di colpa?"
Prende un respiro profondo e i suoi occhi dorati sono più speranzos
che mai. "Prendi un caffè con me venerdì dopo scuola".
Kurt spalanca gli occhi, come a dire 'sei serio? Ma mi
hai guardato bene?' Il sorriso di Blaine è diventato
improvvisamente malizioso.
"Un caffé. Dopo Scuola.
Io e te" dice Kurt cercando di mantenere un tono di voce normale. Il suo
stomaco nel frattempo è sconcertantemente in subbuglio per almeno una
quarantina di motivi diversi, tra cui Blaine
Anderson gli ha davvero appena chiesto di uscire? E anche che diavolo
stai facendo, Kurt Hummel? Tu non esci con le
persone.
"Ottime capacità riassuntive" commenta Blaine, e sembra sul punto di fargli addirittura
l'occhiolino, tanto che Kurt scoppierebbe a ridere se fosse da lui e sopratutto se al momento non fosse troppo occupato a
morire asfisiato. "Sì, un caffé. Così ci conosceremo meglio e la prossima volta che
succede - e succederà - potrai dire 'non ho fatto niente'. Perché non ti farò
intervenire comunque".
"Vuoi che ci cosciamo
meglio" esala Kurt, la voce stranamente ferma.
Perché non sta dicendo di no? Perché non sta dicendo di
no?
Perché dovrebbe dire di no?
"Già" sorride Blaine,
evidentemente soddisfatto di avergli messo i piedi in testa incastrandolo in
questo modo.
"Bene".
"Bene".
Ma Kurt è pur sempre Kurt Hummel,
quindi gli lancia lo sguardo più glaciale del suo repertorio, che a quanto pare
gli scivola addosso come se fosse acqua, e gli porge il palmo aperto.
Blaine lo
fissa perplesso per un istante, poi fa per stringergli la mano, come se dovesse
sigillare il patto, e Kurt alza gli occhi al cielo.
"Il tuo cellulare, Blaine.
Così posso lasciarti il mio numero". Ecco, Anderson, beccati questa.
Kurt sarà anche impazzito a rivolgere la parola a qualcuno a scuola oltre alle skank, ma almeno non ha completamente perso la faccia.
Blaine splanca gli occhi, tanto da sembrare una sorta di cucciolo
di labrador particolarmente felice - con un labbro massacrato e l'odore della
granita alla ciliegia ancora tra i capelli - e gli porge il cellulare, dove
Kurt digita il suo numero e fa squillare il suo iphone.
Vorrebbe quasi prendere a schiaffi Blaine
quando alza le sue triangolarissime sopracciglia in
un'espressione buffissima quando sente che la sua suoneria è Bad, Mikael Jackson.
"Bene" ripete Kurt restituendogli il
cellulare.
"Bene" gli fa eco Blaine
con un sorriso raggiante.
Oh, quello è il modo più strano per ottenere un
appuntamento che Kurt abbia mai visto in tutta la sua vita.
Eppure mentre Blaine si volta
con un ultimo sorriso raggiante e cammina – zoppica – verso l’uscita e la sua
auto, Kurt si passa la mano sul ciuffo rosa e pensa che forse l’unica cosa per
cui non è arrivato troppo tardi è – beh, Blaine.
*
Blaine
praticamente saltella fino alla macchina, un po' perché il ginocchio gli fa
davvero male, un po' perché oh mio dio, l'ha fatto davvero?
Sì, l'ha fatto davvero, sul suo cellulare c'è il numero
di Kurt e venerdì prenderanno un caffé insieme e ok,
probabilmente Kurt passerà il pomeriggio a fare battutine acide ma la verità è
a Blaine piace questo lato di lui. Lo
rende...speciale.
Però, deve ammettere di essere sorpreso di se stesso.
Non pensava di avere il sangue freddo - o il coraggio, o la faccia tosta - di
chiedere a Kurt di uscire così. Sperando che Kurt lo consideri una sorta di
mezzo appuntamento. O comunque un'uscita.
Il telefono gli vibra nella tasca e segnala l'arrivo di
un nuovo messaggio. Blaine legge il nome con il cuore
che gli martella nel petto.
Da: Kurt
Ore 17: 14
Fai battute da nerd solo quando sei agitato,
lo sai?
Blaine
sorride, si prende un momento per stappare mentalmente lo spumante e risponde: "No,
non l'avevo mai notato. Questo non conta comunque come qualcosa che sai di me,
mi dispiace". E aggiunge una faccina che fa l'occhiolino tanto per
essere sicuro.
Il suo telefono si illumina un'ultima volta.
Da: Kurt
Ore 17: 16
Non-fat mocha grande. Ora anche tu sai qualcosa di stupido su di
me.
A venerdì, Blaine.
Note dell’Autrice
Atroce ritardo, non
ammazzatemi, ho scritto il capitolo oggi. Bene, non so, questo capitolo mi
terrorizza, sarà la cosa più ooc sulla faccia della
terra, non lo so.
Kurt si da una smossa, yay. Avrei potuto fargli fare molte più pare mentali, ma
non volevo portarla alla lunga e direi che succede già abbastanza.
Ora, qualcuna di voi vuole
provare ad indovinare che diavolo è successo tra Kurt e Karofsky?
Nel prossimo capitolo: l’appuntamento per il caffè, Blaine
viene beccato in pieno da Santana e Sebastian, e Kurt decide di ricambiare l’invito
con qualcosa di completamente diverso J
Staremo a vedere J