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Autore: SeleneLightwood    12/12/2012    11 recensioni
C’è un’orribile nuvola nera che gira per il McKinley da quando si è trasferito, un anno fa, e Blaine Anderson è perennemente sotto di essa, senza ombrello, aggrappato ad un parafulmini.
E quella nuvola nera è nient'altro che Kurt Hummel, lo skank più sfuggente - e pericoloso - dell'intera scuola.
*
[dal capitolo 1]
“Ragazze, non posso. Andiamo, mi avete visto? Sono il peggior sfigato dell’intero McKinley, un caso disperato, l’obiettivo preferito della squadra di football. Non mi ha mai notato in un anno, non lo farà di certo adesso. No, lasciamo perdere, ok? Va bene così”.
Santana inarca un sopracciglio.
“Va bene così come, esattamente? Continuerai a guardarlo da lontano senza avere le palle di chiedergli di uscire? Gli muori dietro! Stupido Anderson, è per questo che vogliamo…darti una sistemata, ecco. Cos’hai da perdere? Facciamo un tentativo! Sono stufa di vederti ogni giorno vagare per i corridoi come un’anima in pena nella speranza di andargli a sbattere addosso o cose del genere, dios. Ti fa sembrare più patetico di quanto tu non sia già. E tu parli tramite citazioni del Signore delle Mosche”.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

"Maybe it’s not too late"

 

*

 

Kurt arriva sempre troppo tardi.

Era troppo tardi per dire a sua madre che non gli piacevano le femmine come agli altri bambini quando lei era morta in quell'incidente, era troppo tardi per rimediare agli errori fatti con i ragazzi del Glee Club, era troppo tardi per non provocare Karofsky quel maledetto giorno della lite.

E ora questo: è troppo tardi perché i giocatori di football hanno già girato l'angolo e anche se Kurt vorrebbe con tutta l'anima rincorrerli, gridargli dietro che sono dei vigliacchi e massacrarli di botte sa che non servirebbe a niente, perché hanno già fatto quello che hanno fatto e lui non c'era.

Il parcheggio è improvvisamente silenzioso e vuoto, eccezion fatta per Blaine che sembra non averlo notato o, se l'ha fatto, lo sta ignorando mentre si sporge oltre il bordo del cassonetto maleodorante.

E' ricoperto di granita alla ciliegia e sta tremando come una foglia, se per il freddo o la paura Kurt non sa dirlo. Guardarlo è come ricevere un pugno nello stomaco, e quando geme sommessamente per aver solo appoggiato la mano sinistra al lato del cassonetto a Kurt si spezza definitivamente il cuore.

"Dio, no" gli sfugge dalle labbra quasi in automatico, perché quello che ha di fronte è non solo la più grossa ingiustizia sulla faccia della terra, ma anche uno spettacolo macabro da bloccarti il respiro in gola.

Un istante dopo Kurt è premuto contro il cassonetto e sta aiutando Blaine a venirne fuori, ignorando la sua flebile protesta, facendo leva sul bidone lì di fianco e tentando di toccargli il meno possibile la mano, visto che non sembra in grado nemmeno di appoggiarla alla sua spalla.

"Whoo, piano, piano" mormora quando Blaine atterra maldestramente sul cemento. Il ragazzo riccio riesce a mettersi in equilibrio sulle proprie gambe dopo aver barcollato un po' e Kurt lo lascia andare con delicatezza, tenendosi comunque pronto a prenderlo al volo in caso gli cedano le ginocchia. Sta ancora tremando e non sembra in grado di fermarsi.

Non ha ancora alzato il viso da quando Kurt è arrivato, oltretutto, e non ha detto una parola. Forse è sotto shock.

Kurt si morde ansiosamente un labbro, un'abitudine che credeva di aver perso da tempo. Com'è che si riconosce una commozione celebrale?

"Ce la fai?" domanda il più delicatamente possibile, parlando a bassa voce per evitare di spaventarlo. Blaine annuisce, ancora silenzioso e con il viso ostinatamente rivolto verso il basso. Fa un passo incerto in avanti per allontanarsi da Kurt ma sta tremando troppo e incespica.

Quasi sensa pensarci Kurt gli cinge la vita con un braccio e lo aiuta a reggersi in piedi, guardandosi intorno quasi freneticamente.

"Aspetta, dobbiamo trovare un posto dove sederci" mormora con il cuore in gola. Blaine è decisamente troppo vicino, ma Kurt non può fare altrimenti e la cosa in realtà non lo infastidisce come succede con qualsiasi altra persona eccetto suo padre.

Blaine alza debolmente la mano sana e si pulisce il viso con la manica della maglia, ma alla fine annuisce e Kurt tira un impercettibile sospiro di sollievo. Blaine, per quanto sembri scosso, è reattivo, il che è un buon segno.

A pochi metri di distanza ci sono i gradini dell'ingresso sul retro e Kurt lo aiuta a raggiungerli con calma, cercando di non scivolare via dal corpo a contatto con il suo fianco.

Blaine non gli ha ancora permesso di guardarlo in viso.

Una volta che entrambi sono seduti Kurt fa scivolare via lentamente il braccio, intrecciandosi le mani in grembo.

Se ne stanno semplicemente così, seduti in silenzio, per cinque minuti buoni, fino a che i tremiti di Blaine non sono diventati sporadici.

"Blaine" mormora alla fine Kurt, sperando che l'altro ragazzo colga il senso di colpa nella sua voce incrinata. Ha così tante domande, ma ognuna è stupida a modo suo e Kurt teme di avere già le risposte.

Stai bene? Certo che no.

Sono stati i giocatori di football? Li ha visti con i suoi occhi.

Potrai mai perdonarmi per essere semplicemente rimasto a guardare? Perché dovrebbe?

"Puoi guardarmi, per favore?" domanda invece, voltandosi verso Blaine speranzosamente. Coraggio, Blaine, è il primo passo.

Sa perché Blaine sta evitando il suo sguardo, o almeno una parte delle motivazioni: guardare in faccia Kurt al momento significa ammettere di essere in difficoltà, significa ammettere di avere un problema di fronte a un quasi sconosciuto (non sono amici, attualmente non sono niente), di star soffrendo, di aver voglia di piangere. E Kurt ci è passato, sa cosa significa, e provava la stessa, identica cosa ogni volta. Solo che lui non è mai stato abbastanza coraggioso da alzare il viso e farsi aiutare. Ha aspettato fino al punto di rottura e poi ha distrutto tutto.

Blaine, a differenza sua, è molto coraggioso.

Alza il viso con una smorfia e le mani che Kurt fino ad ora ha tenuto intrecciate in grembo si stringono una all'altra con forza. Se allenta la presa finirà per sfiorare il labbro spaccato di Blaine con i polpastrelli o, ben peggio, alzarsi e rincorrere Azimio e la sua cricca, e continuare a prenderli a calci fino a che non smettono di muoversi o respirare. Ha bisogno di un'ancora.

A quanto pare il liquido rosso che sgocciola lungo il mento di Blaine non è solo colorante per granite numero tre.

Ha bisogno di un'ancora molto, molto convincente.

Datemi un buon motivo per non farli a pezzi.

Trattiene rumorosamente il fiato quando fa scorrere lo sguardo dalle labbra di Blaine ai suoi occhi e li trova socchiusi, stanchi, arresi.

Non ti arrendere mai. Non farlo.

"Non mi hanno picchiato" sono le prime parole che sussurra Blaine, talmente piano che Kurt per un attimo pensa di essersele immaginate, fino a che l'altro non riprende a parlare con voce più chiara. "Non lo fanno mai, hanno troppa paura di finire in guai più seri. Mi sono spaccato il labbro perché cadendo ho sbattuto la faccia sul lato del cassonetto".

Non è di nessuna consolazione e lo sanno entrambi. Kurt rimane in silenzio, stringendo ancora di più le mani una nell'altra.

Blaine scuote la testa e alza le spalle; il tremolio delle sue gambe è diventato quasi impercettibile.

"Sembro un personaggio appena uscito dall'ultimo Saw?" mormora senza un briciolo di ironia nella voce.

Se Kurt non si sentisse il cuore in gola e lo stomaco chiuso in un nodo doloroso riderebbe.

"Un po'" risponde sinceramente mentre Blaine abbassa di nuovo gli occhi verso terra. "E la mano?"

Il ragazzo riccio la solleva leggermente per esporla alla sua vista. "Mi ci sono appoggiato sopra quando sono caduto dentro. Pessimo atterraggio, non potrò mai essere lo stuntman di Capitan America. A meno che non imparo a cadere decentemente. Uhm".

Kurt socchiude gli occhi azzurri. Com'è possibile per Blaine scherzare in un momento del genere? Tuttavia decide di stare al gioco.  "Non sei troppo basso per fare lo stuntman di Capitan America? Perché l'attore è alto tipo due metri".

Blaine ridacchia leggermente, rauco e tremolante, e fa per abbassare la mano, ma Kurt l'ha già presa tra le sue per esaminarla attentamente.

Finge di non sentire Blaine trattenere il respiro al suo tocco inaspettatamente delicato, concentrandosi unicamente sul polso del ragazzo. Sta iniziando a gonfiarsi.

Le persone stanno alla larga da lui, in genere, e questo ha aiutato a diffondere la voce che Kurt non sia particolarmente...delicato. Non ha fatto nulla per fermare le voci. Sono solo un'ulteriore strato di protezione.

"Non credo sia rotto" decreta infine, sorridendo debolmente a Blaine. "Ma dovresti comunque vedere l'infermiera, perché di sicuro è una storta".

Il ragazzo incredibilmente ricambia il sorriso, e i suoi occhi ambrati ricadono sulla sua mano, ancora stretta tra quelle di Kurt. Kurt finisce per spostarle e nascondersele in tasca, arrossendo. Le nocche sono ancora coperte da qualche cicatrice sottile.

Se anche Blaine l'ha notato, non fa domande di nessun genere.

"Ok" risponde, evidentemente soddisfatto nel non aver fatto tremare la voce.

Guarda Kurt, poi di nuovo le proprie scarpe, poi ancora Kurt. "Grazie per avermi aiutato" dice alla fine con un sorriso.

A Kurt si blocca il respiro in gola. "Non dire stronzate" sbotta con più rabbia di quanta intendesse. "Non ho fatto un bel niente, ti ho solo aiutato ad uscire da un cassonetto. Qualsiasi essere umano decente lo farebbe". L'ultima volta sono rimasto a guardare.

Ma Blaine scuote la testa e si sfiora il labbro con l'indice. "Non loro. E non eri obbligato a farlo".

La cosa che disgusta Kurt più di tutte è che è vero: non era obbligato.

Avrebbe dovuto, che è diverso in talmente tanti modi...

"Non che - voglio dire..." inizia a blaterare Blaine, improvvisamente nel panico. "Non sai quanto ti sono grato per avermi aiutato, e -"

"Facciamo così" lo interrompe Kurt prima che Blaine possa dire qualcosa di stupido come 'è la scala sociale del McKinley', o magari 'era meglio se mi lasciavi lì dentro a marcire'. "Tu la smetti di scusarti ogni volta che ci vediamo perché ti vedo uscire dai cassonetti".

Blaine lo osserva con attenzione, un misto tra stupito, sorpreso e imbarazzato. "E tu?" domanda circospetto.

Kurt distoglie lo sguardo dal suo labbro sanguinante, rabbuiato. "E io un bel niente. Cos'è, ti aspetti che ti chieda di proclamare in giro le mie gesta di grande salvatore?" L'ultima volta sono rimasto a guardare, dannazione, Blaine.

"Non sono un eroe. Ogni tanto mi comporto da essere umano. Questo non significa che ho fatto chissà che per te. Ti ho solo tirato fuori da un cestino dell'immondizia gigante".

Blaine sembra particolarmente in disaccordo, ma non commenta. Kurt sospira e si alza in piedi, spolverandosi i jeans scuri.

"E ora ti accompagno in Infermeria, ma prima dobbiamo - uhm, darti una ripulita? Se ti presenti così l'Infermiera farà domande".

Prima che possa tirare fuori la mano dalla tasca per aiutare Blaine ad alzarsi, però, il ragazzo è già in piedi.

Kurt si rende conto che Blaine è molto più forte di quello che sembra, o di quanto gli altri gli diano credito. Un qualsiasi altro ragazzo a quest'ora starebbe piangendo in un angolino della scuola. Lui stesso si nascondeva in aula canto a piangere.

I primi tempi, per lo meno.

"Ho un cambio di vestiti nell'armadietto, finisco sempre per prendermi qualche granitata" dice Blaine vagamente imbarazzato, sfilandosi attentamente il cardigan zuppo di granita e rimanendo in camicia, anch'essa bagnata in più punti, e cravattino. Kurt gli lancia un'occhiata fugace e deglutisce. Non è il momento, non è il momento.

"Come sai che non voglio che l'infermiera faccia domande?" chiede Blaine osservandolo incuriosito e decisamente meno spaventato di prima mentre barcolla un po' e poi appoggia il peso del suo corpo su una gamba sola.

Kurt gli lancia una lunga occhiata. "Perché nemmeno io ho mai voluto che ne facesse".

 

*

 

L'infermiera Sanders di casi come quello di Blaine deve averne visti troppi, quindi pone le solite domande di rito quando li vede entrare in infermeria. Blaine si è cambiato nel bagno deserto mentre Kurt aspettava fuori dalla porta, rosso come un peperone. Blaine non ha chiesto a Kurt di andarsene; in realtà non gli ha nemmeno domandato perché è rimasto. Ha semplicemente accettato di farsi accompagnare senza battere ciglio. Chissà, forse è perché Kurt è talmente ovvio che gli ha letto il senso di colpa in faccia. Deve aver capito che non avrebbe accettato un 'ce la faccio da solo' per risposta.

"Signor Anderson, come si è ridotto in questo modo, esattamente?" domanda la donna, sfoggiando il suo miglior sguardo materno. "A me può parlarne, c'è il segreto professionale. Se non vuole, non uscirà da questa stanza. Signor Hummel, ci lascerebbe soli un momento?"

Kurt lancia uno sguardo indeciso a Blaine, che scuote la testa.

"No, non c'è bisogno" mormora Blaine strizzando appena gli occhi quando l'infermiera gli passa il disinfettante sul labbro. "Sono inciampato nel parcheggio perché non stavo guardando dove andavo, ho sbattuto il viso e mi sono appoggiato sulla mano senza pensare, tutto qui. Kurt mi ha aiutato ad arrivare in Infermeria".

La donna non sembra affatto convinta, ma in fondo sanno tutti e tre che è una bugia bella e buona. "Ne è sicuro, signor Anderson?"

Blaine stavolta non guarda Kurt mentre risponde. "Sicuro".

L'infermiera Sanders - Mallory, ricorda Kurt - sembra profondamente insoddisfatta, ma continua a medicare Blaine in silenzio mentre Kurt se ne sta appoggiato allo stipite della porta.

Una volta terminato di fasciargli il polso - è solo una slogatura, niente di grave - sorride a Blaine e gli da le ultime indicazioni in caso la mano si gonfi troppo.

Blaine la ringrazia gentilmente e sono entrambi quasi fuori dalla porta quando la voce dell'infermiera Sanders li raggiunge.

"Signor Hummel, può rimanere per un istante?"

Blaine gli lancia uno sguardo a metà tra il preoccupato e il perplesso e Kurt gli fa cenno silenziosamente di andare avanti. Il ragazzo sembra combattuto, ma non obietta ed esce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

"Mi dica, signora Sanders" mormora Kurt, troppo stanco per mantenere la solita facciata di freddezza.

La donna gli sorride tristemente. "E' un po' che non ci vediamo, Kurt. Per fortuna, aggiungerei".

Quando Kurt rimane in silenzio davanti alla sua affermazione la donna sospira e continua. "Non è caduto, non sono stupida, sono un medico. E per quanto tu possa dargli una ripulita, quel ragazzo odora come il pranzo marcito della mensa di ieri" esala pazientemente, spostando un paio di antibiotici da un armadietto ad un altro. "Ma nessuno di voi due aprirà bocca al riguardo, quindi vado direttamente al sodo". Cerca lo sguardo di Kurt fino a che lui non alza gli occhi nei suoi.  "Se è vittima di bullismo, se siete vittima di bullismo...Non dovete fare tutto questo da soli, dovresti saperlo. Guardati, Kurt. Che stai facendo?"

Sono le stesse parole che la donna gli ha rivolto la settimana prima dell'incidente con Karofsky, le stesse identiche parole. Quel giorno non aveva avuto la risposta, ma ora le cose sono diverse.

Ciò che non è cambiato è il liceo McKinley. Non ci sarà mai nessuno a difendere quelli come Blaine (quelli come Kurt) dalla crudeltà degli altri. Kurt ha dovuto fare da sé. Come sempre.

"Sto tenendo me e loro alla larga da quest'infermeria, signora Sanders".

 

*

 

Blaine è appoggiato agli armadietti di fronte alla porta dell'Infermeria, dolorante ma almeno in condizioni meno pietose, e lo sta aspettando.

"Non ho detto nulla" lo rassicura Kurt immediatamente, preoccupandosi di tenere la voce bassa e di infonderci una vena di disapprovazione perché beh, il fatto che lui avrebbe fatto la stessa cosa non la rende automaticamente la cosa giusta. Quello che ha detto alla signora Sanders è la pura verità, comunque: non è solo se stesso che sta tenendo lontano dall'infermeria. E' dolorosamente consapevole del fatto che sa difendersi, dopo l'incidente.

Blaine scuote la testa e si lascia sfuggire un sorriso.

"Lo so" risponde semplicemente. Ha un modo di arricciare il naso che in un'altra situazione Kurt troverebbe adorabile.

D'accordo, forse anche in questa.

Si incamminano insieme verso il parcheggio e Kurt nota che Blaine sta facendo di tutto per non zoppicare, ma lascia correre e lo accompagna fino alla porta.

Progresso: oggi ha toccato un ragazzo e non è successo niente. Niente drammi, niente fughe improvvise. Semplicemente un ragazzo aveva bisogno di lui e lui l'ha aiutato.

Più o meno.

"Senti" esordisce Kurt quando ormai sono arrivati al portone d'uscita e possono parlare a voce alta con più libertà. Andiamo, Kurt, non è difficile. Morirai con il senso di colpa se non lo fai. "Mi - mi dispiace. Per non aver - beh, sarei potuto intervenire prima. Anche l'altra volta, so che mi hai visto". Blaine si volta verso di lui con uno sguardo curioso ma non arrabbiato e Kurt si sente ancora peggio. Perché Blaine non lo odia per non aver mosso un dito per evitare che lo sbattessero qua e là a piacimento, quando è estremamente evidente che Kurt possiede le capacità per fermare almeno parte di quei bastardi?

"Mi sento in colpa" ammette alla fine, non senza una certa fatica. Ma è quello che si è detto quando è corso verso i cassonetti prima, no? Fanculo, basta fare il codardo. Ora ha tutte le intenzioni di metterlo in pratica, anche se non ha idea di come fare.  "Non ho fatto niente per fermarli, avrei potuto fare qualcosa, voglio dire -"

"Tutti hanno paura di te a scuola" commenta Blaine dal nulla, ma forse non è poi così fuori tema. Sì, la maggior parte della gente lo teme, dopo l'incidente.

Forse Blaine ha sentito le voci, non sarebbe una sorpresa, ma - ma Blaine lo guarda negli occhi e sorride lievemente. "Perché io no?"

La frase lo colpisce dritto allo stomaco e Kurt fa lo sforzo immane di sollevare il sopracciglio con il piercing (tanto per ricordare a Blaine e a se stesso che lui è pur sempre uno skank) e scrollare le spalle. Kurt sa che la riposta non è affatto perché in realtà sono innocuo, ma Blaine lo sa?

"Dovresti?" domanda di rimando, consapevole del fatto che il suo rigirare le frittate è un'arte. "Ora, posso finire di scusarmi riguardo alla mia assoluta vigliaccheria o hai altre domande idiote? O battute da nerd?"

Blaine distoglie lo sguardo e Kurt si sente avvampare.

Cretino, riesci a mettere in piedi una conversazione decente? "Scusa, io-"

"Ehi, non mi hai offeso" lo rassicura Blaine con un sorriso e un gesto blando della mano non fasciata. Oh, questa è nuova. "Per me nerd è un complimento, sono orgoglioso di ciò che sono. Che è esattamente il motivo per cui non permetto a quegli idioti di influenzarmi. Possono buttarmi nei cassonetti quanto vogliono, tra nove mesi il liceo sarà finito e io sarò fuori da Lima e dallo stato".

Kurt avrebbe voglia di sorridere, perché oh, a quanto pare condividono un sogno, e domandargli dove vorrebbe andare, cosa vorrebbe studiare in futuro. Ma significherebbe entrare nel personale, diventare amici, e Kurt non sa se è pronto. Dio, non sa se vuole davvero uscire dalla gabbia che si è costruito intorno.

"Rimane il fatto che io -" ...di solito non parlo con le persone. "-non ho fatto niente e - non sei neanche un po', che so, arrabbiato? Non hai voglia di insultarmi? Tirarmi dietro delle ciambelle, prendermi a pugni, qualcosa?"

Blaine ridacchia e sul suo viso compare una smorfia dolorante quando il gesto riapre il taglio sul labbro.

"La voglia di prenderti a pugni sale ad ogni volta che cerchi di scusarti per una cosa così assurda" gli risponde passandosi la lingua sulla ferita. Kurt sente improvvisamente molto caldo. "Senti, so che praticamente non ci conosciamo, ma non ti permetterò di rotolare nel senso di colpa perché non hai fatto niente".

"Ma io non ho fatto niente." gli fa notare per l'ennesima volta Kurt con più freddezza di quanta intendesse. "Sono rimasto a guardare mentre ti inseguivano e ti gettavano in un cassonetto".

"Non significa niente".

"Non significa niente perché non mi avresti permesso di intervenire in ogni caso"  tira a indovinare Kurt, e sa di averci preso in pieno dalla faccia colpevole e orgogliosa di Blaine. Chiunque pensi che questo ragazzo è debole si sbaglia di grosso. 

"No, non te l'avrei permesso" conferma duramente Blaine. "E non perché è la mia battaglia o qualche altra idiozia da macho del genere, ma perché non permetterei mai a t- a qualcun altro di rischiare di essere preso di mira per me".

"Non voglio alleviare il mio senso di colpa. Non significa niente il fatto che ci conosciamo appena" sibila Kurt, anche se spera che Blaine non gli chieda cosa vuole, perché non lo sa.

Blaine lo osserva a lungo.

"Bene, vuoi crogiolarti nel senso di colpa?" Prende un respiro profondo e i suoi occhi dorati sono più speranzos che mai. "Prendi un caffè con me venerdì dopo scuola".

Kurt spalanca gli occhi, come a dire 'sei serio? Ma mi hai guardato bene?' Il sorriso di Blaine è diventato improvvisamente malizioso.

"Un caffé. Dopo Scuola. Io e te" dice Kurt cercando di mantenere un tono di voce normale. Il suo stomaco nel frattempo è sconcertantemente in subbuglio per almeno una quarantina di motivi diversi, tra cui Blaine Anderson gli ha davvero appena chiesto di uscire? E anche che diavolo stai facendo, Kurt Hummel? Tu non esci con le persone.

"Ottime capacità riassuntive" commenta Blaine, e sembra sul punto di fargli addirittura l'occhiolino, tanto che Kurt scoppierebbe a ridere se fosse da lui e sopratutto se al momento non fosse troppo occupato a morire asfisiato. "Sì, un caffé. Così ci conosceremo meglio e la prossima volta che succede - e succederà - potrai dire 'non ho fatto niente'. Perché non ti farò intervenire comunque".

"Vuoi che ci cosciamo meglio" esala Kurt, la voce stranamente ferma.

Perché non sta dicendo di no? Perché non sta dicendo di no?

Perché dovrebbe dire di no?

"Già" sorride Blaine, evidentemente soddisfatto di avergli messo i piedi in testa incastrandolo in questo modo.

"Bene".

"Bene".

Ma Kurt è pur sempre Kurt Hummel, quindi gli lancia lo sguardo più glaciale del suo repertorio, che a quanto pare gli scivola addosso come se fosse acqua, e gli porge il palmo aperto.

Blaine lo fissa perplesso per un istante, poi fa per stringergli la mano, come se dovesse sigillare il patto, e Kurt alza gli occhi al cielo.

"Il tuo cellulare, Blaine. Così posso lasciarti il mio numero". Ecco, Anderson, beccati questa. Kurt sarà anche impazzito a rivolgere la parola a qualcuno a scuola oltre alle skank, ma almeno non ha completamente perso la faccia. 

Blaine splanca gli occhi, tanto da sembrare una sorta di cucciolo di labrador particolarmente felice - con un labbro massacrato e l'odore della granita alla ciliegia ancora tra i capelli - e gli porge il cellulare, dove Kurt digita il suo numero e fa squillare il suo iphone.

Vorrebbe quasi prendere a schiaffi Blaine quando alza le sue triangolarissime sopracciglia in un'espressione buffissima quando sente che la sua suoneria è Bad, Mikael Jackson.

"Bene" ripete Kurt restituendogli il cellulare.

"Bene" gli fa eco Blaine con un sorriso raggiante.

Oh, quello è il modo più strano per ottenere un appuntamento che Kurt abbia mai visto in tutta la sua vita.

Eppure mentre Blaine si volta con un ultimo sorriso raggiante e cammina – zoppica – verso l’uscita e la sua auto, Kurt si passa la mano sul ciuffo rosa e pensa che forse l’unica cosa per cui non è arrivato troppo tardi è – beh, Blaine.

 

*

 

Blaine praticamente saltella fino alla macchina, un po' perché il ginocchio gli fa davvero male, un po' perché oh mio dio, l'ha fatto davvero?

Sì, l'ha fatto davvero, sul suo cellulare c'è il numero di Kurt e venerdì prenderanno un caffé insieme e ok, probabilmente Kurt passerà il pomeriggio a fare battutine acide ma la verità è a Blaine piace questo lato di lui. Lo rende...speciale.

Però, deve ammettere di essere sorpreso di se stesso. Non pensava di avere il sangue freddo - o il coraggio, o la faccia tosta - di chiedere a Kurt di uscire così. Sperando che Kurt lo consideri una sorta di mezzo appuntamento. O comunque un'uscita.

Il telefono gli vibra nella tasca e segnala l'arrivo di un nuovo messaggio. Blaine legge il nome con il cuore che gli martella nel petto.

 

Da: Kurt

Ore 17: 14

Fai battute da nerd solo quando sei agitato, lo sai?

 

Blaine sorride, si prende un momento per stappare mentalmente lo spumante e risponde: "No, non l'avevo mai notato. Questo non conta comunque come qualcosa che sai di me, mi dispiace". E aggiunge una faccina che fa l'occhiolino tanto per essere sicuro.

 

Il suo telefono si illumina un'ultima volta.

 

Da: Kurt

Ore 17: 16

Non-fat mocha grande. Ora anche tu sai qualcosa di stupido su di me.

A venerdì, Blaine.

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice

Atroce ritardo, non ammazzatemi, ho scritto il capitolo oggi. Bene, non so, questo capitolo mi terrorizza, sarà la cosa più ooc sulla faccia della terra, non lo so.

Kurt si da una smossa, yay. Avrei potuto fargli fare molte più pare mentali, ma non volevo portarla alla lunga e direi che succede già abbastanza.

Ora, qualcuna di voi vuole provare ad indovinare che diavolo è successo tra Kurt e Karofsky? Nel prossimo capitolo: l’appuntamento per il caffè, Blaine viene beccato in pieno da Santana e Sebastian, e Kurt decide di ricambiare l’invito con qualcosa di completamente diverso J Staremo a vedere J

   
 
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