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Autore: Lolling_In_The_Deep    13/12/2012    2 recensioni
Otto domande pressanti, otto punti interrogativi affilati come spade.
Una sola, singola risposta che sarà come una boccata d'aria fresca.
La storia di una vita di prigionia e tristezza, della fuga verso la libertà e di un incontro che farà scoprire quell'unica, luminosa risposta.
Perché?
Una bella domanda, piccolo Vulpix.
Vorrei risponderti che è perché i miei padroni mi hanno ordinato di attaccarti, perché devo allenarmi e diventare forte, perché eri l'unico bersaglio disponibile.
La realtà è che non lo so, non so nulla.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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-Vul... Pix...?-
Perché?
Una bella domanda, piccolo Vulpix.
Vorrei risponderti che è perché i miei padroni mi hanno ordinato di attaccarti, perché devo allenarmi e diventare forte, perché eri l'unico bersaglio disponibile.
La realtà è che non lo so, non so nulla.
Non ho tutte le risposte.
Qualcuno nel mio passato le aveva, però... Non so chi sia.

 

 

 

 

 

 

 

 


-Il Grimer è diventato un Muk?-
Quanto manca?
Ormai ho appreso il linguaggio in codice che utilizzano i miei padroni e quell'uomo inquietante.
Il Grimer sono io, il Muk è la crescita della mia forza.
Perché non utilizzare il mio nome?
So cos'è un Grimer: è un Pokémon melmoso, dall'odore sgradevole e dall'aspetto ributtante.
Perché paragonarmi a lui? È pur sempre un Pokémon, è vero, ma non mi piace.
La cosa mi fa scendere delle strane gocce di liquido dagli occhi, ma non so come si chiamino.

 

 

 

 

 

 

 

 


-Ricordi l'attacco Psichico, vero?-
Vuoi attaccare o preferisci essere punito?
La sua voce è tagliente, i suoi occhi mandano lampi preoccupanti, le sue mani sono strette a pugno.
Ho imparato a riconoscere alcune di quelle che i miei padroni chiamano “emozioni”.
Se gli obbedisco sono felici, se quell'uomo li rimprovera sono spaventati, se rimangono per giorni in laboratorio senza tornare a casa sono tristi.
Se non eseguo i loro ordini, sono arrabbiati: quell'emozione mi fa sentire strano.
Mi fa tremare, mi mozza il fiato, mi sconvolge la mente.
È la stessa che provo sempre io.

 

 

 

 

 

 

 

 


-Aero?-
Sono vivo?
Sì, mio nuovo amico, sei vivo.
Il volto dell'Aerodactyl esprime gioia – un'emozione che, chissà perché, ricordo vagamente – ma io non ne capisco il motivo.
È vivo, ma rinchiuso in un cilindro di vetro, costretto ad attaccare altri Pokémon per diventare potente e compiacere i miei – i nostri – padroni.
La sua felicità è però così pura che mi scalda il cuore.
Ho una domanda in mente, ma non ho il coraggio di far svanire il sorriso dal suo volto.

Dov'è la vita, in questo?
 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Aero, aerodactyl?-
Da dove vieni?
Sono passati tre mesi dalla nascita di Aerodactyl, e lui è il mio unico amico qui dentro.
Perché, allora, pormi domande così strane?
Non lo so, amico mio, non ho risposta per questo interrogativo: tu sei fortunato, tu sai da dove vieni.
Ambra antica, un reperto fossile portato qui dall'uomo inquietante.
Ambra...
Perché questo nome mi riecheggia in testa, tormenta i miei sogni, trasforma la mia
rabbia in tristezza?

 

 

 

 

 

 

 

 


-Attuiamo la procedura K-8?-
Lo portiamo via?
Dalla mia vitrea prigione non posso far nulla: vedo i miei padroni prendere Aerodactyl e portarlo via.
Lo hanno fatto molte volte con altri strani Pokémon.
Esseri deformi, impossibilitati a muoversi, deboli.

Non sono mai tornati, e so che neanche lui farà ritorno.
Aerodactyl mi sorride, e sento che sul mio volto scorre nuovamente quel liquido caldo e salato.
Di botto una rabbia antica e bruciante mi invade.

 

 

 

 

 

 

 

 


-Riusciremo a contenere la sua furia?-
Moriremo?
Sì, stupidi umani, morirete.
Come Aerodactyl, come... Come mille altri esseri sfortunati, come il mio cuore.
Il laboratorio dove ho fatto irruzione esplode, e con esso il team di scienziati al suo interno.
Sopra di me non c'è più freddo metallo o luci artificiali.
C'è un'immensa distesa azzurra, inframezzata da soffici masse candide, e un grosso globo luminoso.
È... Bello. Familiare. Commovente. Mi spinge a volare verso di lui, lontano da lì, e così faccio.

 

 

 

 

 

 

 

 


-Mew?-
Sono in fuga da mesi, ormai.
L'uomo inquietante non ha smesso di cercarmi, ma io so come nascondermi e non farmi rintracciare.
Ho imparato molte cose durante questi mesi di continui spostamenti.
L'azzurro sopra di me si chiama cielo, la sfera lucente sole.
Gli alberi producono bacche deliziose, nei fiumi scorre acqua fresca e dissetante.
Le nuove sensazioni che provo si chiamano fame, sete e sonno. Sono strane, ma belle.
I pochi umani che ho incontrato mi hanno lanciato contro delle strane sfere rosse e bianche. Le ho distrutte e ho cancellato i loro ricordi. Non posso rischiare che l'uomo inquietante mi trovi.
I Pokémon che ho visto durante i miei vagabondaggi mi temono. Fuggono lontano, spaventati dalla mia forza. O dal mio aspetto.
Perché non c'è nessun altro simile a me? Perché tutti hanno paura quando mi vedono?
Poi, un giorno, è arrivato lui.
Più piccolo di me, di quel colore che gli umani chiamano rosa, con un'aura luminosa e potente a circondarlo.
Non ha avuto paura di me, non è fuggito. Mi si è avvicinato e mi ha scrutato con curiosità, con uno sguardo così diverso da quello freddo dei miei vecchi padroni.
Dopo qualche minuto di silenzio ha sorriso e mi ha posto quella domanda.
-Mew?-
Ha una voce delicata, melodiosa, a tratti così familiare. Mi sembra di sapere da sempre chi sia e che ci saremmo incontrati. È come se fosse parte di me.
La sua domanda, però, mi ha paralizzato.
Chi sei?
Non ha domandato cosa fossi.
Non ho comunque risposte.
Chi sono? Un reietto? Un mostro? Un ricercato?
Non ho una mia identità, non sono libero, non voglio rispondergli!
Lui continua a sorridere, come se già conoscesse la risposta. O non gli importasse del mio silenzio.
Avverto una sensazione di umido sulle guance: qualcosa si smuove nella mia mente, e mi riporta a galla una parola.
Lacrime. Segno di tristezza. O forse di felicità?
Ho la mia risposta, e stavolta sorrido anch'io.
-Sono Mewtwo.-



















NDA
La storia è in linea di massima ispirata al film "The origin of Mewtwo", prequel del ben più noto "Mewtwo vs Mew".
Alcune precisazioni: l'uomo inquietante altri non è che Giovanni, leader del Team Rocket; la parola "ambra" riporta alla mente di Mewtwo alcuni ricordi, nello specifico la piccola Amber.
Costei era figlia dello scienziato che lo creò: essendo morta, l'uomo aveva cercato di clonarla, e l'allora piccolo Mewtwo fa amicizia con lei che gli fa conoscere molte cose.
Tra le tante, il cielo, il sole, le lacrime.
QUI se voleste qualche informazione in più sul film (è in inglese, sorry).

   
 
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