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Autore: wouldbelouder    13/12/2012    11 recensioni
Scusa se non ti ho consegnato questa lettera di persona o non ti ho detto queste cose prima d’ora, è che sono un vigliacco e guardarti negli occhi mi avrebbe fatto morire le parole in gola.
Scusa se c’è qualche riga sbiadita o poco comprensibile, è che i ricordi fanno male.
Scusa se non ho lottato per te quando avrei potuto, è che mi hanno sempre detto che se ami una persona e non vorresti farla soffrire devi lasciarla andare. Ti sto lasciando andare Alison.
Ti amo e non sai quanto.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la lunga riflessione sul da fare, il ragazzo si sedette alla scrivania e, armatosi di un foglio ed una penna, prese a scrivere, ricordando di tanto in tanto avvenimenti del passato.

Cara Ciao Alison,
ti sto scrivendo questa lettera –che non sono ancora sicuro leggerai- e non so precisamente per quale ragione lo sto facendo.
Sarà che è giunto Natale e con l’aria di felicità che aleggia, mi sono reso conto di essere tutto tranne che felice. Sarà che non ho niente di meglio da fare. Sarà che avevo voglia di sfogarmi, e scriverlo potrebbe renderlo meno doloroso che raccontarlo a Liam. O, semplicemente, mi sono reso conto di ciò che realmente sento, ma credo di essere in estremo ritardo e non so fino a quanto questa lettera possa servire a rimediare i miei danni.
Ma partiamo dal principio.                                                                   
Il 25 ottobre del secondo anno, te lo ricordi? Ci siamo scontrati per la prima volta per i corridoi.
Buffo che io ricordi persino la data, vero? Credo che sia un po’ il rimorso per il modo in cui ti ho trattata, un po’ per la malinconia di quei tempi in cui potevo esserti così vicino.


Come ogni giorno da un mese a quella parte, a lezioni ultimate, il ragazzetto si diresse al suo armadietto, riservando di tanto in tanto occhiate maliziose alle ragazzine della sua età che avevano un debole per lui. Quattordici anni, eppure già consapevole di cosa un bel fisico, un bel faccino e un ottimo ruolo nella squadra di football potessero suscitare nelle ragazze.
Riposti quei pochi libri che aveva in mano, chiuse l’anta del suo armadietto e dirigendosi verso l’uscita, qualcosa, o meglio, qualcuno gli andò a finire addosso. Lunghi capelli castani e mossi, labbra rosse e piene e un paio di occhi scuri quanto i suoi, nascosti dietro un paio di occhiali da nerd.
“E sta un po’ attenta!” gli aveva urlato. La ragazza lo aveva fissato per un interminabile secondo negli occhi, prima di abbassare lo sguardo e mormorare le sue scuse, dirigendosi verso una delle aule dei corsi pomeridiani.


Non puoi neanche lontanamente immaginare quanto mi senta uno stupido per averti trattata in quel modo.
E il ballo di Natale, te lo ricordi? Avevano preparato uno di quei soliti banchi, all’entrata da scuola, per mandare delle rose anonime e non, alle persone che si volevano invitare. Quante rose mi avevi mandato? Dodici, almeno una per ogni colore.


“Moro? Ehi, moro, frena!” urlò un ragazzetto dall’accento irlandese. Il moro si fermò, girandosi verso il biondino e sbuffando.
“Cosa c’è, ancora?” chiese, spazientito. Il biondino cercò di riprendere fiato, prima di porgergli una rosa, blu.
“Questa è per te” aggiunse, con un sorriso.
Il moro roteò gli occhi, leggendo la solita stramba firma dell’anonima ragazza che continuava a fargli consegnare quelle rose.

‘Law’
“Ancora lei?” chiese retorico.
Il biondino annuì, grattandosi la nuca, imbarazzato.


Di certo non mi sarei mai aspettato che ‘Law’ stesse per ‘Lee Alison Wood’ e non significasse ‘legge’, sai meglio di me che non sono bravo con la logica.
“Andiamo, non è poi così complicato! Se y 2 è uguale a x, non ti resta che elevare la soluzione della x al quadrato!” gli sbraitò contro la mora, durante uno dei pomeriggi passati a fargli ripetizioni.
Il moro annuì, distratto e pensieroso, portandosi la penna alla bocca e prendendo a mordicchiarla, prima di iniziare a scrivere.


Facevi di tutto per far sì che diventassimo amici e, alla fine, ci eri riuscita. Sei sempre stata capace di ottenere ciò che più volevi, e di farti voler bene.

“Ti prego, ti prego, ti prego!” ripeté la ragazza, sporgendo il labbro inferiore. Il ragazzo si coprì il volto con una mano, che la ragazza prontamente gli scostò, prendendo a sbattere più e più volte le palpebre.
Il ragazzo roteò gli occhi, prima di ridere. “E va bene!” disse, facendo spuntare un bellissimo sorriso sul volto della ragazza.


E il ballo? Avevo rifiutato gli inviti di chiunque, roso dalla curiosità di voler scoprire chi fosse a firmarsi in quel modo. E poi, con l’ultima rosa, ci avevi tenuto così tanto ad aggiungerci quel ‘red’ che più mi tormentava. Rosso per cosa? Per le rose? Per il punch? O per il Natale?
‘Red’ come il tuo lungo vestito, ‘red’ come le tue labbra, ‘red’ come il cuore che ti avevo spezzato, quella sera, rovinandoti il ballo.


Tutti i ragazzi indossavano abiti dai colori più sgargianti, ma nessuno aveva osato col rosso, colore del Natale, per eccellenza. Nessuno, ad eccezione di una ragazza che se ne stava di spalle a bere il suo punch, in un angolo buio della sala, in attesa di qualcosa, o qualcuno.
Il moro le si avvicinò, sempre più curioso, e le poggiò una mano su una spalla, facendola voltare.
“Alison?” chiese stupito il moro, e la ragazza annuì, sorridendo. “Sei tu ‘Law’?” chiese ancora.
La ragazza annuì di nuovo, abbassando il volto e grattandosi un braccio, in totale imbarazzo.
Il ragazzo si grattò una guancia, anche lui in imbarazzo, prima di spezzare quel silenzio. “Ti va di ballare?” le chiese, impacciato, porgendole una mano. Lei alzò il volto, annuendo e sorridendo appena. Afferrò la sua mano e insieme si diressero in pista.
Risvegliatosi da quello stato di imbarazzamento allo stato puro, il ragazzo la prese per i fianchi, avvicinandola pericolosamente a sé, e guidandola in quel lento. La ragazza, presa alla sprovvista, poggiò entrambe le sue mani sul petto di lui, lasciandosi trasportare.
“Perché proprio ‘Law’?” chiese il ragazzo, spezzando ancora il silenzio che si era creato tra i due.
“Alison Lee Wood” sussurrò solo, e il ragazzo annuì e si diede mentalmente dello stupido, per non esserci arrivato da solo.
Forse per l’euforia del ballo, forse per l’allegria del Natale, o forse per il colore acceso delle labbra di lei che sembravano chiamarlo insistentemente, fatto sta che le alzò il mento, con un gesto delicato, e fece unire le loro labbra, provocando un sorriso timido sulle labbra di lei. Morbide, delicate, calde.
Terminata la canzone, il moro pronunciò una frase, prima di lasciare la ragazza alle sue lacrime, in mezzo alla pista.
‘Mi dispiace, non sono adatto a te.’


Dirti di non essere adatto a te per la paura di intraprendere qualcosa di serio, qualcosa di vero.
Dirti di non ricambiare i tuoi sentimenti, dirti di essere innamorato di una biondina, per la paura di non essere alla tua altezza e farti soffrire.
Vigliacco, è questo che sono.


Il ragazzo scorse quel viso a lui ben noto e, dopo essersi assicurato di essere nel suo campo visino, afferrò il volto della ragazza al suo fianco e la baciò avidamente. Le si staccò appena in tempo per vedere le lacrime bagnarle il viso, prima di scappare via.
Un colpo al cuore.


Mi evitavi, cosa più che plausibile, ma più mi evitavi e più cercavo di far ritornare il nostro rapporto come quello di una volta.

“Per me non esisti” sibilò la ragazza, voltandogli le spalle e dirigendosi verso l’aula della sua prossima lezione. Il ragazzo la bloccò per un polso, facendola girare verso di lui e notare i suoi occhi arrossati.
Altro colpo al cuore.
Senza dire nulla e prendendola completamente alla sprovvista, la strattonò per farla cadere sul suo petto e stringerla, singhiozzante, in un caldo abbraccio.


Passarono due giorni, due settimane, due mesi, e il nostro rapporto era tornato alla normalità, ma tu avevi iniziato ad uscire con quel tipo poco più grande di me e te, Louis. ‘E’ poco raccomandabile’, ti dicevo, ma tu ignoravi totalmente ciò che ti dicevo, nonostante sapessi benissimo come fosse. Un anno insieme, tra alcool e festini a volontà, tradimenti a più non posso. Tu lo sapevi, ma facevi finta di nulla.

“Alison, quando mi darai ascolto una volta per tutte?” le chiese il moro, ma lei lo ignorò, chiudendo l’armadietto e recandosi nel cortile della scuola. “Fermati una buona volta, e ascoltami, cazzo!” sbottò, dando un pugno ad uno degli armadietti a fianco a lui.
Lei si girò, avvicinandoglisi pericolosamente “Cos’è che vuoi, eh? Vuoi per caso farmi l’elenco di quante ragazze si porta a letto quando non è con me? Credi che non lo sappia?” chiese, urlando “Lo so, cazzo, lo so! Sei tu quello che non sa niente, quello che non si accorge di niente!” aggiunse. “Sei così talmente idiota da non esserti accorto che sono ancora innamorata di te.” sussurrò, poi, lasciandolo lì, in mezzo al corridoio.


Ma prima o poi tutti si innamorano di altre persone, no?
Non che ci voglia molto a dimenticarsi di me, in fondo. Lasciasti Louis, e pensavo che sarei potuto farmi avanti, una volta per tutte, ma non è stato così, ovviamente.
Il 2 gennaio subito dopo, te lo ricordi? Era il tuo compleanno e mi avevi invitato alla festa che avevi organizzato. Ti promisi che non sarei mancato per nulla al mondo, e poi ti diedi buca per uscire con quella biondina che non faceva altro che parlare male di tutte le altre ragazze della scuola, soprattutto di te. Ti prendeva in giro, ti insultava, perché, poi? Non voleva che parlassi così tanto di te, in quell’ultimo periodo.
Quello che non sai, è che dopo neanche 20 minuti dopo, l’ho bidonata. Ero ormai arrivato fuori casa tua, ma ciò che vidi dalla finestra, mi fece intendere che senza di me stavi più che bene, e che forse era meglio se non fossi venuta a disturbarti.


Il ragazzo colpì l’ennesimo sassolino capitato ad intralciargli al passaggio, prima di percorrere il vialetto di casa Wood, da dove era ben visibile il salotto che dava sul giardino con un’ampia porta in vetro.
Il novellino di Holmes Chapel abbracciava la sua Alison, durante un lento, e pareva che a lei non dispiacesse affatto. Sorrideva, ma non per lui.
Altro colpo al cuore.
Asciugò via una lacrima che gli era sfuggita e posizionò il pacchetto fuori la veranda, sulla sedia a dondolo. Sapeva benissimo che, terminata la festa, si sarebbe seduta lì, a contemplare il cielo stellato, con una coperta sulle spalle, magari in compagnia di quell’Harry... scacciò quell’ultimo pensiero ed andò via.

In fondo, era come sospettavo, no? Il riccio ti rendeva felice, cosa che io non riuscivo più a fare. Hai iniziato ad uscirci ed ora ti vi guardo da lontano, passeggiare mano per mano e il mio cuore perde un battito ogni volta.

“Harry mi ha chiesto di essere la sua ragazza” disse la castana, sorseggiando il suo frappè.
“E...?” chiese curioso, il moro.
“Stiamo insieme” disse, con un sorriso ebete stampato sul volto.


Sentirsi inutili, vuoti, ma continuare a sperare. La speranza è l’unica a non abbandonarti in questi casi, no? Provarci e provarci ancora, con lo scopo di ottenere un esito positivo, ma è dopo varie situazioni che inizi a comprendere la dura realtà che per la persona che ami sei poco più di un amico –se non, anche, di meno- e tu ci stai male.
Credo sia questo che si provi ad essere innamorati senza essere corrisposti, credo di riuscire a comprenderti, ora che sorrido appena di vedo all’uscita di scuola, ora che mi si scatena un inferno nello stomaco appena mi sorridi, ora che ho realizzato di dipendere completamente da te.
Credo di riuscire a comprenderti, ora che ho finalmente capito di amarti.
Ma ora che l’ho fatto, tu hai smesso di farlo. Non sono più tra i tuoi pensieri, non sono più tra i tuoi sogni, non sono più nulla per te, oltre che il tuo migliore amico.
Scusa se ti ho fatta soffrire, è che pensavo saresti stata più felice senza di me.
Scusa se non mi sono accorto prima dei sentimenti che provo per te, è che non sono un tipo sveglio.
Scusa se non ti ho consegnato questa lettera di persona o non ti ho detto queste cose prima d’ora, è che sono un vigliacco e guardarti negli occhi mi avrebbe fatto morire le parole in gola.
Scusa se c’è qualche riga sbiadita o poco comprensibile, è che i ricordi fanno male.
Scusa se non ho lottato per te quando avrei potuto, è che mi hanno sempre detto che se ami una persona e non vorresti farla soffrire devi lasciarla andare. Ti sto lasciando andare Alison.
Buon Natale Law.

Ti amo e non sai quanto,
tuo –finché lo vorrai-,
Zayn.

 

Il ragazzo asciugò le lacrime che gli avevano fatto compagnia durante la scrittura della lettera, poggiò la penna sulla scrivania e chiuse il foglio, accuratamente ripiegato, in una busta.

La ragazza prese le varie lettere dalla cassetta della posta, ma una attirò particolarmente la sua attenzione. Era bianca, anonima, con una semplice scritta rossa sul retro:

Law.

 


 



HOLA!
Lancio di pomodori tra 3...2...1...
Alors, ho scritto questa OS su due piedi e vorrei sapere se a voi fa cagare quanto me, o ancora di più cc 
Sì, la mia autostima è decisamente andata a farsi friggere °^° 
Anyway, spero davvero che a qualcuno piaccia, e sarei superfelice se qualcuno recensisse sajndeak 
Per chi volesse, su twittah sono @cciusi c: 
Ora vado, non vorrei che arrivassero troppi pomodori per questa cagata ewe 
 
G.

   
 
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