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Autore: La neve di aprile    14/12/2012    3 recensioni
Che neanche il Natale riesca a ingentilire lo schifo del Distretto 12 è una lezione che Gale ha imparato forse prima di articolare la sua prima parola, guardando ai servizi scintillanti sulle luminarie oltraggiose della Capitale e le chiacchiere frivole dei suoi abitanti.
[Fanfiction partecipante all'iniziativa del Collection of Starlight "Addobba l'albero di Natale con il COS!"]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers
Gale Hawthorne © Suzanne Collins

Questa fanfiction è il tributo di una fan e non rivendica alcun diritto sull’opera citata, né persegue finalità lucrative. 

Non si ritiene infranto alcun copyright o altro diritto depositato.


L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (La neve di aprile).

Partecipante all'iniziativa "Addobba l'albero con il Cos!"

V giorno 
Parola: pungitopo

Warning: flash!fic

Prompt: Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, profumo di pino e di vino, buone chiacchiere, bei ricordi e amicizie rinnovate. Ma...se questo manca basterà l'amore. - Jesse O'Neill

Fandom: Hunger Games 
 


Rosso come rosso è il sangue
 

 

Il cielo è freddo, una coltre metallica che aspetta solo di sborrarti neve addosso e ricordarti che nello schifo in cui vivi il candore è un lusso che non ti puoi permettere.
La polvere di carbone è ovunque, la sua traccia nera contamina i tuoi polmoni e tutto quanto di buona possa mai esserci in questa fogna dimenticata dalla Capitale.
Le recinzioni sfrigolano, elettriche e letali come non lo erano da tanto; al di là la foresta è una promessa cupa di sfumature scure, un labirinto rigoglioso che lo ammalia promettendogli di inghiottirlo e farlo sparire per sempre.
È un pensiero dolcissimo cui si abbandonerebbe senza timore, non fosse per i visi smagriti e sporchi dei bambini che lo aspettano a casa, piegati e piagati da una miseria che non hanno scelto ma che è stata loro imposta.
Che neanche il Natale riesca a ingentilire lo schifo del Distretto 12 è una lezione che Gale ha imparato forse prima di articolare la sua prima parola, guardando ai servizi scintillanti sulle luminarie oltraggiose della Capitale e le chiacchiere frivole dei suoi abitanti.
Ricorda l’anno del pungitopo, gli abiti che richiamavano le sue foglie lucide e la pioggia di perle sanguigne – rosse del sangue dei Tributi che nell’Arena una volta ancora si erano sacrificati affinché di troppi, almeno i soliti pochi potessero sguazzare in una ricchezza indecente – a decorare vetrine scintillanti.
Persino il Presidente Snow l’ha citato nel suo tradizionale discorso trapunto di ipocrisia e meschinità sapientemente mascherate.
Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, profumo di pino e di vino, buone chiacchiere, bei ricordi e amicizie rinnovate. Ma se questo manca, basterà l'amore.”
Lo ricorda ancora, lo ricorda perché in quel momento era seduto su una sedia sgangherata della cucina di Katniss e ha dovuto reprimere l’istinto feroce di gridare e spaccarsi il cuore in minuscoli frammenti solo guardando agli occhi grigi di lei, distanti e gelidi come l’alba che aveva inseguito cacciando nella Foresta.
Erano occhi che non credevano possibile l’amore, occhi che incrociavano i suoi e non sapevano leggervi invece tutto il sentimento che racchiudevano perché nessuno aveva loro insegnato a leggere qualcosa di diverso dalla paura, dall’indifferenza, dal disprezzo.
Non ci sono ghirlande festose della Capitale, nel Distretto 12, né festoni di luci colorate; solo lo sfarfallio incerto di lampadine che funzionano solo quando decidono di farlo nel gelo di notti trapunte di stelle e miseria.
Il pungitopo punge, e le bacche sono rosse come  rosso è il sangue che le sue foglie rubano, come la rabbia che ti coglie improvvisa nel fioccare di un nuovo inferno vestito d’inverno, come il cuore che hai offerto in pegno ad una ragazza troppo affilata per poterlo accettare senza ferirlo.

   
 
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