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Autore: Duca di Curadore    14/12/2012    1 recensioni
...Furono i raggi d'un breve tramonto di fine autunno la prima luce che Cuordigelo conobbe....
Genere: Fantasy, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Furono i raggi d'un breve tramonto di fine autunno la prima luce che Cuordigelo conobbe. Nacque un giorno lontano in uno sperduto paese montagnino , ultimo di dieci figli, in una famiglia con la fame al collo; trovando l'entusiasmo riservabile ad una bocca in più da sfamare. Sebbene non vi fossero buffere quel giorno, un freddo polare scese sulla vallata, perfino i fumi del fuoco e il fiato si cristallizzavano quella notte. Alla nascita Cuordigelo fu scambiato per morto vista la pelle gelida e bianca, solo il pianto pareva renderlo vivo. Ma a dispetto del tatto non era freddoloso, fuggiva e disdegnava il fuoco, così come tutte le fonti di calore. Non si prendeva manco un raffreddore , e cresceva veloce, ad un ritmo impressionante; nessuno sapeva spiegarsi questo fatto. Arrivò il dottore da fuori, e pure lui era sconcertato. L'unica diagnosi possibile era quella di qualche rara malattia mai vista prima, dove le settimane parevano significare anni. A Natale era già un bambino di dieci anni, a metà gennaio un adolescente e a fine mese un ragazzo maturo nel fiore degli anni, ambulante e parlante, seppur poco vista la natura taciturna.

Ma non basta esser persona mite a volte per esser accettati. Cuordigelo, aveva il dono, o meglio dire la sventura di portar freddo e carestia attorno a qualsiasi cosa transitasse. Per quel poco che aveva vissuto , le sparute piante invernali che aveva fatto seccare con la sua presenza glaciale gli valsero una pessima fama presso i suoi compaesani. Non tardò ad esser apertamente sgradito anche per i familiari, che di lì a poco, non sapendo più come fare lo cacciarono; al ragazzo non rimase che prendere la via dei monti innevati e rifugiarsi lassù in solitudine, presso quei ghiacci così simili a lui. Così quella presenza insolita pareva esser per sempre sparita dal paese, lasciando solo qualche chiacchericcio di eco nelle settimane successive, sostituito presto da qualche nuova notizia, che difatti non tardò ad arrivare una sera di febbraio come tante.

Fiammetta, la figlia di un mugnaio locale, sparì sulle montagne mentre raccoglieva un pò di legna da portare a casa, e le ricerche parevano non portare a nulla. Quel fatto non era però destinato a divenire una tragedia, e un paio di giorni dopo la ragazza si presentò alla sua porta di gasa con le sue gambe ed in piena salute. Alle domande relative alla sua scomparsa fu vaga e affermò solo di aver avuto qualche temporaneo vuoto di memoria per cause sconosciute. Non passorono che pochi giorni, e Fiammetta fu vista andare via dal villaggio verso i monti, per fini sconosciuti alla gente del villaggio. La videro solo sparire per i boschi sola in un primo pomeriggio, ma aveva l'aria serena di chi sarebbe tornato a casa in serata. Si allontanò verso i sentieri che portavano in alto..sulle prime steppe montane ghiacciate e canaloni coperti di nevi, finchè una sagoma le esclamò da sopra una roccia non molto distante, era quella di Cuordigelo.

 

  • - Vedo che hai mantenuto la promessa! -

  • - E' bene mantenerle con chi ti salva la vita.. -

  • - Per me è stato un piacere, sei stata una delle poche persone con cui ho potuto scambiare quattro chiacchere in sincerità nella mia breve vita. -

  • - Mi dispiace per come l'hai dovuta passare giù in paese..non te lo meriteresti certo, sei più simpatico di qualunque zoticone bazzichi da quelle parti, e fa piacere anche a me essere qui ora, indipendentemente dal fatto che mi hai tirato fuori da quel crepaccio dove stavo per rimanerci secca. Ma ora non sarebbe meglio sedersi qui anzichè urlarci a distanza da una roccia all'altra? -

  • - ..E' meglio di no..sai bene dalle voci di paese che la mia vicinanza non è il massimo diciamo..è complicato da spiegare..ma mi farebbe piacere se continuassimo ad incontrarci anche così, e se tu mi faresti visita quando ti va ne sarei molto felice. -

 

Fiammetta cominciò ad andare per monti quasi ogni giorno così, anche col tempo brutto, eccetto ovviamente qualche giornata dove la buffera impediva anche la sola uscita di casa, ma con l'arrivo del mese di marzo le giornate si fecero più chiare e meno rigide. I due ragazzi cominciarono a vedersi quotidianamente e più a lungo; parlando delle cose e delle sciocchezze che un paio di giovani possono dirsi a quell'età, seppur essendo bizzarri e particolari.

Un giorno della seconda metà del mese, in una mattina soleggiata e azzurra, Cuordigelo guardò una roccia, con dei bellissimi ghiaccioli che andavano sciogliendosi su quel tiepido sole, e il suo volto ne fu grave e riflessivo per qualche attimo. Poi rise nuovamente, e rivolgendosi a Fiammetta, che stava seduta a qualche decina di metri di distanza disse:

 

  • - Fiammetta, devo chiederti un favore. -

  • - Dimmi. -

  • - Vieni ed abbracciami, adesso. -

 

La ragazza rimase inizialmente stranita e stupita, ma riprendendo fiato, e senza dir nulla annuì e si alzò, camminando decisa verso il giovane. Cuordigelo scese dalla roccia e le andò incontro nel sentiero. Quando furono davanti, una brezza gelida parve soffiare su Fiammetta e d'altra parte il viso di Cuordigelo parve non più pallido, ma arrossato come quando ci si trova faccia dentro un camino dalle grosse braci ardenti.

Si avvicinarono ancora, senza titubanze, e Fiammetta fece ciò che gli fu chiesto, incontrando sul suo petto come un blocco di ghiaccio, che lentamente comincia a non esser più gelido come pareva a primo impatto. Lo strinse ancor più forte, chiudendo gli occhi, finchè non sembrò far suo tutto quel freddo, fino a farlo sparire dentro sè, o così le parve nella sua mente.

Quando riaprì gli occhi si accorse però che fu tutto reale. Non stringeva più nulla dentro sè, solo aria, e una nube fredda che si disperse ai raggi del mattino.

Attorno non rimase che solitudine, meravigliosa certo, come può essere il cielo piatto ed azzurrino di una bella giornata di inzio primavera, ma sempre solitudine era, e Cuordigelo non c'era più.

Vide però ai suoi piedi un rigagnolo d'acqua fresca nascere dal terreno, come una nuova sorgente mai vista prima, e alzando lo sguardo sulle rocce delle alture, che perdevano al Sole la coltre di ghiaccioli e la magia di quelle stalattiti in piccole gocce cadenzate, trovò le proprie risposte.

Fiammetta percorse il sentiero calante al paese lentamente, accompagnata da freschi torrenti che scendevano a valle, e in quello scrosciare guardava le gemme nascere dagli alberi, immaginandole già foglie grandi e mature, e poi gialle e rosse, e infine cadute, per rilasciar spazio a quei rami tesi e spogli, corona di una montagna la cui testa avrebbe ospitato nuovamente il culmine dell'inverno, con quei ghiacci a lei ora cari. Sorrise così per un attimo sotto quel Sole giovane, pensando che la cattiva stagione, odiata da tutti, prima o poi sarebbe tornata come sempre.

  
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