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Autore: angelikakiki    14/12/2012    4 recensioni
" “ Allora… io… Volevo dirti… Oh… Em…
“ I Gorgosprizzi ti sono entrati nelle orecchie, Neville?” domandò lei gentilmente.
“ Io… scusa?” dissi trattenendo un sorrisetto nervoso. Luna si alzò e venne verso di me.
“ Gorgosprizzi… sai, entrano nelle orecchie e ti incasinano il cervello… te l’avevo detto l’anno scorso! A volte entrano anche dal naso…” disse lei scrutandomi la punta del naso come se si aspettasse di vede una qualsivoglia insolita creaturina apparire lì. "
Neville ha comparto un regalo di Natale per Luna. Ma riuscirà a darglielo e a dirgli ciò che prova per lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Quella mattina, nonostante tutto, la Sala Grande era splendida. Vitious, anche se la presenza dei Carrow si faceva sentire più del dovuto, non si era risparmiato: migliaia di ghirlande verdeggianti galleggiavano sopra le teste degli studenti. Alcuni bambini del primo anno le fissavano meravigliati. Quattro alberi di Natale erano allestiti ai lati della Sala: uno per ogni casa. Decisi di non fare caso al fatto che l’abero dei Serpeverde fosse molto più grande degli altri. Non ci badai. I miei occhi arrivarono fino al tavolo degli insegnanti: la McGranitt sedeva composta accanto a Piton, attentissima a non sfiorarlo neanche con lo sguardo, mentre si serviva nervosamente il pollo. Hagrid, situato all’estremità, colse il mio sguardo e mi fece un sorriso burbero. Anche la Sprite si accorse di me, e mi salutò con la mano frettolosamente. Era seduta accanto alla Cooman, che guardava nervosa i Carrow, seduti alla sinistra di Piton. Sentii i suoi occhi perforare i miei, e decisi di non distogliere lo sguardo. Lo fece prima lui: Alecto Carrow gli aveva chiesto qualcosa.

“Ciao , Neville” disse una voce alle mie spalle. Mi voltai.

“ Oh, em… ciao, Calì! ” risposi un po’ intontito. Aveva in mano un pacchetto.

“ Per chi è quello?” chiesi sapendo un po’ la risposta.

“ Oh… se proprio lo vuoi sapere è per Seamus… Dici che faccio bene a darglielo?” domandò.

“ Sì, perché non dovresti?” chiesi io a mia volta. Lei sorrise felice.

“ Hai ragione! Ora ci vado!” annunciò come per autoconvincersi. La fissai mentre marciava verso Seamus con fare deciso e pomposo. Decisi di sedermi accanto a Lavanda, non essendoci altri posti disponibili. Ultimamente era molto più silenziosa e taciturna… non più quella ragazza allegra e pimpante che mi ignorava delibearamente gli scorsi anni. Mi rivolse un sorrisetto nervoso mentre consumava fiaccamente i suoi toast con la marmellata.

“ Come stai?” le chiesi. Anche alle riunioni dell’ES era perennemente stanca e distrutta, quasi infestata.

“ Bene… bene…” mi rispose non guardandomi negli occhi.

“ Come è andata ieri la punizione…?” ieri aveva difeso coraggiosamente, sebbene un po’ debolmente, una bambina di Tassorosso del secondo anno. I Carrow le stavano infliggendo la Maledizione Cruciatus solo perchè aveva dato una spinta a una bambina di Serpeverde.

“ Bene” concluse lei, guardandomi in faccia. Aveva un grosso taglio sotto lo zigomo.

“ Lavanda…” sussurrai.

“ Non mi va di parlarne, Neville. Buona vacanze” rispose lei alzandosi e camminando velocemente verso l’uscita. Restai ammutolito. Dovevamo restare forti. Sì, era l’unica soluzione. Dovevamo. I miei occhi indugiarono verso il tavolo di Corvonero. Ed eccola lì. Riconoscevo i suoi capelli biondi e mossi. Guardava il soffitto, forse anche lei impressionata dalle ghirlande.

“ Dovresti darglielo ora, Neville” disse una voce alle mie spalle. Ginny si stava sedendo proprio accanto a me.

“ Non so di cosa stai parlando!” replicai io arrossendo leggermente.

“ Andiamo! Ti ho visto l’altro giorno ad Hogsmeade… tutto intento a guardare le vetrine…” rispose lei trattenendo un sorrisetto.

“ Stavo facendo un regalo a mia nonna. Non ci vedo nulla di male…”

“ Sai, è strano… non pensavo che tua nonna amasse dipingere con i colori Bello Ver  Pastello… mentre Luna… ma che casualità… durante la prima settimana di scuola ci aveva detto quanto fosse dispiaciuta di aver finito tutti i colori per dipingere un affresco sul soffitto della sua camera…” disse mangiando distrattamente la sua porzione di uova. Ok, colpito a affondato.

“ Bhè… è una mia amica…

“ Certo… Neville, ti prego…

“ Secondo te faccio bene a darglielo ora?” chiesi velocemente.

“ Sì, è meglio. Insomma… è anche una buona occasione per insomma… per chiarire farle intuire i tuoi sen…

“ Sì, ok, ho capito. Quando parte l’Espresso?

“ Oggi alle tre. Quindi sbrigati. E in bocca al lupo” disse facendomi l’occhiolino. Mi alzai sospirando e facendomi coraggio. Strinsi a me la borsa. Lì dentro c’era la chiave per … insomma, per dimostargli quanto tenessi a lei. Mi avvicinai con cautela al tavolo. Alcuni occhi erano puntati su di me, compresi quelli dei Carrow, che non vedevano l’ora di sorprendermi a fare qualcosa di “ ribelle”. Ma quel giorno non potevo permettermi di essere punit. Dovevo dare il mio regalo a Luna.

“ Ciao, Luna” mormorai. Lei si voltò, sgranando i suoi enormi occhi blu.

“ Oh, ciao Neville” rispose abbastanza contenta.

“ TivadivenireconmenellaStanzadelleNecessità?” chiesi velocemente.

“ Scusami? Non ho capito” rispose cortesemente. L’avevo detto. Era una frase che mi stavo studiando da giorni. Eppure perché in quel momento mi sapeva di perveritito? Insomma, vuoi venire nella Stanza delle Necessità… lì per lì mi era sembrata una buona idea… nessuno ci avrebbe disturbato…

“ Nella… nel luogo dove noi… ti devo dire una cosa, Luna” dissi tagliando corto.

“ Oh, certo Neville, il tuo tono di voce mi fa capire che è qualcosa di tremendamente solenne, quindi cercherò di essere all’altezza di tutto ciò” rispose alzandosi e afferrando la borsa quasi teatralmente. Questo provò l’interesse di tante persone che ci guardarono, senza trattenere qualche risolino. Perfetto, sì sì.

Ci avviammo silenziosamente verso la Stanza delle Necessità. Quasi tremavo per l’ansia. Ci passai davanti tre volte ed entrammo. Era lo stesso scenario che almeno una volta a settimana ci si presentava davanti. Lo scenario dell’ES. Avevo imparato così tanto dentro quella Stanza… e poi, era stato quello ad unirci. Me e Luna. Lei si sedette su una poltrona di quelle morbide. Bene, c’eravamo.

“ Allora… io… Volevo dirti… Oh… Em…

“ I Gorgosprizzi ti sono entrati nelle orecchie, Neville?” domandò lei gentilmente.

“ Io… scusa?” dissi trattenendo un sorrisetto nervoso. Luna si alzò e venne verso di me.

“ Gorgosprizzi… sai, entrano nelle orecchie e ti incasinano il cervello… te l’avevo detto l’anno scorso! A volte entrano anche dal naso…” disse lei scrutandomi la punta del naso come se si aspettasse di vede una qualsivoglia insolita creaturina apparire lì.

“ No, no… niente Gorgosprizzi, stavolta… Luna… Io devo darti… una cosa” conclusi mostrandole il pacchetto azzurro. Il colore non era casuale: quell’azzurro intenso era l’azzurro che mi avvolgeva quando la guardavo negli occhi, limpidi come due pezzi di cielo senza nuvole. Lei fissò intensamente il pacchetto, senza afferrarlo. Mi sentivo un po’ cretino a stare lì impalato, con il braccio teso e lei che mi scrutava la mano come per capire se poteva accettare il regalo o no.

“ Mi stai prendendo in giro?” chiese improvvisamente.

“ Io… no. Insomma… è un regalo. Tra qualche giorno sarà Natale… e non so se il regalo che ti ho preso è… insomma, è azzeccato. So che in teoria si dovrebbero aprire proprio il giorno di Natale, ma… io…”

Io non so se riuscirò ad essere vivo l’anno prossimo. Non so neanche se riuscirò ad arrivare a domani. Tutto questo odio, questa oscurità che ci avvolgeva perennemente… Questo clima di incertezza mi stava rendendo pazzo. Un ragazzino del primo anno il giorno prima era finito in Infermeria. La Maledizione Cruciatus. Il prossimo potevo essere io. E per quello che combinavo… non ci sarebbero andati neanche troppo leggeri. Se proprio dovevo essere torturato a morte, almeno prima volevo vedere la sua faccia quando avrebbe scartato il regalo… era questo il regalo di Natale che facevo a me stesso. Forse era un po’ troppo. O forse no. Abbassai gli occhi non riuscendo a continuare, invaso da quei tristi pensieri.

“ Tu… quindi questo sarebbe un regalo di Natale… vero?” domandò tutta contenta quasi non credendoci mentre afferrava velocemente il pacchetto. Finalmente l’aveva preso.

“ Io… già” conclusi arrossendo. I suoi occhi si inumidirono.

“ Nessun amico mi aveva mai fatto un regalo di Natale vero… cioè, me li avevano fatti, ma erano finti, dentro ci mettevano i ratti morti che riuscivano a trovare nel Castello…” mi spiegò velocemente con un tono un po’ malinconico. Non seppi cosa dire se non:

“ Aprilo, dai!” la esortai. Avvicinò le sue piccole mani al pacchetto, lenta ma decisa. Scartò l’involucro, rivelando il suo contenuto.

“ I colori Bello Ver Pastello!” esclamò contentissima.

“ Ti… piacciono? Tu avevi detto che ti erano finiti, quindi…” cercai di mormorare.

“ Oh, sì! Sai, li avevo ricomprati proprio l’altro giorno!” disse.

“ Oh, em… quindi già ce li hai?” chiesi un po’ deluso.

“ No… sai, non li trovo più… penso che sia colpa dei Nargilli… Tutti sanno che adorano le cose di colore rosso… e indovina un po’ com’era la confezione?” disse amareggiata.

“ Rossa?” risposi cercando di trattenere una risata amara. Ovviamente dubitavo che fosse opera dei Nargilli. Cruciai con il pensiero chiunque glieli avesse presi.

“ Sì! Ma questa è la confezione verde… Neville, ma questa costa di più!” constatò sognante.

“ Sì… em… quelle rosse erano finite…” palese bugia.

“ Oh, bhè, meglio così, però: almeno i Nargilli non la prenderanno. Grazie davvero, Neville, papà sarà felicissimo di sapere che c’è un amico che mi fa i regali di Natale! Per sdebitarmi se vuoi posso chiedere a papà se possiamo portarti con noi la prossima volta che andiamo alla ricerca dei Ricciocorni Schiattosi!” esclamò contentissima. Feci finta di essere tentato, ma risposi.

“ No… em… grazie… ma vi sarei d’intralcio, fidati… non sono nato per fare l’esploratore” aggiunsi con un sorrisetto.

“ Allora come posso sdebitarmi?” domandò lei.

Bene. Calma, Neville. Improvvisamente un miliardo di fantasie mi vennero in mente. Un bacio… un semplice bacio… una carezza… un segno che mi faccia capire che non sono l’unico a provare forti emozioni quando stiamo insieme…

“ Niente, ti pare. Insomma… tranquilla” tagliai corto. Lei cercò qualcosa dentro la borsa. Estrasse una pergamena e una piuma. Si sedette a terra e cominciò a disegnare qualcosa.

“ Luna… cosa…

“ Aspetta, Neville” dichiarò sognante. “ Voltati!” mi esortò. Un po’ divertito mi voltai. Ok, forse non era proprio la reazione che mi aspettavo, ma almeno era divertente e insolita. Un po’ come Luna. Restai per pochissimo tempo girato.

“ Puoi girarti ora” disse. Mi porse la pergamena. Aprendola vidi una faccina tonda sorridente. Un po’ incredulo, chiesi:

“ Che cos’è?”

“ Un pensiero felice. Sai, con tutti i problemi che ci sono in questo periodo, forse questo potrebbe essere il regalo perfetto di Natale per te” affermò semplicemente. Era questo che mi aspettavo da lei: una frase onesta e disarmante come al solito.

“ Io… grazie, Luna…

“ Qual è il tuo pensiero felice?” mi chiese improvvisamente.

“ Tu sei il mio pensiero felice” dissi quasi come sotto effetto del Veritaserum. Mi portai una mano alla bocca, facendo cadere il disegno per terra. Il tempo parve fermarsi. Sperai che non avesse capito. Non poteva aver capito. Non DOVEVA aver capito.

“ Oh…” disse lei avvicinandosi. “ Davvero?” chiese improvvisamente seria come non l’avevo mai vista.

“ Io…” fortunatamente qualcosa mi salvò. Vidi che sulle nostre teste si stava formando un vischio magico.

“ Oh… vischio… spostiamoci, sarà pieno di Nargilli, no?” dissi facendo un passo indietro. Lei mi afferrò delicatamente un braccio, riportandomi sotto il vischio.

“ Possiamo correre il rischio, per una volta” affermò. Prima che riuscissi davvero a capire quello che aveva detto, mi baciò. MI baciò con una delicatezza unica al mondo che mille parole, concetti e immagini non riuscirebbero ad esprimere. Io, sopreso ma ipnotizzato, non feci altro che starmene lì come un pesce lesso, in estasi. Quando si staccò, mi guardò fisso negli occhi, con un sorriso meravigliosamente sereno.

“ Ci vediamo dopo le vacanze, Neville” disse avviandosi fluttuando verso l’uscita, e lasciandomi impalato, solo con la gioia nel cuore. Mi portai una mano alle labbra. Era successo davvero.

  
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