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Autore: Denisa    14/12/2012    0 recensioni
Si era fermata un istante davanti allo specchio a vedere la sua figura.
Era tanto cambiata, pensò, in quel anno?
Che cosa le era accaduto?
Ah sì, si disse era stata ferita come nessuna donna al mondo meritava di essere ferita.
Il suo cuore era divenuto un pezzo di giaccio secondo Letizia.
Non era la ragazza dolce e affettuosa che lei aveva conosciuto e ammirato per tanti anni.
Era divenuta una donna come tutte quelle donne dell’alta società, che a parere di Letizia erano vuote dentro e fuori.
Le era stato dato anche un nomignolo “Gelida”.
Sì, era adatto a lei si disse, perché era diventata proprio gelida come il giaccio, anzi come il diamante che portava al collo…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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DIAMANTE
 
 
1 .VIAGGIO

 



Era un splendida giornata di sole..
Le mamme accompagnavano i loro bambini ai parchi per giocare, anziani signori seduti sulle panchine  giocare a carte, domino o scacchi  e altri che ammiravano i nipotini giocare e nella loro mente ricordi di quando erano giovani..
Tutto questo spettacolo si professava davanti agli occhi impassibili di Giordana. Sembrava come se tutto ciò che vedeva o sentiva non facesse parte della sua vita. Era assente.
L’unica cosa che sembrava le interessarle era il suo lavoro e l’immanente viaggio per Monterrey.
Lavorava nell’azienda di famiglia, la quale era nel campo della moda.
La Fashion Group era un’azienda molto florida che si occupava prevalentemente di abiti di la sartoria e lusso.
Nell’anno trascorso era divenuta persino la presidente dell’azienda surclassando il fratello e la sorella maggiore.
Nessuno era rimasto sorpreso nel sapere che sarebbe stata proprio Giordana a sostituire il padre, per tutti quanti lei era nata per lavorare in quel azienda, e nel primo anno della sua presidenza aveva sorprendentemente meravigliato tutti del suo lavoro e dei miglioramenti venuti nell’impresa.
 
Era tutto pronto per la su partenza.
La sua cameriera privata aveva già preparato la sua valigia.
“E’ tutto pronto signorina Giordana” aveva affermato Letizia quando lei era entrata nella sua immensa camera da letto.
Si era fermata un istante davanti allo specchio a vedere la sua figura.
Era tanto cambiata, pensò, in quel anno?
Che cosa le era accaduto?
Ah sì, si disse era stata ferita come nessuna donna al mondo meritava di essere ferita.
Il suo cuore era divenuto un  pezzo di giaccio secondo Letizia.
Non era la ragazza dolce e affettuosa che lei aveva conosciuto e ammirato per tanti anni.
Era divenuta una donna come tutte quelle donne dell’alta società, che a parere di Letizia erano vuote dentro e fuori.
Le era stato dato anche un nomignolo “Gelida”.
Sì, era adatto a lei si disse, perché era diventata proprio gelida come il giaccio, anzi come il diamante che portava al collo…
“Perché continui a chiamarmi signorina, Letizia?”
“Perché lei è la padrona di questa casa e quindi è mio dovere chiamarla in questo modo.” Rispose la giovane.
“Non mi hai mai dato del “lei” Letizia, e non vedo motivo perché devi incominciare ora. Sei una mia amica.”
 A queste parole le vennero le lacrime agli occhi.
“Mi sembra che non sia più così. Tu sei così diversa, sei diventata un’altra.”
“Secondo te come sono diventata?” sapeva benissimo che cosa intendeva l’amica.
“Prima tu eri piena di vita Giordana, amavi tutto ciò che ti circondava ora malapena ti interressi delle persone a te care.” Era una accusa forte quella dell’amica, ma sapeva che doveva accettare le sue parole, perché erano vere.
“Io direi che sono solo cresciuta, Letizia. Anzi oserei dire svegliata da un sogno che ha durato troppo a lungo.” Cercò di difendersi.
“No. Non è così tu sei quella che sei ora perché tu stessa lo hai voluto. Ti sei creata una corazza intorno a te che nessuna persona è stata in grado di scalfirla in questo anno, e purtroppo anche io ormai mi sono arresa.” Le sue parole divenivano attimo dopo attimo più dure.
Ma aveva troppo sofferto per riuscire a dare fiducia nuovamente a qualcuno.
“Giordana, io so perfettamente quanto tu hai sofferto ma non puoi continuare così. Tu non vivi più.”
Tu non vivi più.
Queste parole lo avevano fatto più male di quanto lei stessa volesse far vedere.
“Non sono in grado di essere di nuovo quella ragazza che tu hai conosciuto Leti, devi accettare che ormai io sono questa, ma la nostra amicizia è una delle poche cose a cui ancora credo e per questo che non ti voglio sentire più chiamarmi a quel modo.” Era una scusa e un rimprovero allo stesso tempo pensò Leti, ma era da Giordana fare così,è per questo che le voleva bene.
Ci fu un lungo abbraccio tra le due giovani, a suggellare la ritrovata amicizia antica.
 
Giordana salutò tutti quanti con affetto prima di recarsi all’aeroporto dove avrebbe preso l’aereo per il Messico.
Aveva instaurato una nuova collaborazione lavorativa con un’azienda Messicana che produceva stoffe di alta qualità, a cui le sarebbero servite per la sua nuova collezione che voleva mettere sul mercato con il suo nome.
Era un nuovo progetto a cui aveva tanto lavorato ed ora era sul punto di realizzarla.
Né era entusiasta e fiera.
 
Il viaggio si rivelò sereno e tranquillo.
Ad attenderla all’aeroporto vi era un’autista che l’avrebbe accompagnata al hotel.
Si era appena accomodata sulla vettura quando l’autista la mise i moto e partirono.
Poco distante vi era stato un incidente, e si trovarono bloccati per un po’, quando l’autista fece una nuova manovra.
A questa manovra Giordana chiese che cos tesse facendo.
L’autista le rispose che conosceva abbastanza bene queste stradine e sapeva come uscirne senza attendere che la strada principale fosse sblocca.
Alle parole dell’uomo Giordana si rilassò.
Aveva proprio bisogno di un buon bagno e un po’ di riposo prima di incontrare i suoi nuovi amici Messicani, e la strada bloccata era solo grattacapo per lei, quindi decise di fidarsi del suo autista.
Erano riusciti a passare per due stradine quando sentì un urto.
Non capiva che cosa fosse.
Aveva gli occhi chiusi, non voleva aprirli, aveva timore, ma disse che lei non era codarda così piano  aprì gli occhi e capì cosa era accaduto.
Scese dall’auto con fatica.
Nessuno aveva visto e sentito quello che era accaduto.
Il suo autista era immobile al posto di guida come l’altro conducente, così decise che sarebbe stata lei stessa ad andare a chiederle aiuto.
Iniziò a correre così tanto che pensò che avrebbe potuto vincere la maratona di New York.
Correva e correva senza fermarsi e senza sapere dove andare.
Aveva appena sboccato una stradina quando sentì un dolore lancinante al fianco destro.
Era caduta per terra riuscì a pensare.
Ma cosa stava accadendo?
Era stata trafitta da un toro come in una corrida o semplicemente la sua maratona terminava qui?
Non sapeva cosa stesse succedendo, ma di una cosa era sicura non riusciva più ad aprire gli occhi, e per la prima volta dopo quel interminabile anno davanti ai suoi occhi comparve la figura di Franco.
Franco..
  
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