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Autore: Icy    14/12/2012    7 recensioni
Sono le due di notte, mi rigiro nervosamente nel letto. Non trovo posa, ho bisogno di aria, aria fresca. Sposto le coperte di lato, le lenzuola sono accartocciate sul fondo del letto.
Il contatto dei miei piedi nudi sul pavimento freddo mi crea un brivido che mi corre lungo la schiena, che sensazione assurda, per la strega del ghiaccio. Cerco di non farci troppo casa, prendo una vestaglia e me la metto addosso. Poi finalmente esco.
Tira un leggero vento, ma non è fastidioso, è fresco, piacevole. Inspiro una grande quantità  di ossigeno, trattengo per un attimo il respiro, per poi espirare. L'aria fredda mi punge la gola, come se stessi respirando piccole
scaglie di ghiaccio. Anche questo è strano. [...]
Mi giro per rientrare, ma vengo bloccata da una figura alta, snella, scura. A catturare la mia attenzione sono gli occhi, rossi come due tizzoni ardenti, occhi che ho già  visto, gli unici occhi che mi abbiano mai spaventato. E' lui.

E se, mentre le Winx sono sulla Terra per cercare l'ultima fata, Magix venisse attaccata da bellissimi e potenti creature del male rappresentate dai Vampiri e ci fossero solo le Trix a "proteggerla"?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darcy, Icy, Sorpresa, Stormy
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sangue di Strega


- Capitolo 1 -

 


E' passato un anno da quando ci hanno sbattuto al centro di riabilitazione di Roccaluce. Non si sa come sia potuto succedere, ma ce l'abbiamo fatta, anche se i templari continuano a controllarci, oggi è il primo giorno fuori da quel posto. Purtroppo ci hanno anche sottratto i poteri, paura di una vendetta? Forse.
La gente per strada ci guarda, ci scruta impaurita, sanno chi siamo, ma non perché siamo qui.
Mi sento addosso gli occhi della gente basita, che quando ci vede attraversa la strada per non incrociarci sullo stesso marciapiede, le mamme spaventate si allontanano trascinando con sé i loro figli.
- Chi sono mamma?- chiede una bambina, bionda con gli occhi grandi e azzurri. Un piccolo angioletto, stomachevole.
- Te lo dico dopo, adesso vieni! - risponde la madre con voce quasi tremante, ma che vorrebbe essere sicura e tranquilla, mentre la trascina in una strada alternativa. Non riesce a toglierci gli occhi di dosso, riesco a vedere la paura, la rabbia, il rancore che prova nei nostri confronti.
Mi scappa un sorriso, ma non è allegro, solare, amichevole. Al contrario, lascia trasparire un velo di crudeltà. Ma come non sorridere, ricordando tutti i bei momenti trascorsi a Magix? Vedere che la gente si ricorda di te e ne è ancora spaventata. Ma mi ricordo che non devo cedere all'impulso di divertirmi a modo mio, spaventare la gente di proposito per puro divertimento è una cosa sbagliata.
Niente pensieri cattivi, per oggi almeno. I Templari ancora possono controllarci, ma solo per oggi.
Nessuno l'avrebbe mai immaginato: le Trix fuori da Roccaluce per buona condotta. E' palese però, non siamo diventate realmente buone, abbiamo recitato bene la nostra parte.
- Dove stiamo andando? - chiede annoiata Stormy.
- Il solito posto. - rispondo. La conversazione finisce lì, Stormy sa cosa intendo.
Camminiamo ancora per un paio di minuti, per poi fermarci davanti ad un piccolo bar.
Entriamo, gli occhi di tutti sono nuovamente su di noi. Ci avviciniamo con passo sicuro al bancone.
- Ma guarda guarda chi si rivede! Le care e vecchie Trix! - ci accoglie il barista, un ragazzo di nome Alexander, detto Alex. Non si è dimenticato di noi, ci conosce e probabilmente è l'unico che non ha paura di noi. Quando non eravamo ancora classificate come "Nemiche della Dimensione Magica" e frequentavamo la scuola delle streghe di Torrenuvola, quel bar era il nostro ritrovo giornaliero.
- Vecchio sarai tu! - rispondo, con un tono scherzoso.
- Come mai da queste parti? Non eravate a Roccaluce? - chiede.
- Libertà vigilata, siamo diventate buone - risponde Darcy, facendo cenno con la testa verso le nostre coroncine verdi. Odiose coroncine che controllano i nostri pensieri.
- Carine. - riesce appena a dire, cercando di trattenere le risate, ma come non capirlo?
- Il solito? - chiede, una volta che si è ripreso.
- Ovvio - dico, poi mi giro verso Darcy e Stormy - voi andate a sedervi, porto io da bere.
Le mie sorelle si allontanano dal bancone per andarsi a sedere al tavolo nell'angolo sinistro del locale.
Sembra tutto tranquillo. Sembra.
Sento qualcuno prendermi per il polso e trascinarmi all'indietro, nel giro di due secondi sono tra le braccia di un perfetto sconosciuto.
- Ciao - mi dice. E' un ragazzo, non può avere più di vent'anni. Ha i capelli ondulati, morbidi e biondissimi, la pelle è chiara e ha il fisico di una statua. Sarebbe un bel ragazzo se non fosse per gli occhi, rossi come il fuoco.
- Mollami. - rispondo secca, cercando di distogliere lo sguardo da quegli occhi.
- Io sono Andrew - risponde, come se non mi avesse sentito.
- E io sono quella che ti farà a pezzi se non mi lasci andare, ADESSO! - rispondo, accigliandomi.
- Come siamo scortesi - risponde con un tono quasi dispiaciuto.
- Lascia andare nostra sorella! - dice Darcy, avvicinandosi insieme a Stormy e ad altre persone, ma un'occhiata del ragazzo basta a fermare tutti, che rimangono bloccati con uno sguardo vacuo. Approfitto del momento di distrazione del ragazzo per cercare di liberarmi. Dimenarmi non serve a niente, lo so, quindi passo subito alle maniere forti, con tutta la forza che ho gli schiaccio il piede stando attenta a usare il tacco, alto e fine, in altre parole letale. Succede una cosa che non mi sarei mai aspettata, lui non si muove, in compenso il tacco si spezza sotto il mio sguardo stupito.
- Di cosa sei fatto? - urlo, alzando lo sguardo dal mio tacco rotto. Questa volta però non sono i suoi occhi a catturare la mia attenzione, ma il sorriso. Un sorriso bellissimo, ha i denti bianchi, perfetti, un solo piccolo difetto: i canini, lunghi e appuntiti.
L'istinto prende il sopravvento su di me, ma sono ancora abbastanza lucida da ricordarmi che non ho i poteri. Metto la mano libera sul bancone, alzo le gambe e appoggio i piedi sul suo petto per poi spingermi indietro, lontano da quello strano tipo. Riesco a liberarmi, ma finisco in terra. Mi giro di scatto e noto che il ragazzo ha tentato di mordermi..

- Chi sei? Cosa sei?? - urlo, come se fossi nel bel mezzo di una crisi di nervi. Il cuore mi batte talmente forte da rimbombarmi nelle tempie. Il ragazzo mi si piazza sopra e mi fissa con quei profondi occhi rossi.
"Sono un vampiro, streghetta dal profumatissimo sangue" Le sue labbra non si stanno muovendo, perché sta sorridendo, un sorriso temibile, che incute paura. Quelle parole le sento io, sono nella mia testa. Spalanco gli occhi, incredula. Cerco di allontanarmi, ma il ragazzo mi blocca per i polsi e si mette carponi su di me, sono in trappola.
- Non puoi scappare, lo sai? - dice, con un tono tranquillo e divertito.
- Lasciami andare! - La mia voce esce con un tono supplichevole, come se avessi paura di quello strano essere che poco prima si è presentato come un vampiro.
- Cosa vuoi da me?? - urlo più forte.
- Il tuo sangue.
Quell'affermazione mi fredda. Cosa vuol dire? Cerco di divincolarmi, ma non serve a niente, la sua stretta è troppo forte per poter competere con me, una strega senza poteri. Mi fermo un attimo per fissarlo, i nostri visi sono tanto vicini che riesco a sentire il suo respiro sul mio collo.
- Non farà male, brucerà solo un po' - dice in tono sardonico, mentre si avvicina lentamente a me. Cerco di opporre resistenza, ma è inutile, riesce a spostare il mio viso usando il suo, appoggia delicatamente le sue labbra sul mio collo. Un brivido mi corre su per la schiena, la sua pelle è perfino più fredda della mia. Sento i suoi canini esercitare una leggera pressione sul mio collo, precisamente sulla mia carotide. Sono spacciata, cerco di non irrigidirmi troppo, magari farà meno male. Chiudo gli occhi.
Sento un tonfo e all'improvviso quel ragazzo non è più sopra di me. Apro gli occhi e vedo Darcy con una sedia in mano.
- Nessuno ipnotizza la strega dell'oscurità: Nessuno! - dice, fissando Andrew.
Ma il ragazzo sembra non averla neanche sentita, sta ancora guardando me. Si sta passando la lingua sulle labbra.
- Per questa volta ti è andata bene, la prossima chissà. - dice, rialzandosi e andando via.
Sento un formicolio sul collo, dove fino a pochi secondi prima c'erano i suoi denti. Mi porto d'istinto la mano al collo per sentire qualcosa di denso e liquido, allontano la mano per guardarla e vedo che è sangue.
Non capisco più niente, la gente mi vede, mi parla, ma non la sento, non la vedo.
Sono in pericolo, tutti siamo in pericolo. Dovevo dare l'allarme, o forse no? 
In quel momento volevo solo tornare a Roccaluce.

  
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