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Autore: maccioccafrancesca    14/12/2012    5 recensioni
Volevo chiederti di sposarmi, sai? L’anno scorso, intendo. Avrei voluto chiedertelo proprio qui, in questa casa. In questa stanza. In questo preciso punto. Qui, davanti alla finestra. Te l’avrei chiesto mentre tu eri concentrata a guardare la neve cadere. Ti è sempre piaciuta la neve, vero? A me non tanto. È così fredda. E inutile. Fa sembrare tutto più bello, per un momento, finché non si poggia al suolo e perde tutta la sua magia
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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BABY PLEASE COME HOME

 

The snow’s coming down
I’m watching it fall
Lots of people around
Baby please come home
The church bells in town
All ringing in song
Full of happy sounds
Baby please come home

 
< Volevo chiederti di sposarmi, sai? L’anno scorso, intendo. Avrei voluto chiedertelo proprio qui, in questa casa. In questa stanza. In questo preciso punto. Qui, davanti alla finestra. Te l’avrei chiesto mentre tu eri concentrata a guardare la neve cadere. Ti è sempre piaciuta la neve, vero? A me non tanto. È così fredda. E inutile. Fa sembrare tutto più bello, per un momento, finché non si poggia al suolo e perde tutta la sua magia.>
No, così non va bene. Forse devo cominciare con qualcos’altro.
Impostare il discorso con un riferimento al matrimonio non è il massimo. Ti farebbe scappare ancora più lontana di quanto già non sei.
Oppure no?
Magari iniziare in questo modo ti farebbe capire che ti amo veramente. Magari basterebbe a farti cambiare idea e tornare da me.
Dio, quanto vorrei che tornassi da me.
Forse dovrei cominciare con un bel < Buon Natale!>, invece. Per lo meno risulterei educato, visto che oggi è il 25 Dicembre.
Ci pensi, piccola? Oggi è Natale e tu non sei qui con me.
Ci sono tutti. Gli amici, i parenti. C’è perfino il gatto di zia Lucy, te lo ricordi?
Ci sono tutti, manchi solo tu.
Adesso sono nell’altra stanza, stanno cantando. Sono così allegri. Come fanno ad essere così allegri? Tu non ci sei!
Oggi nevica, tra l’altro. Chissà cosa stai facendo. Conoscendoti te ne stai davanti a una finestra con il naso schiacciato contro il vetro a guardare i piccoli fiocchi ghiacciati cadere dal cielo scuro. Sì, sicuramente è quello che stai facendo. Ti conosco così bene.
Anche lui ti conosce bene come me?
< Sto chiamando gli amici per fare gli auguri e ho pensato di chiamare anche te. Non ti dispiace, vero? Ti va di parlare un po’? Sì? Ci sono così tante cose che vorrei dirti, ma non penso che una sola telefonata mi basti. Forse un giorno dovremmo vederci, ti va? Per me andrebbe bene anche domani. Anche subito. Ora. In questo momento. Dio, mi manchi.>
E’ inutile, le parole mi sono sempre state avverse, perché mai dovrebbero ricredersi proprio ora e rendermi la cosa più facile?
Ma perché non riesco a trovare qualcosa di sensato da dirti? È così difficile trovare le parole giuste? Eppure un tempo parlavamo così tanto, io e te! Va bene, eri soprattutto tu a parlare, ma anche io ogni tanto ci mettevo del mio.
Mi manchi in un modo che non puoi nemmeno immaginare, sai? Mi manca quando facevamo colazione insieme e tu volevi rubare sempre la schiuma del mio cappuccino e io mi arrabbiavo perché era la parte più buona e tu dicevi che era proprio per quello che la volevi e che in cambio mi avresti lasciato un pezzo di cornetto. Mi manca quando andavamo a fare la spesa insieme e tu lo detestavi perché io volevo sempre compare le merendine, mentre tu entravi solo per prendere le cose indispensabili. Ti facevi addirittura una lista. Mi manca quando ce ne stavamo a casa, sul divano, a guardarci un film talmente noioso da diventare interessante solo perché era con te che lo stavo guardando. Mi mancano le nostre passeggiate per il parco, dicevamo sempre che avremmo voluto prendere un cane e farlo venire a correre lì. Sai quanto sarebbe state felice? Più o meno quanto lo ero io a starti accanto.
Mi manchi, piccola.
E ora sto guardando la neve cadere al di là del vetro e probabilmente lo faccio perché sono masochista e voglio farmi dell’altro male.
Magari stiamo guardando la stessa neve, ora.
 

They’re singing “Deck The Halls”
But it’s not like Christmas at all
I remember when you were here
And all the fun we had last year

Pretty lights on the tree
I’m watching them shine
You should be here with me
Baby please come home

 
 
Ricordi quando il Natale lo passavamo insieme? Oh, quello sì che si poteva definire Natale! Questo, adesso, non è che una copia riuscita male.
Ci sono gli addobbi, ci sono le persone, ci sono i canti. Ma non c’è l’anima. Non la mia, perlomeno.
Là fuori c’è un albero enorme. È pieno di luci ed è così colorato. Credo lo abbiano fatto i vicini. I loro bambini, per la precisione. Ma non mi dice nulla.
Come fa ad essere tutto così vuoto, senza di te? Non era previsto, capisci?
Quel giorno, quando te ne sei andata, non mi avevi detto che avrebbe fatto così male. Mi avevi detto che sarebbe stato meglio così, che ne avevamo bisogno entrambi.
Be’, come lo spieghi che io ora ho bisogno di te? Cos’è meglio per noi, ora? Io ti voglio qui, voglio che torni a riempire il vuoto che mi hai lasciato dentro. È questo che mi fa stare maggiormente male, sai?
È la sensazione di vuoto, è il bisogno di sentire qualcosa.
È il bisogno di te.
< Ehi! Come va? Quanto tempo, eh? Volevo chiamarti per farti gli auguri. Stai passando un buon Natale, spero! Oh, anche io. Sì, decisamente il miglior Natale della mia vita. Qui stiamo festeggiando alla grande! Anche lì, eh? Certo, come potrebbe essere il contrario. Senti, ti va di parlare un po’? Hai un po’ di tempo per me?>
Di male in peggio. Se avessi cominciato così non mi avrebbe dato nemmeno il tempo di andare oltre il saluto che mi avrebbe attaccato in faccia. Ma come posso fare? Come?
Sicuramente lui sa cosa fare in queste situazioni!
 

They’re singing “Deck The Halls”
But it’s not like Christmas at all
I remember when you were here
And all the fun we had last year

If there was a way
I’d hold back this tears
But it’s Christmas day

 
Dio, questo non è Natale, questa è una tortura! E mi fa stare male!
Ci pensi che solo l’anno scorso, in questo stesso giorno, noi eravamo qui, insieme, a ridere e scherzare come se il momento della nostra separazione non sarebbe mai dovuto arrivare?
Si può tornare indietro? Si può riavvolgere il filo?
In cosa ho sbagliato? Dimmelo! Magari posso rimediare!
Vuoi che diventi meno irritabile? Sarà fatto.
Mi vuoi più attraente? Andrò in palestra ogni giorno, se lo vuoi.
Ma ti prego, dimmi cosa ho fatto! Perché te ne sei andata? Avrei potuto cambiare qualcosa? E ora posso farlo? Esiste un modo?
Dio, no. Non voglio piangere.
È inutile. È improduttivo. È da femminucce.
È per questo che te ne sei andata? Non sono abbastanza uomo? Rimedierò!
Ma tra poco, adesso fammi piangere un po’. Tanto tu non ci sei, non puoi vedermi.
Oh, se potessi vedermi! Chissà cosa penseresti!
Lui non piange, vero? Lui è un duro!
 

Please
Please
Please
Please
Oh comin’ home
Oh babe
You know I need you
Oh comin’ home

 
< Mi manchi. Cos’altro posso dirti? Torna da me, piccola! Come pretendi che io ce la faccia, se tu non sei qui? Ormai vivere è diventata solo routine. Sono troppo melodrammatico, dici? Oh, no, è semplicemente il mio stato d’animo attuale. Ho bisogno di te, punto.>
In questo modo ti sembrerei semplicemente un povero disperato.
Ma è quasi mezzanotte, tra poco non sarà più Natale. E io voglio chiamarti prima che finisca questa giornata. Devo.
Ma come faccio a chiamarti in questo stato? Sto piangendo come un ragazzino.
Forse non potrai vedermi, ma dalla voce lo capiresti subito!
Devo smetterla!
Mi devo dare un contegno, cavolo!
 

I gotta have you
You know I need you

 
Prendo il telefono. Ora lo faccio. Ti chiamo.
Mancano tre minuti esatti alla mezzanotte. Non posso sprecare altro tempo.
Ti prego, rispondimi. Sai che ho bisogno di te. L’hai sempre saputo. E lo sapevi anche quel giorno, quando te ne sei andata. Mi hai guardato negli occhi e sapevi che io avevo bisogno di te. Ma te ne sei andata comunque.
Forse dovrei lasciarti andare. Me lo hanno detto in tanti, di farlo.
Hanno detto che sei una stronza, che non ti merito, che devo andare avanti.
Ma io ti voglio.
Io ti desidero.
Io ti devo avere.
Io ti amo.
È così difficile da capire?
 

I gotta have you


Sto chiamando. Rispondimi, ti prego.
Non preferire lui a me. Io ti amo. Devo averti.
Non ignorare la chiamata. Non lo sopporterei. Non ora. Anzi, non lo potrei mai sopportare. Mai.
 

I said…

 
Hai risposto. Hai detto un semplice < Pronto?>
Dio, riesco a percepire la tua bellezza, in questo momento.
Riesci ad essere bella sempre. È normale, vero? Sei bella anche quando non dovresti esserlo.
Adesso però devo dirti qualcosa.
Devo solo mettere insieme qualche parola. Non è difficile.
Ma tu ascoltami, capito?
Solo qualche parola.
Posso farcela.
 

It’s Christmas, Christmas, Christmas… yeah.

 

< Piccola, ti prego torna a casa.>

 
 
 









Note:
Aaaallora! Non so assolutamente come e perché sia uscita questa fic, so solo che mi sono messa ad ascoltare Bublè e mi è venuta voglia di scrivere. 
Tutto sommato però, seppure è il prodotto di una mezz'ora di sfogo, devo dire che mi piace. Non perché scritta bene o perché interessante, ma perché ci ho scritto per filo e per segno quello che provo. Chi ne sia il destinatario non conta (perché nel mio caso non è il "moroso"), ma i sentimenti sono quelli, diciamocelo.
Ah! Ovviamente la canzone che ho scelto è Christmas (Baby please come home), di Michael Bublè! Bellissima!
Spero che vi piaccia! Se proprio non vi pesa lasciatemi pure qualche recesione, positiva o negartiva che sia. Potete pure scriverci che mi volete mettere sotto con la macchina, se volete. Insomma, avete capito!
Baci.
Fra.



  
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