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Autore: Arwen88    15/12/2012    0 recensioni
[Ultimate Universe]
Ambientata nell'Ultimate Universe dopo la strage della famiglia di Clint.
"Cosa ci fai qui?"
Nick si era fermato sulla porta del proprio ufficio immerso nell'oscurità a guardare la figura che sedeva sulla sua poltrona. Aveva stretto le labbra e si era fatto avanti quando non aveva ricevuto risposta, nessun bisogno di accendere le luci per sapere bene chi fosse.
Si era appoggiato alla propria scrivania in silenzio, osservando l'uomo guardare nel vuoto senza dare nemmeno cenno di aver notato il suo arrivo.
Erano passati solo due giorni da quando Clint Barton era riuscito a fuggire dagli uomini che avevano sterminato la sua famiglia e l'avevano catturato per torturarlo ed estorcergli informazioni, e ancora il cecchino come era prevedibile non era nemmeno lontanamente tornato se stesso.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo: To lose everything
Autore: Arwen88
Fandom: Marvel, Ultimate Universe
Personaggi: Clint Barton, Nick Fury
Genere: Sentimentale, Triste
Avvisi: Angst, Non per stomaci delicati
Rating: 16+
Conteggio parole: 1995
Disclaimer: Non ci guadagno nulla, i diritti su Clint, Nick e ciò che viene pubblicato sotto l'etichetta Marvel va, indovinate un po'? Alla Marvel!
Nota: Scritta per la Maritombola, prompt 63. Da notare che questa Maritombola mi sta portando più che altro badilate di angst.
Introduzione: Ambientata nell'Ultimate Universe dopo la strage della famiglia di Clint.
"Cosa ci fai qui?"
Nick si era fermato sulla porta del proprio ufficio immerso nell'oscurità a guardare la figura che sedeva sulla sua poltrona. Aveva stretto le labbra e si era fatto avanti quando non aveva ricevuto risposta, nessun bisogno di accendere le luci per sapere bene chi fosse.
Si era appoggiato alla propria scrivania in silenzio, osservando l'uomo guardare nel vuoto senza dare nemmeno cenno di aver notato il suo arrivo.
Erano passati solo due giorni da quando Clint Barton era riuscito a fuggire dagli uomini che avevano sterminato la sua famiglia e l'avevano catturato per torturarlo ed estorcergli informazioni, e ancora il cecchino come era prevedibile non era nemmeno lontanamente tornato se stesso.




To lose everything





"Cosa ci fai qui?"
Nick si era fermato sulla porta del proprio ufficio immerso nell'oscurità a guardare la figura che sedeva sulla sua poltrona. Aveva stretto le labbra e si era fatto avanti quando non aveva ricevuto risposta, nessun bisogno di accendere le luci per sapere bene chi fosse.
Si era appoggiato alla propria scrivania in silenzio, osservando l'uomo guardare nel vuoto senza dare nemmeno cenno di aver notato il suo arrivo.
Erano passati solo due giorni da quando Clint Barton era riuscito a fuggire dagli uomini che avevano sterminato la sua famiglia e l'avevano catturato per torturarlo ed estorcergli informazioni, e ancora il cecchino come era prevedibile non era nemmeno lontanamente tornato se stesso.
Era incredibile come, nonostante lo stato mentale in cui si era ritrovato, l'arciere fosse riuscito a raggiungerli tutti e salvarli dalle mani dei loro nemici, anche se non appena non vi era più stato un nemico davanti a lui su cui scatenare la propria rabbia l'uomo era sembrato quasi perdere consistenza, perdendo qualsiasi luce che vi fosse stata nei suoi occhi.
Nick non sopportava di vederlo così, non ce la faceva.
Non l'uomo che aveva conosciuto sin da quando non era niente più che un ragazzino messo in prigione per omicidio e che era riuscito a sorprenderlo con la sua vista eccezionale. Clint era diventato il suo migliore amico, la cosa più vicina ad una famiglia che potesse trovare, e solo l'idea che si rovinasse completamente bastava a stringergli quel cuore che tanti dicevano non avesse.
Gli aveva preso il polso per controllare il battito e Clint l'aveva lasciato fare, limitandosi a sollevare lo sguardo su di lui. Nick quasi aveva sospirato di sollievo nel constatare che il suo battito e le sue pupille erano a posto, segno che non era sotto l'effetto di alcuna droga. Anche se sapere che era così semplicemente per la sua depressione non contribuiva certo a formare un bel quadro.
Il direttore dello SHIELD aveva aperto bocca per dirgli di andare a casa, ma l'immagine della casa di Clint, trivellata di colpi e coi segni dei corpi sul pavimento, con gli schizzi di sangue ovunque, aveva aleggiato davanti ai suoi occhi per un attimo ed allora aveva stretto le labbra, prendendo la mano dell'uomo tra le proprie.
"Vuoi venire da me?"
Clint lo aveva guardato ancora in silenzio per un lungo minuto prima di annuire e provare ad alzarsi, solo per barcollare e finire ad appoggiarsi contro il petto dell'amico, scoppiando a piangere sulla sua spalla.
"Erano solo bambini... e lei, lei non aveva fatto niente..."
Nick non aveva saputo cosa dire e si era limitato a tenerlo stretto. Lo sapeva, lo sapeva bene: era andato di persona a vedere quella scena del crimine, sperando solo di trovare una prova che lo portasse a dov'era Clint, che lo rassicurasse che era ancora vivo, e quello che si era ritrovato davanti lo aveva fatto sentire male. Lui che aveva combattuto in guerra, lui che aveva partecipato a innumerevoli battaglie, era quasi crollato davanti al corpo straziato della piccola Nicole, la piccola dell'uomo che ora stringeva tra le braccia, lo stesso uomo che tempo prima, proprio in quell'ufficio, gli aveva chiesto di essere il padrino di quella bimba che sua moglie portava in grembo.
Quando finalmente Clint era sembrato riuscire a calmarsi abbastanza Nick l'aveva portato a casa propria, occupandosi di metterlo a dormire e assicurandosi mangiasse, iniziando una strana convivenza col cecchino che non aveva più nemmeno pensato di lasciare quell'appartamento, restando a dormire nella sua stanza degli ospiti e riprendendosi un poco alla volta.
Aveva provato a farlo tornare a lavoro, conscio che sarebbe stato meglio tenere occupata la sua mente, e per un po' Clint era sembrato migliorare.
Fino a  quando Nick non aveva guidato una squadra selezionata in una dimensione parallela.
L'arciere sarebbe voluto andare con lui, ma  Nick gli aveva messo le mani sulle spalle, guardandolo negli occhi, e gli aveva detto che preferiva lui rimanesse lì. Non avevano idea di come l'altra dimensione potesse essere, di quanti di loro sarebbero tornati, se fossero tornati. E anche se preferiva non dirlo chiaramente, non voleva dover temere ancora una volta per la sua vita, non così presto.
Clint aveva aspettato, lavorando al Triskelion per mantenere la situazione sotto controllo per quanto possibile, ed era stato tra le persone che avevano osservato il ritorno dell'Helicarrier. In silenzio, a braccia incrociate, Clint aveva aspettato di veder scendere Nick con gli altri per squadrarlo e assicurarsi non si fosse giocato un altro arto prima di informarlo che a casa era finito il latte e di vedere di ricomprarlo.
Ma Nick non era sceso e Clint aveva stretto i denti, decidendosi alla fine ad andare a parlare con Capitan America e gli altri.
"Dov'è Nick?"
Non l'avevano voluto guardare nemmeno negli occhi, nessuno a parte Cap, lì, che a muso duro gli aveva detto che Nick li aveva traditi tutti.
Li aveva traditi tutti. Non importava che lo avesse fatto per proteggerli, non importava che tutto fosse andato male per via di Doom e di un uomo nell'altra dimensione: loro erano stati la giuria e il carnefice, decidendo che Nick aveva fatto l'errore e per quello avrebbe pagato restando intrappolato nell'altra dimensione.
Clint non dovette nemmeno pensarci per scagliarsi contro di lui, colpendolo con un pugno al viso che neppure gli diede la soddisfazione di vedere il simbolo dell'America a terra, prima di venir trattenuto a viva forza dai presenti.
Li aveva insultati, gli aveva urlato contro fino ad avere la gola dolorante, ma ormai era fatta.
Ne aveva preso piena coscienza quando era ritornato a casa, nella cucina dove negli ultimi tempi avevano cenato sempre insieme, come quando erano all'inizio e non erano nient'altro che due agenti che salivano i ranghi, discutendo ad un tavolino delle strategie per arrivare ancora più in alto e far quadrare i conti.
Era solo. Veramente solo. Niente più Laura, sua moglie, niente bambini. Ed ora era andato anche Nick. In quel mondo non gli era rimasto più nessuno.

Clint da allora non si era più fatto chiamare col suo nome di battesimo, arrivando a puntare anche la pistola contro chi si azzardava a farlo, rispondendo solo ed esclusivamente al suo nome in codice. Aveva coperto il volto e non si era più mostrato agli altri, non aveva più voluto legarsi o provare emozioni.
Portava un bersaglio in fronte e cercava di farsi ammazzare.
Ma ancora un sorriso amaro affiorava dietro quella maschera, un sorriso di scherno, quando qualche compagno a vedere il suo comportamento provava a chiedergli cosa ci fosse che non andava in lui. Come se si aspettassero che qualcosa veramente potesse andare bene nella sua vita, dopo tutto ciò che aveva perso.

Ci volle del tempo, ma infine tutti loro dovettero arrendersi alla semplice verità: non potevano fare a meno di Nick Fury per poter risolvere i loro problemi. Servì un cataclisma mondiale perché rivedessero la loro decisione passata e decidessero di andare a recuperarlo. Perché gli serviva. Perché una volta tolto lui dall'equazione i malvagi avevano avuto tutte le possibilità del mondo per spezzare migliaia di vite.
Nick era tornato, gli uomini erano stati chiamati a raccolta, le squadre formate, e sul mezzo diretto al covo di Magneto Nick aveva intravisto Clint. Dopo gli anni passati separati avrebbe voluto avvicinarsi a lui, parlarci, sentire finalmente una voce amica. Sapere che stava bene, capire se soffriva ancora per la perdita di Laura e dei piccoli. Dirgli che stava bene, cercare di capire se gli era mancato quanto era mancato a lui il suo unico amico. Ma non era davvero il momento giusto, non mentre tutti preparavano le loro armi, e forse non aveva nemmeno davvero bisogno di chiedere: bastava guardare il modo in cui rimaneva in disparte da tutti, appoggiato contro una parete e a braccia incrociate, bastava vedere quel bersaglio di cattivo gusto sulla sua fronte ed il modo in cui nascondeva il viso e gli occhi da tutto e tutti. Per un attimo la preoccupazione quasi lo spinse ad alzarsi e andargli incontro, ma Clint si era voltato in silenzio, osservandolo, e Nick aveva preso un respiro a fondo, dicendosi che qualsiasi cosa si dovessero dire avrebbe potuto aspettare. Ne sarebbero usciti vivi. A qualsiasi costo.

C'erano riusciti. "Come era prevedibile." Aveva aggiunto lui a fine missione, accendendosi il sigaro, e Nick era tornato con gli altri al centro del potere. L'Helicarrier, gioiello dello SHIELD.
Nick aveva spiegato a Carol Danvers, colei che gli era succeduta al comando dello SHIELD, cosa fosse accaduto, durante la sua permanenza nell'altra dimensione e in quella, durante la battaglia. La donna non era stata affatto contenta del suo ritorno e non aveva esitato a comunicargli che era meglio non sollevasse troppo la testa o tentasse colpi strani per riacquistare la sua posizione. In quel mondo lui era ormai caduto in basso e nessuno era contento che lui fosse di nuovo lì. Ma gli era stato utile, quello sì.
Nick aveva ignorato le sue parole come fossero prive di alcun valore e aveva lasciato l'ufficio, trovando fuori ad aspettarlo buona parte degli uomini con cui aveva combattuto e che erano per la maggior parte gli stessi che a suo tempo l'avevano abbandonato. Erano d'improvviso tutti molto interessati dal sapere se sarebbe rimasto o se  avevano intenzione di rispedirlo lontano. Per un momento le parole della Danvers fecero quasi breccia in lui, non per quelle facce scure al pensiero che lui sarebbe stato lì tra loro, vivo, vegeto e libero -delle loro facce non gli poteva importare di meno-, quanto per l'assordante mancanza tra loro di Clint.
Non aveva aspettato a sapere della sua sorte.
Non gli era interessato parlargli.
Come se Nick non si fosse allontanato da lui che per poche ore e non ne avesse minimamente sentito la mancanza, quando per Nick aggrapparsi al pensiero che di là, nel suo mondo, qualcuno ancora lo aspettava, a qualcuno importava che lui riuscisse a trovare il modo di tornare, era stato tutto. Tutto ciò che aveva per poter rimanere sano e non tentare di ammazzarsi con un colpo alla testa.
Aveva stretto i denti e proseguito per la sua strada, ignorando gli sguardi che lo giudicavano e disapprovavano con un'indifferenza allenata negli anni ed era tornato a casa, tirando fuori dalla tasca quelle chiavi che spesso mentre era stato via si era ritrovato a prendere in mano e fissare, stringendole come fossero un amuleto porta fortuna. Dicendosi che prima o poi sarebbe tornato.
Ora che era lì però si sentiva stanco. E vecchio. Solo. Come non si era sentito nemmeno ad un universo di distanza, quando almeno aveva la speranza.

Si era fermato pochi passi dentro la sua cucina, le chiavi ancora in mano e un groppo in gola, guardando Clint lì in piedi totalmente a suo agio, impegnato a cucinarsi la cena con addosso i pantaloni del pigiama e una maglietta.
Nick era rimasto a guardarlo in silenzio, senza voler fare più nemmeno un passo, non molto sicuro che non fosse soltanto un fantasma dei suoi desideri quello che gli aleggiava davanti. Era tutto ciò che aveva desiderato: tornare a casa da lui, avere quella familiarità, sapere che lo stava aspettando.
Aveva quasi trattenuto il respiro quando Clint si era voltato verso di lui, dimostrando per la prima volta di aver notato la sua presenza, e aveva spento il fuoco sotto la padella.
"Cosa ci fai qui?" Aveva chiesto il cecchino, guardandolo con un sopracciglio inarcato e l'aria vagamente spazientita.
"È casa mia."
"Era casa tua. Ora è mia." Aveva incrociato le braccia, guardandolo male prima di scoppiare in una bassa risata di puro sollievo e andargli incontro, abbracciandolo stretto. "Non ti azzardare mai più a scomparire a quel modo..." Aveva detto, da qualche parte contro la sua spalla, e Nick aveva negato con la testa, stringendolo a sé, portando una mano tra i suoi corti capelli biondi per accarezzargli la nuca.
"Non me ne vado più da nessuna parte, te lo prometto."





  
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