Fanfic su artisti musicali > Linkin Park
Ricorda la storia  |      
Autore: _Nobody_    15/12/2012    5 recensioni
Lui che tentava costantemente di aiutarmi accogliendomi tra le sue braccia ed io che, come un cretino, mi sottraevo e mi allontanavo sempre di più.
Due esseri così diversi uniti da quel filo invisibile, ma allo stesso tempo fragile: l'amicizia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~Madness

***

 

-Chester, basta. O la smetti di farlo o basta. Non ne posso più- aveva detto freddo e schietto lasciandomi lì come un cane bastonato.

-Mike tu non puoi capire. Finchè non sei nella mia stessa fottutissima situazione non puoi sapere quello che provo. Lo so che cerchi di liberarmi da questo schifo, ma non posso continuare con 'sta vita di merda!- avevo risposto ormai in preda alla follia. Quel giorno ero strafatto di robaccia e non ragionavo, i miei neuroni erano sotto il comando malvagio delle sostanze e sapevo perfettamente che lo sarebbero stati ancora per un po' .

Era da tempo che cercava di portarmi fuori dalla mia pessima situazione, ma io cercavo di immergermi maggiormente in quell'oceano di dolore e di rabbia, ma nonostante tutto lui non aveva mai smesso di aiutarmi e di confortarmi giorno per giorno.

Lui, Mike Shinoda, Michael Kenji Shinoda, il mio più caro amico, la persona che aveva deciso di dividere con me la sua grande e lussuosa casa, l'unica persona che mi desse un po' di sostegno nonostante le mie cattive abitudini e una fonte inesauribile di amore e affetto.

E io, Chester Bennington, Chester Charles Bennington, un fottutissimo ventiquattrenne tossicodipendente, un poveraccio immerso nella merda fino al collo, con uno schifo di vita e incapace di provare a migliorarla.

Lui che tentava costantemente di aiutarmi accogliendomi tra le sue braccia ed io che, come un cretino, mi sottraevo e mi allontanavo sempre di più.

Due esseri così diversi uniti da quel filo invisibile, ma allo stesso tempo fragile: l'amicizia.

Era un'amicizia sincera ed io lo sapevo, anche fin troppo bene, però non riuscivo a godermela e a fare di essa un dono speciale e prezioso.

Quando mi aveva sottratto del tutto la droga le cose sembravano andare meglio: soffrivo di meno e lui era più felice. Solo quel ragazzo era in grado di impegnarsi tanto e di pazientare per uno come me. Solo lui al mondo sapeva offrire tutto quell'affetto su un piatto d'argento e donarmelo senza avere in cambio nulla.

Ma io, come al solito, dovevo sempre rovinare tutto.

-Chester...- mi aveva sussurrato con le lacrime agli occhi dopo aver osservato quel cassetto.

-Chester, perchè è ancora lì?! Spiegami perchè?!- gridava ora disperato.

Un mal di stomaco mi aveva appena colpito come una freccia infuocata e doleva sempre di più, ma ero certo che non fosse l'effetto della droga. Non era mai successo prima d'ora. Avevo cominciato a stringere la pancia e ad accasciarmi sul pavimento freddo e lucido della stanza di Mike, che mi guardava quasi schifato.

-Mike... Mi dispiace- avevo cercato di scusarmi con voce sommessa dal dolore.

Sentivo il suo sguardo, un tempo carico d'affetto, bruciarmi lentamente.

-Lo so che ci hai messo tutto te stesso e che io sono uno sporco traditore- avevo sibilato mentre fissavo i suoi occhi, ora impassibili e gelati.

-Mi dispiace 'sto cazzo! Credevo ci fosse qualcosa di davvero speciale tra noi e invece, quando credevo di essere riuscito nel mio intento, tu mi hai tradito e sei ritornato a fare uso di quella merda! Adesso dimmi dove cazzo l'hai presa!- gridava ormai spazientito e deluso dal mio comportamento.

Gli avevo indicato il comodino e lui, a passo deciso, si era avviato verso esso afferrando il foglietto malconcio appoggiato e leggendone le scritte.

Mi fissava, continuava ad osservarmi e a scrutarmi e alcune lacrime avevano cominciato a solcare le sue guance rosse. I suoi occhi color nocciola erano appannati da quelle lacrime amare, la felicità che infondevano una volta era ormai svanita nel nulla e un sentimento di pura depressione aveva preso il suo posto.

-Mi dispiace tantissimo Mike...- sussurravo ancora in preda al mio stomaco dolorante.

-Addio Chester, addio- aveva concluso uscendo e sbattendo rumorosamente la porta della sua stanza.

 

***

 

Le immagini del mio passato mi passano davanti agli occhi una ad una: quando ho visto la mia droga essere gettata via, quando mi aiutava e mi tranquillizzava, i nostri interminabili pomeriggi e la litigata per il mio fottuto errore.

Osservo i fiocchi di neve scendere candidi e posarsi dolcemente sui tetti e sulle strade asfaltate di Los Angeles.

Le tegole rossastre sono coperti da uno spesso velo di fiocchi bianchi: è da quasi una giornata intera che nevica e sembra voler andare avanti per qualche ora.

Certe persone hanno addobbato il balcone con un piccolo abete colmo di palline e di lucine colorate che risaltano in questa notte fredda e senza luna. Se solo non fosse per la luce fioca e debole che illumina la stanza di Mike, mi ritroverei perennemente immerso nelle tenebre. La valigia aperta e i vestiti sparsi a terra disordinavano la stanza e il nipponico mi avrebbe sicuramente gridato spudoratamente in faccia di riordinarla. Lo avrebbe fatto se solo mi avesse trovato.

I piedi ciondolano morbidi lungo la facciata della casa e l'acciaio della finestra mi congela le mani. Qualche fiocco si posa sui miei pantaloni e si scioglie velocemente, lasciando un piccolo alone umido.

Il prato secco del cortile del condominio non è altro che una distesa bianca. Sembra molto accogliente, come un cuscino morbido e stracolmo di piume. Ancora una volta fisso la foto di Mike incorniciata e appesa sulla parete.

-Chester, hai finito con le valigie?- chiede indifferente da dietro la porta di legno della camera. Non gli rispondo, so che non è interessato e non è disposto ad aiutarmi, mi vuole fuori dai piedi prima possibile.

-Chester, diamine, ti ho fatto una domanda- ribatte, cominciando a perdere la pazienza. E ancora lo lascio immerso nel dubbio.

-Cazzo Chester! Rispondi sì o no?!- urla incazzato nero spalancando la porta. Mi guarda terrorizzato e non capisce perchè io sia seduto sulla finestra con le gambe all'esterno.

-Cosa... Cazzo... Fai?- sussurra avvicinandosi lentamente. Allunga timidamente una mano, come per convincermi a tornare nella stanza e a non fare stronzate.

-Addio Mike, addio- rispondo pigramente con un tono di voce freddo e impassibile.

-Chester non provare a...- cerca di fermarmi evidentemente preoccupato.

Una spinta, un movimento volontario dei muscoli, un secondo.

Tutto ciò accade così velocemente.

Sento la neve fredda aderire contro la mia pelle, sento il vento soffiare sul mio corpo debole e immobile, la voce di Mike che mi insulta durante i litigi passati mi riecheggia molte volte nella mente.

-Addio Mike...- sussurro faticosamente.

{Salve salvino a tutti tuttini! (?)
Good morning, evening or night guys!
Questa è la mia seconda fanfiction su questo fandom, ma sinceramente non ne sono molto soddisfatta. Ho fatto suicidare Chester D:
Stronza maledetta che non sono altro... Sappiate che la neve che è caduta in questi giorni mi ha aiutata molto a scrivere. Mi piacerebbe davvero molto sapere cosa ne pensate.
Grazie mille a coloro che recensiranno.

_Nobody_}

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Linkin Park / Vai alla pagina dell'autore: _Nobody_