Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: effewrites    15/12/2012    12 recensioni
[SOSPESA]
AU - TALUKE (+ Percabeth, + Lunabeth) - Rating Arancione per linguaggio e tematiche.
«Luke, ti presento Talia Grace, la mia migliore amica. Talia, lui è Luke Castellan, il mio fidanzato».
Mr. Sorriso era il tizio-nel-letto.
E Talia Grace era in un mare di guai.

Una mattina come tante altre, Talia si sveglia in un letto non suo, con i postumi di una sbornia colossale, e uno sconosciuto che le dorme accanto. Potrebbe essere una delle tante storie da una botta e via. Potrebbe non rivedere questo sconosciuto mai più. Ma, siamo seri!, a chi interesserebbe poi una storia del genere?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Ivy. 
Perché mi sopporta,
sempre.


Last Friday Night

 


FIND ANOTHER GIRL ACROSS THE BAR
CAUSE L-O-V-E IS NOT WHAT IT WAS.

 
Talia si stiracchiò.
La sensazione delle lenzuola che le scivolavano sulla pelle nuda la fece rabbrividire, mentre sospirava e affondava il capo nel cuscino, abbracciandolo e raggomitolandosi su sé stessa.
Sentiva lo stomaco in subbuglio e la testa che le pulsava ritmicamente; la ragazza mugugnò un’imprecazione, rimpiangendo di già il sonno che aveva attutito fino a quel momento gli effetti della sbornia.
«Vaffanculo» biascicò sbadigliando.
Sentiva il calore del sole sulla schiena scoperta, e quando mosse le spalle le ossa scricchiolarono. Talia non avrebbe mai voluto abbandonare quel confortante letto, così ampio e comodo. Era certa che non appena avesse messo piede a terra la stanza avrebbe preso a girare e lei avrebbe dato di stomaco, facendo dono al gabinetto di tutti quei drink che aveva ingollato la sera precedente.
Sospirò. Meglio rimandare il traumatico momento il più a lungo possibile.
Si allungò nel letto, facendo stiracchiare le dita dei piedi e le gambe, quando improvvisamente toccò qualcosa. O meglio, qualcuno.
Un brivido le corse lungo la schiena e Talia sgranò gli occhi.
Il candore della stanza la colse impreparata e le ferì la vista. Tende bianche che si gonfiavano per via della finestra del balcone lasciata socchiusa, pareti bianche e spoglie, mobilio di legno bianco e di metallo. Ogni oggetto lì dentro era bianco, asettico e impersonale.
Di una cosa Talia Grace era più che sicura: quella in cui aveva appena trascorso la notte non era affatto la sua stanza.
Con la punta delle dita del piede esplorò nuovamente lo spazio libero del letto, e sfiorò di nuovo una gamba a poca distanza da lei. Trattenendo il respiro la ragazza si voltò, cercando di essere il più silenziosa possibile, per non svegliare l’uomo addormentato sdraiato nel letto accanto a lei.
Lo sconosciuto le dava la schiena, e a giudicare dal respiro pesante stava ancora dormendo profondamente.
Oltre la schiena, di lui si scorgevano solo i capelli chiari. Sotto le coperte era completamente nudo.
Talia represse a stento l’impulso di colpirsi la fronte con il palmo della mano. Si limitò a stringere le palpebre e a passarsi una mano fra i disordinati capelli neri.
Era successo di nuovo.
L’aveva fatto ancora, cazzo!
Era la terza volta in un periodo di tempo decisamente troppo breve che si risvegliava in una stanza non sua. La terza volta che si ubriacava talmente tanto da portarsi a letto il primo sconosciuto che le capitava sotto mano.
Silenziosamente portò le gambe fuori dal letto, poggiando i piedi sul parquet in legno chiaro. Prima di alzarsi aspettò che il mondo intorno a lei la piantasse di vorticare.
Riuscì a individuare la sua biancheria intima per terra, poco lontano da dove si trovava, mentre il resto dei suoi vestiti era sparso un po’ ovunque.
Raccolse ogni cosa, muovendosi velocemente, o almeno alla massima velocità che le consentiva la sua mente ancora offuscata; voleva rivestirsi e andarsene da quel posto prima che il tizio-nel-letto si svegliasse, perché proprio non le andava di sapere come lui avrebbe reagito di fronte al fatto di aver trascorso la notte con una sconosciuta.
Sì infilò alla ben’e meglio il jeans e la maglietta, raccattando la giacca di pelle e gli stivali in un angolo della stanza. Mentre lottava per far entrare i piedi nelle scarpe, imprecando mentalmente ogni volta che produceva anche solo il fantasma di un rumore, colse la sua immagine nel grande specchio a parete accanto alla porta d’ingresso.
Il viso era pallido, aveva due occhiaie da far spavento, il pesante trucco nero le aveva impiastricciato le guance nascondendole la spruzzata di lentiggini che aveva sul naso. I suoi stessi occhi blu elettrico la guardavano con un’espressione contrita. Talia distolse lo sguardo.
Si era appena infilata la giacca e stava per uscire da quella camera bianca che voleva soltanto dimenticare e non rivedere mai più, quando sentì il colpo di tosse.
Un modo gentile di richiamare la sua attenzione, dal momento che molto probabilmente il tizio-nel-letto non conosceva il suo nome; e se anche l’avesse conosciuto, probabilmente a quest’ora l’aveva già dimenticato.
Talia rimase ferma, fingendo di non aver sentito, ma poi il tizio-nel-letto si schiarì di nuovo la voce, stavolta più rumorosamente, e lei si voltò verso di lui. Magari sarebbe riuscita a liberarsene in fretta. Aveva già accumulato un incredibile ritardo, e ricordava bene quanto Annabeth fosse precisa sugli orari. La sua amica odiava aspettare.
«Buongiorno», esordì il tizio-nel-letto, osservando Talia con un’espressione serena e riposata che le fece contorcere lo stomaco. «Te ne vai di già?».
Talia alzò appena le spalle. «Ho un appuntamento e sono in ritardo».
Non gli doveva delle spiegazioni, si ricordò con fastidio, mentre il tipo annuiva fra sé e sé, totalmente a suo agio nella situazione.
Ad occhio e croce doveva avere intorno ai venticinque anni. Occhi celesti, capelli biondo sabbia, appena un accenno di barba e un fisico asciutto e abbronzato.
A Talia sembrò totalmente insipido.
«Magari potresti rimanere per un caffè», propose il tipo. Talia affilò lo sguardo.
«Sono in ritardo», ribadì, e si voltò per dirigersi verso la porta.
«Be’, lascia almeno che ti chiami un taxi!». insistette lui. Dal rumore del materasso, doveva essere sceso dal letto. Quando Talia si voltò aveva già indossato un paio di pantaloni, e la stava guardando con un sorrisetto in volto.
Lei non ricambiò.
«Senti, non devi essere per forza gentile», disse. Ecco perché avrebbe voluto andarsene prima che il tipo si fosse svegliato. Voleva saltare la parte più imbarazzante, più umiliante di tutta la faccenda: la finzione che la sera prima ci fosse stato sul serio qualcosa di più di un rapporto occasionale. «New York è una città gigantesca e molto probabilmente — anzi, quasi certamente — dopo che sarò uscita da questo albergo non ci sarà più alcuna occasione nella quale potremmo incontrarci di nuovo. Fuori dalla stanza, fuori dalla tua vita. Ignorare quello che è successo sarebbe la cosa meno umiliante per entrambi. E, tra l’altro, non stavo accampando una scusa dicendo che sono in ritardo per un appuntamento: devo davvero andare».
Il ragazzo mantenne il sorriso, guardandola con fare curioso, come se la stesse studiando. Poi scosse la testa e allargò le braccia in segno di resa.
«D’accordo. Non posso nemmeno chiederti quale sia il tuo nome?».
Talia aprì la porta della stanza. «Non vedo a cosa potrebbe esserti utile», disse, chiudendo poi la porta alle sue spalle.

**

Mentre si dirigeva verso l’Olympus, il bar nel quale durante gli anni del liceo lei e la sua migliore amica Annabeth Chase avevano trascorso interi pomeriggi tra un libro di testo e qualcosa da mangiucchiare, Talia fece del suo meglio per dare una ravvivata ai suoi capelli e non sembrare una ragazza appena scesa dal letto — tra l’altro, neanche suo.
Cercò di ripercorrere la sera precedente, ma nella sua memoria c’era solo un grande e fastidiosissimo buco nero, sgradita conseguenza di quei dannati drink alcolici che doveva aver trangugiato durante la serata.
Scostando qualche passante frettoloso, riuscì a farsi strada tra la frenetica gente di New York e ad arrivare fino ai tavolini esterni del bar, per lasciarsi poi cadere su di una sedia sospirando.
Ordinò al cameriere una tazza di caffè ristretto, pregando che potesse rimetterla almeno un po’ in sesto prima dell’arrivo di Annabeth, e tirò fuori il cellulare per dare uno sguardo all’ora segnata sul display. Inarcò un sopracciglio.
Strano, si disse Talia. Annabeth Chase non era solita arrivare in ritardo.
Di tempo per preoccuparsi però non ce ne fu abbastanza; il caffè ordinato da Talia arrivò qualche minuto dopo, e la ragazza fece appena in tempo a buttarlo giù tutto d’un colpo, ustionandosi la gola, prima che uno sgargiante taxi giallo si fermasse all’angolo della strada, lasciando uscire una giovane donna dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo all’altezza della nuca.
«Oh mio Dio, sei qui!».
Non appena la scorse, Annabeth si lanciò addosso a Talia con tutto l’impeto di una ragazza che non vedeva la sua migliore amica da un anno o poco più.
Le due ragazze erano diventate amiche ai tempi della scuola elementare, quando Talia aveva dieci anni e Annabeth uno in meno. Erano state indivisibili fino all’ultimo giorno di liceo, quando la bionda aveva esposto all’altra il suo progetto di iscriversi alla facoltà di architettura al più presto possibile.
“Voglio diventare un grande architetto, Tals”, le aveva detto Annabeth. “Come lo è mia madre. Voglio renderla fiera di me.”
«Sono sempre stata qui, Annie. Sei tu quella che è appena tornata», le sorrise Talia, ricambiando il suo abbraccio.

**

Per riallacciare un rapporto che per oltre un anno era andato avanti solo tramite telefonate ed e-mail servirono non più di una ventina di minuti, due caffè e una buona dose di confidenze tra vecchie amiche.
In un lasso di tempo decisamente breve, Talia era venuta a conoscenza della vita universitaria di Annabeth, delle disastrose visite della ragazza a suo padre e alla sua nuova moglie, ma soprattutto del suo fantomatico nuovo fidanzato conosciuto quattro mesi prima nel Connecticut, quando era andata a far visita a una sua vecchia amica.
«Devi conoscerlo, Tals» disse la bionda con occhi sognanti. «È così dolce, e romantico, e divertente! E poi, oh, dovresti vedere il suo sorriso…».
«Non ti vedevo in questo stato da quando ti prendesti quell’assurda cotta per mio cugino al terzo anno di liceo!», rise Talia.
Annabeth fece scomparire il sorriso e aggrottò le sopracciglia chiare. «Non dire stupidaggini».
«Non lo faccio, infatti».
Ricordava bene l’aria stralunata del volto di Annabeth ogni qualvolta la ragazza avesse incontrato suo cugino per i corridoi dell’istituto. Ma far stizzire la sua amica mezz’ora dopo il suo arrivo non sembrava proprio la cosa adatta da fare, per cui Talia si limitò a lasciarsi andare contro lo schienale della sedia mentre giocava con una delle bustine di zucchero poste nel contenitore sul tavolo.
«Allora», disse. «Quando potrò incontrare Mr. Sorriso e dare la mia benedizione? Non dovrò pagarmi un viaggio fino in Connecticut, spero! Al momento sono al verde».
Era una bugia. Il denaro non era mai stato un problema, per Talia. Aveva un conto in banca che avrebbe fatto invidia a chiunque, ma la sola idea di mettere le mani su quella fortuna la ripugnava, dal momento che detestava chi glie l’aveva procurata.
I grandi occhi celesti di Annabeth ebbero un guizzo, e la ragazza riprese a sorridere. «Non sarà necessario, visto che anche lui è qui a New York».
Talia perse interesse verso la bustina di zucchero. «Davvero?».
«Già. Ci tenevo a presentarlo a te e agli altri, e siccome lui doveva da tempo occuparsi di alcuni affari riguardanti l’azienda di famiglia l’ho convinto a venire qui a New York tre giorni fa per sbrigare tutto il lavoro, in modo da poter poi avere un po’ di tempo libero insieme».
Annabeth, Annabeth. Sempre pronta a pianificare ogni cosa.
«Sembra fantastico. Potremmo organizzare una cena, o qualcosa del genere. Magari affibbiamo il compito a Silena, eh? A lei piace sempre così tanto occuparsi di queste cose», propose Talia.
«Di sicuro, ma dopo. Ora ho bisogno che tu lo conosca, Talia! A dire il vero avrebbe dovuto accompagnarmi qui stamattina, ma ha avuto un contrattempo e i piani sono saltati», spiegò Annabeth con aria afflitta. Detestava quando i suoi programmi venivano sballati o rovinati.
Talia stava per dire che non c’era poi questa grande urgenza di farle incontrare Mr. Sorriso, ma Annabeth soffocò ogni sua parola sul nascere.
«Non importa. Vedrai, sarà qui a momenti. L’hotel dove alloggia non è affatto lontano da qui».
Talia non poté fare a meno di sorridere. Era più che raro vedere la sua migliore amica così emozionata per qualcosa o qualcuno, il che stava a significare che questo Mr. Sorriso doveva essere davvero eccezionale per farle un effetto del genere.
Le due ragazze parlottarono ancora per un po’ del più e del meno, chiacchiere superficiali con lo scopo più che altro di far passare l’attesa, quando all’improvviso Annabeth scattò in piedi.
«Ah, finalmente!», esclamò sorridendo. «Cominciavo a perdere le speranze!».
Una risata maschile giunse da un punto non molto lontano alle spalle di Talia. La ragazza dovette ammettere che si trattava proprio di una bella risata, calda, profonda, decisamente sexy.
«Te l’ho detto, ho avuto dei contrattempi imprevisti. Ma l’importante è che sono qui, no?».
Proprio mentre Annabeth correva ad accogliere Mr. Sorriso, Talia si lasciò scappare un non tanto impercettibile salto sulla sedia, lasciando rovinare la sua borsa per terra.
Uh, quella voce l’aveva già sentita. E anche di recente.
Molto di recente.
Si diede però della sciocca, scuotendo la testa con un sorrisetto.
Ma no, si disse, non è possibile. Era stato sciocco e assurdo anche solo aver avuto la sensazione che quella voce fosse appartenuta proprio a lui. Lui! Che con una città tanto grande a disposizione, proprio in quel bar sarebbe poi dovuto comparire così all’improvviso! Che assurdità.
Cose del genere accadevano soltanto nei telefilm seguiti dalle ragazzine in televisione o nei romanzetti rosa che spopolavano nelle librerie, non nella vita reale.
«Vieni, devo assolutamente presentarti una persona», esclamò Annabeth, rientrando nel campo visivo di Talia insieme a Mr. Sorriso.
Che, tra parentesi, un bel sorriso lo aveva davvero.
Un peccato, un vero peccato che fosse stato ridotto a poco più di una smorfia nel momento esatto in cui gli occhi celesti del fidanzato di Annabeth si erano soffermati su Talia.
La ragazza conosceva bene quel tipo di sguardo. Poteva essere ben definito da due delle più semplici parole esistenti nel vocabolario umano: oh, merda.
«Luke, ti presento Talia Grace, la mia migliore amica. Talia, lui è Luke Castellan, il mio fidanzato».
Mr. Sorriso era il tizio-nel-letto.
E Talia Grace era in un mare di guai.
 

I think I should know
How to make love to something innocent
Without leaving my fingerprints out, now,
L-o-v-e’s just another word I never learned to pronounce.

[Starstrukk - 3OH!3 ft. Katy Perry]











 

So di aver appena fatto una pazzia. Lo so, lo so, lo so, me ne rendo benissimo conto! So che ho un mucchio di fanfiction da iniziare/portare a termine, ma è un anno che LFN (o almeno i suoi primi due capitoli) mi capitano sotto gli occhi ogni volta che accendo il computer. 
E' proprio perché ho un botto di roba da scrivere che nel caso questa FF non venga apprezzata purtroppo credo che rimarrà su Efp sotto forma di oneshot c.c 
Comunque! Ci terrei a chiarire alcuni punti:
- questa FF è un' AU, ovvero Alternative Universe: non ci sono semidei, tutti i personaggi hanno intorno ai 20 anni, la trama è completamente inventata;
- ho inserito l'avvertimento OOC perché temo di stravolgere alcuni personaggi (quali Percy e Silena, che compaiono nel cap. 2);
- ho inserito il rating arancione in primo luogo per il linguaggio (preparatevi ad un'invasione di cazzomerdavaffanculoporcatroia òAò), e in secondo luogo per le tematiche sessuali. Non so ancora se verrà inserito un capitolo lime con scene di sesso non esplicite: se riuscirò a scrivere qualcosa di decente, ci sarà. 
Ehhhh credo di aver detto tutto.
Ah vabbé, questa fanfiction è dedicata ad Ivana, che è stata la prima a leggere il primo capitolo, e che mi sopporta sempre e comunque da ormai due anni. Ed è dedicata anche a Paola, la sua gatta (lunga storia...) <3

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: effewrites