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Autore: hztttao    15/12/2012    4 recensioni
✧ OnTae 「 TaeMin + Onew(JinKi) 」
Trama:
❝ Delle lacrime rigano il volto paffuto di quel bambino,urla i nomi dei loro genitori,li chiama “Mamma!” “Papà!” ma non gli arriva alcuna risposta.
I medici curano le sue ferite,ma nessuno potrà mai curare il suo cuore,dopo quell’incidente.
Tutto diventa sfocato,una luce lo investe,si agita sotto le coperte come quel bambino nel sogno,ma purtroppo quel bambino era lui. ❞
[...]
❝ Lì a terra,un ragazzino rannicchiato vicino ad un cassone dell’immondizia,coperto con solo un cappotto,messo male tanto quanto il proprietario. ❞
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 Don’t leave me.

 
Solo.
 
Ecco come era, ma non solo per scelta propria è stata tutta colpa di un tir.
Esatto, un tir, uno di quei camion lunghi, con le scritte giganti, così se lo
ricorda e così gli ritorna in sogno ogni notte.


Aveva cinque anni, sembra strano avere ricordi a quell’età, ma più che un
ricordo è stato un trauma.

Stava in macchina coi suoi genitori, era natale,precisamente il 24 di natale
e tornavano da una visita alla sua anziana nonna, quando ad un incrocio
un tir lungo parecchi metri,slitta sull’asfalto ghiacciato, scontrandosi
contro la loro auto.


Non riusciva a vedere i suoi genitori, tutto successe in modo troppo veloce,
un’ambulanza li soccorse, presero il bambino dall’auto e subito dopo si
allontanarono, ma l’auto saltò in aria e con essa anche la cabina del tir.

Fuoco, un fumo si alzò verso il cielo, come ad avvertire agli angeli di
accogliere nuove anime lì in paradiso e di prendersi cura dei suoi genitori.


Delle lacrime rigarono il volto paffuto di quel bambino,urlò i nomi dei loro
genitori, li chiamò: “Mamma!” “Papà!” ma non gli arrivò alcuna risposta.

I medici curarono le sue ferite, ma nessuno potrà mai curare il suo cuore,
dopo quell’incidente.

Tutto diventa sfocato, una luce lo investe, si agita sotto le coperte come
quel bambino nel sogno, ma purtroppo quel bambino era lui.


La fronte imperlata da minuscole goccioline che percorrono la linea del suo viso,
cadendo sulla stoffa del cuscino, respiro irregolare e occhi pieni di paura.

Tutta la paura provata quel giorno fatale, quando vide morire davanti ai
suoi occhi e propri genitori, quando vide,anche se impossibile, le loro
anime salire al cielo accompagnate dagli angeli.

Scende dal letto e si sente uno schifo,deve cambiare, non può continuare
a soffrire, bisogna godersi il presente, ma come può goderselo se pensa
ai fantasmi del suo passato?


Si avvia verso il bagno e butta all’aria tutti i vestiti, entrando poi nella doccia.
Un getto potente di acqua calda e finalmente sente i muscoli rilassarsi e
chiude gli occhi,godendosi quel momento,per poco,perché dall’altra stanza
suona il telefono e Jinki si lega un asciugamano intorno alla vita, correndo
a piedi scalzi in camera per rispondere al telefono.


« Pronto? »
« Yah! Hyung, ieri sera non mi hai chiamato, me lo avevi promesso. »
« Kibum-ah perdonami, ma ero troppo stanco.. Come va il viaggio in
America con Jonghyun-ha? »

Un urlo dall’altra parte della cornetta, Jinki sorride e riconosce la voce
di Jonghyun che lo saluta, poi una pentola cade.


« Che succede? »
« Jonghyun-hyung vuole preparare la cena da solo, hyung aiutami,
non voglio morire giovane. »

Sente la voce di Jonghyun che lo rimprovera e tutti scoppiano a ridere,
Jinki pensa che è stato davvero fortunato a conoscere delle persone
speciali come loro, che lo fanno sempre sorridere.

Tutti e tre ridono di gusto, Kibum mette il vivavoce e insieme parlano,
chiacchierano e si divertono.


Stanno a parlare per un'oretta circa, poi Jinki decide di lasciarli mangiare
in pace,perché vuole soprattutto lasciargli un momento di privacy e farli
stare da soli.

Dopo questa allegra chiacchierata, si mette un jeans,una felpa e delle
Nike, coprendosi per bene con un cappello, una sciarpa rossa e dei bei
guanti caldi.


Fuori fa un freddo polare, appena esce sente il naso congelarsi sotto il
tocco ghiacciato dell’arietta che tirava e faceva incurvare la discesa
dei piccoli fiocchi bianchi che cadevano dal cielo con lentezza.

Si alza per bene la lana fin sopra il naso e cammina lungo il marciapiede,
con lo sguardo basso pensieroso.

Evita i passanti, senza volersi scontrare,non per non fare figuracce, ma
più perché non vuole levare la sciarpa per poter parlare.


Oltrepassa un vicolo cieco, fa due passi indietro notando qualcosa e lo vede.
Lì a terra, un ragazzino rannicchiato vicino ad un cassone dell’immondizia,
coperto con solo un cappotto, messo male tanto quanto il proprietario.

Quasi gli fa pena, si avvicina allo sconosciuto, piegandosi verso di lui e per
farsi capire meglio deve scoprirsi metà volto.


Il vento freddo non tarda ad arrivare, pungendogli le guancie e la punta
del naso.

« Ehi,tutto bene? »
Il ragazzo tremando, annuisce senza ricambiare lo sguardo di Jinki, ma
quest’ultimo non credo per nulla a quanto detto dal ragazzo.

« Come ti chiami? »
« N-Non dico nulla agli sconosciuti.. »

Jinki sospira e pensa che per avere la sua totale fiducia ed aiutarlo
almeno a tornare a casa, deve dimostrargli che può fidarsi di lui,
anche con un gesto semplice ma significativo.

Si leva a malincuore la sciarpa dal collo, sentendo l’aria congelata
entrargli nel cappotto e la lega al collo del ragazzo, che vedendo l'altro
allungargli le braccia si scosta spaventato.

« Voglio solo darti la mia sciarpa.. »
« N-Non la voglio,tienila tu. »

Jinki non è il tipo che abbandona le persone in queste situazioni,
anche se sono delle perfette sconosciute.

Lui è troppo buono per lasciare quel ragazzo lì al freddo, indifeso e
a rischio febbre o broncopolmonite, quindi se ne frega altamente della
risposta del ragazzo e gli lega la sciarpa al collo, alzandosi.


Gli porge la mano, come a seguire il suo movimento,ma il ragazzo la
guarda, rannicchiandosi ancora di più in se stesso.

« Come ti chiami? »
« Jinki, Lee Jinki. E tu? »
Il ragazzo lo fissa ancora per un po’, insicuro se dirgli il suo nome e
fidarsi totalmente di lui, oppure non dirgli nulla e correre via alla
ricerca di un altro vicolo freddo e desolato.


Sembra proprio che quel Jinki lo voglia salvare, la sua mano la paragona
alla sua salvezza, deve decidere se afferrarla e magari cambiare vita,
o lasciarla andare e rimanere in balia del freddo, di quell’uomo che
puntualmente ogni sera lo va a trovare per fargli qualcosa di davvero
orribile da descrivere.

« Lee Taemin. »

La afferra quella mano e con difficoltà si alza, aiutato dall’altro.
Non vuole più farsi toccare da nessuno per avere dei soldi, non
vuole più nascondersi, non vuole più cercare un vicolo cieco della
città e starsene lì fermo a congelare, sperando che qualcuno lo aiuti.

No, lui vuole ricominciare e forse quel ragazzo lo può aiutare.

« Bene, Lee Taemin, ti va una cioccolata calda? Offro io. »
Taemin pensa che se accetta, dimostra di starsene approfittando,
ma non assaggia una cioccolata calda da troppo tempo.

Gli occhi si illuminano, un bagliore di speranza compare sul suo viso e
timidamente annuisce, tenendosi al ragazzo per il troppo freddo.


Entrambi abbandonano quel vicolo sporco e freddo, disgustoso,
un luogo non adatto ad un ragazzo così dolce come lui.

Si incamminano sul marciapiede, nessuno dei due proferisce
parola e il silenzio è davvero snervante.

Taemin si sente in dovere di dire qualcosa.

« Grazie.. »
Jinki si gira verso di lui, ma entrambi continuando a camminare,
ritorna a guardare davanti a se, sorridendogli.

« Non ringraziarmi, ho fatto solo quello che anche altri avrebbero fatto. »
« No. Nessuno si è mai fermato, anzi, vedendomi mi hanno solo evitato. »
Jinki pensa che ha davvero fatto bene a salvare quel povero ragazzo e
si sente in colpa, forse è una cosa stupida, per non averlo salvato prima.


« Però adesso sei con me, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi. »
Ecco che Jinki gli mostra il sorriso più bello, ampio, che da una speranza a Taemin.
Anche l’altro ricambia il sorriso, forse un po’ tirato, ma sincero e si
stringe nella sciarpa di Jinki, inspirando appieno il suo profumo dolce.

« Eccoci,siamo arrivato. »

Taemin guarda l’insegna e la porta di vetro si apre, producendo un suono
simile a tanti campanellini a causa di alcuni ciondoli attaccati sul soffitto
del bar che cadono sulla porta.

Però Taemin ha ancora paura, paura che quel ragazzo che lo ha salvato si
possa far male se gli sta vicino.

Non vuole che una persona così buona, si faccia male a causa sua e se
Minho scoprisse che se ne era andato con un altro, lo avrebbe di sicuro
riempito di botte.

Entrano nel negozio e Taemin sente una fitta allo stomaco, non ha più fame.

 
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Angolo autrice:
Faccio molto schifo, troppo schifo.
Chiedo perdono a tutte le mie lettrici /ma quali lettrici?/ e 
spero di non farvi arrabbiare se inizio una nuova ed appassionante /nei tuoi sogni/ fanfic.

Occhei, io non so davvero come ringraziarvi per aver seguito le mie altre fan fiction, 
spero proprio che chi non le conosca, bhe.. clicchi sul mio nome e le legga perché 
ho bisogno davvero del vostro parere, mi fa star bene leggere le vostre recensioni, 
spero voi mi capiate!

Bene, questa è una fanfic su OnTae,ne ho scritto una One-shot ma non sono 
soddisfatta, io amo la OnTae e voglio che almeno nella mia fantasia si avveri 
ciò che, noi tutte fan, speriamo.

Okaaaay gente,vi lascio al primo capitolo, corto perché è l’introduzione e spero vi piaccia. ~
   
 
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