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Autore: NuttyFuzzy    02/07/2007    8 recensioni
La storia di Barbossa, chi era la sua famiglia e com'è diventato un pirata. Le amicizie, gli amori e i suoi incontri con i personaggi della trilogia.
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hector sentì le sue mani tremare dal terrore, tanto che la spada gli cadde dalle mani

History of Barbossa - -fuga- -

Hector sentì le sue mani tremare dal terrore, tanto che la spada gli cadde dalle mani. I suoi vestiti erano sporchi di sangue così come il pavimento. Suo padre era immerso in una pozza di sangue.

-Hector...- disse sua madre in lacrime -Hector...che cos’hai fatto?!-

-io...io...- indietreggiò balbettando poi delle lacrime gli rigarono il viso -...è colpa sua! E’ tutta colpa sua!-

Sua madre si avvicinò a lui lentamente, poi allungò una mano verso il suo viso ma Hector scosse la testa e la respinse -è stata tutta colpa sua!- poi spalancò la porta di casa e corse via.

Sua madre chiamò il suo nome più volte, sperando che tornasse indietro, ma non l’avrebbe mai più rivisto.

Per capire cosa accadde bisogna tornare indietro di un po’.

Anno 1604.

Santander (Nord della Spagna).

-Hector! Hector Barbossa!- gridarono in coro un gruppo di ragazzini sui 15 anni -Ehi! Vieni qui!-

Il ragazzino sentì chiamare il suo nome, sistemò la sua bandana sulla testa quasi per nascondere un po’ il viso, era vestito con una maglietta sporca più grande della sua taglia e aveva dei pantaloni stracciati che gli arrivavano alle ginocchia, non aveva scarpe. Il suo viso era di un colore rosa pallido, i capelli erano castani e gli occhi di un azzurro brillante. Si avvicinò lentamente con la testa bassa ai suoi amici.

-che cos’hai?- chiese uno di loro avvicinandosi a lui e notando il suo strano comportamento.

-no...niente!- disse cercando di far finta di nulla. Uno di loro si mise di fronte a lui con fare sospettoso e gli alzò il viso con una mano, Hector gli spostò la mano ma ormai aveva visto il suo occhio gonfio e nero.

-ecco...l’avevo immaginato- disse sbuffando il ragazzo.

-ha ancora messo le mani addosso alla mamma...dovevo fare qualcosa...ma ha picchiato anche me- disse imbarazzato.

-non puoi andare avanti così Hector...tuo padre è pericoloso...dovresti avvertire qualcuno!- disse uno di loro.

-si? E chi? Secondo te la gente crederà a un ragazzino di 13 anni?- disse incrociando le braccia -e poi come hai detto tu mio padre fa paura...credo che nessuno vorrebbe mettersi in mezzo...sono l’unico che ci prova...-

-ed ecco il risultato!- concluse un altro -devi trovare una soluzione!-

-non ne ho bisogno, sono sicuro che tra poco mi imbarcherò in uno di quei mercantili!- disse indicando le navi attraccate al porto -...invidio tantissimo quei marinai...liberi di navigare per il mondo, liberi da ogni pensiero e preoccupazione...-

-continua a sognare Hector...sono anni che dici che ti vuoi imbarcare...eppure sei sempre qui...con qualche livido! Secondo me ti manca il coraggio...-

-sono solo chiacchiere le tue!- disse un altro ridendo.

Hector non si lasciò abbattere da quei commenti -non sono affatto un codardo io! E vedrete che presto sarò un marinaio famosissimo...e tutto questo alla faccia vostra!- improvvisamente un rumore venire dal porto attirò la sua attenzione, alcuni uomini al porto cominciarono a urlare qualcosa, stava per arrivare un altro mercantile.

-ne è arrivata un’altra!- urlò Hector saltando per la felicità e corse verso il porto.

-dove vai?!- urlarono gli amici vedendolo correre via.

-non posso restare qui a far niente, devo vederla!- disse salutandoli.

Il mercantile non era molto grande, ma a Hector non importava, per lui era ugualmente una cosa meravigliosa. Cercò di farsi strada di nascosto dietro alcuni barili e cassette di legno al porto. Senza farsi notare arrivò vicino al mercantile, si sentiva così piccolo in confronto.

I marinai cominciarono a scaricare le merci, alcuni di loro parlavano inglese, era chiaro che arrivassero dalla Gran Bretagna, sua madre aveva origini inglesi, quindi sapeva parlare anche quella lingua.

-Ehi tu!- urlò qualcuno alle sue spalle, Hector si voltò di scatto -non puoi stare qui!-

Hector allora si dileguò tra i marinai del porto. Per fortuna non lo presero, se suo padre lo fosse venuto a sapere lo avrebbe nuovamente picchiato. Hector odiava suo padre, era un buono a nulla, non lavorava e beveva troppo. Sua madre invece lavorava tanto e manteneva la famiglia.

Hector era un sognatore, voleva essere un marinaio e vivere in libertà, in quella città si sentiva come chiuso in gabbia. Doveva evadere.

Non aveva voglia di tornare a casa quella notte, non voleva tornare in quell’orribile posto che era casa sua. Decise che sarebbe rimasto vicino al porto a guardare le navi e il mare. Ormai era quasi il tramonto e quello era davvero uno spettacolo magnifico.

“chissà se si potrà raggiungere l’orizzonte e il sole là in fondo...” si chiedeva ogni tanto.

Si appisolò sopra una grande cassa di legno. Sapendo che il giorno dopo il mercantile se ne sarebbe andato a godersi la sua libertà, sognò di poter far parte del suo equipaggio.

Quando riaprì gli occhi era mattino, Il mercantile inglese davanti ai suoi occhi stava caricando le merci da portare in Gran Bretagna. Sorrise e decise che forse, anche se non ne aveva affatto voglia, era il caso di rientrare a casa.

La porta di casa era semi chiusa e sentì delle urla, le urla di sua madre. Corse a casa a vedere quello che stava succedendo, era uno spettacolo familiare, suo padre stava schiaffeggiando sua madre.

-è colpa tua se non è a casa! Non sai fare la madre! Devi tenerlo d’occhio meglio!- urlò picchiandola.

-lasciala stare maledetto!- urlò Hector piangendo.

Suo padre si voltò di scatto -ah eccoti qui! Ti sembra un comportamento corretto il tuo? Non rientrare a casa la notte? Come se fossi un vagabondo...dove ti eri cacciato?!-

-non ti riguarda e allontanati dalla mamma, non la toccherai mai più!-

- la colpa è solo tua! Da quando sei nato non hai portato altro che sventura!-

-smettila di dire così!- intervenne sua madre, ma l’uomo la gettò a terra e Hector non ci vide più dalla rabbia, gli saltò alle spalle e cercò di colpirlo con qualche pugno, ma fu tutto inutile, suo padre lo scaraventò a terra facendolo urtare contro un tavolo.

Varie cianfrusaglie caddero a terra con lui, tra cui la spada di suo padre, Hector la impugnò con decisione.

-e ora che vorresti fare? Uccidermi?!- disse con ironia –non ne saresti mai capace!-

Hector non rispose.

-nn sei nemmeno capace di usarla!-

-questo perchè tu a casa non ci sei mai e non hai potuto vedermi allenare...al contrario sono molto capace di usarla!- disse sicuro di sè.

Suo padre si avvicinò rabbioso –ridammela subito indietro scarafaggio che non sei altro!-

-stammi lontano!- urlò, ma suo padre lo colpì al viso e Hector per difendersi agitò la spada.

Suo padre cadde a terra in una pozza di sangue ed Hector rimase immobile.

-Hector...- disse sua madre in lacrime -Hector...che cos’hai fatto?!-

-io...io...- indietreggiò balbettando poi delle lacrime gli rigarono il viso -...è colpa sua! E’ tutta colpa sua!-

Sua madre si avvicinò a lui lentamente, poi allungò una mano verso il suo viso ma Hector scosse la testa e la respinse -è stata tutta colpa sua!- poi spalancò la porta di casa e corse via.

Sentì sua madre chiamare più volte il suo nome ma lui fece finta di non sentirla, corse via il più veloce possibile, come se potesse prendere il volo, non si voltò indietro un istante, non sapeva neanche dove scappare, finchè si accorse che inconsciamente stava dirigendosi verso il porto.

Improvvisamente gli fu tutto chiaro.

Vide il mercantile staccarsi dal molo, stava partendo...ma senza di lui, doveva raggiungerla.

Corse con tutte le sue forze e i marinai al porto si accorsero di lui -dove vai ragazzino?!-

-devo salire su quel mercantile!- urlò col fiatone –devo salirci assolutamente!-

-non essere sciocco...ormai sta partendo...aspetta la prossima!-

-io non posso più aspettare!- urlò, poi ricominciò a correre verso la nave –ehi aspettami!- urlò agitando un braccio per farsi notare. Alcuni marinai lo inseguirono per fermarlo ma non ci riuscirono.

Qualcuno sulla nave si accorse di lui e Hector stava ormai per arrivare alla fine del molo, tutti si aspettavano che si sarebbe fermato, invece no, Hector saltò dal molo come per poter raggiungere la nave, ma cadde in acqua.

-gettategli una cima!- urlò qualcuno dal mercantile –uomo in mare!-

Hector afferrò una delle corde che gli lanciarono e così lo portarono a bordo. Era talmente esausto da non riuscire a reggersi in piedi.

I marinai erano tutti intorno a lui –devi esser pazzo ragazzino...stai bene?-

-adesso si...- disse chiudendo gli occhi e sorridendo.

Continua!!

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nota di Nutty: bè...spero che come inizio vi piaccia :D ho cercato di restare il più fedele possibile alla descrizione fatta da Geoffrey Rush riguardo il passato del suo personaggio!

  
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