History of Barbossa - -fuga- -
Hector sentì le sue mani
tremare dal terrore, tanto che la spada gli cadde dalle mani. I suoi vestiti
erano sporchi di sangue così come il pavimento. Suo padre era immerso in una
pozza di sangue.
-Hector...- disse sua madre
in lacrime -Hector...che cos’hai fatto?!-
-io...io...- indietreggiò
balbettando poi delle lacrime gli rigarono il viso -...è colpa sua! E’ tutta
colpa sua!-
Sua madre si avvicinò a lui
lentamente, poi allungò una mano verso il suo viso ma Hector scosse la testa e
la respinse -è stata tutta colpa sua!- poi spalancò la porta di casa e corse
via.
Sua madre chiamò il suo nome
più volte, sperando che tornasse indietro, ma non l’avrebbe mai più rivisto.
Per capire cosa accadde
bisogna tornare indietro di un po’.
Anno 1604.
Santander (Nord della Spagna).
-Hector! Hector Barbossa!-
gridarono in coro un gruppo di ragazzini sui 15 anni -Ehi! Vieni qui!-
Il ragazzino sentì chiamare
il suo nome, sistemò la sua bandana sulla testa quasi per nascondere un po’ il
viso, era vestito con una maglietta sporca più grande della sua taglia e aveva
dei pantaloni stracciati che gli arrivavano alle ginocchia, non aveva scarpe.
Il suo viso era di un colore rosa pallido, i capelli erano castani e gli occhi
di un azzurro brillante. Si avvicinò lentamente con la testa bassa ai suoi
amici.
-che cos’hai?- chiese uno di
loro avvicinandosi a lui e notando il suo strano comportamento.
-no...niente!- disse cercando
di far finta di nulla. Uno di loro si mise di fronte a lui con fare sospettoso
e gli alzò il viso con una mano, Hector gli spostò la mano ma ormai aveva visto
il suo occhio gonfio e nero.
-ecco...l’avevo immaginato-
disse sbuffando il ragazzo.
-ha ancora messo le mani
addosso alla mamma...dovevo fare qualcosa...ma ha picchiato anche me- disse
imbarazzato.
-non puoi andare avanti così
Hector...tuo padre è pericoloso...dovresti avvertire qualcuno!- disse uno di
loro.
-si? E chi? Secondo te la
gente crederà a un ragazzino di 13 anni?- disse incrociando le braccia -e poi
come hai detto tu mio padre fa paura...credo che nessuno vorrebbe mettersi in
mezzo...sono l’unico che ci prova...-
-ed ecco il risultato!-
concluse un altro -devi trovare una soluzione!-
-non ne ho bisogno, sono
sicuro che tra poco mi imbarcherò in uno di quei mercantili!- disse indicando
le navi attraccate al porto -...invidio tantissimo quei marinai...liberi di
navigare per il mondo, liberi da ogni pensiero e preoccupazione...-
-continua a sognare
Hector...sono anni che dici che ti vuoi imbarcare...eppure sei sempre qui...con
qualche livido! Secondo me ti manca il coraggio...-
-sono solo chiacchiere le
tue!- disse un altro ridendo.
Hector non si lasciò
abbattere da quei commenti -non sono affatto un codardo io! E vedrete che
presto sarò un marinaio famosissimo...e tutto questo alla faccia vostra!-
improvvisamente un rumore venire dal porto attirò la sua attenzione, alcuni
uomini al porto cominciarono a urlare qualcosa, stava per arrivare un altro
mercantile.
-ne è arrivata un’altra!-
urlò Hector saltando per la felicità e corse verso il porto.
-dove vai?!- urlarono gli
amici vedendolo correre via.
-non posso restare qui a far
niente, devo vederla!- disse salutandoli.
Il mercantile non era molto
grande, ma a Hector non importava, per lui era ugualmente una cosa
meravigliosa. Cercò di farsi strada di nascosto dietro alcuni barili e cassette
di legno al porto. Senza farsi notare arrivò vicino al mercantile, si sentiva
così piccolo in confronto.
I marinai cominciarono a
scaricare le merci, alcuni di loro parlavano inglese, era chiaro che
arrivassero dalla Gran Bretagna, sua madre aveva origini inglesi, quindi sapeva
parlare anche quella lingua.
-Ehi tu!- urlò qualcuno alle
sue spalle, Hector si voltò di scatto -non puoi stare qui!-
Hector allora si dileguò tra
i marinai del porto. Per fortuna non lo presero, se suo padre lo fosse venuto a
sapere lo avrebbe nuovamente picchiato. Hector odiava suo padre, era un buono a
nulla, non lavorava e beveva troppo. Sua madre invece lavorava tanto e
manteneva la famiglia.
Hector era un sognatore,
voleva essere un marinaio e vivere in libertà, in quella città si sentiva come
chiuso in gabbia. Doveva evadere.
Non aveva voglia di tornare a
casa quella notte, non voleva tornare in quell’orribile posto che era casa sua.
Decise che sarebbe rimasto vicino al porto a guardare le navi e il mare. Ormai
era quasi il tramonto e quello era davvero uno spettacolo magnifico.
“chissà se si potrà
raggiungere l’orizzonte e il sole là in fondo...” si chiedeva ogni tanto.
Si appisolò sopra una grande
cassa di legno. Sapendo che il giorno dopo il mercantile se ne sarebbe andato a
godersi la sua libertà, sognò di poter far parte del suo equipaggio.
Quando riaprì gli occhi era
mattino, Il mercantile inglese davanti ai suoi occhi stava caricando le merci
da portare in Gran Bretagna. Sorrise e decise che forse, anche se non ne aveva
affatto voglia, era il caso di rientrare a casa.
La porta di casa era semi
chiusa e sentì delle urla, le urla di sua madre. Corse a casa a vedere quello
che stava succedendo, era uno spettacolo familiare, suo padre stava
schiaffeggiando sua madre.
-è colpa tua se non è a casa!
Non sai fare la madre! Devi tenerlo d’occhio meglio!- urlò picchiandola.
-lasciala stare maledetto!-
urlò Hector piangendo.
Suo padre si voltò di scatto
-ah eccoti qui! Ti sembra un comportamento corretto il tuo? Non rientrare a
casa la notte? Come se fossi un vagabondo...dove ti eri cacciato?!-
-non ti riguarda e
allontanati dalla mamma, non la toccherai mai più!-
- la colpa è solo tua! Da
quando sei nato non hai portato altro che sventura!-
-smettila di dire così!-
intervenne sua madre, ma l’uomo la gettò a terra e Hector non ci vide più dalla
rabbia, gli saltò alle spalle e cercò di colpirlo con qualche pugno, ma fu
tutto inutile, suo padre lo scaraventò a terra facendolo urtare contro un
tavolo.
Varie cianfrusaglie caddero a
terra con lui, tra cui la spada di suo padre, Hector la impugnò con decisione.
-e ora che vorresti fare?
Uccidermi?!- disse con ironia –non ne saresti mai capace!-
Hector non rispose.
-nn sei nemmeno capace di
usarla!-
-questo perchè tu a casa non
ci sei mai e non hai potuto vedermi allenare...al contrario sono molto capace
di usarla!- disse sicuro di sè.
Suo padre si avvicinò
rabbioso –ridammela subito indietro scarafaggio che non sei altro!-
-stammi lontano!- urlò, ma
suo padre lo colpì al viso e Hector per difendersi agitò la spada.
Suo padre cadde a terra in
una pozza di sangue ed Hector rimase immobile.
-Hector...- disse sua madre
in lacrime -Hector...che cos’hai fatto?!-
-io...io...- indietreggiò
balbettando poi delle lacrime gli rigarono il viso -...è colpa sua! E’ tutta
colpa sua!-
Sua madre si avvicinò a lui
lentamente, poi allungò una mano verso il suo viso ma Hector scosse la testa e
la respinse -è stata tutta colpa sua!- poi spalancò la porta di casa e corse
via.
Sentì sua madre chiamare più
volte il suo nome ma lui fece finta di non sentirla, corse via il più veloce
possibile, come se potesse prendere il volo, non si voltò indietro un istante,
non sapeva neanche dove scappare, finchè si accorse che inconsciamente stava
dirigendosi verso il porto.
Improvvisamente gli fu tutto
chiaro.
Vide il mercantile staccarsi
dal molo, stava partendo...ma senza di lui, doveva raggiungerla.
Corse con tutte le sue forze
e i marinai al porto si accorsero di lui -dove vai ragazzino?!-
-devo salire su quel
mercantile!- urlò col fiatone –devo salirci assolutamente!-
-non essere sciocco...ormai
sta partendo...aspetta la prossima!-
-io non posso più aspettare!-
urlò, poi ricominciò a correre verso la nave –ehi aspettami!- urlò agitando un
braccio per farsi notare. Alcuni marinai lo inseguirono per fermarlo ma non ci
riuscirono.
Qualcuno sulla nave si
accorse di lui e Hector stava ormai per arrivare alla fine del molo, tutti si
aspettavano che si sarebbe fermato, invece no, Hector saltò dal molo come per
poter raggiungere la nave, ma cadde in acqua.
-gettategli una cima!- urlò
qualcuno dal mercantile –uomo in mare!-
Hector afferrò una delle
corde che gli lanciarono e così lo portarono a bordo. Era talmente esausto da
non riuscire a reggersi in piedi.
I marinai erano tutti intorno
a lui –devi esser pazzo ragazzino...stai bene?-
-adesso si...- disse
chiudendo gli occhi e sorridendo.
Continua!!
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nota di Nutty: bè...spero che
come inizio vi piaccia :D ho cercato di restare il più fedele possibile alla
descrizione fatta da Geoffrey Rush riguardo il passato del suo personaggio!