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Autore: AmazingFreedom    15/12/2012    7 recensioni
Scorpius non si trova e Draco non sa più dove cercare. Si incontreranno in una stanza particolare, una stanza che contiene un immenso segreto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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ALBERO

Erano passati giorni, settimane, forse mesi dall’ultima volta in cui Draco era entrato in quella stanza. Tutto era esattamente come se lo ricordava: una piccola libreria sul lato sinistro, un tavolino di ebano e due sedie al centro e l’imponente albero dipinto sulla parete di fronte a lui.
Fece scattare lo sguardo verso gli ultimi rami, ma la sua visuale fu interrotta da una testa dai capelli biondi e leggermente ondulati. Scorpius era seduto su una sedia, gli dava le spalle e non sembrava averlo sentito entrare nella stanza.
Un brivido freddo corse lungo la schiena di Draco: suo figlio era un bambino particolarmente intelligente per la sua età, sicuramente aveva visto, sicuramente aveva collegato, sicuramente da quel momento lo avrebbe odiato. Fece un passo avanti e il pavimento di legno scricchiolò lievemente sotto i suoi piedi.
“Sei silenzioso padre, ma non a sufficienza…” disse Scorpius, mantenendo ostinatamente lo sguardo sull’albero.
Draco fu scosso da un altro brivido: suo figlio non gli si era mai rivolto con così tanta e tagliente freddezza. Si schiarì la gola e gli si avvicinò.
“È tutto il pomeriggio che ti cerco!” gli rispose duramente, cercando di celare la sua preoccupazione. “Non dovresti essere qui.”
Scorpius gli dava ancora le spalle, quindi Draco non  poté vedere il sorriso amaro che si dipinse sul suo volto.
“Non ho mai visto questa stanza…” iniziò il bambino con fare indifferente, alzandosi finalmente dalla sedia e appoggiandosi alla parete con una spalla. “Perché non dovrei essere qui?”
Le mani di Draco si strinsero a pugno: erano sudate e tremavano leggermente.
“Non avresti mai dovuto scoprire questa stanza.” ripeté l’uomo senza staccare gli occhi dalla figura del figlio.
“Perché?!” gridò Scorpius facendo scattare lo sguardo verso il padre, perdendo improvvisamente il controllo. Quando Draco incontrò il suo viso, gli mancò un battito: i lineamenti erano duri, marcati come quelli di un uomo, ma lui sapeva che il volto dolce del figlio era deformato dalla rabbia. Ormai negare era inutile, come imporre la propria autorità i padre. Forse, aveva aspettato anche troppo tempo.
“Sei intelligente, Scorpius. Molto, molto intelligente. Credo che tu abbia capito perché non dovresti trovarti qui.”
“L’albero…” Nessuna nota interrogativa nella sua voce, solo una ricerca di conferma. Draco annuì lentamente.
“Qui…” Scorpius indicò con un dito un buco vicino alla rappresentazione della faccia del padre. “Qui, c’è una bruciatura. E… e la persona che era dipinta è legata a te…”
Il bambino si voltò verso l’albero. “… a te e a me!”
Draco deglutì a fatica, prese un respiro profondo e si avvicinò al figlio. Posò le mani sulle sue spalle e, dopo un’iniziale resistenza, lo fece risedere su una sedia.
Come poteva iniziare? Tua madre è morta? Sei un Mezzosangue? Un bastardo? Come poteva dirgli la verità?
“La mamma non è… la mia vera mamma?” chiese Scorpius, visto che Draco non si decideva a parlare.
“Sì…” riuscì solo a mormorare l’uomo.
Il bambino non disse nulla, ma si limitò a guardare la bruciatura nella parete.
“Devi sapere…” tentò Draco. “Devi sapere…” Sbuffò: non era mai stato bravo nell’esprimere i proprio sentimenti, in modo particolare in una situazione del genere!
“Devi sapere che io ho amato molto la tua mamma…” affermò alla fine.
“Allora dov’è lei? Ci ha abbandonati! Perché?”
“È… sì, se n’è andata. Ma non voleva, ha lottato per rimanere.”
“Non tornerà, vero?” Usare queste parole era decisamente più facile che dire : “È morta?”
Scorpius considerò il silenzio del padre come una risposta affermativa. C’era un’altra domanda che gli premeva chiedere.
“Cosa le è capitato?”
Draco si passò una mano tra i capelli e anche lui si sedette accanto al figlio.
“Io… io e lei non siamo mai stati propriamente amici. Anzi, i primi anni di scuola l’ho odiata con tutto me stesso: la più brava in tutte le materie ed era solo una… una…”
“Cosa, papà? Cos’era?”
“Una… Nata Babbana.” Non avrebbe mai e poi mai usato nuovamente la parola Sanguesporco.
Scorpius sgranò gli occhi e spostò lo sguardo sul padre. “Non sono un Purosangue? Tutto torna…”
Draco inarcò le sopracciglia. “Tutto cosa?”
“Qualche giorno fa, stavo passeggiando con nonno Lucius e sono caduto. Mi sono sbucciato un ginocchio e usciva un po’ di sangue. Stavo per appoggiare la mano sul ginocchio quando il nonno mi ha afferrato il polso e mi ha ordinato di non toccare. Sembrava disgustato… Per lui? Lei non c’è più a causa sua?”
Draco si sporse verso di lui e gli accarezzò lievemente un ginocchio. “No. Non è colpa di nessuno… Nessuno le ha fatto del male.”
Scorpius sembrava confuso, allora l’uomo riprese con la sua narrazione. “Sono stato una pessima persona, in modo particolare con lei. Tutto è cambiato al nostro quinto anno: lei era stata ferita gravemente, sai voleva sempre fare l’eroina, ed era ricoverata nell’infermeria della scuola. Quando l’ho vista così indifesa, quando ho capito che avevo la possibilità di farle del male, ho solo avuto l’impulso di proteggerla. Ci siamo voluti molto bene. Poi, come tu sai, c’è stata la guerra. Io da una parte, lei dall’altra… e lei aspettava te.”
Draco trasse un profondo respiro: ricordare non aveva mai fatto così male.
“Lei ha partorito qualche tempo dopo la fine della guerra, al S.Mungo. Le ferite che aveva riportato durante la battaglia erano ancora profonde e il suo corpo non ha retto. Non ha lasciato dati riguardanti l’identità del padre e, solo dopo che i guaritori ti hanno sottoposto a particolari incantesimi, sono stato contattato. In questo modo, nonno Lucius è venuto a sapere della nostra storia ed è stata sua l’idea di sposare Astoria.”
“Perché?” riuscì solo a chiedere il bambino, frastornato da quelle troppe emozioni.
“La nostra famiglia si è macchiata di molti crimini, ma nessuno ha mai avuto a che fare con gente come lei. Sposare una Purosangue sarebbe stata un’ottima copertura.” Le ultime parola furono come sputate.
Il silenzio calò tra i due per diversi minuti, fino a quando Scorpius si alzò e si avviò verso l’uscita della stanza.
“Non vuoi sapere il suo nome?”
Il bambino si girò lentamente e quando Draco incontrò i suoi occhi, rabbrividì.
“No. Mia madre è Astoria Greengrass. Non conosco nessun’altra donna che si meriti questo titolo. Sono un Malfoy: un Purosangue.”
Draco scosse la testa. “Non… non devi dare troppo peso a quello che dice il nonno. È pericoloso…”
“ ‘Per fortuna, mi somigli molto!’ mi ha sempre detto il nonno. Tu… Perché?! Gli insegnamenti del nonno sono chiari! I Malfoy non sbagliano… non sei degno!”
“Non sai quello che dici! Forse ti ho sopravvalutato… se fai di questi ragionamenti, non hai assolutamente ereditato l’intelligenza di tua madre.”
“Bene!” urlò Scorpius, prima di scappare via.
Draco tirò un pugno al tavolo. Sembrava aver appreso la notizia in modo ragionevole invece… gli insegnamenti di suo padre stavano corrompendo suo figlio. Avrebbe messo un freno a tutto questo, prima di Hogwarts, altrimenti non ci sarebbe stata più speranza.
Si alzò lentamente e si avvicinò alla parete. Delicatamente appoggiò una mano sulla bruciatura e l’accarezzò.
“Scusalo, Hermione. Crescerà e capirà.”
 


ANGOLO DELL’AUTRICE:
Salve a tutti. Scusate il ritardo ma è stata una settimana d’inferno!
Allora, è un po’ più lungo di quello che credevo, ma pazienza.
Mi sono concentrata più sui sentimenti che sugli avvenimenti veri e proprio, spero che vi paiccia ugualmente.
Grazie a tutti per la lettura.  

  
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