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Autore: MegamindArianna    16/12/2012    9 recensioni
"La solita sfida, la solita corsa, il solito nomignolo che Hikari tanto odia... ma un lievissimo incidente permetterà a Kei di giocare un po' con la Piccola Numero Due..." Spero vi piaccia! Fatemi sapere!!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikari Hanazono, Kei Takishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Correvo. Stavo correndo il più veloce possibile. La collinetta sembrava infinita e il vento forte mi impediva di rimanere con i piedi a terra. Quasi mi spostava!
 
“Forza, Numero Due!” urlava Takishima mentre con calma e serenità mi raggiungeva quasi saltellando. Su di lui il vento sembrava appoggiarsi, come se non riusciva a sostenere la potenza del mio eterno rivale.
 
“Smettila!” gridai chiudendo gli occhi. Premevo con tutta la mia forza a terra per tentare di restare in piedi ma era quasi impossibile. Il vento era troppo forte e non era un giorno adatto per sfidare Takishima. Eppure dovevo farlo. Da quando sono piccola, ho tentato di buttarlo giù da quel suo odioso piedistallo d’oro e scambiarlo col mio d’argento. Ma non ci ero mai riuscita.
 
“Devo smettere di fare cosa?”
 
“Di chiamarmi… in quel modo!” gridai strofinandomi gli occhi.
 
“Come?Quale modo?” si portò un dito al mento, come se veramente il vento non avesse alcun effetto su di lui. “Non ti capisco… Numero Due!” e accelerò.
 
Un grosso masso invisibile mi piombò in testa. Non sapevo se definirlo doloroso o fastidioso. “Basta!!” urlai a gran voce mentre le gambe mi portavano alla pari di Takishima.
 
“Oh! Guarda un po’… la Signorina Numero Due è riuscita a raggiungermi… peccato che ora il sentiero sia più stretto…” e si riportò di nuovo davanti a me.
 
Senza accorgermene eravamo arrivati nei pressi del Sentiero Roccioso, una stradina larga poco più di un metro che sfociava ai piedi del Grande Strapiombo.
 
-Se non lo supero sono nei guai. - pensai aspettando il momento opportuno. Quando vidi il primo angolo di roccia mi buttai a destra e con uno scatto felino mi ributtai a sinistra, proprio davanti a Takishima. “Ahah!! Si! Ti ho superato!” e mi rilancia non più infastidita dal vento. “Ora vediamo come fai a sup…” ma non riuscii a finire.
 
Takishima si era messo a correre lungo la parete destra, come una specie di ragno, si diede una piccola spinta e si rimise davanti a me.
 
“CHE?!?! Non vale!!” dissi capricciosa. “Si corre solo lungo la strada!! I muri non valgono!!”.
 
“E chi lo ha detto? Un Numero Due come te non può decidere le regole!”
 
“Di nuovo! Smettila!” dissi. Questa volta, però, mi uscì una lacrima. – Ma che sto facendo? Perché sto piangendo? - . non riuscivo più a vedere nulla. Mi sentivo stanca. Gli occhi mi si erano appannati e non distinguevo più Takishima dalle pareti. Cominciai a barcollare e poco dopo andai a sbattere con la testa contro un ramo sporgente.
 
Takishima si era bloccato e si era girato. Fu l’ultima cosa che riuscii a fare prima di svenire. “Kei…” sussurrai.

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“Hikari!? Sei sveglia?!” diceva una voce dolce e preoccupata da lontano. “Hikari!? Piccola!?”
 
-‘Piccola’!? Da quanto mi chiama ‘piccola’?
 
Spalancai le palpebre. Due grandi occhi verdi mi scrutavano terrorizzati. “Kei…” dissi senza pensare. “Perché sono qui? Perché tu si qui? Che stiamo facendo?”
 
“Shh… fai silenzio… Credo tu sia svenuta durante la corsa. Forse sei stanca…”
 
“Svenuta? Io non svengo mai. Soprattutto durante le corse.” Tentai di alzarmi ma le gambe cedettero. Mi appoggiai alle spalle di Takishima. Le guance divamparono ma non riuscii a scrollarmi da lui. Una forza mi impediva di muovermi. “Per caso era una nostra sfida?” domandai dispiaciuta.
 
“Si…” e mi passò una mano sulla fronte. “Cavoli! L’hai sbattuta forte la testa. Non ti ricordi nulla di oggi?”
 
“Non molto… so solo che la testa mi gira tantissimo.”
 
Takishima si portò una mano ai capelli “Sicura?”
 
“Mmhm…” annuii.
 
“Bene… allora devi mantenere quella promessa?”
 
“Pomessa?” domandai stordita. Aveva sbattuto la testa e lui mi comandava di mantenere una promessa?
 
“Si… quella promessa. Me l’hai fatta poco prima di svenire.” E si aggiustò la frangetta poco tagliata con fare leggiadro.
 
-Che carino…- ma a quel pensiero mi salì un brivido. –No. No. Pensa: rivale, rivale… rivale carino… Doh... è più difficile di quanto pensassi… devo averla battuta proprio forte la testa.-
 
“Allora? La mia promessa?” disse insistente Takishima. Sicuramente non era nulla di buono.
 
“Sisi… aspetta. La mantengo questa promessa ma ora sto cercando di ricordare…” e in un momento mi tornò alla mente tutto il pomeriggio. “Aspetta… ma io non ti ho fatto nessun prommm….” Ma mi tappò la bocca con la mano”.
 
“Bene! Ormai è troppo tardi. Hai detto che manterrai la promessa. Quindi… dimmi che mi ami…”
 
“Eh!?!?” dissi arrossendo di nuovo mentre stringevo due lembi della sua maglietta arancione. “S-sei impazzito? Cosa ti fa pensare che io lo dica!” e sbattei un piede a terra, causando un piccolo terremoto.
 
“Oh… andiamo. Me lo hai già detto poco fa… pensavo che fartelo ridire sarebbe stato facile…” e fece l’occhiolino.
 
Sgranai gli occhi. “COSA!? Stai scherzando, spero?”
 
“Nono! Lo giuro. Ho fatto anche la registrazione!” e mise un braccio intorno alle mie gambe per aiutarmi a sedermi a terra. “Prima balbettavi cose senza senso, poi sei passata ai tuoi voti in perfetto ordine da quando facevi le elementari ad oggi, di seguito ti sei mezza ad imprecare contro di me finché…” e si bloccò alzando gli occhi luminosi al cielo e sorridendo beato.
 
“F-finché?” chiesi tremolante.
 
“Finchè non hai detto…’Però, Kei, io  ti amo’” e si portò le mani al cuore.
 
Arrossii. Si, lo amavo ma era dura ammetterlo. Da quel giorno a Londra era chiaro che lo amavo ma dirlo era difficile. “Ah… ah… eh…. C-credo di avere bisogno di riposo…” dissi mentre mi appoggiavo alla parete rocciosa.
 
Takishima abbassò lo sguardo. “Va bene… io corro a prenderti qualcosa da mangiare…”.
 
Si avvicinò lentamente con le labbra protese. Con la mano spostò delicatamente una ciocca di capelli per scoprire la fronte. Ci appoggiò le labbra.
 
La mia mente viaggiò nel passato, al primo appuntamento.
 
Anche io avevo fatto la stessa cosa, quel giorno.
 
“K-Kei?” lo chiamai prima di fargli fare il primo passo.
 
“Si, piccola?” disse accentuando il dolce nomignolo che, a differenza del precedente momento, mi fece scogliere. Arrossii di brutto.
 
“Se veramente ti dicessi… quello che vuoi… dopo cosa faresti?”
 
Kei si appoggiò alla parete e mi squadrò da cima a fondo. “Bhe… non lo so….” E veramente non lo sapeva. Non aveva quel suo sguardo strafottente da finto tonto.  “Hai cambiato idea?”
 
“Eh? N-no! Assolutamente no!” dissi agitando le braccia per nascondere l’imbarazzo. “Era solo per chiedere…”
 
“Va bene…” e riprese il suo cammino trasformandolo poi in corsa. Era già lontanissimo.
 
Abbassai lo sguardo sorridendo. “Gli ho detto che lo amo mentre ero incosciente…”
 
Notai poco più in là un telefono rosso di ultima generazione. Era di Kei.
 
Lo afferrai “Voglio sentire quella registrazione…” dissi ridendo.
 
Purtroppo, però, non c’era alcuna registrazione. Diventai più rossa del telefonino.
 
Scattai in piedi e raccolsi più aria possibile per urlare “TAKISHIMA!!!” E mi misi a correre.
 
Avevo ripreso le forze. Dovevo raggiungere quel bugiardo, insignificante, lurido e strafottente rivale che, però, mi mancava già.


Angolo scrittrice:

Ciao! Allora, cosa dire...
E' la prima FanFiction che scrivo su questo fantasmagorico anime e spero possa piacervi... o comunque suscitarvi un minimo di interesse *aura negativa*
Comunque adoro la coppia HikariXKei... ma anche tutte le altre... 
Fatemi sapere!! Accetto ogni tipo di recensione! <3

Ciao!
  
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