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Autore: Snafu    16/12/2012    1 recensioni
-Sapere che ti amo ti imbarazzerebbe?-
Scritta in occasione dei 20 anni dal ‘The Freddie Mercury Tribute’
20 aprile 1992, Wembley Stadium, Londra.
Pubblicata solo oggi per ragioni di pudore.
Fan fiction iscritta al contest “Funny how Love is everywhere” indetto da DazedAndConfused.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian May, Roger Taylor, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Soltanto un graffio

-Sapere che ti amo ti imbarazzerebbe?-

 

Scritta in occasione dei 20 anni dal

The Freddie Mercury Tribute

20 aprile 1992, Wembley Stadium, Londra.

Pubblicata solo oggi per ragioni di pudore.

Fan fiction iscritta al contest “Funny how Love is everywhere” indetto da DazedAndConfused.

 

 

 

Il pubblico nello stadio è in delirio, l’entusiasmo della folla contagioso. Mette piede sul palco sicuro di sé, ma allo stesso tempo incerto su quali saranno le sorti della serata. Le dita muovono il suo ‘plettro’, ma in realtà questo ormai si muove da solo, tanta è l’esperienza. La musica vibra nell’aria e la fa vibrare. Che inizi lo spettacolo.

‘Fingi di essere disinvolto’ si dice. Nessuno lo sa. Nessuno lo saprà mai. ‘Imita Roger’, lui nonostante le disavventure della sua vita sentimentale si presenta ancora in pubblico con una notevole faccia tosta.

Soltanto un graffio.

Non è lo smacco in sé, piuttosto il parallelismo. Voglio dire, possibile che lui possa essere soltanto un graffio? D’accordo, ammettiamo pure che realmente lo sia. Gode o no della nomea di ‘rocker gentile’? Sì, ok, ma ‘soltanto un graffio’ pare eccessivo anche per lui. Non così in fretta! Come ha fatto a dimenticarsi di lui in neanche un battito di ciglia? È comunque uno che non si può dimenticare così, schioccando le dita – rocker gentile o no, lui è pur sempre un’esperienza memorabile. Lui è pur sempre Brian May.

 

š ›

 

            È seduto al piano, unica momentanea spalla su cui piangere, sfogo perfetto. Inizia a suonare ‘Too much Love will kill you’. Strana scelta per quella serata, ma quale canzone lo lega a Freddie in modo migliore? Cosa se non l’amore l’ha ucciso? Beh, per un’altra via, di certo più dolorosa e non proprio in attinenza con il testo della canzone, ma sempre amore è. Una conseguenza. Evviva la malinconia, Brian, questa depressione ti ucciderà, altro che l’amore!

«Too much love will kill you... in the end.[1]»

Ma Brian non è solo: si è accorto che lei, alla coda del piano, lo sta guardando, con un sorriso dolcissimo scolpito sulla faccia. Liza trasuda amore da ogni riflesso di glitter sulle sue labbra e da ogni minuscolo spazio tra dente e dente.

«Ecco che fine avevi fatto. Stiamo andando tutti a mangiare, ti unisci a noi, vero?» esordisce la donna.

«Peccato che non sarò al vero piano, stasera...» si lamenta il chitarrista, cercando una buona motivazione per cui il suo umore debba apparire così nero. Non molto convincente, per la verità, anzi, per niente. Di fatti lei alza le sopracciglia mostrando un visibile dubbio.

«Ma guardati, hai una faccia terribile, il dolore è scritto in ogni piccola piega, sembra che ogni tua cellula stia implorando pietà. Hai proprio l’aria di uno che ha bisogno di un abbraccio» asserisce, aggirando l’ostacolo nero. 

Sono uno di fronte all’altra adesso, lui si alza dal panchetto e apre le braccia, storcendo la bocca, pronto a ricevere quanto più amore possibile. Cede. Il profumo della donna gli riempie i polmoni fino a non lasciare spazio per aria incontaminata. Si ritrova a stringere quel piccolo corpo come se fosse l’unico scoglio a cui appigliarsi nel bel mezzo della tempesta, ma ecco che l’unica speranza si trasforma, come Scilla, in qualcosa di tremendamente insidioso. Come il canto della sirena, tanto meraviglioso quanto pericoloso, l’abbraccio inizia a bruciare di una necessità insopportabile: se il corpo non chiede il permesso alla testa, figuriamoci il cuore, ah, quello non lo fa mai. Si stanno baciando, ma quando Brian se ne accorge è già troppo tardi. Perché il cuore ha già preso più di quanto potesse avere. La guarda e capisce che è esattamente quello di cui lui ha bisogno: il panico lo invade, lei?! Il dubbio lo pervade, può davvero tutto quell’amore uccidere? Se fa stare così bene, come può poi ferire a morte? Cosa consiglia l’esperto? Godere della felicità finché c’è oppure rimanere all’oscuro di quella conoscenza per poi non soffrirne la mancanza? Sentimento rischioso, l’amore.

Brian la osserva: pare che tutti quei tormenti siano lontani anni luce dalla mente della sua amica dalla voce prorompente. Liza si limita a sorridere, poi fa l’occhiolino e lo prende per mano:

«Andiamo, non vorrei che troppo amore ti uccidesse...»

 

š ›

 

            È il suo momento. Stavolta non ci sarà nessuno ad accompagnarlo, nessuno che non lo faccia sentire solo con Freddie. Magari avrà un’esperienza sovrannaturale, magari Freddie si metterà in contatto con lui.

Poggia le dita lunghe e ossute sui tasti bianchi e freddi. Non è esattamente come con una chitarra. Dà il benvenuto al vecchio amico Spike Edney come si fa di solito ai concerti, mostrando una certa padronanza del palco, che del resto, nonostante tutto, gli appartiene.

Convinto che qualcosa succederà, inizia a suonare. E cantare. Se Liza è un segno che Freddie gli ha mandato, beh, Brian spera proprio che Freddie gli mandi anche la soluzione per il casino che ha combinato. Perché se lui è soltanto un graffio, la ferita che Liza gli ha inferto, invece, è uno sfregio che lascerà il segno per sempre.

 

 š ›

 

            Cammina avanti e indietro di fronte alla colonna di acciaio su cui è attaccata una quantità indefinita di poster del ‘The Freddie Mercury Tribute’. Legge per l’ennesima volta tutti i dettagli, come se non li sapesse. L’ha organizzato lui, il Freddie Mercury Tribute, conosce alla perfezione gli orari, gli artisti, la scaletta e, soprattutto, è già a Wembley.

Brian è disperato. Sospettosamente disperato. Insomma... questo è prima di tutto il suo show! Lui deve essere a suo agio, o perlomeno sembrarlo. L’unica cosa che sembra, invece, è un pivellino alle prese con il primo soundcheck.

A proposito.

Deve dirglielo prima o dopo essere salito sul palco? Prima. Assolutamente prima. Non può andare in scena con quest’ansia. Sì, ma se lei lo rifiuta? Allora con che faccia starebbero sul palco insieme? Non può rovinare quello che ha organizzato per una delle persone più importanti della sua vita.

È sbagliato cercare di andare avanti? Non vuole dimenticarlo, per carità, no! Non sia mai detto! E anche volendo non ci riuscirebbe mai. Forse è proprio Freddie che oggi ha deciso di mandargli un dono, un segno, un motivo per cui la vita riprenda ad andare avanti.

Bene, il quando è deciso. Il chi già si sa. Ora la domanda essenziale.

Come?

Come fa a spiegarglielo? Le dichiarazioni d’amore sono già abbastanza complicate quando frequenti una donna da mesi. Con che faccia andrà da lei a confessarle i suoi sentimenti, dopo un semplice bacio? Si sente un coglione e se quello non basta, non trova neanche le parole, come quando hai scritto una melodia meravigliosa, tanto quanto lo è il sentimento che prova, ma non riesci a scrivere il testo per la canzone. Ti mancano le parole. Fastidioso...

Si piazza davanti allo specchio e si decide a provare una discorso per dimostrare una parvenza di spavalderia o perlomeno di sicurezza in se stesso tale da dimostrare che è uomo. Come se Liza non lo sapesse.

«Il fatto è che... lo so, magari è successo tutto troppo in fretta, ma io ho provato delle cose, non so se le hai provate anche te, però non voglio lasciarle correre.»

Brian si accorge che sta guardando i suoi piedi. Prova a ricominciare guardandosi allo specchio, ma... pessima idea. Riprende a camminare avanti e indietro: se continua ancora per qualche minuto dimagrirà. Come se non fosse già abbastanza magro.

«E se tu, se non hai provato niente, io... io ti capisco. Non vorrei che quello che sto per dirti cambi le cose tra noi. Il punto è che... sapere che ti amo ti imbarazzerebbe?»

«Eh, un pochino sì. Ora, è anche vero che ho ricevuto proposte indecenti praticamente da chiunque, ma te... io e te siamo... non costringermi a rifiutarti, ti prego.» Roger Taylor è appena entrato nel camerino e lo interrompe nel bel mezzo del suo monologo interiore che, a quanto pare è, in realtà, esteriore.

Il batterista si piazza di fronte a uno specchio e si scruta una guancia preoccupato, forse alla ricerca di qualche imperfezione.

«No, no. Non dicevo a te, scusami...» cerca di giustificarsi May, arrossendo come un peperone e arrestando immediatamente la sua folle camminata avanti e indietro di fronte allo specchio.

«Beh, però è stato divertente. Ti sei imbarazzato tu, a quanto pare.» ride il batterista con quella voce mezza roca, mezza sorniona, che lo caratterizza. Brian continua a fissare per terra. «Insomma, chi è che dovrebbe imbarazzarsi sapendo del tuo amore? Qualche sventola che non mi hai presentato?» nel caso che veramente Brian non gliel’avesse presentata, avrebbe avuto i suoi buoni motivi.

«Nessuno. Cancella dalla tua mente quello che hai sentito» replica il chitarrista, restio.

«D’accordo grande capo. Però bella frase, a effetto, perfetta per rimorchiare.» Roger dice questo ed esce, lasciando Brian ai suoi tormenti interiori. Incrementati. «Oh, guarda chi abbiamo qui. Liza, sei uno schianto stasera!»

Ah, che importa se Roger è al corrente?

«Grazie tesoro» risponde lei, facendo l’occhiolino.

Il batterista sparisce, evidentemente anche lui alle strette con il tempo e affaccendato a portare a termine chissà quale impresa.

«Hey, come va? Un po’ meglio spero...» tenta la donna. Mette le mani sui fianchi e i suoi gioielli tintinnano come l’argenteria che cade a terra.

Brian la guarda con una faccia da pesce lesso, non riesce a spiccicare una parola. Meglio abbassare la testa, tanto la sua espressione non comunica molto. Di tutto quello che si è preparato non ricorda niente: un classico. L’unica cosa che affiora alla sua mente è il commento di Roger quindi, tutto d’un fiato, senza mai scollare gli occhi dalle punte bianche delle sue scarpe, domanda:

«Sapere che ti amo ti imbarazzerebbe?» Pausa. Timidamente lascia che un sopracciglio si erga e che la cascata di riccioli si alzi per scrutare il viso di Liza. Ha un’espressione sorpresa, gli occhi brillano di una luce strana. «Scusa,» cerca di mettere le mani avanti, prima che sia troppo tardi, prima che la situazione sfugga al suo controllo più di quanto non lo sia già. «Mi dispiace, non volevo ferirti, non volevo rovinare tutto. Dimentica quello che ho detto.»

Incredibile. Roger aveva ragione: l’unico a uscirne imbarazzato è stato lui.

Brian si volta rapidamente, pronto a scappare via dal camerino a gambe levate, ma lei lo inchioda al terreno, semplicemente battendo i piedi per terra, come se con le scarpe avesse pestato e trattenuto la sua ombra.

«Sai, non è il tuo sentimento che non accetto. È il fatto che te lo rimangi... Freddie ti ha insegnato questo? Buono a sapersi. Non mi avevi ferita, dicendomi che mi ami, ma vuoi sapere una cosa? Non mi hai ferito neanche adesso, tu... tu non sei una ferita, quella è troppo profonda, quella ci vuole del tempo a farla richiudere, tempo e dolore. Tu sei soltanto un graffio.» e detto questo gira i tacchi e se ne va.

 

š ›

 

            Le disgrazie non vengono mai da sole. Non solo è giunta l’ora di accogliere Liza sul palco, ma il discorso che Brian si è preparato (e che stavolta spera di riuscire a riesumare dai cassetti impolverati del suo cervello) è piuttosto commovente. La voce trema mentre la introduce. Freddie sarebbe fiero davvero. Certo che lo sarebbe. Per questo hanno scelto lei per la chiusura. Per questo lei ha accettato volentieri. Si spezza il fiato, poi pronuncia il nome, ad alta voce, ma non riesce probabilmente a toccare il picco che vorrebbe:

«Liza!»

La donna esce, quasi in ritardo, dal backstage con passo svelto, fin troppo. Tradisce emozione. Si guardano. Sta facendo finta? Oppure no? Dopotutto, lui è soltanto un graffio. Lei non deve recitare come lui, a che pro? Lei non sta soffrendo, sente al massimo un lieve prurito che le intima di grattar via la crosta. Lui indietreggia, lei avanza. Lo stringe e lo abbraccia, con il sorriso sulle labbra sussurra divertita:

«Sei un cretino, Brian May,» fa una pausa veloce, fallendo nel tentativo di smettere di ridere «sapere che ti amo...» si stacca e lo guarda negli occhi, afferrando la sua testa e i suoi riccioli tra le mani «ti imbarazzerebbe?»

Il chitarrista rimane basito. Muove la testa e continua a guardare dove è lei, mentre lei non c’è già più. È andata a cantare. Che la fine abbia inizio, si suol dire.

«I’ve paid my dues... time after time. I’ve done my sentence, but committed no crime. And bad mistakes...[2]» fa una pausa.

Pensa a Brian.

Lo nega.

Sa che è vero.

Sa che non è soltanto un graffio, ma può solo lasciarselo andare alle spalle. Dopo quello che gli ha detto, dopo quello che l’orgoglio le ha fatto sputare.

Guarda in basso.

Il sorriso è sulle sue labbra, ma la luce negli occhi è triste. Aria di sufficienza, aria di una che la sa lunga, aria di una che ha già sbagliato tante volte e sa che l’ha appena fatto di nuovo. Aria di una che è pentita, dispiaciuta, ma non può, non deve farlo vedere. Aria di una che non può tornare indietro. E lui non deve saperlo: glielo permetterebbe.

Riparte un po’ più tardi.

«I've made a few.[3]»

 

 

ndAutore:

Nick (sul forum e su EFP): la Cath.; Snafu (prima laCath; _Mayhem_)
Titolo: Soltanto un graffio – sapere che ti amo ti imbarazzerebbe?
Pairing: May/Minnelli
Rating: Verde
Warnings: Flashback (in corsivo)
Battuta scelta: Sapere che ti amo ti imbarazzerebbe?
Prompt scelto: Graffio

Desclaimers: i Queen e Liza Minnelli non mi appartengono. Le canzoni citate non mi appartengono. Il Freddie Mercury Tribute è realmente avvenuto, ma gli altri avvenimenti sono frutto della mia immaginazione.

Special thanks to:

@ DazedAndConfused, organizzatrice del contest, per avermi dato l’occasione di mettermi in gioco e per le belle parole che ha speso per questa storia;

@ Midori e Frankie, per essere state due ottime amiche/nemiche, fonti preziose di spunto e confronto durante la stesura del lavoro; Shun e Blue Drake per gli altri due lavori in gara;

@ _Havoc_, Joe Elliott, Duff McKagan e Gilby Clarke, per il supporto morale.

 

 

 

 



[1]    ‘Too much Love will kill you’, scritta da Brian May, Frank Musker ed Elizabeth Lamers. Eseguita per la prima volta al ‘The Freddie Mercury Tribute Concert’ a Wembley nel 1992 da Brian May. La versione dei Queen rimase inedita fino al 1995, quando fu inserita in Made in Heaven. Prodotta dai Queen e David Richards.

[2]    ‘We are the champions’, scritta da Freddie Mercury, prodotta dai Queen e Mike Stone.

[3]    Vedere nota 2.

   
 
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