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Autore: CinderNella    16/12/2012    4 recensioni
"Davvero perfetto. La sua auto nemmeno partiva. Probabilmente la batteria s’era scaricata e lei avrebbe dovuto passare la nottata lì, perché il meccanico che aveva chiamato le aveva fatto chiaramente capire che non sarebbe potuto andare ad aiutarla. Uscì dall’auto sbattendo la portiera e lanciando un urlo liberatorio. Quella giornata proprio non andava. Come doveva fare, ora?
L’aria fresca del tardo pomeriggio era quasi benefica, riusciva a ridarle un po’ di speranza. Forse.
«Hai… bisogno di una mano?» Joseph la guardava, incuriosito. Si era addirittura fermato per osservarla, e lei di tutta risposta aveva continuato a guardare i corti riccioli color miele e gli occhi chiari."

[Seguito di "Help me, I'm alive" - Coppia Candice Accola X Joseph Morgan]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Michael Trevino, Nina Dobrev
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Innanzi tutto: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi della mia storia, offenderli in alcun modo.
Poi ci tengo a sottolineare che questo è il seguito imprevisto che non avrei mai voluto scrivere ma che, ahimé, è nato da solo, di "Help me, I'm alive", una short che però aveva un'altra coppia come protagonisti. E non avrei voluto scriverla non perché non mi piacesse, ma perché ritenevo che non necessitasse di un seguito. Ma poi è nata questa, che spiegava un po' di cose, quindi... I tempi son cambiati, le shipping pure, e inoltre ci tengo ad aggiungere anche che l'idea per questa Jodice - e anche i primi capitoli - sono nati ben prima del Klaroline, prima ancora che lo si nominasse, in realtà; non l'ho postata prima perché volevo terminarla e averla tutta pronta prima di postarla, onde a evitare di lasciarvi per mesi senza un capitolo nuovo, perché l'ispirazione, anche se amo la coppia, va e viene. L'ho ambientata poco dopo "Help me, I'm alive" cronologicamente parlando, e... spero di attirare le lettrici dell'altra storia e lettrici nuove... e con questo, buona lettura!


There may be something there that wasn't there before



1. We could have had it all. You had my heart and soul.

Il sentimento di astio che era diventato quello d’amicizia e amore che era stato un tempo — in realtà solo qualche settimana prima… un mese intero, in realtà – era ben vivo in lei, e a dirla tutta non sapeva come facesse ancora a guardarlo in faccia. A recitare insieme a lui, provare le battute e far finta, sullo schermo, di essere la sua ragazza. Avrebbe voluto piantargli un pugno in faccia, piuttosto. Proprio a quello che solo qualche mese prima la chiamava ancora procione. Non la chiamava più ora, a dirla tutta non aveva nemmeno il diritto di rivolgerle la parola.
Settembre era arrivato, la programmazione della serie TV sarebbe ritornata a breve ma loro avevano già tutti ricominciato a recitare: lei s’era divisa tra casa e set, usciva con gli altri solo quando sapeva che lui mancasse… erano davvero finiti così. Ma probabilmente una piccola parte di sé lo sapeva, sarebbero dovuti rimanere amici… ma lei non provava più semplicemente sentimenti di amicizia. E dopo tutta la fatica, lui aveva buttato tutto all’aria…
E sul set era la sua adorabile fidanzata vampira. Era certa che se Caroline l’avesse saputo, avrebbe strozzato Tyler per solidarietà femminile. Ma lei, Caroline, lo amava e lui ricambiava. Lei invece voleva solo spaccargli il muso.
Fortunatamente poteva ancora contare su Nina e Kat. E sul suo adorabile appartamento che divideva con la prima, che per la maggior parte del tempo mancava per stare con il suo adorato Ian… alla fine erano finiti insieme. Proprio quell’estate. E, se avesse dovuto esprimere la sua opinione, avrebbe senza ombra di dubbio affermato che erano davvero carini. Adorabili e fedeli, rispettosi l’uno dell’altro e davvero affezionati.
Quei pensieri facevano sfogare la sua ira sulla sua povera borsa, che bistrattava come se fosse uno straccio mentre camminava per il set, per raggiungere i camerini.
«Ehi Candice! Come hai passato l’estate?» Zach le si avvicinò con la sua tenuta da Matt.
«Non me l’hai già chiesto?.. Insomma, non è la prima volta che ci siamo visti da quando sono ricominciate le riprese…»
«Bé non ho mai avuto la possibilità di chiedertelo prima. Allora?» era quasi tenero nella sua cautela.
«Mah, niente di che, son tornata in Florida dai miei. Tu?»
«Lo stesso. Ovviamente non in Florida. Bé sono contento che tu l’abbia passata bene. E… grazie per l’incoraggiamento per quando ho dovuto fare la gara di canottaggio!»
«Di niente!» gli sorrise sinceramente e lo oltrepassò per raggiungere i camerini: ci trovò Nina che stava assumendo la sua triste espressione da Elena.
«La cara Elena è davvero così triste da quando Stefan è scappato con Klaus.» affermò Candice, guardando l’amica prepararsi. La ragazza scoppiò a ridere, sistemò la giacca e la raggiunse: «Caroline invece è contenta con Tyler, almeno ora.»
«Oh sì, Caroline è davvero al settimo cielo. Io al primo girone dell’inferno, se è quello più vicino a Lucifero.» Nina assunse un’aria preoccupata, ma consolatoria: «Dai… il tempo lenirà le ferite. Fidati. Arriverai anche a non pensare più a lui, a non volerlo più uccidere. Sarai indifferente alla fine.»
«…Disse la dolce principessa Nina in attesa del vampiro sul cavallo scintillante Ian… Bé forse ho mischiato un po’ di storie.» commentò Candice, pensandoci su e facendo ridacchiare Nina con un’espressione alquanto spensierata in viso «Più che altro dimmi qualcosa di importante: devo lasciare libera casa per il vostro sesso acrobatico stasera?»
La ragazza arrossì e per poco non le tappò la bocca: «No! Non lo so!»
Candice alzò gli occhi al cielo: «Nina, lo sanno tutti. Perché ti ostini a cercare di nasconderlo? Persino il nuovo arrivato!»
«Bé, Joseph non è proprio un nuovo arrivato… sta qui dallo scorso Aprile almeno.»
«Però è uno dei personaggi principali solo da poco. Concedimelo.»
«Sì insomma… davvero tutti?» esclamò quella, intimorita: Candice alzò gli occhi al cielo, legandosi i capelli in una coda di cavallo «Anche i muri. E le cineprese. E le sedie. E…»
«Okay, okay, okay! Hai reso l’idea!»
«Nina non è un male. Siete felici insieme, non c’è nulla di male nel mostrarlo. Non come me, che se mostro il male mi cacciano fuori per tentato omicidio. E mi mettono anche in galera.»
L’amica alzò gli occhi al cielo per poi sorriderle: «È proprio per questo che non voglio che tu ammazzi nessuno, né oggi né mai. Su, andiamo!» la trascinò per un braccio sul set, così che non potesse far altro che seguirla.

Essere un’altra persona per molte ore era catartico, anche se aveva molte scene con Michael. Anche di sesso. E per questo odiava un po’ i produttori. Davvero un po’ tanto. Quindi quando finiva il suo turno lavorativo ispirava profondamente, si cambiava e tornava alla vita di prima: quella fatta di copioni, pizze surgelate e film alla TV, se la casa non era occupata da quelli che il pubblico chiamava affettuosamente “Nian”.
Aveva già l’I-pod in mano quando stava uscendo dal camerino, e per poco non venne aggredita dalla persona che proprio non avrebbe voluto affrontare: «Michael. Cosa c’è?»
«Io penso… che dovrebbero cambiare le cose.»
«La novità è che tu pensi, bene. Perché non l’hai fatto anche prima di mollarmi su due piedi, eh?»
«Candice… perché non provi a capire la mia scelta?»
«Ti prego, dimmi davvero che non mi hai chiesto questo sul serio. Perché, secondo te? Perché sono io QUELLA LASCIATA! Ecco perché! E ora ho da fare, spostati.»
«No. Ascoltami.» la bloccò per un polso e lei gli lanciò uno sguardo furibondo: «Mollami il polso o ti giuro, mi metto a urlare. Oltre a tirarti calci fino a farti passare a miglior vita, o almeno con un buon biglietto in prima classe verso quella.» Michael si spostò e la lasciò passare: «Come… facciamo a lavorare insieme se tu nemmeno mi parli?»
«Io ci riesco benissimo, perché è Caroline che ti guarda, che guarda il tuo personaggio, non di certo io. Tu sei morto per me. Buonanotte.» si affrettò verso l’auto.
«Procione!»
«Procione un corno! Osa chiamarmi un’altra volta così, osa parlarmi solo un’altra volta e sei morto sul serio! ‘Fanculo!» si voltò e arrivò finalmente all’auto: venne nuovamente bloccata da qualcuno.
«Ehi! Come vai di fretta! Senti, ti va di andare da qualche parte, stasera? Magari io e te… soli…» Zach le si era parato davanti ed era molto gentile, ma era in uno stato pietoso e prossima alla lacrime o alla distruzione di qualcosa se solo avesse iniziato a parlare con qualcuno: «Non è proprio giornata, mi dispiace Zach.» lo liquidò con poco ed entrò in auto.
Il povero ragazzo, malamente rifiutato, si diresse verso la sua macchina, incrociando sulla strada Nina e Ian: «Ehi, sai cos’ha la tua amica? Mi ha appena trattato di merda solo perché le ho chiesto di uscire.»
Persino Ian sbarrò gli occhi: «Ma sai cosa ha passato? E le chiedi di uscire?»
«Cosa…?»
Nina si passò una mano davanti al viso, sconsolata: «Zach… lei e Michael stavano insieme e lei l’ha lasciata. Da un mese. E lo amava. E ora lo odia. Puoi capire?»
«Ma… aveva detto che aveva passato un’estate niente male!»
«Bé, aveva mentito.» affermò facendo spallucce Ian, aprendo con le chiavi la sua auto: salutò il ragazzo e partì insieme alla sua ragazza.

Davvero perfetto. La sua auto nemmeno partiva. Probabilmente la batteria s’era scaricata e lei avrebbe dovuto passare la nottata lì, perché il meccanico che aveva chiamato le aveva fatto chiaramente capire che non sarebbe potuto andare ad aiutarla. Uscì dall’auto sbattendo la portiera e lanciando un urlo liberatorio. Quella giornata proprio non andava. Come doveva fare, ora?
L’aria fresca del tardo pomeriggio era quasi benefica, riusciva a ridarle un po’ di speranza. Forse.
«Hai… bisogno di una mano?» Joseph la guardava, incuriosito. Si era addirittura fermato per osservarla, e lei di tutta risposta aveva continuato a guardare i corti riccioli color miele e gli occhi chiari.
Dopo un po’ decise di rispondere: «No, sto semplicemente osservando il paesaggio di un parcheggio di Covington stando seduta sulla mia auto. Da fuori. Sei un meccanico?»
Il ragazzo sorrise alla risposta davvero acida della ragazza, che sicuramente aveva bisogno di una mano: «No, ma posso vedere cosa non funziona.»
Dopo che aveva passato qualche minuto nell’abitacolo, uscì per informarla: «Posso improvvisarmi meccanico ma non sono Dio: non ho elettricità che esce dalle vene e non mi porto appresso un’officina. È scarica la batteria, dobbiamo cercare di portarla da qualcuno…»
«Come immaginavo. Ma non sono disposti a venire a prenderla. E sinceramente non so come tornare a casa. E a dirla tutta non voglio tornare a casa, perché non voglio assistere agli spettacoli hard e acrobatici di Nina e Ian.» terminò il tutto stendendosi sul vetro anteriore della sua auto, iniziando a muovere gambe e braccia come se stesse facendo un angelo di neve.
Joseph scoppiò a ridere, mostrando le fossette: «Possiamo portare noi la tua auto dal meccanico. Aiutami a tirarla fuori dal parcheggio e poi la colleghiamo con un cavo alla mia e andiamo. Okay?» dovette sporgersi sulla parte anteriore dell’auto della ragazza per farle la proposta e guardarla in viso: Candice bloccò le sue attività poco consone per qualsiasi persona sana di mente e accettò di buon grado «Ti chiami Joseph ma potrei chiamarti facilmente Salvatore.»
«Battuta squallida.» commentò lui, aiutandola a scendere e iniziando a spingere la sua auto.
«Giusto. Peggiorerebbe se dicessi in giro che ho chiamato Klaus “salvatore”. Come i fratelli. Ci sarebbe da ridere!»
«Non voglio essere il terzo Salvatore! Preferisco il cattivo senza cuore.»
«Sicuramente più interessante.» lo aiutò a trascinare l’auto fuori dal parcheggio e poi attese che portasse il cavo e la sua auto più vicina: «Ehi, non-Salvatore, dici che reggerà?»
«Lo spero! Allora, vuoi salire in macchina oppure dobbiamo rimanere qua?» la ragazza lo raggiunse nell’abitacolo e sorrise genuinamente: «Grazie. Ora conosci anche il meccanico più vicino?»
«Forse.»
«Salvatore.»
«Sarei tentato di rispondere “Klaus”, ma mi dispiace, sono Joseph.»
«Quindi non sei un disfunzionale cattivo psicopatico.»
«Mi dispiace, temo proprio di no.» rispose quegli, facendo cautamente manovra per uscire dal parcheggio.
«Meglio. Mi sono seccata della gente pazza.»
«Mi pare giusto. Alcol forte e puro dopo la missione meccanico? Mi pare che tu non voglia tornare a casa presto, dalle acrobazie “Nian”…» ridacchiò da solo per l’aver usato quel soprannome anche lui.
«Mi sembra un piano perfetto. L’alcol è il miglior amico della donna.»
«Non erano i diamanti?!» ribatté lui, distogliendo un momento lo sguardo dalla strada per guardare la ragazza.
«Shhhh, non ho nessuno che possa darmi diamanti, così l’alcol ha preso il suo posto.»
«Lui è il migliore amico di tutti.»
«Esatto.» rispose Candice, tamburellando le dita sulle sue gambe al ritmo di una canzone che le era appena venuta in mente.

Erano finiti in un locale che nessuno dei due conosceva, che avevano trovato sulla strada e che man mano che passava il tempo aumentava il volume della musica. Eppure era lunedì sera. La gente sarebbe dovuta essere a casa, invece era tutta lì. Accalcata, a bere, parlare, o ballare. Ma la musica non era ancora abbastanza alta per ballare, ma abbastanza… decente, per parlare.
«Io direi che… tu puoi stare qui per brindare.» constatò Candice, già un po’ brilla dopo le due Rum e Cola che aveva mandato giù «All’essere la new-entry che è diventata regular. No?»
Il ragazzo sembrò pensarci un po’ su, ma poi annuì: «Sì. Effettivamente non l’ho ancora propriamente festeggiata questa cosa.»
«Sì! Allora si deve bere! E anche cantare e ballare.» Joseph alzò un sopracciglio e le sorrise poco dopo: «E tu? Per cosa sei qui, cosa devi festeggiare? O non festeggiare?»
«La libertà di essere single!»
«Mi dispiace ma io non posso festeggiare questo con te. Avrei potuto qualche settimana fa… eravamo in pausa. Ma ora proprio no.» commentò lui, con una strana espressione in viso, come se non fosse felicissimo dell’essere tornato insieme a quella ragazza con cui stava.
«Ma tu non hai sentito tutto! Festeggio all’esser single per non biasimarmi e deprimermi nell’alcol per essere stata disgraziatamente messa da parte come una sfigata dal tipo di cui era innamorata perché lui ha preferito tornare dalla ragazza piuttosto che stare con me! Dopo che l’aveva lasciata per me!» terminò a voce più alta, un po’ perché era brilla, un po’ perché il volume della musica era aumentata.
Joseph le si avvicinò ad un orecchio: «Lo stronzo in questione sarebbe Trevino, vero?»
Candice gli puntò le mani contro come se avessero la forma di una pistola, avvicinandosi a lui poco dopo: «Bingo! E non tutti riescono a capirlo in fretta!»
«Mi dispiace.» disse lui sinceramente.
«Come?!» urlò lei: la musica aveva decisamente raggiunto un volume esagerato.
«Mi dispiace!» urlò Joseph di rimando, mentre chiedeva qualcosa al barman.
Candice scoprì poco dopo che il ragazzo aveva preso una bottiglia di Rhum, una di succo di pera, limone e del sale.
«Ti va?» le chiese, alzando la bottiglia.
«Non hai idea quanto!»  gli sorrise sinceramente, trovandolo la cosa migliore della giornata. Insieme al Rhum, la Coca Cola, e ora anche il succo di pera.
Dopo mezza bottiglia svuotata cicchetto per cicchetto la musica era diventata così alta che non si poteva più parlare senza urlare: così non parlavano, ma si limitavano a ridere e bere.
Ad un certo punto Candice sembrò aver captato qualcosa, probabilmente la canzone che stava iniziando in quel momento: «Ma io la adoro!» si alzò in piedi ed iniziò ad accennare una specie di ballo «Party rock is in the hoooooouuuse toniiiiiight! Everybody just have good timeee! Ti prego, dobbiamo ballarla! Non farmi andare lì sola!» era così alticcia che era arrivata a pregare un uomo di ballare.
Joseph la guardava sorridente, ma con nessuna intenzione di ballare: «Ti prego!» lo stava letteralmente tirando verso l’improvvisata pista da ballo, persino il barman lo guardava come se fosse lui il pazzo: perché non accettava l’invito di una bella ragazza a ballare.
«D’accordo!» rispose Joseph, lasciandosi trascinare verso la marmaglia di gente che si dimenava in quelle che qualche millennio prima avrebbero sicuramente definito danze degne di baccanali.
Candice era completamente sciolta: probabilmente non si sarebbe ricordata tutto il giorno dopo. Probabilmente niente. Cercava invano di far sciogliere il ragazzo, che sembrava un tronco d’albero quasi immobile, ma quando poi lasciò perdere fu lui stesso a sciogliersi e farsi coinvolgere.

Quando furono di nuovo in auto, sulla strada di casa, erano le due passate e Candice continuava a canticchiare qualcosa sul sedile del passeggero. Non era per nulla stonata, sebbene fosse tutto fuorché sobria.
«Ehi, Klaus, come conosci la strada di casa?»
Il ragazzo ridacchiò al sentirsi chiamare così: «Ho riaccompagnato Nina qualche volta.»
«Che gentiluomo britannico.»
«Metà svedese. Metà gallese.»
«Un miscuglio vivente, insomma.»
«Senza dubbio!» rispose lui, ritornando entrambi in silenzio poco dopo.
Si fermarono sotto la palazzina e Candice fece per aprire la portiera con poca grazia: «Aspetta, ti accompagno.» e così fece. Fino alla porta di casa, fin dentro casa.
«Mi stavo chiedendo… Hai parcheggiato l’auto giù, vero?»
Il ragazzo dall’incredibile accento inglese sexy – non poteva star davvero facendo quei pensieri, era tutta colpa dell’alcol – assunse un’espressione indecifrabile: «Sì, perché?»
«Mi stavo chiedendo… perché non rimani? Hai anche tu molto alcol in circolo e non so dove abiti, ma se ti beccassero…» camminando all’indietro finì contro una pila di CD di Nina buttati sul pavimento ed imprecò sonoramente «Allora?»
Il ragazzo sembrò pensieroso, ma poi corse dentro a cercare di evitare a Candice una rovinosissima caduta rumorosa che avrebbe svegliato sia Ian che Nina. In compenso la rovinosa caduta la presero in due, finendo tra il divano e il tavolino del soggiorno.
«Ouch.»
«Forse è meglio se rimango sul tuo divano.»
«Lo penso anche io. Devo solo trovarti una coperta. E la mia camera.» il ragazzo sorrise e si issò per chiudere la porta di casa, sentendo dei rumori provenire dalla camera accanto alla porta: poco dopo emerse Nina in vestaglia.
«Joseph? Che ci fai qui? E perché Candice cerca… asciugamani per la doccia?»
«Stava cercando una coperta per me. E la sua camera.» Nina guardò prima lui e poi l’amica, sconvolta.
«Okay. D’accordo.» salvò Candice da se stessa e la accompagnò in camera, riemergendo da quella dopo cinque minuti con due coperte in mano. Le porse a Joseph, che ringraziò vivacemente.
«Cosa è successo che mi sono persa?»
«Ho trovato Candice stesa sulla sua macchina perché la batteria non funzionava più, quindi siamo andati a portarla da un meccanico e poi abbiamo deciso di andare a “festeggiare” in un locale, teoricamente il mio esser diventato un membro ufficiale del cast e lei festeggiava l’esser single… in realtà penso stesse annegando la tristezza nell’alcol. Deve aver avuto un brutto litigio con Michael oggi.»
Nina ascoltò tutto attentamente e poi diede una pacca al ragazzo: «Spero vi siate divertiti, tristezze a parte della serata. E ovviamente il trambusto post-ubriacatura. Buonanotte, spero tu dorma bene sul divano!» gli sorrise e, dopo aver notato che s’era sistemato per bene, spense la luce e tornò in camera sua.





Duunque, la canzone di riferimento è questa qui
   http://www.youtube.com/watch?v=RGwRnnJLnyU     e se trovate degli errori o delle incomprensioni non esitate a riferirmeli! Al prossimo capitolo <3
  
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